IL SALUTO DEL RE E DEL POPOLO DI NAPOLI ài diecimila Legionari reduci dalla Spagna

IL SALUTO DEL RE E DEL POPOLO DI NAPOLI ài diecimila Legionari reduci dalla Spagna IL SALUTO DEL RE E DEL POPOLO DI NAPOLI ài diecimila Legionari reduci dalla Spagna L'arrivo del convoglio e lo Starace e Alfieri presenti all' mila persone acclamano sbarco - Il Principe ed i Ministri Ciano, rdente manifestazione - Cinquecentoper le vie della città gli eroici volontari n. trionfo ; ,(DAL NOSTRO INVIATO) Napoli, 20 ottobre. Diecimila legionari, i veterani 4, «ciotto mesi di campagna, i "briosi «ti sette battaglie, fior te delle fanterie legionarie, no avuto oggi sul suolo di Natii, fra il divampante entusiasmo ■ 4tl popolo, alla presenza del Re ^imperatore e delle somme gerar■$&iie dello Staio, gli onori del '■Utrionfo. ■M- Partiti fra il novembre del 1936 tJ« i! gennaio del 19S7, alla spiccio/.filata, soli col loro grande cuore, in ™Hf un momento estremamente incerto Il per le sorti del Mediterraneo e del' l'Europa, hanno conosciuto oggi le ore solari e brucianti di una grande apoteosi popolare, alla quale sono andati incontro con le loro formazioni compatte, spiegando al sole gagliardetti che il vento del combattimento e iella morte ha tante volte sfiorato. Il luminoso ritorno Su di loro, intorno a loro, per ìe.vie tumultuose è spettacolose di Napoli, l'epopea batteva le sue grandi ali. Tutto il sacrificio, tutto l'eroismo, tutto l'impeto travolgente della guerra legionaria rivivevano in questo luminoso ritorno. E i protagonisti della sanguinosa e cavalleresca impresa campioni dell'Italia guerriera e proletaria; i protagonisti degli as salti irresistibili, dei fulminei in seguimenti, dei temerari colpi di mano, delle disperate resistenze; gli uomini di Malaga, di Bilbao, di Santander, di Guadalajara, di Bermeo, di Gandesa, di Alcaniz, di Tortosa, di Temei, di Albentosa, di Javalambre, sono apparsi circonfusi di una luce di leggenda, che più sembrava risaltare nel comportamento modesto e naturale, nella semplicità così umana e così toccante con cui essi si presentavano agli occhi delle folle acclamanti. Per Napoli e per quanti da ieri erano qui affluiti per fare onore ai reduci, è stata una giornata di ebbrezza: dell'ebbrezza che solo lo spettacolo del coraggio sa dare. Parata a festa, addobbata di bandiere, rivestita di fiorì, tappezzata di manifestirla città era dall'alba come protesa sul mare quando, annunziate dal fitto sibilare delle sirene, sono apparse all'orizzonte, fra la serica fascia della nebbia e nella cintura d'acciaio degli incrociatori di scorta, le navi dei diecimila* una corrente di entusiasmo elettrizzante è corsa da un capo all'altro dell'immenso anfiteatro, là dove tutto il popolo, affacciato sul golfo come dal parapetto di un balcone smisurato, attendeva lo scoccare di questo grande momento. Quattro piroscafi, il Sardegna, il Piemonte, il Calabria e il Liguria, avanzavano nel porto col loro carico di gloria. Navi favi diari a Napoli, che tante volte le salutò salpanti per l'Africa Orientale in un'altra ora ansiosa della vita nazionale, traboccanti, come oggi, di giovinezze intrepide avviate a difendere con le armi l'onore e gli interessi della Patria. Questa mattina, per far loro posto, i lussuosi transatlantici che usano addossare le loro sagome imponenti alle chiare costruzioni della nuora stazione, erano stati «declassati »: cioè trasferiti lontano, fra le grigie polverose installazioni del vecchio porto. Lo specchio d'acqua, che è