Come fu decisa la Marcia su Roma

Come fu decisa la Marcia su Roma Come fu decisa la Marcia su Roma Una serie di documenti - // verbale della riunione del 16 Ottobre a Milano I due messaggi del Duce e la lettera di Facto a d'Annunzio - Mussolini contro ogni indugio - L'organizzazione di "battaglioni misti,, per combattere lo squadrismo Roma) 28 ottobre. Come avevamo annunziato, 11 Popolo d'Italia pubblica oggi una serie di importantissimi documenti intorno alla preparazione della Marcia su Roma. Il primo di questi documenti è il verbale, steso da Balbo, della riunione avvenuta a Milano il 16 ottobre 1922. Eccone il testo: Presenti: Mussolini, Fara, De Bono, Ceccherini, Teruzzi, Balbo, De Vecchi. Mussolini riferisce: dice che 11 governo e le correnti antifasciste, tentano di soffocare il nostro movimento: parla delle elezioni richieste e negate, come è stata negata la riforma elettorale e la crisi extraparlamentare. Giolitti crede di poterci offrire due portafogli: ma ce ne vogliono sei per noi, o nulla. Ed allora bisogna mettere in azione le masse, per creare la crisi extraparlamentare e andare al governo. Bisogna impedire a Giolitti di andare al Governo. Come ha fatto sparare su d'Ann(unzio) farebbe sparare sui fascisti. Questo è il momento. L'opinione pubblica attende ed 1 sovversivi si 1 uniscono in alleanze sindacali. Oggi nessun capo sovversivo si prende la responsabilità di proclamare scioperi generali. Esamina l'Esercito e la sua situazione parlamentare. Egli crede che sabato alle 12 cessi di funzionare la direzione: entrerebbe in potere un Quadrunvirato: Balbo-De Bono-De VecchiBianchi. Indi: il Piemonte sommerge Torino lu Lombardia Milano: da Piacenza a Rimini: Parma. Frattanto si formano tre armate ad Ancona, Orte, Civitavecchia comandate da Fara. De Bono, Ceccherini. Indi si pubblica il proclama allegato e si agisce di conseguenza. e I ; e 3 i e a i . à a i I a a a Nel contempo si continua a sbandierare l'adunata di Napoli. Credo che tutti saranno d'accordo in caso contrario vi prevengo che attacco ugualmente. E' Inutile attendere il perfezionamento delle forze, che non si può ottenere. De Bono: afferma una cosa essenziale: manca il funzionamento delle gerarchie. De Vecchi dice: 11 nostro organismo militare è in trasformazione, quindi più debole. La macchina è lenta. Ritorna a chiedere 40 giorni per perfezionare l'organismo. Per la forma: in esecuzione il regolamento di disciplina. Occorre formare masse di manovra. De Bono: è bersagliato dal Governo: dicono che 11 mio nome fa da civetta: io sto lavorandomi l'Esercito. Qualche tempo in più fa bene. Mussolini: e se il momento politico cambia? Fara: non crede al babau della necessità immediata. Appoggia la dilazione De Vecchi. Dice che non conosce gli uomini, 1 comandanti. Balbo sostiene che 1 comandanti di colonna debbono conoscere gli ispettori ed 1 consoli. Si preoccupa del servizi logistici. De Bono: E' necessario il convegno di Napoli: farà bene per l'avvenire. De Vecchi: critica ancora l'at- tuale funzionamento delle legioni Mussolini: lo scopo della riunione è raggiunto: 1" V'è unanimità di vedute sulla indispensabilità dell'azione.; 2° Idem sul mezzo: le tre colonne; 3° Idem sui generali comandanti di colonne; 4° Idem sul Quadrunvirato. Bisogna discutere sulla data. (E se ne discute, partecipano tutti alla discussione). I presenti si accordano sulla data. Mussolini raccomanda che il Comando della Milizia non si divida ma studi subito i vari problemi. D'Annunzio è favorevole. II giornale riproduce quindi 11 testo del proclama della Rivolu- ' zione redatto da Mussolini ai primi di ottobre. Eccolo: Fascisti di tutta Italia! L'ora della battaglia decisiva è suonata. Quattro anni fa, l'Esercito Nazionale scatenò di questi giorni la suprema offensiva che lo condusse alla vittoria: oggi, l'Esercito delle Camicie Nere riafferma la Vittoria mutilata e, puntando disperatamente su Roma, la riconduca alla gloria del Campidòglio. Da °09h principi e triari sono mobilitati. La legge marziale del Fascismo entra in pieno vigore. Dietro ordine del Duce i poteri militari, politici ed amministrativi della Direzione del Partito vengono riassunti da un Quadrunvirato segreto d'azione, con mandato dittatoriale. L'Esercito, riserva e salvaguardia suprema della Nazione, non deve partecipare alla lotta. Il Fascismo rinnova la sua altissima ammirazione all'Esercito di Vittorio Veneto. Nè contro gli agenti della forza pubblica marcia il Fascismo, ma contro una classe politica di imbelli e di deficienti che da quattro anni non ha saputo dare un Governo alla Nazióne. Le classi che compongono la borghesia produttrice sappiano che il Fascismo vuole imporre una disciplina sola alla Nazione e aiutare tutte le forze che ne aumentino l'espansione economica ed il benessere. Le genti del lavoro, quelle dei campi e delle officine, quelle dei trasporti e dell'impiego, nulla hanno da temere dal potere fascista. I loro giusti diritti saranno sinceramente tutelati. Saremo generosi con gli avversari inermi; saremo inesorabili con gli altri. TI Fascismo snuda la sua spada lucente per tagliare i troppi nodi di Gordio che irretiscono ed intristiscono la vita italiana. Chiamiamo Iddio sommo e lo spirito dei nostri cinquecentomila morti a testimoni, che un solo impulso ci spinge, una sola volontà ci accoglie, una passione sofà c'infiamma: contribuire alla salvezza ed alla grandezza della Patria. Fascisti di tutta Italia! Tendete romanamente gli spiriti e le forze. Bisogna vincere. Vinceremo! Viva l'Italia! Viva il Fascismo! Il Popolo d'Italia riproduce infine gli autografi della lettera in-, viata da Facta a d'Annunzio il 10 ottobre e della risposta del Poeta, insieme ai messaggi del Duce al Comandante nel giorno stesso della Marcia su Roma. Li riportiamo qui integralmente ed in ordine cronologico: IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI Roma, 21-10-1922. Carissimo Amico, io sono infinitamente lontano dalla tua mente altissima, ma credo che ti sono vicino col cuore. In noi non vi è passione più alta di quella che ci lega alla Patria. Quel che avverrà a Roma nel giorno 4 novembre sarà grande: grande come il tuo pensiero, degno della tua opera. Dire all'Italia la parola di pace facendola prorompere ancora da quanti han dato all'Italia tutto, tutto, tutto, è l'opera più insigne che si possa compiere in questi momenti. Io gioisco pensando che ti vedrò e che potrò trattenermi con te: avremo da dirci molte cose. Intanto il Paese beve avidamente la fresca acqua che sorge dall'invito: non mai come in questo momento, ebbe sete di pace. Arrivederci al 4 novembre. Ho fatto quanto tu desideri: assicurare il Museo di Zara, far a*»