LOTTA ACCANITAsul fronte delll'Ebro di Riccardo Forte
LOTTA ACCANITAsul fronte delll'Ebro LOTTA ACCANITAsul fronte delll'Ebro Le posizioni trincerate rosse di Monte Coso smantellate e occupate dai nazionali - Tentativi di reazione stroncati ""' (DA UNO DEI NOSTRI INVIATI) Saragozza, 3 ottobre. La battaglia si è riaccesa oggi, accanitissima, su un settore di sei chilometri del fronte dell'Ebro. Preceduti da una violenta preparazione di artiglieria ed appoggiai efficacemente dall'aviazione, i oldati delle tenaci Divisioni nazionali hanno attaccato nella inai-, inata il sistema trincerato repubblicano sul Monte Coso, che domina un'ampia regione della riva destra dell'Ebro. I combattimenti più accaniti si sono avuti sulle posizioni rosse a sud-est del Monte Coso, su quelle di Piedra Lavali, che già erano state teatro di vioenti combattimenti nelle ultime due settimane, e sulle quote vicine. Dopo sei ore di battaglia, i nosfonali hanno avuto un deciso sopravvento sul nemico e hanno inominciato l'occupazione delle poizioni smantellate. Le quote Sii, 32 e 361 sono state occupate nele prime ore del pomeriggio. Una eazione nemica, scatenata con violenza per riprendere possesso del terreno perduto, è stata immediatamente stroncata. Sul Mone Coso la lotta continuava ancora al tramonto. L'attuale ripresa offensiva sembra destinata a durare varii giorni e può forse portare ad un conolidamento definitivo della vittoria nazionale sull'Ebro, ma è da prevedere che la battaglia per ricacciare interamente i rossi sul'altra sponda del fiume durerà ancora a lungo. Al Consiglio dei Minisiri che si è tenuto a Burgos, Franco ha annunciato ieri che la morte di José Antonio Primo De Binerà il fondatore delle falangi spagnole, è ormai accertata da « prove inconutabili ». Probabilmente il Capo nazionale ha fatto allusione alte dichiarazioni del giudice di Alicante, che raccolse le ultime voontà del defunto e che lo accompagnò fino al patibolo, giudice che ha potuto lasciare la Spagna rossa alcune settimane fa. Per due la mussa dei falangisti, la Spagna nazionale tutta, non credettero, non vollero credere alla notizia della fucilazione di Primo De Rivera. Il giovane capo che gli spagnuoli chiamavano affettuosamente « José Antonio » era in prigione per un futile reato politico, gncccbagltbquando scoppiò il movimento mi H,are deI 1936 e Perci° non aveva »9#W responsabilità nella tnsure~'°"e- Ma non * certamente il ™otioo per cut non si credeva al a avvenuta esecuzione. Si riteneva che la vita di Primo De Rivera fosse troppo preziosa per gli stes*' rossi> Perchè potesse essere sopPressa. Le prigioni nazionali n<jargitano di capi repubblicani che cnegnlrdEacsPnamtdngctavrebbero dovuto essere liberati in CUMlbio,de»a consegna del fonda\ore della Falange, come è stato /«»o per altre personalità. Primo De Rivera era chiamato « l'assente » perchè la Falange non ani metteva la sua morte. Sul problema della sopravvivenza o meno del fondatore si imperniava in gran parte il programma futuro della Spagna, poiché molte cote ne dipendevano. Alcuni elementi diffidenti del movimento speravano ancora che la riapparizione miracolosa del martire trentenne potesse mutare l'indirizzo del movimento nel sen so di una minore intransigenza pratica se non dottrinale e vi era chi intravedeva la possibilità di un'opera di conciliazione nazionale sotto gli auspici di quel giovane uomo politico, di cui anche gli avversari riconoscevano la moderazione, la generosità e la acuta sensibilità patriottica. La conferma della morte di Primo De Rivera to glie ogni possibilità di mutamento delle attuali direttive della Falange, ma essa inciterà altresì i successori dello scomparso a mostrarsi degni del suo ricordo. Riccardo Forte
Persone citate: Alicante, José Antonio, Primo De Rivera
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