l'ingresso d'onore di .Napoli marittima, era sgombro: e sgombro era pure, fra la gala delle mille bandierine, tutto il vasto piazzale d'intorno, fino alla cancellata, dietro cui faceva ressa con trepido cuore e umido ciglio la massa innumere dei babbi, delle mamme, delle spose, dei figli, venuti qui da ogni parte di Italia, incontro ai loro cari, per riabbracciarli e vivere al loro fianco il tripudio di questa celeqrazio ne nazionale. Truppe intatte, non stanche Alle 9 tutte e quattro le navi erano attraccate: nel lato più interno del molo il Piemonte, che portava contingenti della divisione « Littorio » e reparti di formazione; poi il Sardegna su cui erano imbarcati il comando del corpo di spedizione e il grosso della «Littorio*; all'estremo, affiancate, il Calabria e il Liguria coi battaglioni Camicie nere della « £3 Marzo ». Con la merlatura viva di migliaia di soldati assiepati ai parapetti, issati su tutti i ponti, aggrappati agli alberi e al sartiame, sventolanti berretti fucili fazzoletti, fra lo sventolio dei gran pavesi, nel tumulto e nel gridio che si levavano da ogni dove, le navi erano l'imagine stessa della giovinezza e della gloria. Nessun proemio più entusiasmante alla grande niornata, che si iniziava, di alleava festosa irruzione nella cornice fino allora nuda del porto vuoto. Al centro del porto gli equipaggi dell' Eugenio di Savoia e del Duca degli Abruzzi, schierati sui ponti, rendevano gli onori. Ae?-ei sorvolavano le unità, mescendo la loro voce di bronzo alla voce degli uomini. Una opportuna disposizióne del comando militare aveva provocato l'ermetica chiusura di tutti gli accessi al porto, perchè nessun estraneo turbasse le operazioni di sbarco e i preparativi della rivista che il Sovrano avrebbe passato ai reduci. Siamo tuttavia riusciti a forzare, al seguito di pochissimi privilegiati (fra cui erano il Capo di Stato maggiore della Milizia, gen. Russo, l'ambasciatore di Spagna a Roma Garcia Condé e il Comandante del Corpo d'armata di Napoli S. E. NicolosiJ la severa consegna. Abbiamo avuto così l'onore di avvicinare fra i primissimi i Reduci gloriosi, ci siamo .mescolati ai legionari, ci siamo intrattenuti con. gli ufficiali. La sensazione che ne abbiamo riportata è stata di primo colpo entusiasmante. L'Italia non ha ritirato dalla Spagna truppe logore o stanche, ma unità dalle energie intatte, che avrebbero potuto continuare a covibattere e a vincere all'infinito. E' stato un contributo alla pace che il Duce ha voluto dare; nessun'altra ragione ha ispirato il richiamo. I combattenti lo sanno: si sono distaccati non senza una venatura di nostalgia dal paese dove hanno prodigato le loro virtù guerriere e dove l'impresa liberatrice non è ancora giunta al termine. Un'altra percentuale di coloro, che pure per la loro anzianità avrebbero avuto diritto al rimpatrio, ha 'Preferito restare nelle formazioni volontarie che conserveranno all'esercito di Franco il contributo delle armi italiane. Rivivono le pagine eroiche La nostra visita ha avuto inizio dal Liguria, ove erano imbarcati 1300 uomini e 1X8 ufficiali della « 23 Marzo »: due interi battaglioni, l'« Inesorabile ». del 5° reggi mento Camicie Nere, e l'« Invin cibile » del 7», entrambi al coman do del console Calzolari che ebbe ai suoi ordini, durante la campana, il secondo dei due. Con l'« Invincibile », fedele al motto « Co raggio vince la morte », è tornato il labaro del 7° che iniziò la cam pagna nella disciolta Divistone delle Fiamme Nere e s'è guada gnato la croce