Nella giungla delle religioni

Nella giungla delle religioni Nella giungla delle religioni Riti quasi misteriosi con migliaia di adepti pullulano a New-York Ispirati, istrioni, ingenui e furbi - Preghiere e pranzi - Le sacerdotesse Alzatevi per tempo, una bella domenica mattina, anche se doveste per questo rompere le voatre più care abitudini, prendete a rapidissima ferrovia sotterranea e fatevi condurre fino nelle vicinanze della 2001 strada, a Manhattan, per ascoltare il molto reverendo Swami Nikhilananda, nela sua predica sulle dolci gioie deia religione conosciuta sotto il nome di Ramakrisma-Vivekanandismo... Lo Swami fu il primo apostolo al quale andai a far visita quella tal.bella domenica, che io avevo dedicata a un giro di esplorazione fra gli antri delle religioni poco conosciute a New York, terra di elezione di tutti i più strani culti. Lo Swami si è insediato in un grande appartamento che egli si limita a chiamare, con una modestia che lo onora « The Bodin Studio », ma che gli adepti al culto hanno battezzato col nome di « Centro di Ramakrisma-Vivekanandismo ». Questo appartamento è situato al piano superiore di un vasto e assai comune casamento di uffici, come se ne trovano a migliaia. Gli adepti si uniscono in una sala piuttosto grande, con le finestre gelosamente velate da tendaggi rossi, allo scopo di rendere sanguigne le luci rte vengono dal-.| a strada. preJjca suUa metempsicosi «*™ ™ « destinate all'uso del fedeli occu pano la maggior parte della sala. g|n t af^ubbìls0 è sistemato ^ diPaitare, ornato di no¬ ri d. » ^ di cai^delgbrl> d-una atatumaFdl metaUo cromato rap. presentante un cigno, e anche del ^ltratt0 fotograflco «jl un profeta d&; veBtItcf con un ablto euro Q 'd, confezlone mediocre. ^ Swaml entra da una porta aemina3Costa, nel fondo della sala Di solito egli ha sul capo un turbante ed e vestito di un ablto iallo chlaro- Attraversa la vagta corsla iasciata Ubera dalle gedie dei fedelij m mezzo ana sa. la e sl slede au una 3edia egua. le aUe altr6| vicino all'altare, attendendo che i ritardatari arrivino e prendano posto. Un attivo e devoto pianista riempie con la sua Dravura questo intervallo. Quando finalmente il piano si tace, Swami, sempre seduto, e perciò invisibile ai pubblico delle ultime file, ìntona una apecie di salmodia indiana, p0i ia recita tradotta in inglese, quindi comincia la predica. Quelja domenica, egli psirlò della me tempsicosl, soggetto che sembra particolarmente appassionarlo... Un rapido colpo d'occhio sul mondo strano di questi culti per duti, basterà per rivelarci che esi- ste a New York almeno un centi nai0 di queste minuscole ed eso tiene religioni, che non hanno nul ia a che vedere con le grandi re Hgioni del paese. Aggiungiamo che, salvo qualche eccazlone, esse gono tutte molto prospere. Una do menica basta appena — date le distanze — per visitarne tre quattro; naturalmente bisogna ri nunciare a priori al poter assiste re a qualcuna di quelle cerimonie durante le quali 1 fedeli si rotolano jn estasi davanti a curiosi feticci, come l'osso scapolare diunostruz zo o l'occhio mummificato di una vacca indiana. Queste cerimonie si svolgono specialmente a Harlem; ma a porte chiuse, Queste di cui parlo, invece, le religioni che possono essere scopo dt una passeggiata di esplorazio ne, sono riunioni aperte a chiun que. I loro annunci pubblicitari, appaiono nel Times e nel Sun — i più grandi quotidiani dì New York — e, invariabilmente, si ri trova l'avviso «aperto a tutti» sulla porta di ingresso, sia che si tratti di una delle religioni moderne, e « scientifiche » o del culto di Ramakrisma-Vivekananda. Nomi assurdi, come « La Fraternità deila Abbondanza della Vita », il «Sri Das », U «V"danta», il «Centro della Visione Interiore », abbondano. , ( , ,. ,. - . Nikhilananda ' "dell di »Wami DlKnilananaa Ma ritorniamo a Swami Nikhi- lananda. Nell'entrare nella sala che vi ho descritta dianzi, viene consegnato ad ogni visitatore un opuscoletto che comincia con que ste parole: «La base dell'insegnamento re ligloso che dispensa 11 nostro cen tro, è costituito dai Veda e dagli Upanishad, libri