Melodramma e dramma - Rinnovatori e tradizionalisti L'attacco di Pizzetti e la vace polemica ■■ Operetta riviste ■■ « Bolero eroico alla Radio.

Melodramma e dramma - Rinnovatori e tradizionalisti L'attacco di Pizzetti e la vace polemica ■■ Operetta riviste ■■ « Bolero eroico alla Radio. Melodramma e dramma - Rinnovatori e tradizionalisti L'attacco di Pizzetti e la vace polemica ■■ Operetta riviste ■■ « Bolero eroico alla Radio. Il coraggioso articolo — « Os-servazioni e appunti sul nostro tea tro di musica* — pubblicato da ndeorand" Pretti sulla Nuova Antologia, ha suscitato, com'era prevedibile, vivo interesse e vivis sma reazione, specialmente per anel cfle si riferisce alla sostanza e. "Ua forma della moderna opera Urica. Che cosa sostiene il Pizzetti? Che il teatro di musica di oggi — l'opera di teatro cioè — non può Piil essere come quello di ieri: vae a dire c,le melodramma è una concezione e una forma di arie tentrale.che non risponde più, affatto' a1 sentimento e alle aspirazioni del pubblico d'oggi, ancorc^e questo, e con piena ragione, rUwcolu volentieri, con manifesto piacere, « melodrammi più belli del *«"P° compreso tra il principio delVS0O e il principio di questo secol°- sostiene insomma che a melodramma è morto, e che 0* s"" posto bisoana P°'Te ,l dra>nma- differenza tra melodram™ e dramma è questa: nel melodramma la musica esiste per se tessa' nttaoe> f> Provocata, pezzo ?™ Pezsc' dall'immaginazione di »*»«!«» sceniche, ma poi rami?™ • frondeggia e si cristallizza * arie, romanzo, cantabili, secon*0 ìe!ì!ìx 0 reaoìe e Possibilità pu amente musicaU' indipendenti da *W".^TinZÌlaZ, matica; nel dramma invece la mu ica *»" leve esistere se non, apt m /ululone di espressione »rammati<! secondo ,e necessita i espressione continuamente mu evoìi dell'azione drammatica. Il melodramma nasce da un abbanono al piacere di cantare, e non può produrre, in chi ne abbia il gusto, che un effimero fuggevole iacere: il dramma nasce da cocienza di vita, di umanità. Abozione, dunque, del canto? — si omanda l'illustre maestro. E riponde: ma per niente affatto. Non bolizione del canto, ma poiché nel eatro drflmmatico il canto non m0 esser6 — e „on sarà melodia, ma canto è — se non quell'intoazione della parola per la quale a parola, espressione logica, inensifichi la sua potenza manifetando le sue ragioni sentimentali il palpito sentimentale ond'essa nata, abolizione di quel cantare er cantare che col teatro, in quano dramma — col teatro quale ogi può rispondere alle aspirazioni al sentimento dell'umanità nuoa, quale oggi solo può avere raione e diritto di esistenza — non ud aver nulla a che fare. Il che on toglie che il dramma musiale non possa in certi casi sfoiare in un canto puramente lirio, espressione di un'incontenibile ienezza di emozione, risolvimeno di un conflitto di passioni, inno i vittoria, o altro che sia. Quando i sente parlare perciò di ritorno l melodramma si deve pensare he chi ne parla — e Pizzetti le anta chiare a critici, a musicisti a estetizzanti — non ha comreso che cosa è il melodramma, on comprende il tempo in mezzo l quale vive e del quale fa parte. Non hanno capito che ogni conuista dei nostri maggiori musiciti déll'800, da .Rossini a Verdi, e ompresi Puccini e Mascagni, è tato fuori del melodramma, anzi ontro lo spirito del melodramma. M più amate, e lo stesso può dirs i <Iuelle di Puccini, sono amate e nteressano e commuovono non già er quelle arie — e questo è il unto veramente importante dele osservazioni del Pizzetti, perhe magari nessuno ci aveva ensato, ma le sue affermaioni so„„ assolutamente e pro -„mtmt. _^ „ r„,„n«se o ondamente vere — o ramante o anzoni che il pubblico si porla ia seco e ricanticchierà pai voantieri («Di quella pira» o « La onna è mobile» o «Eri tu che macchiavi quell'angelo » o «Fra oi beììe brunfre bionde» o «Vis. ...nnrrht, ,« evie nne- 1 d arie*' ma Pe'fe in esse opee non v'è, fortunatamente soltano musica, non vi sono fortunatamente soltanto arie da ritenere a memoria, ma v'è musica proprianenie