Tra le genti del Goggiam pacificate e tranquille

Tra le genti del Goggiam pacificate e tranquille Tra le genti del Goggiam pacificate e tranquille Una celebre schola cantorum - Otto ore per trenta chilometri -L'ospitalità cullata dalla pioggia e da un canto di donne ELIAS, ottobre. Deora Marcos non ha un campo d'aviazione artificiale: quello d'occasione è ubiflcato Bulla gobba di una collina a fondo vulcanico per cui gli aerei atterrano e decollano senza eccessive difficoltà anche in questa stagione in cui, approssimandosi la fine delle grandi piogge, dopo l'avvisaglia di due mesi di piccole, il terreno, permeato di umidità, si presenta in tutto l'altopiano piuttosto molle quando non addirittura melmoso. L'aereo ha lasciato Addis Abeba alle nove e si è librato nel cielo piovigginoso atterrando a Debra Marcos alle dieci e minuti. L'exfeudo di Ras Immiru, ultimo signore del Goggiam, si profila a contorni imprecisi sulla collina antistante nascosto fra gli eucalitti cui la pioggia insistente lascia appena intrawedere. La figura ciclopica di un ufficiale, chiusa in un pesante cappotto grigioverde, domina la mole dell'.* S. 81 > che si è accasciato al suolo. Questo non è un panorama africano: la campagna dell'Italia settentrionale, durante una piovigginosa giornata d'autunno, non differisce dallo scenario che abbiamo davanti; ma la pioggia si arresta e tutto si illumina della luce sfolgorante del sole: Debra Marcos, ora, si mostra in rilievo. Gli zebù senza gobba Facciamo colazione sotto una tenda fra ospiti cortesissimi: la pioggia ha ripreso a cadere e gli ufficiali nostri ospiti si fanno un dovere di illustrarci il pericolo cui andiamo incontro inoltrandoci nell'interno in questa stagione. Più tardi ci viene assegnato un autocarro. Una vettura normale non potrebbe raggiungere Elias perchè manca la strada. La pioggia ha cessato nuovamente di cadere. La danza ha inizio a 15 chilometri da Debra Marcos: qui la pista ha termine e si procede sopra i segni lasciati da un < caterpillar ». Il « 634 » ruota sicuro, alzandosi, abbassandosi, piegandosi di tre quarti, scuotendosi, risollevandosi. Ora siamo nella zona che fu obietto degli « sciftà > durante gli ultimi conati del brigantaggio: le popolazioni sono rientrate nei villaggi e i campi arati mostrano al sole le creste dei solchi. Negli appezzamenti incolti, mandrie di zebù pascolano incuranti della realtà nuova rappresentata dall'autocarro. Gli indigeni si scuotono soltanto quando l'autocarro li ha sorpassati; si danno allora all'inseguimento e gridano e gesticolano e corrono superando l'autocarro che procede a passo d'uomo tagliando i solchi scavati dall'aratro. La razzia è passata qui, ma gli « sciftà » nqn trovarono mandrie, riè donne, nè bambini: la popolazione si era addossata a Debra Marcos o si era appoggiata ai lontani posti di presidio per offrire possibilità di pascolo ai propri armenti: vecchi, donne, bambinimandrie; gli uomini validi avevano rivendicato il diritto di partecipare all'azione repressiva. In mezzo alle mandrie si notano molti animali privi della caratteristica gobba, fatto di notevole importanza perchè prova come animali appartenenti alle razze migliori possano vivere e prosperare in queste zone dell'altipiano e prova anche la bontà dei pascoli la cui ricchezza è rivelata dalla presenza di animali grassi e ben nutriti. La gobba degli zebù, è noto, è una riserva di grasso utile all'animale che sopperisce con essa alla deficienza di nutrizione durante i periodi di aridità dei pascoli: 1fatto che vi siano animali senza gobba denota la quasi assenza deperiodi di siccità. Il Goggiam potrà divenire una fonte di ricchezza zootecnica. EKas Il « 634 > prosegue per la sua strada disinteressandosi di tuttisi arrampica, scende, risale: è passato un « caterpillar » e anch'esso passerà. Ora ci inoltriamo in un bosco di acacie basse interrotte da alberi d'alto fusto. Si avanza sugli arbusti abbattuti dal « caterpillar » ed è facile immaginare la dolcezza del procedere; ma ci srianima osservando lo spettacolo degli animali selvaggi che si fermano perplessi per poi sparire veloci tra gli arbusti: fagocerl, gazzelle, lepri. Quindici chilometri di bosco, indi nuovamente aperta campagnaSi va avanti sul falsopiano incuranti delle buche e delle insenature di displuvio i cui margini, ressdrucciolevoli dalla pioggia che cade adesso con violenza, rappresentano un notevole ostacolo. Ma