LA META DI CARREL

LA META DI CARREL Jmst vita sotto veti*o LA META DI CARREL Non tutti gli organi del corpo muoiono contemporaneamente quando il cuore ha cessato di battere : è questo il primo spiraglio della scienza sul mistero della vita e della morte Fra tutte le condizioni indispensabili alla conservazione della vita fuori del corpo dell'essere vivente, la più importante è l'eliminazione di ogni infezione. Come abbiamo già detto, l'organismo umano possiede mezzi propri di protezione contro l'invasione dei microbi ma, privato di questa protezione, l'organo resta abbandonato a se stesso. D'altra parte, è grande la difficoltà di assicurare una circolazione normale del fluido attraverso i vasi dell'organo. C'è infine una folla di altre condizioni da osser-vare, di carattere troppo tecnico per poter essere enunciate in questo articolo ma che, se non sono scrupolosamente osservate, condannano l'esperimento all'insuccesso. Non è gttt'ndi sorprendente se, dopo 125 anni, nessuno fosse ancora riuscito a mettere in pratica con successo il suggerimento di Lo Gallois. Dove si vuole arrivare? Nei primi anni del nostro secolo si riusciva già, è vero, a- coltivare « in' vitro », in fiale ermeticamente chiuse, dei tessuti cellulari, sani e malati. Ma solo oggi si è arrivati a coltivare « in vitro » organi inferi. Il recipiente contenente la vita « in ^ttro » cresce progressivamente di dimensioni. In origine era una semplice provetta. Poi diventò una fiala. Oggi è una pompa. Domani sarà probabilmente un apparecchio più complesso. Qual'è l'utilità della coltivazione della vita «in vitro»? A qua! fine si vogliono conservare viventi degli organi asportati dagli organismi f Perchè gli scienziati si sono sforzati, per più d'un secolodi arrivare a questa realizzazionespendendo tempo, energie e denaro per perfezionare procedimenti così difficili? Tutti sanno che lo sviluppo desseri umani sani, forti, energiciatti ad usare pienamente di tutte le loro facoltà mentali, dipende dalla conoscenza del corpo umano; Ma lo sforzo compiuto da tutte le scienze che studiano l'uomo è ancora insufficiente. La nostra conoscenza di noi stessi è ancora incompleta. Per più di duemila anni, le nostre nozioni sono state fondate sulla dissezione dei cadaveri. Le conoscenze così acquisite erano, naturalmente, preziosissime per la chirurgia e per la cura generale delle malattie, ma non erano complete. Un organo staccato non ci srivela che sotto l'aspetto strutturale: le sue funzioni ed il suo ambiente ci sfuggono. Nell'organo vivente, le arterie.e le vene sono piene di sangue. Attraverso alle sottili pareti dei vasi capillari, trasuda una linfa che porta alle cellule il nutrimento e ne asporta residui e le secrezioni. La composizione chimica di questo fluido influisce sul funzionamento degli organi. Essa influisce ugualmente sullo sviluppo delle cellule, formando, in altre parole, parte integrante dell'organo o della cellula. I fisiologi considerano, infatti, il sangue come una sorta dtessuto, un tessuto fluido. Ora, nell'organo staccato, questo tessuto manca e manca ugualmente negruppi di cellule morte che si esaminano al microscopio. La quarta dimensione Sotto un altro rapporto, ancora, le cellule e gli organi mortnon possono fornirci che conoscenze molto incomplete: essi non esistono nel tempo. I cambiamentche sono il risultato delle loro funzioni non possono essere osservatE questo è un inconveniente considerevole, quando si pensi che lnatura di una cellula è l'espressione della funzione che essa compie. Come ogni altro soggetto, un organo ha tre dimensioni nellspazio. Ma come ogni essere vivente esso ha una quarta dimensione nel tempo. Nell'organo morto, l'elemento tempo è assente. Utale organo non presenta, in realtà, che una sezione dell'oggetto quattro dimensioni, sezione chnon può dare altro che un'idea statica dell'organo stesso. Ci troviamo davanti alla stessa differenzche corre tra una fotografia eun film. Quanto s'è detto per l'organvale per la cellula. Necessità d studio hanno eostretto l'uomo a dividere in due parti questo insieme funzionale indivisibile e a descrivere da un lato la struttura e dall'altro le funzioni dei tessuti. Per queste ragioni, l'anatomia classica non può insegnarci come da una cellula si sviluppi un organo, come si cicatrizzi una piaga, come si evolvano le infiammazioni dei tessuti, e neppure essa può spiegarci la crescita dei tumori, l'immunità che un organo può acquistare contro determinate ma- lattie e l'invecchiamento progres sivo del corpo umano. Non si può rispondere a domande di questo genere se non studiando gli organi viventi. Ecco perchè occorre sezionare l'orga-\msmo in parti che conservino la loro vitalità. Per la prima volta nella storia dell'umanità, questo processo è ora possibile, grazie a due metodi: la conservazione dei tessuti viventi e la conservazione di organi Diventi. Questi due metodi si completano a vicenda, fissi colmano la lacuna esistente fra l'anatomia classica, che studia unicamente la struttura del corpo umano, e la fisiologia, che studia le funzioni degli organi. Lo sviluppo di questi due metodi d'osservazione non ha meno importanza, nella storia della medicina, della scoperta della dissezione, per opera di