drammatica (teatro!) che aiaU solo in qmnto è legata a P momelto scenico, a quel uggevole attimo di sentimento, a uell'atto a quel gesto onde essa acque, musica della quale non erve rimanga nell'orecchio il dieono. ma della quale rimane nel nel cuore' pressione, omeocquisto di conoscenza d'umonito,. Be il pubblico s'interessa pochisimo alla produzione degli operifj contemporanei, la colpa è dei * «««« - d™ ««•«« ~ incoragSiati spinti spronati da ualche critico di musica ignoranissimo o, clic è peggio, musicista allito, continuano a comporre meodrammi. E non ha proprio nesUMa portanza, quando « fine <J"e"° di 'ar cf*tare «"« prima donna a un tenore un baritono a un coro, arie e ansoni, pezei e concertati, che il melodramma sia di argomento regioso edificante (perchè il publico — pensa il compositore — rede In Dio e nei Banti), o sia ratto da una novella del Boccacio (perchè il pubblico — pensa l compositore — ha il gusto del 'amor sensuale); ed è non solo dei tutto vano e inutile, ma tulvol- che un com¬ osifore pensi eli e il suo melodram ma potrà interessare il pubblico oltanto perchè, visto che il senfi-mento della romanità è oggi risoro nell'animo del popolo italiano più che mai vigoroso e potente, egli ne ha tratto l'argomento dala storia romana repubblicana o mperiale; e'non serve assolutamente a nulla, ansi è deplorevole, che un compositore creda poter giustificare l'esistenza di un suo melodram^ e guadagnar lesim- Pat,e del pubblico, per aver measfrato fra un'aria e una canzone, un coro che canta le parole eroi che di un anonimo combattente:« Meglio vivere un e-torno da leoneche cento anni da pecora >, cornese il metterla bandirà ^Ifinestra nelle solennità civxlt po-' " - " tesse bastare, oltre che a esprimere l'amor patrio, a creare un'opera d'arte. Sentimento religioso, sentimento nazionale e patriotticoe magari senso della vita fisica possono provocare il concepimento di un'opera teatrale musicale, di un dramma musicale. Ma in quanto sono sentimenti, sentimenti generali nuovi o rinnovati, non possono più essere cantati in ariette e romanze e cavatine. A nuovi sentimenti nuove forme. Quelle del melodramma, no. Una ignobile speculazione si tenterebbe di fare — secondo il Pizzetti — del precetto e dell'incitamento di Mussolini: andare verso il popolo. Per certuni tale precetto, nel campo musicale, dovrebbe significare ciò che può parere spontaneità e inspirazione al senso musicale e alla mentalità estetica dei mandolinisti. Non meno degne di rispetto, anzi di tolleranza, sono poi le affermazioni di tutti coloro che, in nome di una loro pretesa aristocrazia e raffinatezza e modernità di sentire, vorrebbero far passare e accettare per musica certi geroglifici e giuochi e combinazioni di suoni i quali non sono che spregevoli finzioni e penosi e vani conati creativi di impotenti. Ce n'è abbastanza per mettere a rumore il campo musicale, e non soltanto il campo musicale. Difatti la reazione i stata e continua a essere violentissima. B' intervenuto nella polemica qualche scrittore, qualche maestro, qualche critico, e oggi siamo a una specie di dichiarazione di principi di prtncipi di ungruppo di musicisti, i quali sosten-gono che il tipo di melodramma di cui parla Pizzetti, a base di ariet- te, cavatina, romanze e concertatinon esiste più, e combatterlo equi-vale a combattere contro i m,Li a vento. Ma il superamento del-lo schema melodrammatico non esclude e non deve escludere il melos. Senza melos non c'è salute (Ma Pizzetti non l'ha negato!). E' assurdo voler far credere che Bellini, Verdi, Mascagni, Puccini. Ciecc, interessino il lea, ecc., interessino il pubblico hnon già in virtù della melodia ma'per fuggevoli (perchè fuggevoli?) Iatomi di vibrazione drammatica fContinuano a non capire.;. £er andare verso il P^'^rrónó^cuore e melos. Il Duce, il 27 sct-\tembre scorso, scrivendo di Suo pugno i titoli delle due opere con le quali dovrà iniziarsi la ventura stagione estiva all'Arena di Verona (Rigoletto e Tosca), ha fornito l'interpretazione autentico del Suo