L'EUROPA E IL MONDO dopo la grande guerra

L'EUROPA E IL MONDO dopo la grande guerra L'EUROPA E IL MONDO dopo la grande guerra Nulla pare a noi possa riuscire l'più funesto, alla intelligenza fa-, pscista, dell'accettazione supina delle correnti di pensiero europeo sche dal 1918 in poi tendono apre-Idsentare la universale civiltà o iljscontinente europeo in declino. emenQueste ricognizioni e visioni pessimistiche del pensiero europeo furono evidentemente determinate in alcuni pensatori (vedi Spengler) dalla tragedia germanica dopo la grande guerra, in altri dagli orrori del bolscevismo chej tzrnha~minacciato e tuttora minacciai Sl paesi di più antica civiltà; in!"altri ancora dal grande e com-1ntàildi e ò e i l a . a n a , a o a o a , n ò o e l a a a n a , a e ì a , a i e , i plesso rivolgimento storico del l'ultimo ventennio nel quale è cessata la primazia del continente europeo buI continente asiatico e| più su quello americano. Avvenimenti cosi gravi e di tanta formidabile evidenza non possono non influenzare il pensiero degli studiosi e non contribuire a tingere di nero le loro diagnosi e le loro previsioni Tanta maggiore perciò deve essere la cura degli scrittori e degli studiosi fascisti, di trarre dal fenomeni di vita della loro rivoluzione e di quelle affini, gli argomenti per dimostrare l'avvincente vigoria dell'età presente e le sue possibilità e le sue promesse. Rivolgimenti tanto vasti e drammatici, di istituti e di uomini, non si compiono mai senza portare a profonde conseguenze. Non vi è dubbio che una gerarchia di valori è stata distrutta con la grande guerra: quella universale gerarchia che secondo Renan sta a fondamento di ogni società sia politica,, sia economica. Diremo forse meglio che la grande guerra è stata anzi prodotta dall'urto delle forze che tentavano di rimuovere quella gerarchia e dalla resistenza che, a quell'urto, hanno opposto 1 popoli dominanti. L'equilibrio politico internazionale era, infatti, fondato, sino al 1914, su due punti. Primo punto: la supremazia del Continente europeo sugli altri continenti. Secondo punto: la presidenza ideale della società europea affidata all'Inghilterra: inglese era stata la prima carta parlamentare e la prima rivoluzione liberale; inglese il modello della vita economica; Inglese il principio e la realizzazione del libero scambio; inglese l'iniziativa coloniale e la realizzazione del più vasto dominio sugli altri Continenti; inglesi la lingua e il costume del più promettente tra gli Stati del nuovo Mondo. ' Un' opera recente dovuta a E. L. Guernier, edita da Alcan, mette in viva luce, con esposizione assai documentata dei più complessi fatti economici e con molta dottrina filosofica e morale, questa preesistente realtà. La quale si accompagnava con lo sviluppo di tutte le forze vitali dei popoli europei. Negli ultimi 130 anni la l popolazione europea si è accre jsciuta da 188 milioni e 526 mi| lioni di unità. E ancora oggi, pur i essendo quasi ovunque diminuito ! il tasso di natalità, la popolazione ! mondiale aumenta. Nel triennio : 1928-1931 è stato constatato, un aumento di 62 milioni di viventi I circa un decimo dell'intera popò! lazione della terra all'inizio deli l'800. E insieme si accresce con ; prodigiosa misura, per via d'aria, ; la velocità delle comunicazioni dall'uno all'altro Oceano, dall'uno all'altro Continente; e non diminuisce, ma si fa più acuta, l'ansia di vivere delle nuove generazioni con un ritorno all'armonia greca i tra lo spirito e il corpo. E i popoli ! che hanno l'energia di rinnovarsi aggiungono all'ansia di nuovi e ! forti destini la ricerca delle più | antiche e tradizionali forme della 1 loro vita instaurando un ordine e I una gerarchia più propri e origi ! nali. Non dunque ci troviamo, da vent'anni, dinnanzi al caos che inutilmente addolora anche il I Guernier e nemmeno assistiamo ! ad una pretesa distruzione d'ogni | ; nobile forma di vita, ma sì alla ! laboriosa travagliata e a volte : drammatica ricerca di nuovi equii libri e di nuovi istituti. Non più , un continente che lavora e produce I per tutti, ma un diverso sistema ! di rapporti e di forze, sistema che I deve ancora raggiungere un ordi! ne compiuto. Stati Uniti, Brasile ! e Giappone sono i maggiori pro' tagonisti della nuova storia d'America e d'Asia. Nella stessa Eu| ropa non abbiamo più una PoItenza egemone e arbitra nella po] litica e nell'economia, ma. sì, più 1 Potenze tutte di grande civiltà che I cercano faticosamente un equo ' equilibrio. Se dunque si è compiuito un gran passo da un'astratto ; universalismo verso saldi e con1 creti particolarismi storici, non mi pare si possa legittimamente ' parlare di distruzione e di caos, sibbene di ricostruzione e di or' dine nuovo. E' più vicino al vero affermare che un cosi 0cnerale e profondo | rivolgimento non può compiersi senza dramma: dramma dello spi' rito umano che vede tramontare ! alcune verità che apparivano co' me solari ed eterne e dramma delle idee e degli uomini in aspra contesa per conquistare l'ordine nuovo. Il dramma generale è il dramma