Lo scoglio della Russia subcarpatica nelle trattative tra Praga e Budapest di Mario Bassi

Lo scoglio della Russia subcarpatica nelle trattative tra Praga e Budapest Lo scoglio della Russia subcarpatica nelle trattative tra Praga e Budapest La parte di Varsavia e di Bucarest nel dibattito - Confusioni interessate e spropositi geografici dèi contradditori delle aspirazioni ungheresi Il patto tra la Cekoslovacchia e la Russia considerato decaduto Praga, 21 ottobre. E' impressione diffusa che la tuazione accenni al miglioramento. Ma sarebbe difficile specicare donde poi si ritragga queta impressione, da quali fatti conreti, da quali notizie accertate. ncora oggi non si sa proprio ulla dei risultati, positivi o neativi che stono, del viaggio in ermania a Berchtesgaden dei ministri slovacchi Tiso e Durcianky e del ministro carpato-russo acinsky, e dei loro colloqui con Hitler. E, mentre da un lato si iniste che sarebbe imminente la ipresa delle trattative con l'Unheria, d'altro lato parrebbe si olesse far intendere che la quetione delle frontiere sarebbe già isoluta, in via di massima, attraerso Berlino e Roma; sicché la Delegazione cekoslovacca e quella ngherese si riunirebbero, non più er discutere la questione stessa, ma semplicemente per concordare applicazione pratica della risola ione già adottata. Soluzione di massima? In altre parole: sarebbe già fisato e accettato il principio informatore della risoluzione; e si ratterebbe ora delle condizioni e modalità dell'applicazione effettiva. Frontiere tracciate idealmene, concettualmente, si dovrebbe ora segnarle quali risultino sulla carta geografica; meglio come si fissino nella materialità del terreno. Poi, il complesso, sempre ingente e intricatissimo, delle subordinate questioni e dei problemi dipendenti verrebbe demandao a Delegazioni e Commissioni suppletive, con un discreto margine di tempo per espletare l'arduo lavoro. Ciò si ammette, o quasi, in ambienti di solito abbastanza informati. Ma con ciò si verrebbe a stabilire che dei tre capitoli di richieste presentati dagli ungheresi, ii sarebbe liquidato il primo capitolo, cioè quello delle frontiere slovacche-ungheresi, o piuttosto si sarebbe incamminati sulla via dela liquidazione. Resterebbero però sospesi gli altri due capitoli: quelo del plebiscito in Slovacchia e il terzo, concernente la Russia subcarpatica e la desiderata frontiera comune fra la Polonia e Ungheria, appunto per la Russia subcarpatica. E qui il buio torna ad addensarsi fitto, e qui non si sa proprio nulla; o soltanto si può indurre, per mezzo di qualche sus surrata notista, o attraverso com menti di giornali, che tali questio ni, e specialmente la terza, persi sterébbero tuttavia aperte e con traverse. Una speciale importanza si attribuisce per tale proposito al viaggio in Romania del Ministro polacco degli Esteri Beck e al sua incontro a Galatz con Re Carol Ma sui risultati del lungo colloquio le notizie sono incerte, t pareri disparati; e si parla di un successo di Beck, che avrebbe con vinto Re sarol dell'opportunità della frontiera comune polaccoungherese, come ugualmente si parta di un totale insuccesso, osma del rifiuto reciso di Re Carol di aderire alle aspirazioni unghe- imqetmqzilpflBRa«cssmesi e polacche Il giornale A Zet, organo, quo a Praga, dei socialisti nazionali, e di quest'ultima opinione, pubblicando stamane che « le notizie da Bucarest,concordano nel rilevare che Re carol ha respinto le proposte di Beck ». Il giornate, avendo specificato che le proposte stesse di Beck si sarebbero concretate nella rinunzia dell'Ungheria alle proprie rivendicazioni in Transilvania, in cambio dell'appoggio della Romania per la questione della Russia subcarpatica e della frontiera comune con la Polonia; e avendo indi tratteggiato un quadro a tinte forti della situazione della Romania e delle concupiscenze e dei pericoli che minaccerebbero questo Stato, cosi ricco di risorse naturali, fra cui, invidiatissima, quella del petrolio; l'organo praghese, dunque, dei socialnazionali