NEMBI DI GUERRE sui dirupi di Graines di Marziano Bernardi

NEMBI DI GUERRE sui dirupi di Graines QUEL CHE VIVE DEI CASTELLI ANTICHI NEMBI DI GUERRE sui dirupi di Graines Aspre contese di signori valdostani fra bizzarri costami fendali - Tragica storia della fiera Caterina - Dal fasto delle eorti al processo per magia BRUSSON, ottobre, Sulle Prime ore d'un giorno imPrecisato del IMS gli abitatori delle Poche casupole di legno e pietrame che formavano allora queir ?0 ch'e oaai » gaio paese di BrusS0M \n Val d'AVat> venivano at- trattx sul1e 80ohe da un i»consue- to scalpitar di cavalli, da un rumore d'arnesi metallici e soprattutto da ripetute e acute note di tromba. Usci si aprivano, gente s'affacciava curiosa, pastori e boscaiuoli usi a starsene per sei mesi dell'anno accucciatl nelle loro tane sotto la neve e nella buona stagione ad attendere ai magri lavori tra le folte foreste e sui li- beH {i Ludovico di Savoia vi comanda! 1 " 1 uu""" " ««!■■■■"»■ Uno spettacolo straordinario si offriva ai loro occhi meravigliati. Quattordici «omini, due vestiti d'abiti civili assai ricchi quantun°"« stinti e impolverati, gli altri armati di lancia, spadone e baiestra, se ne stavano raccolti in gruppo all'imbocco dell'unica strada che attraversava il paesucolo, fermi sulle loro cavalcature. Jl trombetto imboccava ogni tanto il *'"» strumento dal quale pendeva una sdruscita drappella crociata e lanciava uno stridulo squillo di ri chiamo. Il sole giù. alto dietro la Romola colpiva d'obliqui raggi la punta binata della Becca forche, gualdrappe. I montanari guarda"0"0 ammutoliti, indecisi fra lo stupore e una vaga inquietudine; laiche bimbo imbacucca to di cencl s'avanzava più ardito per toccar Quelle armi e i lunghi spero"" a rotella det cavalieri; anche i cani da pastore levavano il muso a quell'odor di cuoi, di sudore, di fatica. Allora dei due uomini non vesti ** </' ferro quegli che appariva più anziano e più autorevole spinse (7 cavallo verao i villani, si rtzzo sulle staffe, e a voce alta portò: «Gente di Brusson, d'ExtrepieraA* Graines e d'Arcesa, di Tilly, di Challant ed anche d'Ayas se guaic"no fra voi ve n'è, il nostro alto signore Ludovico, duca di Savoia e d'Aosta, c'invia a comandarvi: — Nessuno di voi s'azzardi ad obbedire, da quest'ora in avanti, a Caterina di Challant e a Pietrod'Introd. Caterina pretende con- servare tene che, morto suo pa-dre senza figli maschi, debbonotornare al duca di Savoia. Pietraia sostiene in quest'azione illega-le. Voi tutti siete sciolti da ogni obbligo verso Caterina e versoPietro. I vostri tributi, le vostreprestazioni, tutti i vostri doveripassano adesso al duca di Savoia, j(n|co vostro sj„nore ». uno squil- lo di tromba suggellò le-purole Quanto di questo discorso riu-scisse comprensibile a quei pasto-ri e a quei boscaiuoli non tocca n ;„,,cjnndo eredi universali la figlia Caterina, che se ne stava nel ca s1eIlo di chàtillon, e la figlia Mar gherita, che abitava la rocca di verrès .Sapevano anche vagamen <e> j piu svegli, che quella succes:sione, considerata illegale per pat, ti di f„migiia e per la consuetudi ne valdostana, aveva suscitato un \groviglio di baruffe, sia preten \ dena\o \\ duca di Savoia il ritorno ,jei feudi alla corona, sia oppo i nendosi all'eredità gli altri rami 'maschili dei conti di Challant. Ciò c/,e e certo è che il discorso fu pronunziato (se ne ha notteia si noi