DIFESA del mondo creato di Filippo Burzio

DIFESA del mondo creato PROFETI D'OGGI DIFESA del mondo creato Un libro importante di Rolland de Renéville, uscito recentemente (*); mi obbliga a uno sforzo di riflessione per cercar di definire con maggiore esattezza che non abbia l'atto finora la posizione demiurgica sopra un punto essenziale. Questo punto essenziale è la poesia : cioè il valore e il significato della poesia nella vita umana e (poiché le viste del Renéville.sono al riguardo ambiziosissime) diciamo addirittura - nell'economia cosmica. « Imperialismo poetico », ben più radicale e categorico ancora di quello che io fui portato a formulare nella teoria del demiurgo, e precisamente nel carattere della « magicità », come attività trasfiguratrice dell'esistenza in un'aura felice, e quasi divina —i si può infatti definire il tentativo che 6to per discutere, e che si richiama (prescindendo da remote, e quasi mitiche, discendenze) a una illustre, per quanto esigua, famiglia di spiriti. Per Rolland de Renéville la poesia (ed egli la chiama anzi, significativamente, l'« esperienza poetica »); anziché essere un'attività gratuita, semplice giuoco dell'intelligenza, senza attacchi, e tanto meno potere, sulla realtà, come la crede il volgo; anziché essere un mezzo espressivo di sentimenti soggettivi, secondo una già più benevola veduta romantica — è addirittura un potente modo di conoscenza e un sovrano strumento di azióne; ma nemmeno questa interpretazione, ohe è evidentemente suscettibile di una piena adesione orociana nel campo teorico, e demiurgica nel campo pratico, basta a Renéville; il quale va più in là, fino a ravvisare nella poesia l'attività stessa generatrice dell'universo. « In principio era la Parola, 'e li Parola era con Dio, e la Parola era Dio »: la frase iniziale del Vangelo di Giovanni — a cui, com'è noto, Faust pensa di sostituire quell'altra: In principio ero. l'Azione — ha in questo libro sviluppi audaci e potenti. Basti fin d'ora un esempio: « II potere creatore delle nostre parole non è un'ipotesi di sognatori, esso corrisponde alla più sublime legge del cosmo... É' un'esperienza di fisica ben nota quella di, emettere un suono, le cui vibrazioni, comunicate a una placca metallica coperta di sabbia, hanno virtù di disegnarvi figure geometriche impreviste e perfette. Il potere organizzatore dei ritmi e dei suoni .nel mondo sensibile vi si manifesta in modo evidente, sì da dedwsene ohe una parola ben pronunciata avrebbe forse sull'universo un potere incalcolabile, ». Per un fisico, intendiamoci, questa « parola » potrebbe magari essere la disintegrazione dell'atomo. Comunque, e poiché io amo la poesia sopra ogni cosa al mondo, a leggere le pagine di questo libro le mie fibre hanno spesso trasalito di gioia: però non amo illudermi, e voglio discutere. A parte la discendenza dai poeti-profeti, dai veggenti, dai poeti-sacerdoti dell'antichità.; a parte i rapporti dell'esperienza poetica così intesa con l'esperienza mistica — la famiglia di spiriti, contemporanei o quasi, a cui Renéville s'apparenta è ben nota: Novalis, Edgar Poe, Baudelaire, Nerval, Rimbaud, Mallarmé, Lautréamont, i surrealisti (e potremmo forse aggiun-?;ervi Holderlin, George, Ruke) : a sua opera può anzi definirsisotto .questo aspetto, come un importante e felice sforzo di sistemazione logica data alle intuizioni aparse di quei poeti« Una filosofia per le scienze esiste, non esiste per la poesia », notava Lautréamont nel 1870Per chi, come si è detto, ravvisi nella poesia la conoscenza e l'azione supreme, la lacuna evidentemente è grave: ecco, secondo Renéville; come si possa tentar di colmarla. Qual è il genere di conoscenza a cui la poesia può aspirare? Nientemeno che quelladell'Assoluto, cioè del principio generatore che sta dietro le forme variabili dell'universo: quella conoscenza, cioè, che alla scienza, chiusa nel mondo fenomenico, saxà sempre negata. L'attività poetica può inveoe proporsi un tale modo di conoscenza (almeno come indefinita approssimazione) in quanto c'è affinità, anzi identità, di sostanza e di metodo fra la coscienza del poeta creatore di miti e quella Coscienza universale che ha prodotto il mondo come un proprio sogno od un proprio pensiero. « Le operazioni del pensiero riproducono oscuramente il dramma della generazione del mondo... ». Non meno dell'esperienza mistica, l'esperienza poetica porta la coscienza individuale i. scoprirsi come « la localizzazione temporanea di un'entità infinitamente più vasta che la integra, nello stesso tempo ch'essa ingloba l'universo». E quali le differenze fra le due esperienze? Dopo il romanticismo, i cui poeti si perdono con furore nella molteplicità del mondo sensibile, per primo Baudelaire a si assegnò si compito di unificare con un potente sforzo di sintesi gli aspetti della materia a noi trasmessi ' dai sensi: il profumo, il suono,^1 colore... CLe sue immagini esprimono la brusca vaporizzazione dei fenomeni, la rigorosa ricerca del ritorno all'unità »_;'il che, per questa famiglia di spiriti (nemici, in fondo, del mondo creato, considerato da loro come una specie di errore, o di falla, nella(•) Rolland de Renéville: L'expérience poétique, Ed. GallimardParis. 