viene a concludere, secondo il suo punto di vista, e insistendo sull'insucces so, che esso dà per sicuro, della missione di Beck presso Re Carol:«La situazione della Ronfania risulta pertanto quanto mai delicata. Ciò non ostante, la Romania stessa rimane fedele ai patti. Oggi che i trattati non sono che pezzi di carta, che gli Impegni vengono sciolti senza arrossire di vergogna, che l'egoismo è considerato come il non plus ultra della saggezza politica, la fedeltà del cavalleresco Re di Romania e della sua Naziona rispecchia tanta di gnità e tanta onestà, da destare n noi sincera e riconoscenté^ammirazlone ». Ho voluto riprodurre testuali ueste righe dell'A Zet, percftè sprimono molto significativamene anche lo stato d'animo della maggioranza dei cekoslovacchi in uesti giorni. Naturalmente, notiia e giudizio sono del giornale e o li ho riferiti semplicemente per a ragione che ho detto. Ma nè da parte mia, nè per altra qualunque onte, non mi consta nulla sul'esito dell'incontro del Ministro Beck di Polonia con Re Carol di Romania, e potrei ripetere ciò che ammettono i Narodni Llsty che « le notizie che parlano di un sucesso o di un insuccesso di questi sforzi della Polonia in Romania ono evidentemente premature ». Gonfiature e confusioni Da questo osservatorio di Praga non si può, per ora, assolutamente scorgere come spiri da quela parte il vento. Certo peto la questione della « .Russia subcarpatica » è all'ordine del giorno. E intorno ad essa la stampa praghese si diffonde con abbondanza di disquisizioni e illustrazioni. Quale ne sia l'intonazione ognuno comprende, senza che ci dilunghiamo ad esaminare particolareggiatamente questi articoli. In sostanza, si afferma e si gonfia che l'autonomia che Praga ha riconosciuto anche ai ruteni; la costituzione del Governo autonomo della Russia subcarpatica e V interpretazione che si è data di questi fatti e ìa propaganda stessa esercitata in argomento, avrebbero mosso le già stagnanti acque del nazionalismo ucraino. Intendiamoci bene, per non incorrere in una confusione che è servita e serve a certe tesi politiche, ma che travisa fondamentalmente la verjtà: intendiamoci bene: i ruteni non sono per niente ucraini, come qualcuno, per avvalorare le suaccennate tesi politiche, pretenderebbe fare credere; i ruteni vanno distinti dagli ucraini altrettanto, mettiamo, quanto gli slovacchi, o poco meno; ma nel territorio della Russia subcarpatica — e rileviamo che il nome della regione è di recente conio e anch'esso concorre a creare un po' di confusione, ad alterare le'idee, — nel territorio dunque di quella che adesso qui chiamano la Russia subcarpatica, e che non è poi niente altro se non la tradizionale Rutenia, già provincia della Corona di Santo Stefano; in quel territorio, dunque, abita una esigua, molto esigua minoranza ucraina. E questa minoranza è per lo più costituita da immigrati di guest» ultimi anni, profughi dalla repubblica dei Soviet, dopo che la tirannide di Mosca sottopose la ribelle Ucraina russa a quel trattamento di ferro e di fuoco, che resta nella storia come uno degli esempi più spietati e tremendi di ferocia sistematica, anzi di macellazione di un popolo. Si diedero esempi di questo genere, per citarne uno: gli agenti e funzionari di Mosca facevano saltare in aria le scuole ucraimi con la dinamite mentre c'erano dentro gli scolari, ragazzi, bambini a diecine e centinaia. Ruteni e ucraini prò, questi disgraziati profughi ucraini sono anch'essi messi a profitto da Praga: la Rutenia diventa dunque la Russia subcarpatica; i ruteni si confondono con gli ucraini; e la Russia subcarpatica autonoma, con popolazione ucraina, non dovrebbe avere più niente a che fare con quella Rutenia di venti anni fa, che era inclusa nell'Ungheria; ma costituirebbe un problema a sè, in cui gli ungheresi non avrebbero niente a che vedere e che interesserebbe invece la nazionalità etnica e il nazionalismo ucraino, il quale infatti si agiterebbe, protesterebbe contro la restituzione della Rutema all'Ungheria o, come qua