Come Brody è stato defenestrato da capo del Governo ruteno di Mario Bassi

Come Brody è stato defenestrato da capo del Governo ruteno Come Brody è stato defenestrato da capo del Governo ruteno La carta ukraina nel sottile gioco diplomatico di Praga (Dal nostro inviato) Praga, 29 ottobre Ho lasciato Bratislava sotto lpioggia: trovo la pioggia a Praga E la malinconia e il tedio di questo tempaccio autunnale, di questo basso e chiuso e plumbeo cielodi questa umidità penetrante, dquesta terra zuppa e di quest'aricaliginosa, pare siesa sull'interpaese, e certo m'ha accompagnatper le lunghe tredici ore di viag gio in ferrovia, dalla Slovacchialla Moravia e alla Boemia, dallrive del Danubio alla valle dellMorava, a queste rive della Moldava. Giri ferroviari viziosi Vn tempo, e si vuol dire un mete fa, s'impiegavano sette ore dferrovia, da Praga a Bratislava, e viceversa; poco più di cinque ore coi direttissimi. Adesso, ripetotredici ore, se tutto va regolar-mente; perchè si è costretti a un lungo giro, da Bratislava risalen do al valico tra i Piccoli Carpazi e i Carpazi Bianchi; indi da Brnn deviando verso la Slesia, c girando ancora, fino a ricadere su Praga. E ciò pei la semplice incontestabile ragione che la linea diretta e principale è tagliata in due punti profondamente dalla occupazione tedesca; mentre poi le linee secondarie, per le quali si è costretti a deviare, sono in parte a un solo binario, con quanto ritardo e inconveniente del traffico ognuno comprende. Il traffico stesso inoltre è aggravatissimo, appunto per non potere più usufruite della principale linea; e i treni appesantiti fino all'estrema possibilità, circolano lenti, gremiti, congestionati di folla. Ma queste restano considerazio ni secondarie, impressioni esterio ri. Arrivando a Praga, ho trovato le novità che voi già conoscete, e che da ieri sera si mantengono invariate. Da ieri sera, l'ultima novità è la nota diplomatica, che non saprei più quale numerazione comporti nella serie di quante si sono susseguite fra il governo di Praga e quello di Budapest in questi giorni, e proposta e risposta, e controproposta, e risposta alla controproposta, e controproposta alla controproposta-— ma la serie probabilmente non è ancora finita —; la nota dunque del governo di Praga, che insiste sull'arbitrato dell'Italia e Germania in questa controversa questione delle fron tiere tra Ungheria e Cekoslovac chia, e questioni connesse. — Ma come* — obbietterà il lettore: — ma non s'era già d'accordo, da almeno quattro giorni sull'arbitrato ? Ohibò! S'era d'accordo si, sul principio generico dell'arbitrato; ma niente affatto d'accordo sui termini e sulla materia dell'arbi trato, sulle modalità e sugli even tuali ampliamenti, sia del collegio giudicante e sia dell'oggetto in giudizio. Spiego all'ingrosso, senza entrare nei particolari; che allora tanto varrebbe riferire uno per uno i testi delle varie note scambiate, nella loro successione, riprodurre le carte geografiche allegate ecc. ecc. Ci sarebbe da riempire Hutto il giornale, se basterebbe. Precisiamo un po' Fissiamo tre punti, anzi quattro. Primo: una zona del territorio rivendicato dall'Ungheria, che chiameremo zona A, e che la Cekoslovacchia riconosce abitato in prevalenza da magiari, e per la quale ha già dichiarato di essere pronta a cederla all'Ungheria, senza contestazione. Secondo: un complesso di altre otto porzioni di territori e centri abitati, fra cui principalmente le città di Midra e Kosice, in Slovacchia, e di Uzhorod e Mucacevo in Rutenia e che chiameremo, per intenderci, complessivamente, zona B; l'Ungheria rivendica particolarmente queste otto porzioni di territorio, mentre la Cekoslovacchia contesta che la maggioranza della popolazione sia ungherese e si è finora rifiutata di cederla. Terzo punto: la città di Bratislava e relativi contorni. Quarto punto: plebiscito, richiesto dall'Ungheria, in Slovacchia e in Rutenia, se slovacchi o ruteni, o entrambi i due popoli, intendano restare uniti con la Boemia e Moravia, o preferiscano annettersi all'Ungheria. Ora: l'ultima nota di Budapest diceva approssimativamente: per la zona A, voi, Praga, convenite