Sofferenze e speranze dei paesi che attendono la liberazione

Sofferenze e speranze dei paesi che attendono la liberazione viaggio inr ruteni a Sofferenze e speranze dei paesi che attendono la liberazione , l o . i o E l a l a (Dal nostro inviato) Satoraljaujhely, 9 novembre. Come si vive ài di là della frontiera ungaro-ceko-slovacca nei territori che stanno per passare all'Ungheria e tuttora occupati dalle truppe ceke? Qual'è lo stato d'animo delle popolazioni della regione situata nelle immediate vicinanze della nuova frontiera di Slovacchia e di Rutenia? Qual'è l'atteggiamento delle truppe e delle autorità ceke in queste regioni? Per chiarire questi interrogativi ci siamo decisi ad abbandonare per qualche giorno il corteo dei giornalisti che seguono la marcia trionfale delle truppe ungheresi e ad affrontare l'incognita di un viaggio nel No Men Land di Kassa. La freccia del Parto A Kassa siamo arrivati fin da lunedi pomeriggio, cioè tre giorni e mezzo prima dell'entrata delle truppe ungheresi. Per quanto la cosa possa sembrare paradossale, sul trenta chilometri di strada che vanno dalla frontiera ungherese a Kassa non vi è nessun controllo, nessuna visita di passaporti. Ma l'abbandono da parte delle autorità militari ceke è soltanto una parvenza. Nella città di Kassa i ceki la fanno ancora da padroni, ne presidiano le strade con sentinelle e mandano in giro i soldati alla spicciolata a spasso per provocare gli ungheresi. Di bandiere magiare nessuna traccia. Sulla piazza principale si vede un arco trionfale la cui costruzione Iniziata dagli ungheresi è stata interrotta a metà. La venerazione che si ha quassù per il Duce prorompe Improvvisa non appena si sa che si è italiani: « Sappiamo tutti di quanto siamo debitori al vostro Duce! ». Questi che oi parlano ora sono degW autentici ungheresi, dei sessantamila che compongono su un totale di settantamila la popolazione di lingua magiara di Kassa. Ma anche gli altri, a parte una piccola minoranza ceka compostadi Impiegati di importazione re- cente che già stanno facendo fa-gotto sono felici di tornare conl'Ungheria Cosi 1 tedeschi, gli slovacchi i ruteni. Gli ebrei, ohe sono qui in numero notevole, fan- ilo parte a sè: sposano come intutti! paesi del mondo la. causache è più conveniente. Nel casospecifico sono per forza per l'Un-gheria visto che gli slovacchi Hmandano via. Afflllirp ili Ofillripi Hl Milli C Ul glUUCI Il sistema delle guardie di Lin- ka è alquanto sbrigativo e tale danon poter lasciare indifferenti gliungheresi. Approfittando del fatto che gli ungheresi a Kassa non ci sono ancora, gli slovacchi si sbarazzano di tutti gli ebrei indesiderabili mandandoli a Kassa. Sono delle intere famiglie di ebrei che arrivano qui in condizioni di miseria assoluta. I loro correligionari ne hannoalloggiati finora a Kassa duemila, Ma quale sarà domani la situa-zione di questa gente, dato chel'Ungheria non può naturalmente assumere a suo carico degli eie menti di cui gli slovacchi si sono sbarazzati ? . Mercoledì mattina, a 24 ore di distanza dall'arrivo delle truppe ungheresi, l'apparecchio militare disposto dai ceki rimane intatto. Degli aeroplani da bombardamento volteggiano nel cielo, degli autocarri incrociano nelle strade; sui marciapiedi passeggiano le sentinelle con le baionette ìnnastate. Non appena si lascia Kassa per avviarsi verso Eperies l'impressione cambia; è una ritirata disordinata. La disorganizzazione delle truppe è tale che nessuno, neppure