al Valore militare spagnola. Sul Liguria era anche imbarcato il 9° reggimento con due battaglioni misti di artiglieria e servizi. Altre unità della « 83 Marzo », e precisamente del 4° reggimento, comandato dal colonnello Bronzino, veronese, abbiamo trovato sui Calabria: 1J/50 uomini e 67 ufficiali, tutti dei battaglioni « Toro » e « Bufalo ». Anche questi nomi restano consacrati alla storia nelle splendide pagine di questa impresa guerriera: non c'è stata azione in cui i due battaglioni non siano stati impegnati in compiti di decisiva importanza. Malaga, Guadalajara, Bilbao, Santander, Ebro, Levante, Alto de Buitre: altrettante strofe di uno stesso sfolgorante poema. E fu il 4° reggimento che, insieme con il 5°, richiamata la Divisione dopo appena tre giorni di riposo, per respingere una pericolosa avanzata nemica, si portò con sforzo immane, rapidissimamente, sulla linea e, precipitandosi da Sierra Javalambre come una valanga di ferro e. di fuoco, ributtò sanguinosamente i rossi ristabilendo integra la compromessa situazione. Il Sardegna accoglieva il comando del Corpo legionario,- col generale Berti, ed i quartieri generali della « 23 Marzo » con il generale Francisci, e della «Littorio » con il generate Bergonzoli. Una nota gentile era data, au questa nave, dalla presenza di alcune signore e signorine:' c'erano la figliola del generale Francisci, signorina Fernanda, ■ e le consorti di alcuni ufficiali, sposati in terra di Spagna. A bordo abbiamo trovato anche il'maggiore spagnolo Ponce de Leon, ufficiale di ordinanza del generale Franco, che ha voluto testimoniare con la sua presenza: in questa trar smigrazione la solidale fraternità della Spagna nazionale. La nave accoglieva inoltre 932 fanti,- 99 sottufficiali e 34 ufficiali del 3.o reggimento fanteria « Fiamme Nere » della divisione «Littorio*, tutti dei battaglioni « Carroccio», comandato dal primo seniore Arru, e « Temerario »,. nonché 30 ufficiali, 130 sottufficiali e 1335 fanti del 2.0 reggimento con due battaglioni. Lo. sbarco: gloriosa rassegna Un altro battaglione del 2.o reggimento e il battaglione'« Folgore* del 3.0.reggimento della «Littorio» erano imbarcati sul -Piemonte, insieme con un reggimento di formazione in cui erano raggruppati altri volontari' delle due divisioni e elementi isolati delle unità miste « Frecce Nere » con la raggiera di strali, che è- il- distintivo del corpo, e il motto «Agredir para vincer»* Complessivamente 2673 soldati,. 99 ufficiali, 266 sottufficiali 'agli ordini del console-Grillo. Il .sentimento che si esprimeva negli 'atti, nello sguardo, nelle pip; role. di questi soldati era un sentimento di .fierezza orgogliosa.-Xrano uomini che tornavano in Patria con la coscienza diaver compiuto fino in fondo il loro dovere. ' Quando parlavano delle pròve fornite dalle .loro unità dai nomi pittoreschi, il loro linguaggio si animava; si additavano i decorati, si ricardava.no i nomi degli eroici caduti,.rievocavano episodi e momenti culminanti della guerra. Ognuno portava con sè il ricordo di un'azione in cui il reparto s'era distinto ih.modo speciale. I legionari del «Temerario » parlavano della conquista del Passo dell'Escudo, che aprì alle forze'liberatrici le porte di Santander; quelli del « Folgore.» si esaltavano alla rievocazione del combattimento di La Codoniera. Una Camicia .Nera ci parlò del cappellano don Mattei, agostiniano, veterano di quattro guerre, decorato di tre medaglie al valor militare, ferito nella battaglia dell'Ebro. Il richiamo