con noi che ci spetta, c moralmente ce l'avete già ceduta: quindi lasciate che l'occupiamo immediatamente; per la zona B, decideranno gli arbitri, o sentenziando loro stessi, o indicendo plebisciti locali; per Bratislava, dove riconosciamo che non fu mai maggioranza ungherese, vi proponiamo ulteriori trattative, separate, intese a trovare un accomodamento concorde, e che soddisfi anche la minoranza tedesca, la più forte delle tre principali minoranze che costituiscono la pipniazione della città. Poi l'Ungheria chiede il plebiscito generale per l'intera Slc- vacchia e il plebiscito per l'intera Rutenia. Al che il governo di Praga — ed ecco appunto la nota di ieri sera — ribatte: — Dacché la questione viene deferita all'arbitrato, non è più il caso di fare distinzioni, e vanno insieme considerate automaticamente cadute tutte le precedenti proposte e controproposte. Queste sussistevano in quanto dirette a concludere un accordo bilaterale; ma adesso che si tratta di adire a un giudizio di arbitrato, noi intendiamo che la questione sia presentata impregiudicata, dall'origine; e che gli arbitri la esaminino e dibattano nella sua totalità, e giudichino loro e sentenzino per la totalità della Questione. Non c'è che dire: per questo riguardo, dal punto di vista logico e giuridico. Praga s'è messa in una botte di ferro. E di conseguen za, niente occupazione immediata ungherese della zona A; niente distinzione della zona A e della zona B; niente trattative separate per Bratislava. La questione del plebiscito — Siamo d'accordo per l'arbitrato? — dice Praga: — e allora asciamo che gli arbitri decidano di tutti}. Ma non del plebiscito in Slovacchia e in Rutenia. Su questo punto, Praga si mostra irremovibile. La sua tesi è questa: — Per quale diritto gli ungheresi, basandosi su quali ragioni, possono chiedere, loro, e pretendere il plebiscito in Slovacchia e in Rutenio? Che c'entrano loro? Fossero o slovacchi o ruteni a chiedere il plebiscito, l'esercizio cioè del diritto di autodecisione, sarebbe un altro conto; e noi non penseremmo mai a con testare loro questo sacrosanto diritto. Ma la Slovacchia ha un suo governo autonomo; e la Rutenia del pari. E poiché è presupposto pacifico che un governo rappre senti la nazione che esso governa; e poiché tanto il governo slovacco quanto il governo ruteno hanno dichiarato di non cercare nessun plebiscito, anzi di non ammetterlo, e di volere restare in seno alla repubblica federativa cekoslovacca; chi altri ha facoltà, diritto, ragione d'intervenire? Slovacchi e ruteni hanno già espresso la loro volontà attraverso i loro autonomi, liberi governi: il plebiscito è già fatto. Su questo capitolo, non si discute più. Amen. E qui, invece, è il punto debole, nonché controverso, dell'argomentazione di Praga. Qui ciascuno può chiedersi: ma è proprio vero che il governo di Bratislava e il governo di Uzhorod rappresentino la tendenza maggioritaria rispettivamente degli slovacchi e dei ruteni? E' proprio vero che questi governi siano cosi convinti e sicuri d'interpretare la volontà della maggioranza nazionale? E in secondo luogo: perchè Praga ha imposto, da un giorno all'altro, la sostituzione del capo del governo ruteno? Perchè ha messo Brody in stato d'accusa, nientemeno che per alto tradimento verso lo Stato, e l'ha sostituito col rappresentante di un partito di minoranza, d'infima minoranza, monsignor Agoston Voloscìn, prete di rito greco, e capo di quei pochi ucraini esuli e concentrati nelle cittadine rutene? E perchè il primo atto di mons. Voloscìn è stato di arrestare a Mucacevo il deputato provinciale Alador Vozary, uno dei capi più in vista del partito ungherese in Rutenia, direttore del giornale di Mucacevo Oslakò — che vuol dire « popolazione autoctona » ? Il colpo di scena ruteno La storia di questo improvviso mutamento nella direzione del governo ■ autonomo della Rutenia, o come qua la chiamano, della Russia subcarpatica, anzi il retroscena che si tenta gelosamente di coprire, è quanto mai interessante e significativo. Posso garantire in fede la più autentica esattezza di ogni particolare del mio racconto. Andrea