significativo precetto. B concludono: «E allora lasciamo stare i mandolinisti, che non hanno nulla a vedere con gli autori di melodrammi che, pur sulla, via del rinnovamento, seguono il solco della tradizione italiana ». E non si accorgono i compositori del gruppo protestante che si danno la zappa sui piedi ? Che Rigoletto e Tosca sono due delle opere più drammatiche della produzione melodrammatica italiana? Che la sostanza e l'espressione drammatica del Rigoletto — Pari slamo.., Cortigiani, ecc. — son cosi strapotenti in certe pagine da far gridare al miracolo? Perciò non sono state scelte a caso. Chi scrive oggi opere come Rigoletto e come Tosca ? Melos, sissi onori, ma melos che rimanga se mai; ,„» ™™ r»»^ny>* •»"'«•> non melos di cut non una nota rle-cheygin nell'orecchio e nell'animo dell'ascoltatore... Che questo è il punto. Non è vero che costoro amano li melos per il melos; tentano di esprimere melodicamente il dramma e non ci riescono, e quando fanno il pezzo chiuso non vedono l'ora di uscirne, perchè tanto sanno che, a farlo come lo facevano i nostri gloriosi maestri, son dolori... Che cosa difendono dunque i compositori protestanti? La facilità di esprimersi ? la piacevolezza di un eloquio alla portata di tutti? E' forai per questo che la canzone popolaresca, più o meno bene elaborata, è diventata il fulcro di tante opere moderne rAbbiamo il vago sospetto che l'I- falia si accorgerà troppo tardi * aver avuto tra le sue mura, vivoe vegeto e combattivo, il vero re- stauratore e ricreatore dell'opera lirica italiano. 8. 8. Il Maggio fiorentino preparerà per 11 prossimo anno due spettacoli di prosa all'aperto. Il primo sarà costituito dall'esumazione di una delle più belle commedie cinquecentesche: La strega del Grazzlnl, rielaborata da Luigi Bonelli, e rappresentata In una piazza di Firenze da un gruppo di attori toscani, del quale faranno parte Augusto Marcaccl e Raffaello Niccoli. Il secondo spettacolo avrà luogo Invece a Boboli con l'Ammiri del Tasso, nell'interpretazione della nuova compagnia del Teatro Eliseo di Roma, alla quale sono state affidate anche le rappresentazioni deH'Bciiba e dell'Aiace che avranno luogo nel teatro greco di Siracusa, nel venturo, aprile. * * Due opere nuove sono già pronte per l'esecuzione: La mna boba di wolf Ferrari che andrà in scena alla 8cala nella prima decade di febbraio, e sarà diretta dal maestro Berrettoni e interpretata da Mafalda Favero, Bruno Land! e Salvatore Baccalonl, e La canzone di San Giovanni di Giuseppe Pietri, su libretto di Lucio D'Ambra e Rossato, che andrà in scena a San Remo il 21 gennaio, e sarà diretta da Franco Capuana. * * Rinasce l'operetta? Non pare Lo spettacolo che prepara la solitaditta Carlo Lombardo, e che avreb- be a vedetta Spadaro, una cantan- te italiana, una francese, unaame-ricana, una spagnola, un corpo di ballo inglese e uno tedesco, e unàorchestra gez femminile di non si sa dove (la società delle nazioni doveva finire cosi: al varietà) non ce lo vorranno far passare per operetta! Rose di California, in due parti e molti quadri, sarà una specie di rivista. Al signor Carlo Lombardo, che conosce il mestiere, andrà certamente bene; ma non è strano che tutti adesso si mettano a fare l« Sviata? Per un paio che si sonu omvate, tutti a far ri- viste... E quel che è peggio a trovar credito. Perchè, nel genere, non c'è peggio del successo. Ricordiamoci la Turlupineide. Le riviste che si fecero dopo, tutte a catafascio. Quest'anno, a Roma, siè costituita una grande compagnia, bei nomi del varietà, due ec celienti orchestre, un ottimo e ricco complesso che, dopo il lancio di Roma, doveva portare in Germania, a Berlino e altrove, que sto frutto maturo dello spettacolo i}^°Ì,AJ2nm^,^J!on ta" fefc SSSdi ftgfe pt ga! la poltrona a trentacinque 11re, e la rivista è caduta... Vorremmo conoscere quel... signore che ci ha rimesso quel sacco di quattrinelli!... Un fatto simile non era avvenuto già l'anno prima al Valle ? Morale: prima di fare una compagnia di riviste, leggere bene il copione.