La splendida Corte dei Monferrato

La splendida Corte dei MonferratooLe artiglierie germaniche Cannoni campali che frantumano qualunque spessore di fortificaiioni di pianura, cannoni antiaerei di portata e precisione superiori a ogni altra arma, cannoni anticarro che attrauersano qualunque corona, infine un esplosiuo speciale che in Spagna ha dato risultati sbalordita Già da qualche anno prima della guerra mondiale la Germania, per merito del suo esercito di tecnici diligenti, studiosi | in parte, anche di corpo d'armata, e posseggono tutte le caratteristiche di mobilità, elasticità e prontezza d'impiego di e sagaci e delle sue industrie si-luna qualsiasi bocca da fuoco pederurgiche e chimiche sviluppa- scante campale destinata alla tissime, si era messa alla testa guerra di movimento. del mondo in fatto di zioni artiglieristiche. costru- Dal 420 ai calibri d'oggi In queste armi nuovissime, ri velate al pubblico per la prima che d'impiego di queste armi. Ma dove la tecnica artiglieristica tedesca ha realizzato i progressi più notevoli è nelle armi contraeree e anticarro. proiettori speciali di grande potenza e maneggevolezza. Il cannone da 88 ha una ordinata massima superiore ai 9000 metri. Circa la efficacia di questa arma può valere questo dato ! statistico: in Spagna una batteLe artiglierie contraeree sono j ria servita da personale tedevolta nel corso di questo anno, è ! numerose e varie: cannone da:sco — tutto il personale di quecerto che i tecnici tedeschi han-|20, cannone da 37, cannone dajste armi antiaeree in Spagna Le armi contraeree no saputo rinnovare molti dei La casa Krupp, di Essen, non j miracoli di perfezione del cannonissimo. Tanto il cannone da 240 come il mortaio da 210 fun- era soltanto la prima e più grande fabbrica di cannoni esistente, pezzo tedesco anticarro. Messa batteria JAMMES Francis Janunes, che si"è spento il giorno d'Ognissanti — e nella stessa ora, 1 ultima sua figliuola prendeva il velo delle Suore bianche a Lione —, era pur sempre, nella Francia letteraria, la voce, e l'anima schietta, del Poeta. Viveva nel ricordo dei suoi grandi giorni, ma in un ricordo .vigile, attivo, rinnovato di continuo dal suo amore della vita più semplice, e dalla fede, in cui ogni lavoro e diletto gli riusciva giusto e puro. Tutto Jammes-, e tutto il * gi animiamo > s'erano costituiti, in uno sboccio improvviso e fortunato, fra il 1898 e il 1902: dalle prime raccolte di liriche. De. VA nr/clns ile l'iaube ti VA ugelllt iìil Knir e ì,e. Deuil i/a Primi.nères, a Le. Triotnp/ie ile ìii Vie (che s'apre col poemetto Jean ile Kixirrieu) e Le Pollimi il il Lièvre, che comprende, nello stesso volume, i due racconti Clara d'Kllihetnr e Al malli e il'l'Urimoni, con altre prose originali e freschissime. Gli elementi poetici che distinsero subito Jammes fra i rimatori del suo tempo e gli assegnarono il posto eh è suo, si trovano tutti in questi libri, e vi si trovano col loro accento più limpido e propriamente nativo. Con VEj/lise li uh il tèe ile f cittìleu, del 1906, — ch'entrò a far parte di (J/airières ilmis le. del ■—, s'inizia il nuovo ciclo, ch'egli prosegui, a liberi intervalli, in numeroso libri di versi e romanzi : il ciclo a cui Jammes deve il nome di a Virgilio cristiano >. Ma in quanto era rimasto il « Virgilio » di prima, cioè il poeta della natura, silvestre o georgica: come D'Annunzio chiamò figlio di Virgilio il Pascoli ; e per vero, in quella discendenza, il Pascoli (soprattutto delle" J/.'