Brody, presidente del Governo autonomo della Russia subcarpatica, e come tale ministro senza portafoglio del Governo centrale di Praga, ottenne che il governo della Russia subcarpatica affermasse il principio fondamentale dell'unità e indivisibilità del paese, cioè della Russia subcarpatica o meglio Rutenia. Niente dunque cessione di territori, niente frontiere attraverso, che toglierebbero la Rutenia: questa vuole essere una e completa. Il che; data la configurazione del paese, corrisponde in realtà alle sue più elementari, incontrovertibili ìiecessità di vita. Questa delibeiazione del Governo autonomo ruteno, Brody stesso promulgò per mezzo della radio, stazione trasmittente di Kosice, collegata per filo alla capitale della Russia subcarpatica Uzhorod. E' chiaro. Date le rivendicazioni ungheresi, e dato quanto Praga ne aveva, già accettato, la Rutenia veniva invece precisamente ripartita in due. Per mantenersi una, indi- mlplcRvsail visibile, come è, ripeto, sua im prescindibile necessità di vita, bisognerebbe che restasse tutta alla Cekoslovacchia, o venisse tutta annessa all'Ungheria. E Brody proclamò anche che egli chiedeva il plebiscito: stabilita l'inscindibilità della Rutenia, il popolo ruteno dovrebbe pronunziarsi per restare aggregato, intero, alla Cekoslovacchia, o per aggregarsi, intero, all'Ungheria. Su questo punto, Brody venne in contrasto con due ministri del suo Governo. Due per sone ligie a Praga, i ministri Bacinsky e Ravay. «Vi depongo da ministro» Il 25 corrente si riunì a Praga, come sapete, il consiglio dei minitri del Governo centrale, per dicutere e compilare quella nota di risposta all'Ungheria, con cui la Cekoslovacchia propose primamente l'arbitrato dell'Italia e dela Germania. Brody, che parteciava alla riunione'nella sua quatà di ministro senza portafoglio e apo del Governo autonomo della Russia subcarpatica, sostenne doersi indire il plebiscito nella Rusia subcarpatica. La discussione si ccalorò, poiché il reverendo Tiso, capo del Governo autonomo dela Slovacchia, investiva aspramene il suo collega ruteno; questi gli ispose che. egli rinunciava, per ra, alla sua proposta del plebi cito per l'autodecisione dei ruteni, ma solo a patto che il Governo autonomo slovacco accettasse di discutere immediatamente la questione delle frontiere fra la Slovacchia e la Rutenia, per cui la Rutenia avanzava legittime rivendicazioni. Nel consiglio dei ministri sorse un putiferio. Si rinfacciò a Brody di volere intaccare l'unità, la concordia interna dello Stato; e che era assolutamente fuori di luogo sollevare questioni di questa sorta, di confini interni, mentre si trattava di sistemare alla men peggio le frontiere verso 'esterno, e Annibale, come si dice, era alle porte. Brody insomma fu investito da ogni parte, e la sua voce coperta. Quando si ristabilì nella sala una calma relativa, il presidente del consiglio di Praga, il gen. Sirovy, riassunse il malumore generale rivolgendo a Brody un paio di frasi di questo tenore: — Deploro il vostro contegno. Voi avete dimostrato di non essere degno del vostro posto. — Io non raccolgo, signor presidente, le vostre parole — ribattè Brody. — E in virtù dell'articolo 60 della Costituzione — continuò Sirovy — io vi depongo da ministro di questo Governo e da capo del Governo della Russia subcarpatica. Il Governo di Brody era sostituito con mons. Voloscin, il rappresentante, come ho sopra specificato, dell'esigua minoranza ucraina. E qui sarebbe luogo a tutto un altro lungo discorso, per questo puntare di Praga sulla carta ucraina; ma già ne accennai in uno dei miei dispacci dei giorni passati, sulla metà del mese; e avremo uogo a riparlarne qualche altro giorno. Correva voce, ieri, dell'arresto di Brody; è si ripete oggi. Non è vero. Brody è stato semplicemente messo in a stato di vigilanza »; perchè sarebbe illegale l'arresto di un deputato al Parlamento. Ma è vero che Andrea Brody è stato deferito, ieri, al procuratore della Repubblica sotto l'imputazione di « alto tradiménto ». Non è interessante questa storia? Non è istruttiva ? Mario Bassi

Persone citate: Agoston Voloscìn, Andrea Brody, Moravia, Tiso