invece si dice, contro l'usurpazione della Russia subcarpatica pei parte dell'Ungheria, si indir/nerebbe al progetto della frontiera comune ungaro-polacca. Ed ecco perchè leggiamo oggi, messi in bell'evidenza, nei giornali praghesi, notiziari e trafiletti di questo genere: «La notizia della nomina del Governo autonomo subcarpatico ha destato enorme .entusiasmo fra gli ucraini di Polonia. A Leopoli hanno avuto luogo imponenti dimostrazioni dell'elemento ucraino accompagnate da scontri e con¬ cnahsMsstqFlrmrsuarirecalaes?» "rifili na5io,n.aTÌ8U P°Jjccy-La Direzione dell Unione Nazio-naie Ucraina, che da tre anni col-labora con il Governo polacco e he, unica fra tutti i partiti ucraii, aveva preso parte In Polonia lle elezioni del novembre scorno, a inviato al Presidente del Coniglio Slawoji-Skladkowski e al Ministro Beck un memorandum ulla Russia subcarpatica. In queto memorandum al protesta conro l'atteggiamento preso nella uestione subcarpatica dalla stam- a governativa polacca e contro idea sostenuta dal Governo poacco nella questione delle frontiee comuni con l'Ungheria. Il memorandum termina con la dichiaazione che gli ucraini di Polonia ono decisamente contrari alla unione della Russia subcarpatica all'Ungheria ». Mi è parso perciò di proposito ricordare i dati di fatto e appura e i termini della questione, per vitare ed eliminare V equivoco, cui si sta ad arte lavorando; ed anche perchè i peggiori errori dela pace di Versaglia originarono appunto da equivoci geografici ed etnici e storici di questa sorte, da gnoranze grossolane della geografia e della etnologia e della storia. Oggi è opportuno informarsi; e da parte del giornalista è doveroso mettere in guardia il pubblico dei lettori contro certi rifacimenti artificiali di nomi e scambi di concetti. Dichiarazioni di Sirowy Oggi il Presidente del Consiglio generale Giovanni Sirowy ha ricevuto i rappresentanti della Agenzia ufficiale Ceteka, ai quali si è compiaciuto di fare dichiarazioni. Egli ha lodato sopratutto la disciplina e il senso civico dimostrato dalla popolazione cekoslovacca durante la crisi e durante l'evacuazione dei territori ceduti alla Germania e alla Polonia. Uno speciale elogio il generale Presidente del Consiglio ha tributato all'esercito e ai funzionari civili. Ha dichiarato che la smobilitazione dell'esercito e il riordinamento dello Stato procedono con regolarità perfetta. Ha parlato dei provvedimenti del Governo per la ricostruzione economica, dicendo che è stato garantito il livello di scambio della moneta cekoslovacca, mentre si sta trattando a Londra e a Parigi per dei prestiti intesi a fronteggiare le nuove necessità del bilancio dello Stato e della economia della Nazione. Ha annunziato una nuova organizzazione del lavoro, corrispondente alla nuova organizzazione cui si deve procedere nel campo industriale, agricolo e commerciale. Ha fatto notare che al sussidio di disoccupazione si è sostituito l'impiego della mano d'opera in lavori straordinari: e ha illustrato i vantaggi morali, oltre che il profitto economico, di questa diversa concezione e pratica dell'assistenza dei lavoratori. * In tema di politica estera, il generale Birowy ha dichiarato la leale intenzione della Cekoslovacchia di raggiungere il pieno accordo con tutti i propri vicini e stabilire con loro relazioni di cordialità; e di realizzare insieme quella garanzia delle frontiere prevista nell'accordo di Monaco e alla quale dovranno partecipare le quattro; grandi Potenze firmata rie: Italia, Germania, Inghilterra e Francia. Sirowy ha concluso che la rico struzione dello Stato dei ceki slovacchi e carpatorussi, in questa sua nuova forma cosi tripartita, con tre Governi autonomi per le tre nazionalità, con tre amministrazioni distinte è compito che richiede la massima buona volontà e il più intenso e tenace lavoro. E il Governo centrale di Praga si trova concorde e deciso nell'assumersi e nel volere assolvere questo compito degnamente e onestamente, totalmente e con rigorosa giustizia. Mario Bassi Isnfpprds