/Wra<) e lo Jammes sono più simili fra loro che ciascuno di essi all'antenato: simili, e vicini, al punto della sensazione, dell'impressione immediata, la quale, sola sola, è già in se stessa poesia: o d'un lampo, l'hanno già colta, e ferma, e salvata come tale. Chi spontaneamente ripensa all'opera di Francis Jammes — anche se l'ha familiare — è difficile che veda risorgere nella fantasia un'immagine precisa e do minante, un carattere compiuto (se non il suo, nella sua persona, o in quella di Jean de Noarrieu, o del protagonista svagato e mordace di Existences) ode, piuttosto, un armonioso brusìo, d'erbe e d'acque, d'alberi e di uccelli ; e non come un richiamo alla natura che vediamo ogni giorno coi nostri occhi, ma ai prati, ai cieli, ai fiori che sono di Jammes, singolari ed esclusivi di Jammes: come ci sono i fiori di Ruskin, più gemmati, più metallici, che paiono già assunti in un musaico, o in una scultura (Jammes si accontenta di ammirare un giardino o colore et verni corame un plat ancien... »). Che folto di glicinie„di lilla, di giaggioli, di anemoni d'ottobre... e a pie' delle siepi, il crescione; e'come in certi quadri olandesi, fra gli arbusti, le lepri grige, e le pernici coralline, ed un gallo... e più su la « povera » arida cicala... Ed i colori di Jammes: ilquale diceva che, per una virtù nascosta, ignota agli stessi poeti, « nò l'azzurro di Hugo, nò quello di Lamartine, nò quello di Baudelaire si assomigliano •: ed il suo azzurro! Si ridesta a ogni Ilice e invade tutte le ombre : « ce vertige bleu qui m^le l'air à l'eau... » ; l'azzurro dei prati, e dell'acqua di pozzo, e il « brivido azzurro » della luna che sorge, e sino il riflesso « azzurro » di un seno bianco... Di più, Jammes crea delle notazioni nuove: Vaìbii e un colore per lui, qualcosa di fluido, di liquido: sul labbro delle fanciulle, o nei baci che n tremano come un'alba ». Egli parla di una sera « b:onda c profumata etimo una pesca »; e la messe respira dormendo o come una donna bionda •. jid è immerso nella sensazione, penetrato del senso stesso delle cose, del loro peso (come nel volo delle nuaglie. e del peso della neve, della pioggia...), del loro refrigerio (n II a più. La terre fraiche est contente... •): e i tordi mordono i venti < amari come le olive •. Scene più vaste di campagna: vers pept hcurcfl, lorsque la lune au [halli du ciel pleut sa lumière liumide au front des I varilo» munse" dnnt la come porte encore un mor- [ceau de folcii jl pastore se ne torna col gregge: et .i'ai vu. douce troupe, defiler le» bretiis touffues aux jumbe* llaihle Il tetto della capanna con le rito patriottico che per amore di guadagno," ogni sforzo era diretto a migliorare e ingrandire continuamente il reparto armi e dalla quale tutti gli anni uscivano a centinaia nuove bocche da fuoco perfette per modello, per qualità di materiale e per accuratezza di costruzione. .... ..... , '- , I Pur senza volere esagerare sue ah di pagi.a imita sul suolo | nella valutazione pratica del « le ah della quaglia » ; « il po-, cannonissimo che. durante la vero paradiso della nostra casajgUerra montjiale, la casa Krupn grigia » contiene gli oggetti fa-1portò a realizzare l'impresa di miliari, consunti: a ton vieux | tirare su parigi <ja una distanza couteau qui coupé le pauvre pam ; cne, artiglier.isticamente, può noir ». Due libri gli erano veramente cari: il llohinsoto (Robinson Crusoc passa per ma l'officina dove, più per spi- : zionano per batterie di due pezzi Il cannone da 240 si Amster[clam...) e Plinio e Virginia essere definita astronomica, è certo che il cannonissimo rimane a segnare l'indice ed il limite di una perfezione e potenza costruttiva che nessun altro paese era allora, nè fu in seguito, in (Tu étaia mie nona ta robe de mouase grado di raggiungere. ,„ . , r ., Uine | Ma il cannonissimo era la ti- lu manceats de srros imita au sout •„ „ „ „ . , ,. Ide aiozambique Pica, e possiamo anche dire mo- et la mer aalée couvrait les rrabea| struosa espressione della guer- Icreux et. gris) ma due libri? o due cofanetti di ra di posizione; oggi la Germania è tutta per la guerra di mo- spezie, di essenze esotiche, fra vimento (non dimentichiamo che cui eia mescolata un'essenza^piìijl'esercito germanico fece guerra di movimento anche durante la guerra mondiale ogni volta che lo ritenne conveniente) : tutte le sue nuove artiglierie rispecchiano quindi l'influenza della dottrina. mente dalla poesia « Il y a pari Je,rcl* l'inamovibile 420 ha là un vieux chàteau... », il