Il patto italo-inglese al Consiglio di Gabinetto di Leo Rea

Il patto italo-inglese al Consiglio di Gabinetto Il patto italo-inglese al Consiglio di Gabinetto Il Governo di Chamberlain avrebbe accettato il punto di vista italiano Londra, 19 ottobre. Si è riunito per due ore e mezzo il consiglio di gabinetto: il che vuol dire che da stasera in poi i vari uffici voci londinesi parlano al passato prossimo anziché, come hanno fatto finora alle 11 di stamane, al futuro altrettanto prossimo. Le Voci vanno, come al solito, perfettamente d'accordo. Lo Star, per esempio, scrive risultare che la questione della Palestina non è stata discussa; VEvening News dice che 11 problema della Palestina è stato lungamente discusso e che il progetto di tripartizione del mandato è stato messo da parte. Argomento del giorno Su un punto tutti i giornali d' oggi sono d'accordo. Il gabinetto si sarebbe occupato o si è occupato del patto italo-inglese visto alla luce della nuova situazione, creata dal sostanziale richiamo dei legionari italiani dalla Spagna nazionale. Notiamo subito una cosa: che mentre sino a ieri tutti i giornali ignoravano quasi completamente la nostra politica estera in generale e le relazioni italo-britanniche in particolare, tutti i giornali d'oggi scrivono ampiamente e univocamente di questo: cioè che il governo britannico ha accettato il punto di vista italiano circa il fatto risolutivo — ritiro dei volontari nella misura resa nota quindici giorni or sono — della condizione sospensiva contenuta nello scambio di note Ciano-Perth ' aggiunte al patto-firmato il 16 aprile, e tutti i giornali aggiungono con una più che sintomatica unanimità che lo stesso governo si propone di presentare alla Camera dei Comuni il progetto di ratifica del patto italo-inglese. Perfino Vernon Bartlett ne parla come di cosa positiva: anzi, probabilmente per creare imbarazzi preparlamentari a Chamberlain o per influenzare gli elettori dei sette collegi che dovranno votare entro questa settimana per altrettante elezioni suppletive, dice addirittura che la cosa non sarà discussa in Parlamento, ma che « è probabile che il gabinetto deciderà di dare esecuzione immediata all'accordo con l'Italia e più tardi chiederebbe l'approvazione del Parlamento ponendo a base del relativo dibattimento la questione di fiducia ». Naturalmente lo scrittore antifascista scrive queste cose a denti stretti e allenta la mascella soltanto quando si tratta di schizzare un po' di veleno. L'edenista antifascista Daily Telegraph, indietro di due giorni e di due idee, scriverà domani quello che scriveva ieri il Daily Express: che cioè il patto italobritannico ha probabilità di passare, perchè si prevede un altro « gesto », oltre al ritiro dei volontari che arriveranno domani a Napoli, da parte del Governo italiano. A questo non c'è ragione di rispondere differentemente da come abbiamo risposto al Dai hi Express, ricordando che l'Informazione diplomatica ha parlato chiaro e che l'Italia ha fatto abbastanza e unilateralmente non farà di più. Un monito del « Times » Citato questo brano del giornale antifascista ci corre obbligo di segnalare l'editoriale di stamane del Times.. Esso costituisce una magnifica sintesi dell'opera e dei progetti di Chamberlain: c'è ampiezza di vedute, larghezza di respiro nelle righe di questo che è uno degli articoli più perfetti apparsi da molti mesi sulla stampa britannica; ma sopratutto l'articolo ha il merito di essere realistico e di non aver paura di scrivere la verità, faccia o non faccia piacere a chicchessia. L'articolo dedicato al momento politico interno è tuttavia un'indicazione accurata in materia di politica estera. Sentite con quale forbito paterno ammonimento per i signori del Parlamento il giornale comincia: « I deputati dovranno discutere i problemi esteri e interni che hanno soltanto remotamente a che ve dere con gli argomenti e le idee che essi esposero agli elettori tre anni addietro. Non c'è dubbio che i Comuni avranno molto da dire e molto da imparare ». Più sotto parlando dei critici di Chamberlain il giornale scrive: « Costoro formano una coalizione senza forma di elementi diversi e quanto a politica da opporre a quella di Chamberlain essi nor hanno che congetture e .suppis'zioni. Dall'altra parte la politica del Governo; quella passata e quella presente, è stata indicata chiaramente come una bandiera o come un bersaglio ». Il giornale dice che tale politica rifiuta di adattarsi ai sistemi della politica di forza che vuole sostituita «da una politica di ri conciliazione per la quale la Gran Bretagna è disposta a prendere la iniziativa per rimuovere le ingiustizie internazionali che ancora minacciano una ripresa della guerra ». Rivolgendosi quindi ai fautori della guerra preventiva il giornale scrive: « Costoro credono che il primo oggetto della diplomazia britannica dovrebbe essere quello di impedire l'emergere e il formarsi di una potenza militare sul continente d Europa. JSssi intenderebbero intervenire con la forza per impedire tale eventualità nel momento e nelle circostanze d.-ttatt soltanto dalla possibilità di vittoria. Costoro non hanno imparato niente dalla lezione del 1914, niente dalla lezione del 1919 ». Il giornale inoltre si rivolge a quelli che dicono che la Gran Brettagna si è piegata di fronte alla Germania a Monaco e ad essi risponde: « Senza dubbio, sarebbe stato molto mèglio se le ingiustizie fatte contro il popolo tedesco a Versaglia fossero state rimediate quando il Paese era relativamente debole. Ma rifiutare di rimediarvi adesso che il popolo tedesco ha riguadagnato la sua forza, non avrebbe servito ad altro che a incrementare la forza morale del nazionalsocialismo come unico protettore di tutti quelli che hanno subito delle ingiustizie ». Il giornale quindi riferendosi alle sette elezioni suppletive che avranno luogo prossimamente, scrive che i candidati dell'opposizione potranno trovare pochi argomenti contro il Governo a meno che non possano annunziare positivamente in quale momento e in quale direzione Chamberlain avrebbe dovuto girare invece di prendere la strada che ha preso. Se questo articolo ha altri e più ampi scopi oltre quello di assicurare al Governo i sette seggi in contestazione — e non abbiamo ragione per dubitare che cosi sia — bisogna riconoscere che c'è di che sperare nella possibilità di quella « giustizia per tutti e riconciliazione fra i popoli », di cui Mussolini parlò a Verona il 27 settembre — ricordiamo la data poiché in quel giorno nelle altre Potenze si parlava e si temeva la guerra — e ricordiamo la frase anche perchè non è possibile che. l'editorialista del Times non l'abbia avuta presente mentre scriveva. Leo Rea

Persone citate: Chamberlain, Mussolini, Vernon Bartlett