Le nuove proposte di Praga presentate come base di negoziato di Guido Tonella

Le nuove proposte di Praga presentate come base di negoziato Le nuove proposte di Praga presentate come base di negoziato // governo ungherese non le trova accettabili ma si riserva di inviare una dettagliata risposta per via diplomatica (DAL NOSTRO INVIATO) Budapest, 24 ottobre. Dopo aver prudentemente cercato di conoscere in anticipo le reazioni dell'opinione pubblica ungherese, in vista di possibili mercanteggiamenti, lanciando via radio delle pretese indiscrezioni sulle nuove contro-proposte da eoltoporsi a Budapest, Praga si è decisa finalmente a dar forma concreta a tali sue contro-proposte, facendole pervenire ufficialmente al governo ungherese. Un corriere speciale è arrivato a Budapest nella notte da sabato a domenica. Il UonsigUo dei Ministri si riuniva in seduta straordinaria fin dalle prime ore della mattinata di domenica, per procedere all'esame del documento. Al termine della seduta il capo del governo, signor Imredy, era ricevuto dal Reggente Horty. La presa di posizione magiara In serata veniva diramato il seguente comunicato ufficiale: « Il governo cekoslovacco ha consegnato ieri la sua proposta per le modifiche della frontiera ungaro-cekoslovacca al Ministro d'Ungheria a Praga. La proposta questa volta cerca di corrispondere in maggior misura alle esigenze etnografiche dell'Ungheria. Ma anche se il territorio offerto si avvicina per estensione ai limiti della distribuzione etnica della popolazione ungherese di Slovacchia, la proposta, nella sua forma attuale, non pud essere accettata, perchè delle assai importanti città ungheresi continuerebbero a rimanere sotto la sovranità cekoslovacca. Pozsony, Nyltra, Kassa, Ungvar, Munkacs rimarrebbero fuori dei limiti proposti. Il ministro degli Esteri di Cekoslovacchla ha comunicato al governo ungherese che la sua proposta può essere considerata base generale di trattative, le quali non escludono ulteriori modifiche. DI conseguenza il governo ungherese, dopo essersi attentamente occupato delle nuove proposte cekoslovacche, ha deciso che comunicherà entro breve termine una risposta dettagliata per via diplo matiea al governo di Praga ». Pur urtandosi ad un nuovo rifiuto ungherese, Praga ha dunque manovrato in modo da non rompere i ponti. Un passo innanzi sulla via delle concessioni è stato fatto, dato che stavolta, invece dì settori distinti di territori rivendicati dall'Ungheria, la zona offerta s> estende in' larghezza con una striscia continua, lungo tutta la linea di frontiera dalla Slovacchia (a parie la regione di Pozsony Bratislava) fino all'estremo limite occidentale della Rutenio, al punto d'incontro col confine rumeno. La zona è più estesa anche in profondità: tuttavia non tale da s'odaisfare le esigenze ungheresi, traga si e preoccupata infatti a' escludere i diversi centri urbani che comandano l'uscita dalle valli dei due massicci montuosi della Slovacchia e della Rutenio, (quest'ultimo in particolare), così da euitara il pericolo che queste regioni abbiano a cedere ad un immediato quanto automatico orientamento verso l'Ungheria. Se per Pozsony (Bratislava) le resistenze oeke possono apparire in certo senso comprensibili, assolutamente inconcepibile è invece l'esclusione di Kassa, come pure, per quanto riguarda il settore occidentale, di Munkacs ed Ungvar, che, come tutti sanno — ed i documenti del censimento del 1910, svolti quando l'Ungheria poteva sembrare al sicuro da qualsiasi minaccia di smembramento, lo comprovano — sono entrambe città abitate in prevalenza da popolazione magiara. Ma naturalmente Praga sa che i due centri di Ungvar é Munkacs sono le chiavi della Rutenia, e Quindi la resistenza su queste duo teste di ponte è in funzione della opposizione ad una frontiera comune tra l'Ungheria e la Polonia. Patriottica impazienza Malgrado il distacco domenicale del pubblico aalle preoccupazioni dell'attuale momento politico, abbiamo notato come questa nuova proroga si urti ad un acuito sentimento di impazienza. Ci si domanda fino a quando sarà lecito a Praga speculare sulla calma dell'Ungheria e cercare d: fare dei mercanteggiamenti su <2> una questione in cui l'Ungheria ha impennato non soltanto il suo onore, ma il suo slesso sangue. Abbiamo avuto occasione domenica mattina di assistere aìli tradizionale manifestazione del cambio della guardia al monumento etetto sulla Piazza degli Eroi per simboleggiare la volontà della nazione magiara di non mai accettare le mutilazioni del trattato del Tnanon. Una folla