sacri dell India, nella loro interpretazione moder na, confermata dalle esperienze mistiche di Ramakrishna-Para mahamsa, e da quelle del suo gran de discepolo Vivekananda ». Questo non è dunque evidence mente un « culto esotico » propna mente detto, cosi come si lndovi na dalla predica di Swami; è piut tosto una specie di filosofia ìn diana, diluita, quasi annegata, in un mucchio di banalità. Ma la grande attrattiva, in questo caso, Nomi | non è mai la predica o il culto: è il pubblico che ascolta. Vi trovai centocinquanta fedeli; ma la maggior parte di essi aveva l'aria di partecipare ad una escursione organizzata da qualche ag-enzla turistica. Non ci mancava altro che fossero attesi da un grande autobus con la scritta: « Le religioni esotiche di New York in sei. ore ». Una vecchia dama dell'associazione mi spiegò che dopo il sermone del venerabile Swami, tutti i fedeli avevano l'abitudine di recarsi in gruppo nel ristorante indù che si trovava nella stessa casa, per prendervi un pasto alla moda degli indiani, composto sopratutto di riso, discurry e di zafferano. Vi trovai ugualmente, oltre ad un certo numero di signore molto vecchie e rispettabilissime, con i cappelli dalla falda larga, qualche donna del genere « Brunilde » dalle lunghe trecce bionde e dal largo sorriso. E' 11 genere che, a New York, si trova a tutti 1 concerti, a tutte le « vernici » in margine all' arte ufficiale. Qualche negro, un giapponese, come anche numerose giovinette, molto tinte e troppo eleganti, completavano il numero degli ascoltatori unil scatghgoUtarasuchchchErastpepoasutasgonmrebltavfomLo Swami Nikhilananda pi- -la ! sg; , ^'V questa luce permette < dl vedere, secondo l'opuscolo grai tutto che si distribuisce all'ingresaj so della sala: n a , a tutta questa gente la domenica mattina e tutte le sere del martedì e del venerdì. E' un giovanotto affascinante, dalla pelle bruna, dal sorriso irresistibile e dalle mani delicate. Alla fine del suo sermone, nel quale ricorrevano spesso i nomi di Budda, Karma, Vadanta e Ramakrishna, annunciò che il centro di Ramakrishna-Vivekanandismo avrebbe fatto il suo gran pranzo di gala la sera stessa, in un grande ristorante indù del quartiere e che egli era Incaricato della distribuzione del biglietto di invito, al prezzo di un dollaro e mezzo ciascuno. Egli informò inoltre i suoi fedeli che durante quel pranzo si sarebbero tenuti due discorsi: uno da parte di un professore di un collegio, e l'altro da parte di una delle figlie del defunto signor Woodrow Wilson. La riunione terminò a mezzogiorno e mezzo. La rivelazióne di Bab Dopo il culto di Ramakrishna, assistetti a quello di « Sadhu », i cui fedeli si riuniscono in uno stu dio situato al plano superiore dello Steinway Building, proprietà di una grande fabbrica, di pianoforti. Il signor Ballwant Singh, il « filosofo » indù, che doveva presiedere, arrivò in ritardo, vestito di un abito scalcinato e con in testa un turbante arancione chiaro. Egli spiegò la ragione del suo ritardo, domandando al pubblico di scusarlo: aveva mandato un ragazzino a riprendere il suo vestito dalla tintoria, ma il ragazzino non era tornato... Quindi, il signor Ballwant Singh spiegò alle dodici anime presenti che, con suo grande rammarico d'ora Innanzi sarebbe stato impossibile ascoltarlo a New York, perchè un gruppo di studi di Filadel fla gli aveva offerto uri contratto molto allettante... Disgraziatamente, fu molto difficile prestare orecchio al sermone del signor Singh, perchè nella sala vicina, su tre piani in una volta, stavano straziando Rlmski-Korsa.koff. Lasciai la seduta di Sadhu alle quattro e dodici, nel momento preciso in cui il signor Ballwant aveva già per metà spiegato perchè l'anima non fosse l'anima ed il corpo non fosse il corpo... Avevo fretta; alle quattro e un quarto cominciava la riunione dei fedeli della religione « Baha'l », e non volevo perderla. Fortunatamente, non era lontano. I fedeli del culto di « Baha'l » si riuniscono in uno studio al sesto piano di ! un immobile della 119» strada. La parola Baha'l fu pronunciata per la prima volta nella metà del secolo scorso