al momento di passare quella che sarà la nuova linea di frontiera, ci ferma per domandare le carte. E si che la macchina con targa straniera e la bandiera Italiana che garrisce fieramente al vento dovrebbe attirare gli sguardi. Ma si direbbe che ognuno pensi ai casi suoi, preoccupandosi sopra tutto di non partire a mani vuote. Sono lunghe file di camions militari carichi di mobilio, masserizie, come se si trattasse di un vero e proprio trasloco. E cosi si arriva fino a Eperies nel cuore della Slovacchia orientale, a quaranta chilometri a nord di Kassa, e poi più in su fino ai Carpazi, a Bartfa, a una decina di chilometri dal confine polacco, senza che nessuno si preoccupi di noi. i e a i è o i i a i e a , e a , a a i , r a. n e a ù a o ». o n a. a al^tàtol Ipocriti,, e- j Ma , ^he se vadano — -' j '„ , canto SUQ ni^ore cse,{0 _ che se ne * li Ljg contQ loro „ slovacchi| con e ie loro tese dl aut0nomia e di n- indipendenza. Noi abbiamo abban, stanza da pensare aUe cose no. a, st aenza contlnuare a pagare o-per questo paese che gia ci è co. -|atato abDastanza ». Hi _,. ,. L L indipendenza slovacca, lo Sta- I co autonomo preconizzato da pa- | dre Hlinka ? E'un sogno che sem- |bm gJa se ne aUa svanend0 L,en. - ; tuslasmo dei primi giorni è pasa, sato. Le manifestazioni delle li;guardie di Linka non sollevano Un abisso L'abisso però si è scavato prò fondo tra i due gruppi, ceko e slovacco. Tutti gli sforzi fatti durante vent'anni per dare parvenza al fantasma cekoslovacco sono svaniti: il ceko è odiato. E senza essere degli studiosi di somatologia, si può capire che l'ufficiale che passeggia davanti a noi nelle vie di Eperies è un ceko e non uno slovacco dagli sguardi di odio che lo seguono. « Apparteniamo a un'altra civiltà, quella permeata di latinità e a fondo cattolico dell'Ungheria, mentre 1 ceki sono anzi tutto degli hussiti, dei realisti e degli n si a. ei di già più alcuna eco tra la folla, particolarmente qui nella Slovacchia orientale. Si ha un oscuro presentimento delle difficoltà insormontabili contro le quali cozzerà il nuovo Stato. Qua e là apertamente si chiede l'unione all'Ungheria. A Dobsina, a nord-ovest o di Kassa, la popolazione slovacca a, disperata di apprendere che con la a- j nuova frontiera sarebbe stata se ej parata da Kassa si è abbandonata e alle stesse manifestazioni della e-1 popolazione di Meczenzef chie dsap . e . - - - . e o l e e o e i , o t a a a a dendo l'unione all'Ungheria che sola varrà a garantire l'esistenza a questa popolazione. A Dobsina la popolazione ha inalberato delle grandi scritte in cui dichiara di bruciare il villaggio se non si provvede all'unione all'Ungheria. La repressione da parte delle truppe ha assunto anche In questo villaggio gli stessi caratteri violenti che a Meczenzef. A Eperies si dice che un appello al Governo di Budapest e alle Potenze in favore dell'unione all'Ungheria ha raccolto ben 14 mila firme, cifra enorme se si tiene conto che la popolazione totale di Eperies supera di poco i ventimila abitanti. Anche qui la polizia è intervenuta e l'inchiesta tendente a identificare gli iniziatori della manifestazione e i firmatari è tuttora in corso. I Ruteni per il plebiscito E poi c'è la questione delle po polazioni rutene le quali dopo l'unione all'Ungheria di UzhorodUngvar che pure essendo un centro a maggioranza ungherese è considerato per lunga tradizione la loro capitale, non ne vogliono sapere della cosi detta autonomia nel quadro