Armi e mete della battaglia

Armi e mete della battaglia Armi e mete della battaglia Roma, 10 ottobre. Abbiamo avuto la fortuna e l'onore di partecipare alla prima riunione della Commissione Suprema per l'Autarchia; infatti il Dùce ha voluto che ne fossero membri i direttori dei giornali, quale riconoscimento delle funzioni di responsabilità che la stampa svolge nel clima della Rivoluzione. E' un significativo esempio offerto a quei regimi democratici dove i giornali possono abbandonarsi a orge di irresponsabilità, ma nei problemi concreti sono lasciati ad origliare fuori dalle porte. Il Duce non ha tenuto un discorso, non ha fatto alcuna dichiarazione preliminare; lì per lì non neghiamo che siamo rimasti un po' delusi nella nostra attesa di ascoltare i comandamenti del Capo; ma ecco una serie continua di interrogativi taglienti, di osservazioni polemiche, di precisazioni numeriche, di giudizi sollevantisi ad altezza storica che sempre riportavano i problemi più complessi all'essenziale. Il Suo Genio che tante volte avevamo ammirato nel dominio incandescente sulle moltitudini fisse a ogni Sua parola, a ogni Suo sguardo, ci appariva oggi in altri aspetti non meno luminosi; Mussolini ha fatto carne della Sua carne di ogni questione che interessi la Nazione ; e attraverso il filtro di un'intelligenza guidata dalla logica più rigorosa e animata da una curiosità giovanile di conoscenze, la compone perfettamente nel quadro generale dei bisogni immediati e degli obbiettivi futuri del popolo italiano in una visione totalitaria che Egli solo può possedere. Uno dei difetti che spesso dai paesi democratici si rimproverano ai Regimi autoritari è quello della mancanza di una critica. Chi avesse assistito alla riunione odierna avrebbe toccato con mano che nel Fascismo largo è il posto per una critica propulsiva e costruttrice; più volte si sono avute dai vari oratori diverse valutazioni di problemi; ma oltre questa atmosfera di discussione ampia e organica è il senso critico che il Duce ha dentro di Sè profondo, appassionato e spesso direi quasi spietato. Ogni questione si presenta alla Sua mente nelle poliedriche facce; nessuna è scartata o priori; l'esame viene condotto con freddezza assoluta, poi ecco balzare vivido, semplice, lineare il giudizio sintetico: è il segreto, è il mistero, è il prodigio di un Genio politico che oggi sfrondava e precisava le necessità della nostra indipendenza economica come dieci giorni or sono con altrettanta serenità e chiarezza aveva improntato di Sè a Monaco una trattativa che doveva risparmiare all'Europa e al mondo una catastrofe senza pari. I rurali italiani sanno l'affetto che il Duce ha sempre dimostrato per le loro fatiche; essi Glielo ricambiano con un ardore infinito; Mussolini è dei loro, Mussolini viene dalla terra, Mussolini è un contadino e ci tiene ad affermarlo. Ma, o rurali italiani, se voi sapeste di quali minute, capillari conoscenze è materiato l'affetto che il Duce ha per voi, la vostra fede in Lui, se fosse possibile, si centuplicherebbe: Egli vi segue sempre nel vostro sforzo quotidiano. Egli non vi abbandona mai. Oggi, infatti, sono passati dinanzi all'esame della Commissione molti settori dell'agricoltura, base insostituibile dell'autarchia. Non si fa dell'accademia, si mira a delle soluzioni concrete. Così, per i cereali, i margini che ancora restano da conquistare sono minimi, ma ogni anno la tappa è più in alto per l'aumento della popolazione: bisogna alzare la resa unitaria per ettaro sia preparando meglio i terreni, sia perfezionando l'uso delle sementi elette: qui il Duce ha richiamato i tecnici alle possibilità di applicazione di una nuova teoria scientifica, spaesare le sementi per fortificarle; ed ha soggiunto che un simile principio può valere anche per gli uomini. Nello stesso tempo è necessario accrescere progressivamente la superficie coltivata, guadagnando sopratutto nei terreni poco produttivi e nelle bonifiche sino ad arrivare a un altro mezzo milione di ettari. Così per l'intensificazione della produzione olearia, che è lontana dal fabbisogno. Un buon prodotto sussidiario sarà fornito dall'olio ricavato dai vinaccioli; ma la pianta regina è l'olivo che deve espandersi sulle nostre colline. E il Duce ha ammonito a tale proposito: dopo lo spopolamento montano non si deve assistere f> un ripetersi del triste fenomeno nelle zone collinari elevate. L'olivo ne costituisce il presidio più sicuro. Ci è impossibile fissare in poche frasi l'essenzialità dei molteplici problemi discussi, dalla viticoltura ai prodotti ortofrutticoli, ai piani autarchici per le carni, per la pesca, per il latte. Uno dei pernii quasi costanti dell'indirizzo autarchico è la stabilità dei prezzi; i risultati I fecondi degli ammassi granari aprono delle prospettive che sapranno attuate in molti settori. E' in marcia, anzi potremmo dire che ormai si è affermata in pieno, la coscienza per cui bisogna garantire agli agricoltori dei prezzi remunerativi, se si vuole come si vuole, che le popolazioni rurali restino attaccate alla terra e non subiscano l'attrazione del nefasto urbanesimo. II potenziamento dell'agricol¬ tura equivale al potenziamento demografico. Il Duce guarda lontano, non si contenta delle soluzioni a breve scadenza. Un numero ritornava sovente nei Suoi rapidi giudizi, riassuntivi di ogni discussione : occorre preparare per un'Italia di cinquanta milioni di abitanti. Cinquan-j ta milioni di italiani: era questo il numero ripetuto con ritmo martellante. A un momento il volto del Duce è diventato più grave, si è assorto, quasi si impadronisse dell'avvenire, quando si è richiamato alla crisi del settembre scorso che ha confermato la granitica verità del principio mussoliniano, il numero è potenza: nell'Europa che sta sorgendo conteranno soltanto le grandissime unità dalle giovani leve, ricche di numero, e di ardimento per ogni conquista, di pace o di guerra. Alfredo Signorettì

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