CORNEILLE E SHAKESPEARE di Ferdinando Neri

CORNEILLE E SHAKESPEARE CORNEILLE E SHAKESPEARE — Fra voi, signori, qualcuno sa ch'esiste una tragedia col titolo d'Amleto... : così'diceva il yoltairc, rivolgendosi agli Accademici di Francia, che rappresentavano ufficialmente il tiore dell'intelligenza e della cultura del tempo. Qualcuno: e non molti, di certo ; poiché lo Shakespeare l'aveva scoperto e rivelato lui, yoltaire, ai suoi concittadini, dopo avere assistito a Londra ad una recita del Giulio Cesare: non vi aveva scorto la minima traccia del « buon gusto », ma le favillo di un genio spontaneo e sublime. E' curioso notare come prima del Voltaire, uno scrittore italiano, Antonio Conti, avesse!compreso la grandezza dello Sha-kespearo leggendo a Londra lastessa tragedia, che imitò poi nelsuo Cesare; e il Conti aveva sen-tonziato: « Saxper e il Corneliodegl'Inglesi... ». Con lentezza, si diffuse nel Settecento il nome e. l'opera dello Shakespeare (Voltaire s'era quasi pentito dei suoi primi entusiasmi, e il nostro Baretti provvide a rimbeccarlo) ; ma il suo avvento fra i poeti t mondiali » tardò fino al Komanticismo ; per quel che riguarda la Francia, si può determinare con sufficiente esattezza il tempo in cui egli vinse la prova. Nel 1822, gli attori inglesi che recitavano a Parigi lo Otello raccolsero, in vece di applausi, mele ed aranci; cinque anni dopo, non ci furono che applausi, unanimi, ardenti, ed erar no compresi nel pubblico Victor Hugo, il Berlioz e tutta la giovane scuola degl'innovatori. Nel 1823, in seguito alle prime recite sfortunate, ed ispirandosi ai principii dei romantici italiani lo Stendhal aveva pubblicato il suo libretto polemico, Pacino et Shakespeare, ove i nomi dei due poeti stanno a rappresentare idue poli della controversia fra i difensori della tragedia, classica e quelli del dramma moderno. Conveniva risolversi per l'uno o per l'altro: chiarire se la purezza artistica del Racine (che allora apparsa un po' fredda e di una a perfezione » eccessiva) avesse a promuovere ancora un'imitazione addirittura gelida, o se non fosse il momento di liberarsi da ogni vincolo, da ogni giogo della tradizione, ed iniziare la riscossa sotto le insegne dello Shakespeare. Come mutano le prospettive ' La critica d'ogg c presenta un« Corneille et Shakesrjeare ,-ma« torneine et anakespeaie ..manon per contrapporli, « per as- sodarli in un'unica visione del dramma e della poesia. E' questo il senso del Corneille di Robert Brasillach, che sopravviene a coronare una graduale rivalutazione dell'opera corneliana : ricorderò soltanto il precedente immediato, che s'ha nel'libro di J. Schhunberger, Plaisir à C'orneille, del 1926. Non che la gloria di Corneille fosse oscurata; ma si reggeva, tranquilla, sul famoso i quadrilatero », che va dal Citi al Polyeucte, a cui s'aggiungevano, secondo le simpatie, Nicomèdc, o Rodogune (quasi per reverenza al poeta, che la prediligeva), o una commedia, il Mcnleur, quella stessa che il Goldoni volle ritessere con brio nel Bugiardo; gli altri drammi apparivano come i saggi piacevoli di un novizio, o gli errori persistenti di un attardato. Il Brasillach discorre via via i singoli temi corneliani, estesi lungo tutto quel teatro, ed uno per uno li rianima secondo uno spirito scespiriano (naturalmente, senza pensare ad influssi od imitazioni, chò il poeta francese non ebbe neppure notizia che fosse esistito il grande inglese) : è questo il tono — egli afferma — che si deve ritrovare, risentire nella opera del Corneille, e ch'egli ritrova ingegnosamente, giovandosi di tutti i raccordi possibili, nella tragedia e nella commedia. Nella 1' lace Poi/ale spira lo stesso sentimento che in Pene d'amor perdute; la Yeuve è sorella di Giulietta e della Porzia del Mercante di Venezia; Jlorace, Gmna, Othon, tengono il posto del Cesare e del Coriolano; Pertlinrite, Héracliux, Attila, del Macbeth e AeW Amleto ; il Cid, di Romeo e Giulietta; Rodogune, di Riccardo III...: vasta e brillante rassegna che fa capo alla formula finale del libro: sì, veramente, il Corneille è stato lo Shakespeare dei francesi: « il a étè notre Shakespeare». Il Brasillach concorre con tutta la sua energia a quest'interpretazione del suo poeta ; e per allontanare da sè la critica polverosa delle biblioteche, profonde a ogni passo una cultura moderna, e modernissima, vaga