indagare. Sapevano che quel-lo stesso anno il loro feudatario,ti conte Francesco di Challant, fi-glio del grande Ibleto, era morto cura, si sa che quel giorno dodici lance scortavano su per la Valle d'Ayas fino a Brusson i due com- missari del duca di Savoia); chei vii/ani capirono che nuove liti, e quindi nuove guerriglie, erano al le viste, e che insomma i padroni dopo quasi duecent'anni stavano per cambiare. Un padrone oppur ^'nifro che importava f j Nessuno invece prevedeva cheavrebbe riscattato inno di Fents, anche l'eredità delta sorella tran ! ne la rocca di Verrès, sarebbe pas [saia a seconde nozze col cugino ' Pietro d'Introd, rifiutandosi aper ; tornente, col nuovo marito, di ob bedire al duca di Savoia e di con segnare, come da ordine di questoa Bonifacio la guerra, questa volta, sarebbestata più seria e più dura; cheCaterina, già vedova d'un costei-d' le sue due figlie ; Challant; e che infine quei dod.c.ì armati che coi due commissari rappresentavano li a BrussonèJi'autorità ducaie e feudale e pre- una delle passeggiate Brusson. dei villeggianti di Il feudo dei Challant gloriose, le cui vicende affascinanti, da Ibleto a Renato, da Fenis ad Issogne, così profondamentes'intrecciano con quelle della Ca-tendevano farla da padroni, avreb-bero in breve ridisceso a precipi-zio la Val d'Ayas, incalzati dal fu rore del valligiani sollevatisi di colpo in favore della figlia del loro antico signore. Fu questa l'oraeroica del maniero di Graines, ilcastelluccio diroccato ch'è oggimète preferite alleGraines: povero ma nobilissimo feudo, uno dei primi che ingrandì la contea dei Challant, già visconti d'Aosta, splendida secolare famiglia valdostana, le cui gesta sa Sabauda — l'unico suo ricordo è affidato a questi pochi ruderi crollanti che scenograficamente s'inquadrano al tramonto, per chi discenda da Brusson verso Arce- sa, lassù- a sinistra sopra la rupeerta, contro la parete nevata dcl-l'elegante Becca Torché. Sotto, lavalle s'apre amena ed ilare, a va-sti boschi, a larghe verdi radure,a spazi placidi corsi dal torrentesonoro. Quelle mura smozzicate,quell'avanzo di torre e di chìesuo-la, quell'indeciso tracciato archi-tettonico che s'affida — ancorasuggestivo dal basso ma sempre più svanente a mano a mano che,salendo il dirupo, il viandante ne - definisce le forme di rozze costruzioni in pietra, benrispondono u qiianto ne scrivevagiusti quarant'anni fa Giuseppea scarsi restiGiocosa: «La bellezza del castello di Graines è bellezza tutta ideale; non si specializza, non si scompone, non procede do precettiestetici applicati a questa od aquell'arte, e non vi conduce. Essa è così immateriale che a volercela cercare da vicino sparisce. Nessuno salgo fin sotto le sue mura nessimo vi penetri, se non vuoledissolverne la maestoso immagi-ne spettrale e ridurla ad una in-forme carcassa petrosa. In pochialtri luoghi, la realtà è così nemi-ca della bellezzan. Ti rammenlì,amico Della Corte, che fu la stes-sa nostra impressione quel giornoche, quattro estati fa, v'ascendem-rno insieme e tu, interrompendoogni tanto non so più quale acu-ta dissertazione musicale, impre-cavi contro i sentieri da capre de-gH antichi castellani? C'era intor-no un gran vuoto di silenzio, men-tre già le ombre vespertine incu-pivano la valle. Ma, qualcosa, nel-la solitudine, scalpitava e zocco-lavo sull'erba, invisibile dentro larovina. Guardammo meglio, attra-verso