1938, . Purezza dell'assoluto) costituisce aspirazione suprema della coscienza umana. 0 métamorphose myatìque De tous mes sena fondu» cn un... «Questa riduzione del mondo esterno schiude la via a un modo più perfetto di conoscenza, il cui segno distintivo sarà l'unità delle percezioni sensoriali » ; ed è noto che anche la scienza tende, cosuoi metodi, allo stesso fine, cercando, dietro la varietà dei fenomeni, l'unitaria Energia che lproduce e trasforma. Ma questa unità, quest'Assoluto, che la scienza si limita a postularementre solo la fantasia (Renéville direbbe l'«esperienza») depoeti può tentare di rappresentarsi, che volto presenta — agli occhi, almeno, della famiglia poetica che discutiamo? La via stessa ch'essi credono di dover seguire c'illumina sui risultati cui perverranno : è la via perigliosa dell'annullamento della personalità, dell'ottenebramento della .coscienza (ottenuto, magari, con mezzi patologici), a fine di liberarsi dalle barriere dello Spazio e del Tempo," dalla opposizione (senza dubbio provvisoria ed effi¬ mera) del soggetto e dell'oggetto, per ritrovarsi alfine, col sacrificio del proprio io, nel maroscuro della coscienza universale giunti a tal punto, è con la metafora della Notte che cotesti cercatori hanno tentato di esprimerquel che hanno intravisto. »Msia concesso di seguire i più coscienti di costoro, per valutarla portata dei canti che pronunciarono al momento d'inabissarsi nella unione, in cui doveva evaporare la loro vita singola... »Secondo vedute diffuse, "universo evolverebbe con un ritmo alternato di creazione e di dissoluzione: ebbene, «il secondo tempo soltanto .appare desiderabile al poeta, poiché la creazione sensibile soffre dei limiti, e non può pretendere alla perfezione... La preferenza, che successivamentNovalis, Nerval, Baudelaire e Poe manifestarono per il secondo tempo, corrisponde alla volontà di sacrificare i valori relativi a profitto di un assoluto, in prossimità del quale il pensiero non può che abdicare, come la luce davanti alla notte». E l'eroe laitur di Mallarmé «medita sulla possibilità di uguagliare la sua coscienza a quella dell'autore del mondo: se vi pervenisse, egli avrebbe la possibilità di far rientrare,, per il giuoco del proprio pensiero, il mondo nella Notte originaria ». Per ossessionante che possa sembrare questa volontà di annullamento, e per pazzesca che possa apparire quest'ambizione, qualcosa di grande e, secondo me, anche di non assurdo, è al fondo di essa: ma, con tutto il mio istinto, io credo sentire che, oscuramente giustificata nelle sue origini, essa poi «gira male» nei suoi sviluppi, si svia. Non per nulla coloro che la perseguirono furono chiamati i porte» maudits. «Questa marcia al ruoto — come la chiama lo stesso Rimbaud, che fu uno dei loro — non cesserà ormai di essere perseguita da coloro ch'egli stesso definì «leu horriblee travailleiirs*. Orbene, secondo me, è tutt'altro che certo che l'aspirazione fondamentale della coscienza umana sia (com' essi credono) di ritrovare l'unità e l'assoluto nella scoperta del polo negativo dell'Essere, di quel ch'essi chiamano la Notte; della fase distruttiva an¬ ziché di quella creativa nel ritmo dell'universo. L'orrore che li avvolse, la pazzia e il suicidio in cui precipitarono questi orribili lavoratori fanno al contrario pensare che sia conforme alla natura nostra fermarsi (pur cercando con ogni sforzo di approfondirlo) al tempo costruttivo del cosmo, al caro mondo creato, e ai suoi fenomeni; e che questo mondo creato non costituisca soltanto una falla dans In parete du Xon-étrc, secondo la celebre definizione di Valéry, bensì abbia un valore positivo ed un senso consolante — come la più cara e santa fra le intuizioni mistiche, quella di S. Francesco (che significativamente Renéville mai non cita) ha intuito; quel S. Francesco, che non rinnega, ma loda, le creature e il creatore. Al polo negativo dell'essere ci awierà poi la morte: è inutile, anzi dannoso/anticipare. «Ciò è male», come confessò lo stesso Rimbaud; e i pjù sani fra i grandi eroi della poesia lo lianrio sempre sentito. Filippo Burzio

Luoghi citati: Renéville, Rolland De Renéville