"CONFESSIONI,, di INNOCENZO CAPPA

"CONFESSIONI,, di INNOCENZO CAPPA "CONFESSIONI,, di INNOCENZO CAPPA Eco di un romanticismo duro atramontare, Innocenzo Cappa Intitola « confessioni * una sua scorribanda autobiografica attraverso il passato: un passato che riflette non la sola malinconia dei ricordi ina anche luci tuttora vive e splendenti. Certo 11 romantacismo di Cappa ha spesso colorazioni sfiduciate ed Ironiche come di chi sa la vanità delle esperienze ed ha visto il brusco dissiparsi del sogni, ma, sotto sotto, arde una fiamma Inestinguibile, e la fiamma è quella della bontà. Non c'è vita d'uomo e non c'è periodo di storia senza errori: e Cappa con candida schiettezza, senza attardarsi in processi inutili, confessa gli errori suol e della sua generazione, ma quand'essi siano stati frutto o manifestazione d'una volontà di bene allora 11 giudizio vuole inspirarsi alla saggezza serena dell' Indulgenza. Cssare e la L'espressione più caratteristica, ed essenziale del temperamento di Innocenzo Cappa fu, e, grazie a Dio, è, l'oratoria : perciò le sue sono le « Confessioni d'un parlatore» Ed. Treves, Milano, 1938-XVI) che ebbe occasione di incontrarsi con le folle più varie del vecchio — come si diceva una volta — e del nuovo mondo e con gli uomini più rappresentativi del proprio tempo. Oratore di vocazione? A sentirlo lui, non parrebbe. « Ogni centinaio di uomini, che riescono nella vita ad essere ciò che dovevano essere, ce ne sono' centinaia di migliaia deviati dalla mèta. Io fui condannato ad essere «il Cappa ohe improvvisa ». Politico nato ? Neppur questo ai direbbe. < In fondo lo sono uno di quegli uomini del quali chi voglia essere un critico severo può affermare che abbiamo trascorsa la giovinezza a sciorinare sciocchezze, che poi in seguito ci siamo fatto un merito di averle evitate ». Insomma: il Cappa è uno scontento come ce rf è mill'altri della sua generazione, ma, come pochi tra questi, invece di subire il logorio della scontentezza, ha saputo reagire con la potenza di un Ingegno non comune e con un desiderio appassionato di bene espresso in un amore di patria ardentisslmo. Ragazzetto, nell'ultimo anno degli studi elementari, mette in rivolta la sua classe ai grido di « Viva Cavalloti! Viva la repubblica! Viva Giuio Cesare! », riconciliando in modo inopinato Giulio Cesare con la repubblica: ma forse In questa riconciliazione paradossale c'è in germe tutto lo sviluppo del pensiero e dell'azione dell'uomo che, nelle ore pacate del tramonto, propizie agli alti pensieri e agli esami di coscienza, scriverà: «Il tarlo del dubbio cominciò a limarmi dentro sino dalla fanciullezza insieme ad un acuto desiderio di credere; 11 che ha costituito la debolezza e la caratteristica della mia vita. Io sono stato sempre un sincero annunciatore della fede più che un uomo ranquillamente convinto ». Orbene:' questo annunciatore eoquente di fede che ha saputo far palpitare tanti cuori con la sua parola colorita e incisiva, invidia una sola categoria di uomini, quella degli Insegnanti: « Meglio i maestri, che i professori, perchè gli scolaretti sono cosi più ingenui, cosi più riconoscenti, cosi entusiasti! ma comunque la Scuola può dare le gioie più pure che siano consentite all'umanità. Qualche volta gli allievi possono essere in-n Minf™tlf»r!Ì?no»8T pre, perchè la ingratitudine è 1 u- nlea indipendenzaWi uomini che di rado patisca lacuni Ma che im- porta? Non si è felici per quel che si riceve, ma si è felici per quello che si dà. E' un gran segreto sa- persi fare amare, ma è una divina gioia amare, pur se debba costare spasimi innumerevoli ». Piccolo mondo antico Ora è in questa luce d'amore che attraverso le confessioni del Cap- pa si profilano una gran quantità di figure caratteristiche, dal Car- jducei che in una salita al Gran San Bernardo battezza profetica¬ mente il fanclulletto « Innocenzio Parlantina », su, su, fino agli uomini della grande guerra, a quelli della Marcia su Roma, a Mussolini. H libro del Cappa, che ha un po' il carattere di quelle improvvisazioni oratorie che hanno reso famoso l'eloquente parlatore, è un documento interessantissimo dei tempi che hanno avuto il loro sbocco nella Rivoluzione del 1922. Maestri, avvocati, uomini politici, uom'ni di chiesa: è tutto un mondo che riaffiora con le sue virtù e col suol difetti, con le sue luci e le sue ombre. E non ultimi nell'Interesse di questo schiettissimo libro sono gli aneddoti curiosi e piacevolissimi della vita del Cappa oratore. C'è un po' di « piccolo mondo antico » nella narrazione fluida e sincera del Cappa, ma è un piccolo mondo nel quale germina l'avvenire, un piccolo mondo che ha 1 suol eroi e 1 suol santi, 1 suol don Chisciotte e i suol Sancio Panza, i Balardo ed 1 Tartufo: ma per ognuno 11 candido e animoso portatore della parola ha un grido di ammirazione o un sorriso di comprensione, sempre, insomma, un giudizio sereno. E' la prospettiva !di un uomo che sa quel che vale lai vita e che giudica inutili certi spie- j tati rigori della storia o, meglio, degli storici. Ma, Insistiamo, il carattere che meglio definisce le « Confessioni » di Innocenzo Cappa è un'aspirazione costante e ardente alla bontà. Vedete quando la sua bambina muove i primi passi ubbidiente al richiamo della fantesca, una brutta buona donna . dal nome Menga. La bimba si stacca dalle braccia materne. « Subito dopo si spaventa dell'audacia e per domanda di aiuto le esce dalle labbra il terzo suono bisillabo della sua vita: Menga! Aveva invocato un sostegno, aveva manifestato una fiducia, forse un nuovo affetto arricchiva il piccolo mondo dei suoi sentimenti, e ripetè tre volte fra le braccia della buona donna| «Menga, Menga, Menga» coniun'adorabile volubilità, orgoglio sa, stupefatta, mentre la vecchia per la gioia quasi diventava bella. Ho sentito In quel giorno che cosa è la sacra e misteriosa origine di tutte le nostre parole, e che cosa la loro bellezza, quando sono sincere. Promettere amore, chiedere aiuto ». E poiché questa promessa e questa richiesta circolano in tutta la vita del Cappa — uòmo, oratore, scrittore —, è per lui, appunto come uomo, oratore e scrittore, legittimo motivo di serenità l'umile consapevolezza « di aver potuto ingannarsi spesso ma di non avere voluto mai ingannare gli altri ». 1. a. m.

Luoghi citati: Milano, Roma