l'avanzo di porta che i ras-Salli di Caterina cinque secoli in-nanzi difendevano dall'attacco delancieri sabaudi: era un mulo sciolto e ghiribizzoso, che ci fissòirritato scoprendo i denti gialli; edli fascino storico svanì allora in una risata per quell'inattesa versione dell't asin bigio » carducciano. L'ora eroica di Graines: quattordici anni di lotte, d'assalti e dassedi, di scaramucce e di dure batta glie campali che insanguina-arono ìa Val d'Ayas dal 1«« US6. chi mai l'immaginerebbe /ra quanti, oggi, per questi luoghIvan ceicando pace e riposo esti- voT II castello meritava d'esser conservato e difeso. Era il segno tangibile e orgoglioso del feudo antichissimo che Oottofredo di Challant aveva acquistato nel 1263, contro il tributo annuale di 20 soldi, dagli abati di S. Maurizio d'Agauno nel Valle.se, .e che sii estendeva in gran parte della val-\le ed in quella confinante fino ad:issime e a Gressoney. Per quasiUdue secoli i Challant l'avevano tc-\mito e n'eran fieri, completando]esso — nella Val d'Ayas — Val- j tro, di Villa Challant, che Tornino-', so I di Savoia aveva concesso ali visconte d'Aosta Bosone II il 131 aprile liOO, origine prima del titolo glorioso di « Signori di Challant ». Una strana corvée .Feudatari in fondo assai miti ; quei fieri barbuti siri valdostani ncoperti di ferro, e non troppo, malvisti dai soggetti se questi, co-]ìme s'è detto, si sollevavano in lo-\\ro favore alla minaccia d'usurpa-W\~ione. Avevano, si, dei bizzarri o'>-|bliyhi da soddisfare; e fra gli altri [quello di ricoprir di terriccio, ogni [,principio di primavera, il ghiac-1]ciaio e i nevai della Becca Torchél perchè i riflessi non ne offendesse-]\ro la delicata epidermide delle\ìbelle castellane, sospirose d'amore]\alle finestre ogivatc od in cima ai- 'le torri a contemplare il fondo] valle. Ma era una prestazione rea-] .... ]impegni mai assolti che uno trn dizione oscura tramandava do si]onore a signore? Probabilmente le o non piuttosto uno di queglil'origine delia curiosa « corvée » risiedeva in una consuetudine assai diffusa in Val d'Aosta: coxpargere di terra la neve invernale per j/aci/itarne, ai primi soli tepidi di aprile, la fusione a vantaggio delle sémine e dei precoci lavori campestri, che se nel territorio di Graines erano in rapporto alle po¬ 'che bocche da sfamare, pure doìvevano essere discretamente aiti fi, essendo la Val d'Ayas a quel i tempo anche più. fertile d'oggi, protetta dai rigori invernali du ]una vegetazione più folta, vestita \quasi fino alla vetta dei monti — ìadesso nudi e brulli — do imwen\se pinete e da fitti boschi di co;stagni. Vi crescevano infatti ab ' bondonti le biade e la vite oltre i [mille metri. Oppure quello stra|no e quasi certamente mai richieìsto dovere adombrava in forma \simbolica un qualche a noi igno ]to rito, simile all'obbligo (lo incuazionò il Giacosa) che avevano i] contadini di Tour Chabot, nel,Poitou, di recare in una determi- ìnata data dell'anno ai loro Castel-]ioni un cunerino in una gabbia ]pra un carro a quattro cavalli.;Normalmente poi, lassù in quello iròcca che signoreggia la strettoia 'prima di Brusson non doveva abi- \ tare che un rappresentante del feudatario con una piccolo scolta d'armati, una specie di castaido. insieme vedetta ed amministrato¬ \no alle scrosciai [vancon. Non era re, certo preferendo i Challant di-morare nei loro più comodi e me-no oeiidi