OGGI DALADIER parlerà al Parlamento

OGGI DALADIER parlerà al Parlamento OGGI DALADIER parlerà al Parlamento / settari alla riscossa: avrà il Capo del Governo il coraggio di sciogliere la Camera ? Parigi, 3 ottobre. Molta attesa regna per la dichiarazione che Daladier leggera domani alla Camera. Che il Capo del Governo debba ottenere lai* ghe approvazioni da parte dei due rami del Parlamento è fuori dubbio. Le centinaia di telegrammi di plauso giunti da ogni parte del paese all'indirizzo del Presidente del Consiglio o del ministro degli Esteri, gli ordini del giorno votato dalle varie leghe combattentistiche,. dall'unione dei sindacati agricoli, dalla confederazione delle cooperative operaie di produzione, dall'associazione dei produttori di grano, dalla federazione dei lavoratori intellettuali, dai presidenti delle principali società finanziarie, dai consigli provinciali, ecc. creano intorno a Daladier una tale aureola di successo che i più acerbi oppositori sanno fin da oggi che tutti i loro attacchi non approderanno a nulla. Fastidi parlamentari Ma l'ordine del giorno della Camera reca una buona dozzina di interpellanze e fra queste una di Kerillis e una del comunista Peri decisi entrambi a turbare la festa e a provocare chiassate. Ora è proprio questo che il Governo vorrebbe evitare per mantenere alla seduta un'aria di solennità e per non correre 11 pericolo di vedere sciupata l'atmosfera di serenità e concordia della quale intende approfittare per la sua ulteriore azione politica e finanziaria. Molti avevano proposto di chiedere il rinvio delle interpellanze e limitare la sessione alla lettura della dichiarazione ministeriale e alla presentazione del progetto del ministro delle Finanze sulla elevazione del limite degli anticipi alla tesoreria. Senonchè se si rinviano le interpellanze non si vota: e Daladier tiene invece a Iscrivere al proprio attivo un, grosso,voto di fiducia. La questione è ancora sub judice alla cosiddetta conferenza del presidenti e se ne occuperà domattina anohe il Consìglio dei ministri. Si ritiene che il Governo riso! vera la difficoltà fissando agli oratori un massimo di cinque mi' nuti di parola. Ma per tenere a bada gli avversari si fa sopratut to correre la voce che in caso di indisciplina della Camera, Daladier potrebbe approfittare dèlie circo, stanze eccezionalmente favorevoli per fare quello che in Inghilterra sembra voglia fare anche enarri berlain: indire nuove elezioni generali. Nel caso francese se non vi ostasse la tradizione repubblicana la soluzione si manifesterebbe tanto più opportuna quanto più chiaro viene delineandosi negli ambienti ufficiali e ufficiosi il senso della necessità di mutare radicalmente politica all'interno e all'estero. Il « Temps > in un editoriale molto commentato scrive che la Francia deve ormai porsi coraggiosamente di fronte alle realtà dell'ora e trarre dalla conferenza di Monaco tutte le conseguenze utili per una più larga e feconda cooperazione internazionale. Occorre una politica nuova... A giudizio dall'organo repubblicano è ormai provato che la collaborazione sul piano europeo delle Potenze autoritarie e delle Potenze democratiche è possibile a dispetto delle differenze di regime. Questa dimostrazione luminosa deve diventare il punto di partenza di una politica nuova. « L'equilibrio creato nell'Europa centrale nel 1919 — dice il Temps — non esiste più: è, jdunque, necessario sostituirgliene un altro. Con quali mezzi, per quali vie? La dichiarazione comune anglo-tedesca del 29 settembre Indica chiaramente la via da battere >. Pur mettendo da parte le voci più o meno sensazionali di vasti progetti internazionali che, sin qui, sono ancora di là da venirle pur tenendo presente che non è il caso di lanciarsi a improvvisazioni precipitose, l'organo del Qual d'Orsaysi dice convinto che « ormai blso-igna lavorare alla ricostruzione del-■ l'Europa in uno spirito realista di intesa e di comprensione reciproca facendo tabula rasa delle passioni ideologiche che poco mancò non ci conducessero a una nuova guerra mondiale ». E' la seconda o la terza volta, in pochi giorni, che Bonnet, evidentemente rinfrancato dall'esito positivo dei suoi sforzi diplomatici, suggerisce al grave foglio repubblicano della sera considerazioni di questo tenore. Il fatto è abbastanza nuovo per meritare di essere messo in evidenza. Rassicurata dal messaggio di Chamberlain, giunto a buon punto per stroncare una sciocca campagna di insinuazioni