commossa e fremente ha presenziato a questa manifestazione ed ha applaudito calorosamente gli esponenti dei diversi gruppi di nazionalisti, ai quali era devoluto stamane la guardia d'onore. Le band.ere sono state inclinate sul mausoleo di granito che ■acchiude la terra del Feliveh, dell'Alta Ungheria, e la /olia ha gridato con voce possente il suo giuramento di portare queste bandiere fino alle vette dei Carpazi, che hanno segnato per millenni il confine settentrionale dello Stato ungherese. Dei gruppi dell'estrema destra, appartenenti alle organizzazioni nazionaliste di Szalassy, hanno poi manifestato nelle vie per reclamare delle misure radicali e contro i nemici di fuori, che occupano il territorio sacro della patria, e contro i nemici inferni, gli ebrei, di cui mai come in questi giorni si può misurare il dì stacco dall'anima «azionate ma» giara. Assolutamente estranei al fremito che percorre il paese che li ospita e che ancora recentemente ha dato prova nei loro confronti di generosità, rinunciando ad applicare la già prevista legislazione anti-se7nita, ecco gli ebrei che affollano i caffè del centro, ascoltare senza batter ciglio, con una indifferenza disgustosa, il patetico appello rivolto da Imredy alla nazione, perchè dia prova di fermezza, in questi momenti decisivi. , « Lavoro e terra — ha detto Imredy, delineando a grandi tratti quello che sarà il programma futuro del suo governo — lavoro e terra devono ormai essere alla base della nuova vita sociale dell'Ungheria. All'ordine del giorno dulia nazione deve citare la popolazione agricola, la quale, in contrasto con le pallide ansie ed il patriottismo da strapazzo di tanti altri, con magnifica disciplina ha abbandonato le falci e le vanghe per impugnare le armi. Questo meraviglioso atteggiamento della popolazione agricola, che costituisce il nerbo dell'Ungheria, deve rimanere non soltanto come un ricordo, ma come un eterno monito per tutti ». Ungheresi arrestati dai ceki Una notizia che ha sollevato una emozione enorme è quella dell'imprigionamento da parte dei coki di un gruppo di alcune centinaia di giovani patriotti ungheresi, i quali, non resistendo all'impulso del loro animo generoso, hanno attraversato la frontiera del Trianon per correre in soccorso dei fratelli di sangue, rivoltatisi contro gli oppressori. Tra essi si trova uno dei capi della piit importante organizza' alone nazionale giovanile, l'associazione dei Tttrol, Giulio Szabo, di ventotto anni, conosciuto come uno dei migliori elementi della nuova generazione magiara. Con lui sono arrestati Kemery e Raikay, pure notissimi a Budapest negli ambienti della gioventù magiara. Non si sa esattamente come essi siano caduti in mano del nemico. E' da ritenersi che questi giovani ungheresi si trovassero mescolati alle formazioni di franchi tiratori, che si sono organizzate spontaneamente all'indomani di Monaco nei territori cekoslovacchi abitati dalla minoranza magiara. E' probabile che una di queste formazioni, accerchiata dalle truppe ceke nel corso della battaglia impegnata fin da tre giorni or sono davanti a iifun> kaos, in Rutenia, sia stata costretta a deporre le armi. I ceki hanno cercato di strappare delle dichiarazioni ai giovani nazionalisti ungheresi, dichiarazioni che, incise su disco, sono state fin da iersera trasmesse dalla radio d> Bratislava, a scopo di denunciare — oo?ne ha detto l'annunciatore ceko — « l'intervento illegale dei terroristi di Budapest sul territorio cekoslovacco ». Illudendosi di*creare conquesto un incidente internazionale, a suo favore, Praga ha finito per trascurare l'effetto propagandistico che queste dichiarazioni avrebbero avuto sulla popolazione magiara. Con magnifica fierezza Szabo ed i suoi copipagni, rivendicando l'intera responsabilità del loro gesto, hanno affermato di non temere la sorte che è stata loro minacciata dal ceki, di non avere rimpianti e di essere sicuri che l'Ungheria saprà far trionfare il suo diritto. Altri prigionieri hanno accennato chiaramente alle intenzioni ceke di usare di loro come ostaggi per premere sull'opinione pubblica ungherese nel corso delle trattative. L'indegno procedimento, tendente a far oggetto di mercanteggiamento di queste giovani vite, non può che sollevare un obbrobrio universale nei confronti del governo di Praga. Se i nomi di nuove vittime dovessero aggiungersi alla lista del martirologio magiaro, implacabilmente rafforzata sarà la decisione dell' Ungheria di aver giustizia, a qualsiasi costo e con qualsiasi mezzo. Guido Tonella.

Persone citate: Giulio Szabo, Szabo