al valore dei cappellani portò il discorso sui medici e ci si indicò il tenente medico Zauli che lasciò il posto di medicazione esondò all'assalto con i fanti, alia testa di ponte di Alcaniz; e'si' ricordano i sette o otto ufficiali medici caduti, tra cui la medaglia d'oro Bossoletto, di Aosta, che a Cherta, visto che una compagnia aveva perduto tutti gli ufficiali, ne.prese il comando e cadde da prode alla testadelle truppe. Dal Llguriascendeva intanto un sergente mutilato, medaglia d'argento; perduto il braccio sinistro a. Santander con le «Fiamme ■Nere », riputò il rimpatrio e. restò a combattere fino alla fine con Is «'23 Marzo ». Ne notammo il nome: Montevecchi. Non troviamo più, invece,,nei nostri frettolosi appunti, il nome di quel sottufficiale che, vero papà dei legionari, benché cinquantottenne, s'è fatta tutta la campagna ed—è- rimasto in Spagna per continuare a combattere. Poco dopo le 1S si inizia lo sbarcare i battaglioni si raccolgono nel vasto piazzale. Volti scolpiti dalla salsedine del mare e dal riverbero delle nevi e delle petraie, molte capigliature e barbe grigie, perchè n'el. corpo volontàri abbondano gli uomini, maturi. Ma in tutti una vigorosa, quadratura di membra, una espressione ardita e risoluta; nessuna traccia' di sofferenza ' o dì stanchezza. Vorremmo avere'con noi sul piazzale quei colleghi stranieri' i quali hanno annunciato, ironizzando, che l'Italia avrebbe ritirato dalla Spagna 10 mila 'feriti: e'malati. Altro che malati! Quelli che-ci stanno davanti non sembrano soldati reduci da .una lunga. campagna, ma truppe.)fresche avviate per la prima volta al combattimento. E' un ritorno; ma ha tutta il colore e la freschezza di un'entusiastica partenza. Suila distesa delle teste,: fieramente levate in alto, sotto :il limpido ■ sole di Napoli,' alitano alla brézza le bandiere e gli stendardi: ecco quello del battaglione « Car-. roocio» (il Viotto del battaglione è: Dio lo vuole >) con la croce rossa in campo bianco. Lungo l'asta una.placca sagomata reca incisi i nómi dei Caduti. Il battaglione « Temerario »,-che ha per motto « .bruciamo non luciamo », ha invece segnatici - nomi dèi suoi Caduti su dei pugnali confitti a mo dì spilli sul gagliardetto. Mentre-Io schieramento si compone, passano i comandanti. I legionari li applaudono con un fervore che testimonia la popolarità dei capi. E' un applauso in cui vibra la sconfinata'ammirazione dei soldati, che hanno visto molti- dei iqroidoìilandanti andare all'assalto è cadére-da eroi. Ma è un applauso in 'cui vibra anche un senso di intimità: affettuosa, l'intimità -del 'distacco. Tra qualche ora, rientrate alle loro basi, le unità si scioglieranno e'ognuno rientrerà alla rispettiva..casa;. tanta comunanza.di.vita cementata dai rischi supremi è prossimaal termine. 1 volontari lo sentono e confondono in .una sola acclamazione vecchi e nuovi comandanti. Tra i vecchi, venuto-a incontrare i suoi ragazzi, è il generale Biscaccianti, vice-divisionario della « Fiamme Nere » a Santander. Egli è circondato da centinaia di Camicie Nere pia-udenti. Riconosce, uno per uno i suoi soldati, li saluta - non senza commozione. «Sono venuto■ a ringraziarvi ancora una volta di quel che'avete fatto. Chi ha vissuto con voi non lo divienticherà mai ».