a carico dell'accordo di pace anglo-tedesco, l'opinione delle sfere dirigenti francesi sembra orientarsi francamente verso una revisione sostanziale della vecchia politica estera fondata sul trattato di Versailles e sulla Lega delle Nazioni sul patto franco-ceko e sul patto franco-sovietico. Di queste quattro ambiziose costruzioni della Fran eia dell'immediato dopoguerra non sussistono fuorché i ruderi. Se la Repubblica vuole ritrovare in Europa l'ascendente che le compete e mantenersi al proprio posto dgrande potenza deve finirla di farci avvocato di cause perdute e dar- si a costruire su fondazioni nuove. Rincuorati dallo scampato pericolo e dall'ondata di riconoscenze che si leva verso di loro dal grembo del Paese, Daladier e Bonnet vi pensano seriamente. Il messaggio di Ohamberlain, l'articolo del Sunday Times, significano a chiare note che la Francia può fare intera assegnazione sulla fedele collaborazione dell'Inghilterra, ma a patto di associarsi arditamente alla missione creatrice e conciliatrice che Chamberlain, certo dell'appoggio di Mussolini e di Hitler, si è proposto di svolgere di concerto con loro. E poiché, se è lecito esitare sulla soluzione di questo o quel problema, esiste però un problema su cui le esitazioni non avrebbero senso — quello della ripresa delle relazioni normali con l'Italia —■ non sembra arrischiato presumere che la bonifica diplomatica di cui sopra avrà inizio con l'invio di un ambasciatore a Roma. Li'Intransigeant crede sapere che la questione sia alla vigilia di essere risolta e che tutte le esitazioni al riguardo si riducano ormai al decidere chi convenga mandare a Palazzo Farnese, un diplomatico di carriera o un parlamentar,; in missione straordinaria. L'ambasciata a Roma Il certo in ogni caso è che la stampa se ne occupa e che '.a Républiqua, organo il quale non è senza rapporti con Daladier, pubblica oggi sull'argomento, gareggiando- con la radicale Ere nouvelle, un articolo insolitamente caloroso di Pierre Dominique dove gli oppositori vengono messi knock-out senza complimenti. Dopo aver dimostrato che l'obbiezione protocollare sollevata fin qui dalla Francia alla redazione di lettere credenziali intestate a Sua Maestà il Re Imperatore, manca idi fondamento, la qualità di Imperatore di Etiopia di Vittorio Emanuele III non essendo più contestabile da nessuno, il giornale afferma: « Da più di dua anni l'Italia e la Francia hanno cessato di parlarsi con la fiducia con cui due Potenze della loro grandezza dovrebbero farlo. L'Europa vi ha perduto di sicuro, ma bisogna che non vi perda dell'altro. L'Italia è, come la Francia, una Potenza occidentale marittima e imperiale. E' una grande Nazione la quale dal 1911 procede di successo in successo e che è perfettamente degna dell'alta situazione occupata nel mondo. Francia e Italia hanno un'intima comunanza di tradizioni e di cultura e da 142 anni non si sono più fatta la guerra; anzi, il sangue dei due Popoli è stato mescolato più volte, i francesi morendo sui campi di battaglia d'Italia e per l'Italia, gli italiani sui campi di battaglia di Francia e per la Francia. E' giunta l'ora di dire che gli interessi dell'Italia e della Francia, lungi dal contraddirsi, sono paralleli, e che Londra, Roma e Parigi debbono intendersi fra l'altro sullo statuto Mediterraneo. Basta con gli ostacoli russi; basta con le ideologie mal digerite ». Questo energico appello della« République », al quale fanno riscontro esortazioni di eguale tenore su giornali dei partiti più diversi dell'estrema destra al radicalismo ortodosso, ci sembra troppo baldanzoso perchè non sia legittimo vedervi l'eco di pensieri e di preoccupazioni delle sfere au- tÒrevòlirSuperf luo'dire "'che' l'in-vio di un ambasciatore a Romanon sarà da solo il tocca e sana.Mu tutto ha un principio; e perarrivare alla liquidazione del nia-lessere franco-italiano il principio non può essere che questo. n discorso di Chamberlain RComuni è commentato stasera conmolto interesse negli ambienti re.dazionali. Ma le dichiarazioni a\Duff Cooper e dei membri dell'op-quanto alla nota dell'« Informazione diplomatica » sulla questione dei magiari di Cekoslovacchia, essa è riprodotta per esteso da tutti i giornali senza dar luogo a commenti sfavorevoli, generale essen¬1 do l'impressione che dopo 1 tedeIschi e i polacchi, Praga dovrà pu-e, s*arannVtedubbiamentesfruttate domani dagli avversaridi Daladier a Palazzo Borbone. inre accontentare anche i magiariConcetto Pettinato