Goz-! «duto .ilposto ai modernissimi zano trasse con tanta grazia lo spunto per L'amioa di nonna rara di poesia nostalgica? Così l'intendeva Guido Gozzano: Rammenti i rampi d'indaco e di the, e le Missioni e il Padre e il Vicere, quel Tropico rammenti, di maniera, un poco falso, come piace a me? (Da Jammes, inoltre, e special- Spervinza). Più che ai poeti dell'Ottocento, lo Jammes aveva coscienza di riallacciarsi allo spirito del Rousseau: la pagina della « pervinca » nelle Confessioni consacra un attimo immortale nella storia del sentimento romantico. Nel fervore della giovinezza, mentre c'erano, a Parigi, molti poeti, e si schieravano a battaglia, Jammes s'accostò al Mtrrure de Frane* e al Simbolismo, senza professarne : e senza quasi conoscerne, i principii teorici ; del resto, come creatore di poesia, Verlaine non era più simbolista di Jammes. Tutti compresero l'intimo dono' e la freschezza del nuovo poeta: anche gli ultimi parnassiani, così fieri e accigliati di fronte ai giovani ribelli. Con la sua arguzia bonaria, Jammes ci racconta che un giorno ascoltava, affascinato, il canto del cuculo ; aveva qualcosa a ridire sui costumi di quell'uccello : it Eppure, quell'animale è un poeta, come diceva un tempo di me José-Maria de Hérédia... »: Hérédia, il fabro impeccabile dei Trofei! Quando c'è davvero la stoffa, gli uomini dell'arte si riconoscono, aldi sopra d'ogni dissidio di scuola. Più tardi, e troppo modestamente, lo Jammes dichiarò di mettersi al sèguito di Francois! Coppée, di cui ammirava Lenì hnmhle* e Leu in ti mi tèa ; e, se si vuole, « le pauvre pion doux et sale » di Jammes non è privo di affinità col o petit épicier » piagnucoloso di Coppée: è questa la zona su cui ha potuto esercitarsi, e acuminarsi, la critica di protesta di Pierre Lasserre , nelle L'linj>e/les litlémvres: è la zona che si estende ai romanzi provinciali, dove Jammes, innegabilmente, abusa un poco della pazienza e dell'ingenuità dei suoi' lettori. E c'è un sentimentalismo! vago, generico, che si delinea! nelle stesse elegie del Deuil des' Primenères e io apparenta ai Charles Guérin e ad Albert Samain, i quali insomma rappresentano il limite Sud (voglio ben dire il limite inferiore) di quella poesia cannoni da 210 e mortai da 210, che sono artiglierie di armata, e ciascuna scompone in cinque traini per ogni pezzo: tubo cannone - blocco di culatta - affusto - sottoaffusto - piattaforma; il mortàio da 210 si scompone in tre traini. Il cannone da 240 è lungo una dozzina di metri ed ha gittata superiore ai 30 chilometri. Il mortaio da 210, che ha una lunghezza meritevole di farlo definire piuttosto un obice, lancia a circa 20 chilometri di distanza un proietto pesante poco meno di un quintale e mezzo. Si tratta di armi evidentemente idonee a frantumare qualsiasi spessore di cinture fortificatorie di pianura. La casa Krupp, che oggi impiega più di 100.000 operai, ed ha 126 anni di vita e di esperienza costruttiva, ha fabbricato e fabbrica il cannone e l'obice da 150 e il cannone e l'obice da 105, che costituiscono le artiglierie di corpo d'armata e di divisione. Armi anche queste tutte eccellenti; notevoli soprattutto il cannone da 105 ed il nuovo obice leggero da 105, entrambi di singolare perfezione tecnica e pratica, anche nei particolari minori; l'affusto, ad esempio, è fornito di ruote in electron compresso e stampato che assicurano una eccezionale elasticità, leggerezza e solidità durante traini a forte andatura. Abbiamo già accennato in un altro articolo alle cp.ratteristi- ., cannone da 105. Il cannone era tedesco ed è perciò che tut da 20 imi,, usato contro gli at- to quanto di quest'arma doveva tacchi aerei a bassa quota, ha!rlmanere segreto e segreto anuna ordinata massima prossima !c°r,a oggi — in condizioni norai 2000 metri (per i cannoni ! JJiali di funzionamento ha abcontraerei l'ordinata massima jOatnito, con meno di 3000 col¬ si può dire che corrisponde pra ticamente alla gittata) ed una eccezionale velocità di tiro — più di 