castelli della bassa vai-le. Le nobili dame dalla tenerapelle van confinate quindi nel mon- do leggendario, Comunque la guerra infuriò fino alle scroscianti sponde dell'Eil valore delle terre, ben scarso come abbiamo visto, ad accender d'ira Caterina e il bellicoso suo marito Pietro d'Introd: era un punto d'onore, era la ferma coscienza di difendere un buon diritto. Per più giorni il castello di Graines fu cinto d'assedio dalle armi sabaude e da quelle di Giacomo d'Aimavilles, pretendente alla successione. NotUetempo, per passaggi in cresta e scavalcando i contrafforti della Becca Torché salirono rinforzi dai manieri di Challant e di Chdtillon a portare aiuti alla piccola guarnigione. Poi avvenne la rivolta valligiano, che spazzò la valle fino a Verrès. Attraverso il pinoso colle di Joux Caterina s'era portata con le figlie disputate nel vecchio castello di Villa Challant; Pietro percorreva le terre, distribuiva denaro ed armi, rincuorava i dubitosi. tentava assalti contro le munitisgirne mura di Verrès, dove uncora resisteva ta cognata Margherita. Avvenne anche che Ludovico di Savoia decìdesse di farlo finiWa unn buona volta con questi suoi /ei<dutari prepotenti ed inviasse forte nerbo di truppe che attaccò tutta quanta la Val d'Ayas riaccendendo la battaglia fino al baluarda di Graines. Poi intrighi di Corte ed altri eventi politici indiissero il principe a riconoscere ia volontà del defunto conte di Challant, e per breve tempo Pietro e Caterina tennero indistur- bati i loro feudi. Ma ancora una volta Giacomo di Challant-Aima villes tornò alla riscossa, spalleggiato dal Duca di Savoia. Era il 11/56. A Caterino fu intimata la resa, lo sgombero dalle sue terre. La fiera donna ancora una volta rifiutò, riparò nel castello di Chàtillon mentre Pietro si chiudeva in quello di Verrès, già ceduto da Margherita. Allóra scese di Savoia un esercito, si combattè nelle valli, nei boschi, su pei dirupi, intorno ai villaggi, dovunque una torre od una casa forte segnavo la presenza dell'una o dell'altra fazione. In un'imboscata Pietro cadde ucciso. Caterina fu fatta prigioniera, processala e condannata come strego. Tornata libera, tenace fino alla, disperazione, con l'aiuto d'un terzo marito, ritentò la fortuna; ma vinto in aperto battaglia presso Verrès, dispone per sempre dalla Val d'Aosta. Forse fu l'ombra sua a gettare il sortilegio che si diceva incantasse il tesoro celato nel profondo, sotto la torre del castello di Graines. E da allora la pace regnò sulla terra di Brusson. pochi ruderi sulla cima d'un p0ggi0 Son quanto resta di tanta lotta e di tante ambizioni! Il vii7e|7f/in«re li guarda al tramonto, ,„*e*»/re le pareti erte della Becca Torché illanguidiscono in un color di violo spento, e pensa che lassù quelle mura slabbrate fanno una bellissima figura, così deliziosamente scenografiche da sembrar di cartone. E' il cartone, ahimè, della storia, è la pittura romantica di cui è necessario si finga la vita E> i>eterno « e se ne p0rta u tempo — ogni umano accidente ^ che cj fa non pj„ saggi, mQj se Dio vuole, ancora capaci di l j| i ! ! : I ! i ; ; i ! ! | 1 I ! ! ; ! : i , I ! I ! ! ' | I] 1 I ' i; 1 ' '|'!',jtornare ad illuderci ogni mattino. Marziano Bernardi Pochi resti di mura sbrecciate dove era la potenza dei Challant

Persone citate: Caterina Di Challant, Caterino, Chabot, Corte, Della Corte, Giacosa, Joux Caterina, Tilly