il « 634 » sa il fatto suo e,,alle ore 19, giungiamo ad Elias. Trenta chilometri in meno dotto ore: è stato un miracolo considerate le circostanze. Elias trae il nome da quello deprofeta biblico in cui onore, il Negus vAtse Johannes, fece erigere •un tempio che acquistò via via grande rinomanza e al quale è annessa una celebre, in tutto iGoggiam, « Schola cantorum ». Alla fondazione della chiesa, che risale al 1865, è legata una scissione che minacciava di propagarenell'intero paese, un nuovo culto chiamato « chebat ». Atae Johannes combattè la nuova legge inviando ambascerie a Tede Haimanot, Negus del Goggiam, perchè mandasse a Debra Tabor (Gondar) 1 maggiori esponenti del nuovo culto acciò discutessero della dottrina con i prelati della Chie ea di Axum. La religione copta riacquistcobi la sua unità, e, per celebrarl'avvenimento Atse Johannes, durante una sua visita nel Goggiamfece erigere il tempio che dedical profeta Elia e che impose 11 no me all'esistente villaggio. Elias ha assurto ad una cert i o e a è a i 1 a i nomea essendo divenuto, durante lo svolgersi delle ultime azioni repressive contro il brigantaggio, il luogo di stanza di un glorioso battaglione della Colonna Martini il cui organico era per la massima parte costituito da elementi goggiamiti arruolatisi per vendicarsi dei banditi dei quali avevano dovuto subire le angherie. La notte sotto la foggia E' noto, come dei nostri gloriosi battaglioni eritrei, abbiano sempre fatto parte elementi provenienti da ogni regione dell'Etiopia. Educati alla nostra disciplina, alla coerenza del trattamento ed all'equità della norma di vita — che sono le qualità che l'etiope stima più d'ogni altra — detti elementi, rientrati a fine ferma nel loro villaggi, portarono alto il nome degli ufficiali agli ordini del quali avevano militato e magnificarono la potenza della bandiera italiana. E' difficile trovare un vecchio ufficiale delle truppe coloniale 11 cui nome non sia conosciuto nei villaggi più impensati. L'etiope, come del resto tutti i primitivi, ha una sua particolare mentalità che lo porta a considerare e capire le questioni da uno speciale punto di vista: l'ignoranza gli impedisce di comprendere una entità per lui astratta come potrebbe essere, per esemplo, 11 concetto di nazione: la potenza, la forza, 11 valore, esistono per l'etiope soltanto attraverso la potenza, la forza, il valore dei capi. Quando la colonna del Generale Martini — ufficiale di alto prestigio — converse lo scorso maggio verso Mota, ove giunse dopo circa due mesi di marcia, si verificò quello che era prevedibile dovesse verificarsi; le popolazioni che avevano abbandonati i villaggi minacciati dagli «sciftà» si divisero: donne e bambini ritornarono nel tucul, mentre gli uomini validi corsero a mettersi agli ordini degli ufficiali della colonna che raggiunse la mèta raddoppiata negli organici. Un vecchio capo, passato al banditismo, e che aveva molti anni addietro militato agli ordini del Comandante la colonna, si presentò a questi, alla testa di un gruppo di armati, dichiarando: « Vengo a te perchè soldato e cane hanno un solo padrone ». Elias, ci si dice, è da allora spopolata di uomini validi: non vi sono che vecchi, donne e bambini.Un canto cadenzato, accompagnato dal tintinnare dei Bistri, guida i nostri passi resi sicuri dall'alone di luce proiettato dalla lampadina tascabile. Si procede fra due siepi altissime che delimitano uno stretto viottolo trasformato In torrente. Piove sempre e lo scrosciare della pioggia modula 11 canto che sembra un gorgoglio pieno di orchestrazioni confuse. Tutt'intorno alla parete di cicca, stipate sotto la grondaia di paglia per ripararsi più che possibile dalla pioggia, le donne del villaggio si affollano accompagnando con intercalari a vibrazione il canto che proviene dall'Interno. Sinfonia di sciamma bianchi. E' sabato, piove, e le donne non possono portare la loro Impurità nell'Interno, del tempio; ma è sabato e bisogna pregare tutta notte, sotto la pioggia che lava e non purifica, per Intercalare la nenia dei diaconi e dei cantori, lustro della Chiesa di Santo Elias, celebre « Schola cantorum ». Durante la notte ci si svegli?spesso: il ticchettio dell'acqua sulla cappotta ha rifrazioni sonore che sembrano le armonie strane di un canto che viene da lontanoPietro Zuccari.

Persone citate: Debra Marcos, Mota, Negus

Luoghi citati: Addis Abeba, Etiopia, Goggiam, Italia