150 colpi al minuto — ottenuta mediante caricatori di 20 pi in totale, sei aerei, di cui quattro da bombardamento e due da caccia. Il cannone contraerei da 105, infine, serve per il tiro contro cartucce. Serve anche comejmezzl ae1el naviganti alle altisarma anticarro con una granata lslmf. I"0*^" cannone da 20 e perforante. Il suo impfego in'miel,° Ha 37 introno on, Spagna ha confermato la bontà e la utilità di quest'arma. Il cannone da 37 mm. è l'arma che, assieme al cannone da 88, in Spagna ha seminato il terrore tra gli aerei rossi. La sua ordinata massima arriva a 4000 metri e si vale pel tiro di un caricatore di sei cartucce. Le modalità d'impiego sono analoghe a quelle, che qui di seguito accenniamo, del cannone 88 mm., che costituisce in Germania l'arma fondamentale per la difesa contro aerei. Il cannone da 88 è su batterie di quattro pezzi. Per il tiro la batteria si dispone come risulta nella fotografia qui unita, che presenta appunto la visione completa di una batteria in azione. Il tiro è regolato da una scientifica e complessa centrale, fornita di un insieme di strumenti perfezionati che servono per il tempestivo avvistamento degli aerei e per il rapidissimo calcolo dei dati di tiro. La centrale rappresenta i nervi ed il cer quello da 37 vengono considerati di impiego normale in difesa delle truppe combattenti, il cannone da 88 e quello da 105 d'impiego prevalentemente in difesa di località. Si deve notare che in Germania le artiglierie antiaeree fanno parte dell'arma aeronautica e da questa dipendono. Velocità di tiro Come arma anticarro la Ger- Su quest'altura Flambatilo di Vaqueiras postava e cantava per Beatrice di Monferrato cortese poeta, ma fido prode cavaliere: tanto dietro al suo signore sulle torri incendiate di Costantinopoli («E combattei sotto la torre al pietrone; vi fui ferito di sotto il guernimento »), e da morire con lui, la spada in pugno, nel triste ag-\ guato dei Bulgari a Rodope, Ma — risalendo d'una generazione — in qual dei sette castelli d'Occi- amico e'anzi sarebbe stata grande gloria da star contare un martire fra i marche¬ si di Monferrato), stava incrollabile in faccia alla buona e cattiva fortuna. Dei suoi cinque figli, ben quattro sarebbero stati principi o re. L'ombra di Cavour Dobbiamo invece forse rinunziare alla bella visione del destriero d'Aleramo, impennato sul miano Guglielmo IV di Monferrw to concertò col Barbarossa, col rei colle all'estremo dello sforzo, e ridi Boemia e gli altri signori te-1 farci a cronache più positive e mania ha adottato il pezzo da 37'.deschi, nel 1159, la distruzione di|meno alale. Le quali ci narranti e ne ha distribuito in misura' Milano? Probabilmente nella róc- allora d'un Occimiano che prima larghissima a tutti i reparti e comandi. In Germania vi è tendenza a considerare il carro armato come uno dei più pericolosi e comuni elementi di sorpresa tattica sui moderni campi di battaglia; si è voluto perciò mettere il combattente in condizioni di poter controbattere sempre vittoriosamente questa sor¬ ca maggiore situata nel borgo, e .sarebbe sorto — logica situazione quindi più fastosa e confortevole^' dominio — sopra l'altura, e poi, allo svernare dell'Imperatore, ospi te del suo fedel marchese nemico alle città lombarde della futura Lega e da esse odiato fino a fondare contro lui Alessandria. Se non che è sull'altura del castello di Cavalla, qui dove adesso prospera la vigna, che quei fieri uomini dovevano salire ad esplorare presa. E' noto che il pezzo anticar- * l'orizzonte inquieto ed a decidere ro. per essere di uso pratico eM loro atti dì guerra. Così, in quelvalido, deve rispondere a molte-1 l'inverno fosco, diciassette anni verio'ddVaVatteria. Per il ti^o ! P}ici requisiti che quasi tutti; ^madi Legnano, mi piace ìmmanotturno la batteria dispone di|Sh eserciti perseguono da anni\ginarmeii. 