• L'arrivo del Re Ma qui non^ci sono solo-antichi generali della guerra di Spagna venuti a incontrare i reduci: molti commilitoni, invalidi e feriti, sono accorsi, dagli ospedali ancora malférmi-per presenziare a questo ritorno. Nel gruppo, sorretto da due legionari, è il grande invalido capo-manipolo Torraca, di Foggia,, ferito alla colonna vertebrale; nel passargli vicino il generale Bérti lo riconosce e lo abbraccia.. Poi il grande quadro si compie. Le due divisioni si schierano in lpImcipBtqseTrgliqttvpdsbqldafipemmmotgsiildCPpa linea di colonne di battaglioni, sul piazzale della stazione marittima. I soldati, in perfetto equipaggiamento di guerra, gli elmetti di acciaio accesi da cupi barbagli sotto il sole, formano una massa compatta di armi, di muscoli, di cuori. B' in uh rettangolo di qualche centinaio di metri di lunghezza e di qualche decina di profondità, che si condensa tanta gloria, tanto eroismo, tanta potenza guerriera. Tra poco saranno qui il Re Imperatore, il Principe Umberto, le alte gerarchie dello Stato; in nome della Nazione tutta, essi saluterannoin questi diecimila volontari, in questi modesti figli dell'Italia contadina, operaia, artigiana, tratti in terra straniera a combattere e a vincere per un altissimo ideale, la più genuina e nobile espressione del popolo nuovo. Dal nostro posto di osservazione su questo piazzale, non ci è possibile seguire quel che avviene in questo momento in altre parti della città,, lontano da noi. Non vediamo che il grande? sterminato ammassamento del popolo che infittisce in piazza del Municipio e i palazzi monumentali imbandierati e incorniciati di folla. Non udiamo, ora, che.il respiro di una immensa popolosa città, ansioso e tumultuoso nell'attesa. Solo più tardi sapr&mo che alle ore 14,b5 il treno del Re Imperatore è giunto alla stazione di Mergellina. Qui, tra le bandiere e gli stemmi reali, erano ad attendere il Sovrano il Principe di Piemonte, il Ministro degli esteri conte Galeazzo Ciano, giunto poco prima da Roma in- rappresentanza del Capo del Governo, il Segretario del Partito, il Ministro della cultura popolare, molti Sottosegretari e alte personalità, tra cui il Prefetto di Napoli S. E. Marziali. S. M. il Re Imperatore, disceso dalla vettura-salone, si è incontrato con il suo augusto figliolo, con il quale.ha scambiato un affettuoso saluto. Quindi ha ricevuto l'omaggio dei Ministri e dei Sol tosegretari, nonché del Prefetto e delle autorità napoletane; in/ine egli si è intrattenuto brevemente con i Ministri. Poscia in auto, col Principe, si è recato alla stazione marittima del Littorio, seguito dal corteo delle macchine nelle quali avevano preso posto le alte autorità dello Stato: Sono le 15 quando scorgiamo in distanza il sopraggiungere del corteo reale. Il Sovrano scende dall'auto di fronte all'idroscalo; le batterie delle navi da guerra salutano con le salve regolamentari mentre nel cielo volteggiano stormi di apparecchi e le bande into-nano la Marcia al campo e l'Inno reale. Il Re Imperatore viene ricevuto dal comandante delle truppe volontarie, S. E. il generale Berti, quindi si avvia, paxsa dinanzi alle truppe, rigide nel « pie-; sentat'arm ». osserva il fiero por-( lamento e saluta le bandiere gloriose. Alla sua sinistra è il gene- vSrpfiddncsntdmuccvirale Berti: seguono il Principe di,Piemonte, il Ministro Galeazzo acclamazioni giungono dalla folla I \che è oltre i cancelli della stazio-] Ciano, il Ministro Segretario del Partito, il Ministro della Cultura Popolare, i Sottosegretari alle Forze annate e le altre autorità. La rivista e lo sfilamento Al passaggio del Sovrano ogni ! reparto, al comando dell'ufficiale, lancia il saluto al Re. Ventate di ne. Il Sovrano continua a percorrere tutto il fronte dello