dei raffronti più strani e impensati: Don. Sanche precorre Figaro; e la commedia di Clitandre arieg;ia, non solo al Come vi piace delo Shakespeare, ma alla Torre di Neslc del Dumas; e ad un certo plinto il Corneille somiglia al Barrès e a D'Annunzio ; si parla, e non una volta sola, del « fascismo di Pier Corneille », fin che si profila, del tutto nuova e ardita, la figurina di un Sertorius in camicia nera... Libri come questo non nuocciono; ridestano immagini, contrasti d'idee ; avvivano di lampi le notizie più trite ; e le pagine sul teatro secentesco sono psicologicamente e anche storicamente, giuste. Si assiste alla vicenda colorita, e combattuta, delle opere nuove, al punto in cui sbocciano alla ribalta, e le compagnie dei comici erranti, e il poeta solitario, e il pubblico inquieto, pare che si misurino con lo sguardo, ignari ancora se nel volgere di poche ore si troveranno concordi in un solo diletto, nel sogno felice dell'arte, o delusi, e divisi, e scontenti fra loro. In quel secolo tutta l'Europa s'acoendeva nell'amor del teatro : sulle scene sommarie e primitive dei collegi, dove gli alberi erano ap: pesi per la cima alle nubi, sui poveri palchi delle piazze e delle fiere, e su quelli scolpiti e dipinti nelle corti più fastose; passava un libero- soffio di laafcasM^ che non è di un solo poeta, o di un solo paese: ed infatti, il Brasillach lo ravvisa negli scrittori drammatici contemporanei del Corneille (e non s'era già detto, a caso, che Cyrano de Bergerac aveva imitato lo Shakespeare?), come nel Kyd, nel Marlowe, in tutti gli elisabettiani; e negli spagnuoli, ad ora ad ora violenti ed estatici ; e lo si può ravvisare, sebbene, non si sia levato molt'alto, anche fra noi, nella commedia dell'arte e nel teatro di musica. Piuttosto che di elementi n scespiria'ni », poiché questa parola include un suo valore tutto proprio ed essenziale, si tratta in realtà di elementi generici, ond'c pervasa la drammatica alla fine del Rinascimento e nel primo Seicento: quel mondo da Mille e una notte è il mondo rli mille e una commedia. Quanto al Corneille, vediamo; la critica nuova vuole che sia tutto lui, e non un'erma sulla via della tragedia classica. Tutto lui: con la ricchezza di un'im macinazione, che ci viene descrit ta come mutevole, dissipata.avi da d'intrecci, di sfondi lontani, tenebrosi, da cui sorgono, irrigidite nell'oro dei musaici, le forme barbariche di eroi e di principi dimenticati. Apprendiamo che « la patria ideale di Pierre Corneille non è Roma, ma Bisanzio ». E qui sta il nodo della tesi: 3uale sia l'importanza che si vuol are all'avventura teatrale e alla fantasia bizantina del poeta. Il critico che riconduce, che immerge nuovamente nel suo tempo il Corneille, e ne ritenta il ritratto per renderlo più incisivo e personale, ricusa il profilo romano della medaglia, coniata dalla tradizione letteraria francese. Ma dove ricerca il vero Corneille? E se quegl'intrecci sempre più folti, se quelle figure barbariche (e specialmente quelle sue donne cosi rozze delle ultime tragedie) fossero un ingombro per arrivare al suo spirito ed alla sua verità? La sua storia interna si afforza delle sue espressioni più limpide, e non delle più oscure; si adempie su quelle vette luminose dove l'umana coscienza è so¬ la con la sua legge e col suo dovere: cioè, nel Cid, in Polyeucte, in Ciniia, di cui Wilhelm Meister diceva: i Un complesso così singolare, così semplice e così bello ! Tanta grandezza, e che pare così naturale ! ». Era questo il Corneille compreso dal Goethe e da Napoleone. La tradizione che lo isolava come poeta della volontà era guidata da un'intuizione sicura: essa veramente lo liberava nella sua vittoria e nell'altezza ch'èsua. Quella dello Shakespeare è un'altra; ed è tutt'altra. La zona « scespiriana » del teatro'del Corneille è quella che ci aiuta a situarlo nello spirito del Seicento, e nella letteratura europea ; ci aiuta, inoltre, a meglio raffigurarne la formazione artistica. Ma quanto più è Corneille, tanto è più solo ; ci siamo appena liberati dall'inane e secolare confronto col Racine: speriamo che quello con lo Shakespeare non incominci ora il suo corso, anzi si chiuda senz'altro, come- un episodio, scintillante e fugace, della critica drammatica. Ferdinando Neri

Luoghi citati: Europa, Francia, Londra, Parigi, Roma, Venezia