cekoslovacco. L'intenzione della Hada generale dì Hus di proclamare decaduta di ogni valore giuridico la dichiarazione di unione alla Ceko-Slovacchia del maggio 1919 votata sotto la pressione del decreto di stato d'assedio del generale francese Hennoque, non lascia insensibili 1 ruteni del settore occidentale, i quali pure essendo separati da valli e da mqnti dai loro fratelli della Rutenia orientale, sono fermi sul principio dell'indivisibilità della Russia subcarpatica. « Siamo un popolo povero, debole e indifeso, che può sembrare facile preda per ogni più impensata tendenza o ideologia politica, come hanno pensato i corifei dell'irredentismo ucraino, del panslavismo, della chiesa pravoslava e infine del comunismo, a cui volta a volta hanno ricorso quei signori di Praga, dndstdpddnfsecondati in questi ultimi tempi Ilo! t^o^it^vo vni«=nir, mu a n„.idal traditore Voloscin. Ma è ap punto per questo che noi siamo fermi nel nostro ideale: la Pod Karpatsha Rus, la Rutenia, non si divide. Hanno un bel tenere il pre- sidente Brody nella prigione diSan Pancrazio a Praga; sei ruteni, . ,. „ (.„„„„' „„„ -n,, orientali vogliono tornare con Bu-dapest, tale sarà anche la nostra volontà >. .11 problema, se si tiene conto della situazione speciale dei rute-ni che s'incuneano a occidente tra la catena dell Alto Tatra e la Slo- vacchia arrivando fino a Poprada settanta chilometri in linea diaria da Eperies, è veramente ine- stricabile. Ma l'idea di un plebi- „„:i-„ „u„ a oli, v,oc,o j.ii. scito che è alla base dell e:men- dicazionidei ruteni, guadagna ter- reno anche tra gli slovacchi come indica l'episodio della raccolta delle 14 mila firme a Eperies. Della situazione particolare dei ruteni dal punto di vista religioso — e, insistiamo, unicamente da questo punto di vista — ci siamo potuti intrattenere con S. E. Pie-tro Gojdics vescovo ruteno a Epe- ries che amministra non soltanto i tremila ruteni di questa città, ma tutti gli altri duecentomila fe- deli di questa chiesa che si trova-no a sud dell'Alto Tatra. S. E. Gojdics ci ha dichiarato come, grazie all'interessamento del Santo Pa- dre per queste popolazioni, dei nroirressi notevoli siano stati rea- drMn miesì? ultimi anni AUaizzati in questi ultimi anni. Alla lntrusione illegale dei pope pra-voslavi favoriti fino a una decinad'anni fa dall'allora capo del go-verno di Praga Kramasch sposato a una russa, è stato posto efficacemente rimedio. Sulla via del ritorno verso l'Ungheria quando abbandonata la valle di Kassa ci avviamo verso Satoraljaujhely vediamo le truppe che stanno lavorando febbrilmente lungo la nuova linea di frontiera per preparare degli ap-postamenti. Temono che l'Unghe- ria, una volta terminata l'occupa- zione del territorio assegnatoledalla sentenza di Vienna, si lasciandare a un colpo di mano ? Ma i ceki farebbero meglio a guar-darsi alle spalle. Malgrado lo spie- gamento di forze in Slovacchia e in Rutenia, malgrado la repressione, essi stanno raccogliendo i frutti della loro politica vessatoria nei confronti degli altri gruppi etnici i quali guardano al di- stacco da Praga come a una libe- razione, come a una condizionenrimnrriiaiP wr nntpr rimanorp in primordiale per poter rimanere in vlta- Guido Tonella Truppe ungheresi paesano il Danubio presso Komarno per prendere possesso delle ultime zone loro assegnate dall'arbitrato italo-tedesco e già appartenenti alla Cekoslovacchia

Persone citate: Duce, Guido Tonella, Land, Milli, Pie-tro Gojdics