Aristotile. I due uomini Chi, visitando l'edificio del « Rockefeller Institute ».. ha avuto occasione di vedere i due uomini che hanno elaborato il nuovo metodo di conservazione degli organi viventi, non avrà certamente mancato di identificarli a prima vista. Uno di essi è alto, svelto, vestito dimessamente, con una zazzera bionda. Ha l'aspetto di colui che sa esattamente quello che vuole e che sa fart il suo lavoro senza agitarsi molto. A vederlo, non è mutato molto da quando intraprese, nel 1927, lo storico volo sull'Atlantico. Si tratta infatti di Charles Lindbergh. L'altro, basso di statura, accurato nel vestire, pieno di vita, lo sguardo acuto ma bonario: i suoi occhi brillano sotto la bustina bianca del chirurgo. Se la sua fisionomia non è nota al pubblico come quella di Lindbergh, essa non è meno familiare a migliaia di persone che ricordano come, nel 1912, gn fosse 3tato assegnato il Premio Nobel. Sono persone che sanno apprezzare l'importanza degli esperimenti da lui compiuti e che hanno ammirato il suo libro « L'uomo, questo sconosciuto ». Egli si chiama Alexis Carrel. Lo scopo particolare e le prospettive d'avvenire dell'iniettore a pompa sono stati esposti nel libro « La coltura di organi » scritto recentemente da Carrel e Lindbergh. Ma le idee generali che hanno portato a quest'opera e che avevano orientato in questa direzione la carriera scientifica del dott. Carrel non sono finora venutea conoscenza del pubblico. L'au- tore di ^questo articolo, che cono-sce il dott. Carrel da molti anni, ha raccolto 'i ricordi delle proprie conversazioni con lo scienziato, conversazioni che, sotto un certo aspetto, sono più rivelatrici delle stesse opere scientifiche dell'illustre studioso. Tali conversazioni sono valse a spiegargli i principii sui quali il dott. Carrel ha fondato e sue ricerche, così varie in appaenza, sul cancro, sulla senilità ulla cura delle piaghe. Inoltresse hanno fatto apparire l'invenione di Lindbergh sotto una lucdel tutto nuova ed inattesa. Nel corso di una di quelle conversazioni, venticinque anni oono, il dott. Carrel aveva precato che la scienza distingue lmorie detta generale, quale loncepiscono i profani, dalla more detta elementare che portlla cessazione effettiva della vitn tutti i diversi organi del corponfatti qualche organo può viverncora diverso tempo dopo che uore ha cessato di battere ed polmoni di funzionare e che ognegno di coscienza sembra scomparso. Questi sintomi, per il proano implicano il concetto di more, ma, in realtà, la morte non sopravviene che nel momento misteioso e congetturale nel quale lvita cessa di essere installata necorpo. Esseri artificiali Ora, se gli organi non muoionimultaneamente, si deve presumere che essi siano capaci di vitndipendente. Questa concezione della differenza fra la morte dell'organism e quella dei singoli organi era una delle numerose ipotesi di Claude Bernard, il padre della fisiologia moderna, e del suo discepolo PauBeri, le opere dei quali avevano im pressinnuto profondamente Carrelquand'era ancora studente di medicina, in Francia. Fra le altre teorie di cui Carrel ha subito l'in-\ flusso, conviene citare quella derapporti tra fluidi e tessuti nell'or-| gunismo; il principio della vita latente, secondo il quale un organo qualunque può essere, per un certo, tempo, conservato nello stato driposo, senza che ciò possa nuocere alla sua vitalità e alla sua facolta di sviluppo; e, infine, la; teoria della reviviscenza di organdopo il loro innesto. Cunei ha spinto le sue idee più oltre ancora. Egli ha concepito la strana idea di produrre esseri vi• venti semplificati, asportando le parti necessarie da diversi animali, parti destinate a vivere pofuori dell'organismo originario'Secondo l'opinione dello scienziatoquesti esseri rudimentali, accura. tornente studiati, dovrebbero mostrare sotto una nuova luce le funzioni dell'organismo da cui hanno tratto origine. Egli si era messo, infatti, a cerIcore » mezzi tecnici atti a creare a e a l - , e - i - o o i a i ù a - e i . , - o - e queste forme straordinarie di vita. Era un progetto pieno di quell'arditezza che caratterizza la mentalità degli uomini che cercano di far arretrare i limiti delle conoscenze umane. Arditezza che, sovente, sconcerta lo scienziato abitudinario ed è una caratteristica del pioniere, dell'esploratore. E, veramente, Carrel ha condotto le sue ricerche con l'ardore e l'intrepidezza dell'esploratore, oltre i limiti della scienza, nel regno dell'ignoto. Nel suo libro « L'uomo, questo sconosciuto », la parola arditezza ricorre con frequenza. Ed è proprio l'arditezza la chiave del suo carattere. Egli rifiuta di credere ad una cosa per il solo fatto che gli altri vi credono, come riftuta di ripudiare altre cose, la telepatia, ad esempio, per il solo fatto che gli altri non vi prestano fede. Tutto ciò imprime al sito temperamento un'impronta che eccita l'antagonismo degli abitudinari e suscita l'ammirazione di tutte le menti aperte. Arturo Train jr. (Continua). Ln. prima puntata p apparsa ieri, 27 ottobre. Un ìnrza p la quaria usciranno noi prosimi giorni. Proprietà de < La Stampa» per l'Italia, Riproduzione vietata. Lindbergh, Carrai • Fischer esaminano

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