'con sforzi costanti di studio e T» „. ». «. di esperimenti. Mentre per pa-| U galoppo di Aleramo recchi requisiti i risultati raggiunti sono generalmente soddisfacenti, alcuni eserciti debbo Una batteria'di cannoni da 88 contro-aerei in piena azione, pezzi, il quarto pezzo è coperto dal pezzo che si trova Si scorgono tre in primo piano Io non so se fin qui galoppassi il cavallo d'Aleramo, il capostipite dei marchesi di Monferrato e di no percorrere ancora.molta [sdluzzo, dell'Incisa, di Busca, strada per 1 due requisiti vera: |di Loreto, di Cortemilia, del mente essenziali, la velocità di tiro, — che deve essere grandissima per poter neutralizzare a tempo l'azione dei carri, usi a Vasto, di Savona e del Carretto, d'Albenga, Ceva e Clavesana, lontanissimo avo di re normanni e della gran Costanza « che presentarsi sempre di sorpresa, !del secondo vent0 di Suave . a massa, e a brevi distanze che. ro „ t l'ultima possan- essi superano a grande velocita. abbandonato, sarebbe stato ricostruito nel basso, o per la scarsità dell'acqua o per necessità di più facili comunicazioni stradali. Sulla collina ormai deserta i marchesi avrebbero eretto una ròcca; sul margine del borgo rigoglioso il ben munito castello, residenza abituale. Ma è davvero rinunzia di cui la fantasia si dolga? Altri compensi la realtà le procura. E il primo è l'aspetto di questo paese pacato e sano che vivendo tranquillo la sua vita pingue sembra ignorare tanta sua storia illustre di secoli lontani. Una cordialità vivace ed espansiva accoglie il forestiero curioso di notizie. Alla prima domanda sùbito una risposta; ed ecco gente che ti guida ed indica, non schiva forse del piccolo imprevisto nel tedio del pomeriggio festivo; e una vecchietta tosto t'informa di possedere un libro, un libro dove c'è tutta la vicenda d'Occimiano, dei suoi marchesi, dei suoi castelli. . .za»; il prode guerriero che da', delle sue guerre. Grato la segui B con deviazioni bruscne, B\novecentosettan'tasette anni riposai nella sua casa, ti presenta al ma- ilttrC\eLeveete~ ™" vecchw che 9irò rato. . ìrazzano Monfer- irito, . Doveva essere un cavallo mezzo mondo tfesteggiarono l'ancoSSra^cFei carri ad oinl!ne'-° e "dantesco, con una stellano scorso le loro nozze d'oro, coi ™cifÌ S EUZu?^ \bianca s»"a fronte. Doveva avere]figli numerosi e coi nipoti), e gu colpo che coglie il bersaglio Il pezzo da 37 anticarro ger-| fianchi formidabili e snellissiìni ! sti un buon moscato che ha un fre- „„a <,r^,.o„o jj"ar.-garretti per poter varcare di bal-ìsapor schietto d'uva ancora cX al m1°nutreaiaesSaUgran6a0!- 1* °<°™«- k ™° < ta a 500 metri perfora una CO' razza di acciaio speciale dello spessore di 25 millimetri; non esistono carri armati forniti di una simile corazzatura, e infatti, in Spagna, anche i mastodontici carri armati russi, quando s'imbattevano nel pezzo da nuovi esplosivi speciali, alcuni dei quali, esperimentati in Spagna per carica di bombe aeree, di proietti d'artiglieria e di armi anticarro, hanno dato risultati che la stampa estera ha subito notato ed ha definito sensazionali. Csn. Giacomo Carboni QUELLO CHE RESTA DEI CASTELLI ANTICHI La splendida Corte dei Monferrato OCCIMIANO, novembre. — lo darei — disse il Carducci , in quelle stupende, non superate Ammesso tutto ciò. in ossequio paaine in cui primo ricercò, dopo alia giustizia più severa, un vaio-; ;„ ' icnnenda degli Aleramici, la re d aite intero e sicuro resiste\8t0ria di Guglielmo il Vecchio e iiell'arioso disegno, e in ogni ver-; dei fiyìi di lui e dei trovadori che .1 onmei), e si dif- „ raccol3ero alla Corte di Mania darei molti volumi di fortunato soggiorno più si sente l'alta poesia di quel-^P0 " non l'ansia di sapere e di conoscere, In]genovese, dignitosa, severa bellezza di quel Su questo colle che ora pulsante desiderio di sacrificar molte immagini scritte per una sola antica immagine di vita, per un concreto incontro con la Storia. Forse anche mio è un tal fremito — lo stesso ardore di sovrap- di .1 enn il fonde, si rifrange in innumerijferrato poesie, nel Roman du Lièi-re, nel poesin Campata per sapere qualÌPorrc un testo affascinante ma in