I colloquî di Imredy e Kanya con l'inviato polacco

I colloquî di Imredy e Kanya con l'inviato polacco I colloquî di Imredy e Kanya con l'inviato polacco Coniti Ira slovacchi e celti e rivolta di ruteni nione pubblica e far credere che 'Ungheria cerca di sabotare le Dasi di un nuovo accordo. Il fatto però che una simile campagna di menzogne sia capitanata dalla radio stessa dimostra che i circoli ufficiosi non ne sono estranei. Esa permette però di mettere in dubbio la realtà delle intenzioni nutrite da Praga, quali che siano. l viaggio del Presidente del Coniglio slovacco, sig. Tiso a Berchesgaden, non desta soverchia apprensióne, poiché a Budapest si sa già quale sia il punto di vista dela Germania in materia. Tiso ed suoi accompagnatori, i ministri Durcianski e Bacinski, si sono reati da Ribbentrop per cercare di onvincere la Germania ad eserciare una pressione su Budapest in avore di una riduzione delle pre Budapest, 19 ottobre. Budapest è ancora l'unica città del mondo che non sappia nulla della ripresa delle trattative con a Cekoslovacchia: ne scrivono come di cosa decisa o addirittura avvenuta i giornali di Praga, di Belgrado, di Bucarest; soltanto l'Ungheria non ne è stata informata, nè è in grado di capire a che cosa voglia portare questa manovra ohe è incominciata ieri per mezzo dela radio. Forse si vuole influenzare Topi ese magiare. Tale è lo scopo di Sidor, presidente del partito au onomista slovacco, il quale si è ecato a Varsavia. Mentre però i ministri slovacchi anno potuto essere ricevuti da Hitler, a Varsavia Sidor non ha vuto modo di parlare con Beck, quale, com'è noto, si trova in Romania, dove, a quanto si dice, uole assicurarsi il disinteressa- mento romeno alla questione del a frontiera comune con l'Ungheia. L'arrivo a Budapest del capo abinetto del Ministero degli estei polacco, Lubienski, desta inve- e molto interesse nell'opinione ubblica la quale crede di poterrguire da questa visita un raf-orzarsi ed un precisarsi in forme articolareggiate della solidarietà olitica fra Ungheria e Polonia. Oggi Lubienski, dopo un collo- quio col Ministro degli Esteri Kanya si è recato con questi dal Presidente del Consiglio Imredy. Ne è seguita una lunga conver- azione fra i tre uomini di stato. La stampa sottolinea che tra la Polonia e l'Ungheria esistono una hiara identità di vedute e uno pirito di schietta solidarietà. Il Pester Lloyd scrive nell'editoriale di questa sera che le dichiarazioni fatte dal colonnello Beck alla Agenzia Stefani» hanno un grane significato, poiché confermano che la Polonia sta di fronte all'Ungheria con immutata amicizia, deidera una sistematica sana definitiva regolamentazione delle quetioni danubiane, e sostiene perciò e giuste esigenze ungheresi. Il giornale ritiene che anche la Romania debba essere disposta a cooperare con la Polonia nell'opporre una barriera difensiva contro il bolscevismo liquidando il problema del corridoio éeko-russo e cioè a derendo alla concezione di Buda pest e di Varsavia che non è direta assolutamente contro terzi stai e che consiste nel creare una rontiera comune ungaro-polacca ispettando naturalmente il dirito di autodecisione della Rutenia e" tenendo in considerazione gli ineressi economici di questa zona situata alla confluenza dei due tati. Il giornale ricorda inoltre in quale assurda maniera la Rutenia u a suo tempo assegnata ai ceki riportando alcuni brani di un libro del pubblicista William Martin al quale Benes dichiarò che i deegati alla conferenza della pace regalarono a Praga il territorio ruteno soltanto perchè non sapevano cosa farne. Secondo il Magyarsag la questione della fissazione delle fron- tiere cekoslovacche è entrata in una fase decisiva e il viaggio del colonnello Beck va spiegato con la necessità di esporre agli ambienti responsabili romeni il problema della Rutenia essendovi interessati non soltanto la Polonia e l'Ungheria che vogliono costituire frontiere comuni ma anche la Romania. I partiti estremisti, che nel momento attuale hanno però rinunciato al loro normale programma, per allinearsi nel fronte comune, vengono tuttavia vigilati dalle legioni di ex-combattenti, composte di 270.000 uomini, militarmente inquadrati.

Persone citate: Beck, Benes, Buda, Hitler, Ribbentrop, Tiso, William Martin