schiera mento, con passo lento: sembra\ ipassaggio in ; ( voler fissare negli occhi i legionari e leggere nei loro cuori. Il Re Soldato, erede di una stirpe guerriera, sa riconoscere i segni del coraggio e del valore ' come nessuno; il suo volto esprime soddisfazione, compiacimento, lode. Poi la rassegna* è finita. Il Re Imperatore all'altezza del varvo del Beyerello risale sull'auto e si dirige in via Depretis, tra calorose rinnovate acclamazioni. Corriamo sulle orme del Re Imperatore in via Depretis, dove passerà il corteo dei legionari. Ci apriamo a stento il cammino nel denso assembramento di folin. L'aspetto della città è fantastidp. Maree di gente, sommosse da ratffic\e di .entusiasmo, ondeggiano tra gli argini di pietra dei palazzi. L'occhio vaga sperduto su queir enorme rimescolio di uomini, d\i bandiere, di festoni, .di scritte pòh licrome. L'orecchio è percosso da un clamore altissimo che rimbonuba tra la collina e il golfo. Condoni di truppe, vasti schieramenti di organizzazioni, uniformi, donine, bambini, finestre e terrazze traboccanti di spettatori, grandi ritratti del Re Imperatore, evviva), battimani, richiami che si incror ciano da un lato all'altro delia strada, clangore di fanfare, cori possenti di migliaia di voci e l'inno « Giovinezza » che di quando in quando sembra riassumere tufrto quello che v'è di inespresso le di inesprimibile nel cuore della moltitudine. Il Sovrano. ha preso posto in una tribuna sulla via .Depretis e con Lui sono il Principe e le alte cariche dello Stato. Grida di « viva il Re imperatore, viva il Principe, viva Casa Savoia», Lo investono da ogni lato. Poi si uria « viva i legionari! ». Ecco, fra i cordoni di truppe che presentano le armi, i reduci di Spagna; in file di 18 uomini, Ce due divisioni avanzano. E' in testa il 'generale Berti a cavallo. Procedono quindi i ferrei battaglioni della « Littorio »; chiudono la sfilata le invitte Camicie nere della « SS Marzo ». Ogni divisione è preceduta dal-suo comandante a cavallo. Passando dinanzi alla tribuna reale, le truppe salutano con « l'attenti a destra ». Intanto il generale Berti, discoso da cavallo, ha preso posto a fianco del Re Imperatore nella tribuna reale; a lui il Sovrano rivolge spesso la parola, ed coli indica al suo augusto interlocutore comandanti, reparti, insegne. Seno i protagonisti di IX mesi iti campagna che rendono onore aJ loro Re: uh episodi più *ougninosi e splendenti rivivono ni loro ina luce di apoteosi* L'apoteosi Perchè è una vera apoteosi quella che il popolo napoletano de¬ creta ai valorosi. Migliaia di mani si tendono verso le sete lacere e stinte del « Carroccio », delra Implacabile », dell'« Inesorabi,e - rfe, „ Tememrio y>> deì «Toro», del « Bufalo », del « Folgore », dell'in Invincibile »; nembi di fiori cadono sulle teste dei fanti delta « Littòrio » e delle Camicie nere, della «23 Marzo»; migliaia di bocche gridano i nomi di Malaga e di Tortosa, di Santander e deU l'Ebro, di Guadalajara e di Bilbao. Quando, poco oltre la tribuna reale, passa alla testa del suo re parto l'ufficiale legionario Giam paolo Ferrari, vecchio fascista Mapolefano, la folla lo strappa dalla colonna e lo porta in trionfo. \Poco oltre, le Donne fasciste han» (Telefoto) I Legionari iniziano lo sbarco alle banchine del molo Razza Re, seguito dal generale Berti, dal-Principe e dal Miniatro Ciano, passa in rivista lo schieramento (Telefoto) \ dtcfttdecPdqada\c! rlnr I reparti attraversano, la città tra due siepi di popolo acclamante JTelcfotoJ