l'ulte, lìintiqne. nell Amour, le*\campo coltivato ricuopre oqgi del-\ccrbo a un'umile ma sicura realtà\[Guglielmo il Vecchio e .Wiise.i et In < linsxe, ove la s"*ia sua verzicante sementa il Ino go\toP° Ora fica — mentre avanzo' « memoria d'oro » ritorna per tut-1 (je; castello, ove il marchese Bo-|''»pofesi che il « ca?»po coltivato ». ti i sentieri ombrati e sereni della sua vita, ad irretire le forme mifacio, nel maestoso vigore de'\che «« luogo del castello» sia suoi cinquantanni, con a lato «proprio questa, semplice vigna che in cima ai greppi selvosi, solcar .valla, lassù dove Rambaldo, conte valli e divorar le pianure nella'I templando il tramonto, poetava, sua corsa di conquista; e fra la\Settecento e più anni; e in forme polvere sotto il sole cocente e nel,varie la vita prosegue. Lo confersilenzio lunare dell'umida notte, tuo anche il libro che la brava metallici echeggiavano i nitriti, vecchietta ti presta. Aveva detto l'imperatore ad Ale-\ Poi c'è la villa al limitar del ramo, che pur gli aveva rapito la paese, sorta sopra il terreno del n,7 TPrlporr, venivano iFrmidàtì beUa fio1'"1 Alasia (è dal suo no- : maniero antico, dalla facciata roinnocWminutì "quietati ^ cfte ^ Alnssio, K sa spento e verde asgretto, una Per completare l'areomento s,era riscattato, dopo lungo iHHa che già non è più tutta predelle artiglierie rileviamo che V«lire sui monti di Garessio e do- montese, e che un Gozzano /ornili Germania sono in adozione P° moìte aU™ bizzarre avventu- bardo'avrebbe amato. Una lap.de: re, combattendo da eroe all'asse-1 « S. M. Vittorio Emanuele II — dio di Brescia: — Galopperai tre col suo Quartier Generale — dalf/ionti su tre cavalli diversi; e «'XI al XX maggio 1859 — sogtiitto il territorio montuoso che giorno in questo castello — già potrai percorrere fra il mare e il feudo dei Marchesi da Passano — Po. fra le Alpi Cozie ed il Tana ro, Conti di Occimiano — e qui si ine l'Orba, sarà tuo. — Così Alerà- contro il giorno — XVII Maggio ino aveva fondato il suo regno, e — con Napoleone III Imperatore da lui eran scese per maestose dei Francesi ». correnti di sangui illustri anche il Sull'aia razzolano galline biangrandi marchesi che tennero il che, grassi capponi, galli e tacMonferrato. «Il popolo monferri- chini. Vedo l'incontro: Re Galanno — scrisse il Carducci nume- tuomo, basso, tarchiato, col volto randa le varie ipotesi sull'etimo- enèrgico e gli occhi folgoranti; il logia del nome di questa così in-,triste Imperatore che smonta sul sìgne regione piemontese — fa- piazzale dal cavallo bianco, unica voleggia come Aleramo volle pei- somiglianza con l'altro Napoleone, ma della gran corsa ferrare il ca- Non P"° mancare Cialdini col vallo: e, non trovandb gl'istru- suo pizzo brizzolato, nè Mac-Mamenti a ciò, adoperò un mattone,'hon che attende il lustro di Mache nel volgare del paese è detto genta. Ma chi non sente la premuri; e così il cavallo fu ferrato, senza di Cavour, piccolo, tozzo, irfrrhà, onde il nome di Monfer- requieto, che tiene i fili ed accorrato». i'o muove? Oh, la pianura di Bello sarebbe che proprio qui su Vercelli, allagata dall'ingegnere questa collinetta donde sopra Woè per ordine suo, può ormai tanta cerchia di montagne si spa- prosciugarsi. Questo tanto sospiizia mentre a ponente gli ultimi rato incontro è la vera fregalina \por/gi monferrinì alzano al cielo, di mani del gran Conte. Il cnstel\quasi ingenui altari da ex voto, i '« d'Occimiano? Che importa a /oro nitidi borghi come sfondi di àegli antichi Monferrato? E' cro'[pitture primitive, il cavallo aves- «7»a*i certo che non ne sa nulla, insta è troppo piccante per non se mlntnto ;e 7ambe annitrendo Per lui la Storia è tutta nel dorileggercela e rigustarcela: « E aiia pianura, vèrso Pavia città fe- mani; è in quest'ora fatale che ha addhenne che la donna si coleo a je;e sempre agli Imperatori, e saputo far scoccare. E ancora rinverdisce la gloria del borgo. Rambaldo e Beatrice L'indiscrezione dell'antico ducei — o posizione meno conci tata e più comoda di quella in che le rifil Gianciotto trovò i due cognati»? rivestono lasciando ergere un ultimo diroccato segno di potenza, e che i borghigiani ancor nominano Castello Cavalla, sorgeva certo una delle ròcche d'Occimiano, primitiva sede aleramica e Corte dei Monferrato ai tempi di dei suoiIdormire con lui, e il marchese che poi fosse stramazzato sfinito dalquattro grandi figli iiuerricii.