della libertà che è quanto dire il dramma del mondo mo, derno, il dramma dell'umana raj gione in tutti gli sviluppi del razionalismo. Il razionalismo produce 11 sistema delle libertà politiche e porta al trionfo della intelligenza, vera o presunta, e cioè della borghesia intellettuale in tutto l'800: produce il liberalismo : economico e come sua conseguenj za la incessante ricerca meccanica pei l'aumento della produzione. Ma ecco che questa intelligenza, superando i limiti del giusto e illusa che il lahpa„rqcclopddsct1ltctvtGitndcEmcmsumestrtrpinrfli. propizio sia quello della incontrol lata libertà, tradisce sè stessa e la propria causa e produce le due tragiche crisi moderne: la crisi della guerra del 1914-18 dove si rompe irrimediabilmente l'equilibrio politico dei Continenti e delle I Potenze europee e la crisi econoimica 1929-34 dove si seppellisce clima'per lei"pìù 'economia liberale prodotta dalla 'presuntuosa ragione. Per quale motivo la.grande cri- si del 1929-34, con le sue decine di milioni di disoccupati, seppellì- sce il sistema economico liberale e giustifica l'avvento delle econo- mie dirette o almeno controllate.e apre il ciclo delle autarchìe eco- nomiche nazionali? Perchè la in telligenza, applicata alle innova- zioni meccaniche della produzione, rompe l'equilibrio tra la produzio- ne generale e il generale consumo, SI fa allora strada il concetto, di- "anzi alla constatazione del dan- no prodotto dall'abuso della liber- tà. che luomo che abbia perduto l controllo delle proprie azioni sia da considerare come dannoso per I | a società. E cosi il liberalismo che ha portato 11 mondo economico a perdere il controllo delle proprie azioni e cioè della produzione, è da„„„.„„ .„__„„„ J,, „_•„„_ „,„,„ ritenere dannoso. E apparso ovun- que necessario, anche in ambienti chiusi alle nuove correnti di idee, che si debba sottoporre a control- o la produzione per renderla sem- pre adeguata al consumo. Quale è, dunque, il nuovo mon- do che si Presenta a?li occhi dello do che si presenta agii occm delio studioso dei fenomeni politici e so- cali rispetto al mondo che era abi- tuato a considerare prima del 1914 ? Esso è un mondo nel quale 'Europa ha perduto il suo primato economico e politico. L'America e l'Asia si sono sciolte dalla antica soggezione e hanno preso il volto delle loro maggiori e rispettive Potenze: gli Stati Uniti e il Giappone. Le correnti emigratorie intercontinentali si sono arrestate, i mercati intercontinentali sono stati chiusi, l'attrezzatura in- dustriale dei nuovi Paesi gareggia còn quella antica della vecchia"Europa., se dal quadro mondiale passia- mo ad osservare il quadro europeo constatiamo un analogo procedi- mento delle maggiori Potenze ri- spetto alla vecchia Inghilterra. Da un lato quindi si osserva un feno- meno di frazionamento di indirizzie di forze. Tutto ciò che è univer- sale, che è generale, che è prodot- to della astratta ragione e che er- roneamente si reputava adatto a tutto 11 pianeta, viene respinto. Sorgono invece e trionfano di- rettive, forme, indirizzi, istitutipolitici, cicli economici particolari. i moti dei popoli e deiie nazioni non obbediscono più ai princlpiirazionalistici di una astratta e fredda verità, ma al tumulto &le particolari e irrazionali passio- ni dei popoli. Questa è la ragione più veradelle dittature contemporanee chefrenano e disciplinano i disordina-ti istinti dei popoli e realizzano lenuove unità politiche ed economiche delle Nazioni. Tutto ciò che èinternazionale, nelle concezioni po-litiche come nelle manifestazionidella vita economica (produzionescambi, credito) muore e tutto ciòche è nazionale ( tradizione, razzacultura) trionfa. Per naturale compenso, all'opposto, l'affermazione delle autonomie e autarchie nazionali si accompagna con la contrazione delle libertà e delle iniziative individuali. Si può pen-sare ad una equazione in cui ilprodotto dei due estremi: indivi-duo e universo equivalga al prò-dotto dei due termini medi: Statoe. popolo. E cioè l'universo si fra-ziona: ma le frazioni nazionali erazziali si potenziano con la rigo-rosa disciplina. Ogni sogno di ege-monia mondiale, sotto la direzionedi un solo, svanisce nel mondocontemporaneo. Solo l'astratta ra-gione, nPata dalla rivoluzione fran cese, poteva concepire un mondouniforme e indifferenziato. Le ri-voluzloni contemporanee reagisco-no totalmente ai principi! della ri-voluzione francese. La mutevolevarietà dei popoli e delle loro ci-viltà, trionfa e cerca laboriosa-mente e fortemente un nuovo equilibrio in Europa e tra i ContinentiIn termini più brevi, se l'uniformità e l'uguaglianza sono ii prodotto della ragione, la varietàe la gerarchia dei " .valori sono iprodotto della natura e dello spirito umano. Ecco perchè il grande drammapresente, se pure è tanto aspro èperò cosi bello e avvincente. EssoH ^T™o fi rio,,nr,n rioiin civiltànon segna il declino della civiltàumana, ma una nuova fase dellasua storia, nella quale trionferanno i popoli più sani e più vitaliir j-a j Ugo d Andrea,

Persone citate: Guernier, L. Guernier, Spengler