Tentativo sovietico di ricattare la Francia

Tentativo sovietico di ricattare la Francia DOPO M O JV A. G O Tentativo sovietico di ricattare la Francia Parigi, 6 ottobre. Viva attesa regna circa le de clsioni che sta per prendere a Roma il Gran Consiglio in materia di politica estera. Si ritiene generalmente che esse siano destinate a influire sull'andamento dei negoziati in corso fra Italia e Inghilterra e, almeno di riflesso sull'evoluzione futura dei rapporti franco-italiani. I giornali attendo no quindi con impazienza il comunicata che annunzierà la fine dell'importante sessione, astenendosi però dall'emettere previsioni che rischierebbero di riuscire infondate e non avere altro risultato, fuorché quello di creare nuovi malintesi. La chiusura delle Camere apre nella vita politica francese una parentesi di relativa calma. Diciamo relativa, in quanto che, in realtà, il Governo è occupatissimo nello studio di un vasto piano di risanamento finanziario ed econo mico, cui il Ministro delle Finanze Marchandeau ha votato tutte le sue energie e la sua capacità di provetto amministratore e che dovrà essere pronto entro un paio di settimane al più tardi, e nello studio di una revisione radicate delle posizioni internazionali della Francia, cui Daladier lavora con l'attiva collaborazione di Bonnet. Si tratta per questi tre uomini di vincere o di perdere una partita decisiva alla quale sono legate non soltanto le sorti del Ministero, ma probabilmente quelle del Paese. Non appena tornato a Mosca, Litvinof ha fatto diramare dalla Agenzia Tersa un comunicato nel quale esamina il problema del patto franco-russo dopo l'accordo di Monaco, asserendo che il Governo dei Soviet! non ha intenzione di prendere l'iniziativa di denunziarlo ma che, tal quale è, quello strumento diplomatico deve considerarsi caduto e che se la Francia tiene a conservare rapporti di solidarietà con la Russia, è indispensabile sottoporlo a un rimaneggiamento totale. Con questa comunicazione Mosca spera rimettere in movimento a Parigi i fautori dell'alleanza militare franco-sovietica. Ma non è impossibile che anche la sua nuova manovra faccia un buco nell'acqua e che la questione sollevata dal Cremlino renda, al contrario, più facile per il Governo francese svincolarsi da una catena diplomatica, che da Barthou in poi ha arrecato alla Francia più danni che benefici. In tal caso Mosca avrebbe se non altro la consolazione di sapere a che cosa attenersi e di cedere la parola alla Terza Internazionale affinchè questa provveda a riaccendere in Francia le agitazioni sociali per far pressione su Daladier. Il gesto di Mosca costituisce, in altri termini, un tentativo di ricatto e tale è il senso che i migliori osservatori parigini gli attribuiscono. Nel rilevare, non senza ironia, il giuoco di Litvinof e di Stalin, gli organi nazionali segnalano, sulla base di un telegramma Havas, che dal 14 settembre non si è più sentito parlare del maresciallo Bliicher e che in occasione delle recenti riunioni della conferenza del partito di cui egli è membro, nessun giornale sovietico ha segnalato la sua presenzaSe il significato di tale silenzio dovesse essere quello che di leggeri si immagina, « sarebbe questo — secondo i'Havas — dopo Tuchatcevski e Iegorof, il terzo maresciallo sovietico a sparire ». In quanto agli avvenimenti cekoslovacchi, i giornali vedono nelle dimissioni di Benes e nella fisionomia del nuovo Governo a Praga il prodromo di un serio mutamento nell'indirizzo della politica estera della Repubblica e attribuiscono ai contatti prodottisi fra i rappresentanti diplomaticcekoslovacchi e i Governi di Roma e di Berlino il significato duna possibile normalizzazione desuoi rapporti con l'asse. C. P.

Persone citate: Benes, Bonnet, Daladier, Stalin