\ta.nto amava li trovò dormenti, la corsa. Allora anche più giusti-] «Per meglio assicurare il paese.e funne irato. Ma come savio non'ficata apparirebbe la sede scelta' dagli assalti nemici — si legge in M roHe toccare: e tolsesi il suo Occimiano per la loro Corte da Marziano Bernardi .una «Storia d'Occimiano» slam- .mantello e ne li coprì; e prese più semplici della natura, insieme\figlio marchese e d'intorno le fi-\eovrasta di cinquanta metri il bw-\pata f, Tgrino jfl di quamnt>annì\queno di ser Rambaldo e andosseeterne e fuggevoli. Basta eh egli gUuoìe contesse, ricevè VambasceA'J0 e mostra sul suo sommo. ra\fa _ e renderlo così ine8pu,gna. ne. Quando Rambaldo si levò conomini uno dei suoi fiori, o levi | ^„ .,„„r„.,t„»rf„ ,„u. „„„.,; ninnn.\tre o quattro quercioh i>.r/t,i/,,/i.| w gj clevarono „c. s„oj dintorni giobbe tutto come era andato: e o levi | ria, sovrastando egli, quasi qigan-1 Tre la fronte ai monti ed al cielo, col; . te, di tutta la cervice, gli astan-\"» ?overo rudere, uno smozzicato^ caslelu ed emno suo sguardo glauco; ed ogni VOI-m i L'ambasceria, cioè, dei baroni c roso (1W1"2° di torre, che affiora' ta risorge l'incanto purissimo di /mancesi capitanati da Giofjrcdo di.tdan'erb<' « dai solchi. Jammes. , \ville-hardouin, i medesimi che si\ Perchè non quif Perchè da que- Ferdinando Neri sarebbero poi inginocchiati, pian-.'st'altura non avrebbe Rambaldo di , ; gendo, sui musaici dei pavimentili Vaqueiras, negli infocali tramonti , . . idi San Marco, ai piedi del cicco et, settembrini, contemplato il giro Libri riCCVIlti «owonteiwc Enrico Dandolo doge. " 1 a supplicare i veneziani che conEACHMANOWA: «Una fanciulla fra i | cedessero rasce/H tartari della Russia » (Edit. Beni-! e galee per il immenso delle Alpi Occidentali dal Monviso al Monte Leone, componendo versi e musiche per Ben Perchè non qui ? E' su questa bassa collina ver zicante, sì, a maggio di pàmpini « In voi, Bel Cavaliere, ho messo di' jCat'«//n sulla collina, di Dando, di ÌBralda, della Motta, di Baldcsco, \e di Grana. Al centro, sul limi'lare delle case e presso Porta San Vitale, stava la settima ròcca, più ! munita, di cui a metà del Settecento ancor seorgcvasi un alto e grosso muro, sul luogo ove adesso e la vecchia villa dei marchesi da porad. Firenzi h. S. [trasporto degli armati in OricnteJ 'rice di Monferrato, per colei clic Pas.vlno. e che la gente di qui con- FERNANDO «ORI- cRgeo;. facrUta » : « per la più alta impresa che mari «Marnava il suo Bel Cavaliere. tmila a chiamare'« il castello ». In (.Linone editoriale d Italia. Roma)ipopo/o piniiasSe»: la Quarta Cro- ANDREW SMITH: «Operaio in Rns- ciata del 1S0S. si» » (Kd. Remporad, Firenze) L. 12.! MARIO l'IOLT: «Perchè la (lermania rivuole le Colonie » (Tip. I,. Proja. Roma). CORNELIO ZELEA CODREANU: c Guardia di terrò» (Ciisa Editrice N'azionale, li.mia) l.. 18. OUino BTAOOHINI: «tluttarama» (Ed. rosellina. Milano) L. 10. F. LO PARCO: «l canti dell'Impero* (Ed, « La Prora », Milano) L. 6. DORA FEL18ANI: «Maria Esiziaca » (Ed. «La Prora», Milano) L. 12. CALOGERO FAZIO: «Piccole stelle lucenti», lezsenrie di Oesii (Ed. «La Prora ». Milano) L 12. UFFICIO STORICO 11EL MINISTERO DELLA (iUERRA: «Somalia - Voi. I: Dalle origini al 1914 » (Roma) L. 25. prese collo. il mantello e avvalselo al e andò diritto al marchese. e gli S'inginocchiò dinanzi e chia-\" a"es" '"'c'" di terra ferace, glimò mercè. Il marchese vide che "°'""u ritroverebbero le loro sa-\ Rambaldo sapeva come era avie- !'nme Pos*ent>- come quella che di Guglielmo il Vecchio e da Boni- , .. .. . , ., ,. facio suo figlio, t maggiori dei L3SCI10 01 IMO SCÌSnZ!3tO 11213710 più'antichi marchesi del Monferrato. E la leggendo, come dicevamo, aderirebbe meglio alla topografia, il mito ridiscenderebbe deceduto a Brusselle per gli studi di microfisica Firenze, 10 novembre. E' deceduto a Brusselle, dove rl- ,,. siedeva da molti anni, l'Ine. Anittifo; e rimembrò i piaceri che gli «W"«mo ci disegno — aie ci piy * . vederlo — un antico cronista f?el° ueua Hiccia, nato nella no- or sono. Della Riccia ha lasciato tutto suo cospicuo patrimonio allo la speranza; e, poi mù pregiata del t prode, non deve tornarvi a danno camera aveva fatti in più luoghi: e però',, ,,. ,' , , .' [lombardo «Di mezzana statura, stra citta settanta anni gì, disse copertamente, perche non he„ tttticciat arm lncci„ fosse inteso da altri a chieder per- tda ross(,.stra, capelli quasi a s dono, ch'egli perdonerebbe pero bianchi: nrande „ oel parlatore, ^ suo C0SP1CU0 Patrimonio che s'era avvolto nella sua roba. vjrtll0S0 e s(lvio llare g H nd Stato italiano per la creazione di Quelli che udirono pensarono che\ jmjni^co c non prodigo ». Tale era una fondazione in Italia ed una quale dei sette manieri Rambaldo il marchese ciò dicesse per il man- /■„,„,co <jj Federico Barbarossa, all'estero, con sede a Brusselle, per J^ViT€,!l\ài Va1ueiras spiando per uno spi-' fello che Rambaldo avea preso. Il p^Swrrtò ì»^!a^àbil7TeTìiberi gli studiosi italiani di microfìslca, la più pregiata del mondo e la più'raglio madonna Beatrice nella sua* marchese perdonagli e disse che comuni, da Asti a Milano .. la vide come per gioco', mai più non tornasse alla sua ro-ì Piacenza a Vercelli e che l avermi Voi dato consiglio e f"'t» impugnare la pesante spada deliba. E non fu saputo da altri che. ,.Ccchio~ e stanco non esitava securtà». E non solo sentita d'a-\padre, Il dimenticata dal marcile- loro due», bore si vede che anche [partirsene da Occimiano per là more: ma anche d'esistenza ma-|se Bonifacio, e poi cingerla e\in tempi andati era talvolta pp- fontana e favolosa Terrasanta, a in fiore ma a novembre rossiccia', feriale per il povero poeta cui Al-ltrarla dal fodero e vibrarla in alto' poi luna chiudere un occhio chia- tutelarvi i diritti del nipote fandi viti che si spogliano e quas-l'berto Malaspina marchese rìnfuc-'c girarla in cerchio, si che al poe- mando mantello qualcosa di direi-1 ciuffo» Ba/douinp. Sconfitto a Ti- rassegnate par che attendano nell'ultima dolcezza autunnale il, lungo sonno dell'inverno, è su questa breve proda d'Occimiano dove gli estremi spalti del Monferrato montuoso digradano sopra il Po verso la pingue e piatta Lomellitiia, che ciava d'averlo visto «cento volte'ta tornò spontaneo velar l'ogget-so; e che fra castellane e trova- ', beriade, prigioniero del Saladino per Lombardia andar a pie cornelio dei suoi dubbiosi desiri col so-.dori tutti quei bei discorsi d'amo-1 esposto sotto le mura di Tiro ce tristo giullare, povero ad avere, e'prunnome di Bel Cavaliere? In re platonico, col liuto, con la giga \ me ostaggio le il figliuol suo Cor disgraziato ad amica »; e. Lombor-j quale dei sette castelli il marche- e le canzoni erano poi come la dia voleva dir anche Tortona cd.se Bonifacio sorprese la beila fi- paglia accanto al fuoco. ! l'avere il padre a bersaglio non il suo territorio, dove Rambaldoìglruolu e il baldo trovadore « i:: i T'crc è che Rambaldo non era] avrebbe arrestato un sol colpo da scienza alla quale egli aveva dedtgià cato tutta la sua laboriosa esistenza. L'ing. Della Riccia era stato per vari anni presidente della Camera italiana di Commercio di Brusselle ed era stato sempre uno strenuo difensore dei nostri Interessi in terra straniera, specie durante il periodo sanzionista. La rado rispondeva al Saladino che morte lo ha colto mentre egli si apprestava a trasferirsi in Italia, La sostanza le.=c'ata si presuma eia giunto dal suo Vencsino, e do-1ima condizione — narra il Cai ^soltanto danneggiatore famoso e|de/Ze sue macchinò di guerra, cdjascenda vari milioB»,