da un tale, chiamato Bab, che vide la luce della « Vera Rivelazione » nel 1844. Ecco, del resto, ciò che questa luce permette tesgramresdpdl'dcddsrcvtpdvsmmcnednindmtcucpecnuDcpdrcPd1crsmEapdVpsfpodgrctpmgsvudcpcnluDt« E' nel 1844 che Egli cominciò ad annunciare al mondo l'avvento di una personalità Più Grande di Lui, che dovrà creare una nuova era nella religione e nella civiltà. Dopo sei anni di sforzi nobili e disinteressati, fu martiWzzato all'età di trentun anni e mori, con il petto crivellato dalle pallottole... « Ma il petto di Bab non fu crivellato invano. Baha'u 'llah doveva succedergli. Quest'ultimo pretese di essere in persona quel tale « Più Grande » di cui Bab aveva previsto l'avvento. Baha'u'llah mori nel 1892, dopo aver passato quarant'anni della sua vita in prigione. Suo figlio Abdul-Baha ri-|zprese la missione del padre e mori ; cnel 1921, dopo una vita molto at- tlva. Oggi il culto di Baha'l conta] s un milione di fedeli sparsi in tutto l mondo ». I fedeli di New York si riuniscono in una grande sala, dove li attendono diverse file di sedie pie- ghevoli, che sembrano essere di rigore in questo genere di religioni. Un proiettore speciale ed accuratamente dissimulato, illumina l'oratore; un musicante zelante ci suona le arie sacre, aspettando che la predica cominci. L'oratore, o piuttosto Foratrice che ascoltai quella domenica, si chiamava miss Orcella Rexford. Essa ci spiegò come ci si dovesse raccogliere, per « risolvere i misteri della vita ». Circa duecento persone l'ascoltavano. Miss Rexford mi parve, per quel poco che potei vederla, giovane e assai attraente. Era vestita con un abito chiaro di stoffa stampata, con un civettuolo berrettino, di sghimbescio sul capelli biondi ed ondulati. Mostrava un temperamento esuberante, e doveva parlare assai bene, a giudicare dal pubblico che non si stancò di ascoltarla per due ore filate... « Voi risolverete i misteri della vita — diceva la signorina Rexford — mostrandovi contenti e magari rallegrati dalle vostre di- sgrazie. La prima cosa che dovre- te fare quando una qualunque di sgrazia si abbatta su di voi, è di rallegracene. Volete ripeterlo con me? », domandò. E gli ascoltatori In coro: « La prima cosa che dovete fare quando una disgrazia si abbatta su di voi, è di rallegracene ». Il sacerdote del destino Dopo la fine del culto « Baha'l » dovetti aspettare un'ora almeno, prima di poter ascoltare la predica impartita dal « Centro dell'Assoluto », la religione' fondata dal signor Giuseppe O. De Vincent, che ha eletta la sua residenza nello stesso Steinway Building ma al sesto plano. All'ingresso fui ricevuto da una simpatica ragazza, vestita di merletto nero, che mi diede amabilmente il benvenuto e mi domandò: « Per quale ragione siete venuto alla nostra riunione? Forse perchè il signor De Vincent vi predica il destino? ». Risposi che ero semplicemente venuto perchè avevo letto l'avviso sul New; York Times, ma che se mi volevano predire il destino che mi attendeva, accettavo con piacere. Mi furono chiesti allora il nome e la data della mia nascita e poi fui fatto entrare nella «grande sala », dove gli intervenuti erano obbligati a prender posto sulle inevitabili sedie pieghevoli. In fondo alla stanza, un altare graziosamente decorato, davanti ad una tenda a fondo rosso, e, ai lati, due candelabri pure rossi. La carta di un grande mappamondo astrologico era attaccata al muro con due puntine; su quella carta 11 mondo era diviso in quattro sezioni principali: Silfidi, Salamandre, Ondine e Gnomi. Sull'altare tre quadri, uno di Gesù Cristo e due del signor De Vincent, ritratto di tre quarti, che ci fissava con gli occhi. Una graziosa ragazzetta dai capelli scuri si alzò d'un tratto, usci dalle file del pubblico e apri la riunione, leggendo una preghiera composta dal signor De Vincent. Poi toccò alla giovane con l'abito di merletto. Esso ci a-nnunciò che 11 signor De Vincent teneva dei corsi particolari, per un prezzo veramente Irrisorio, se si voleva considerare che egli guariva tutte le malattie possibili ed immaginabili. Essa ci parlò di una donna che aveva un tumore allo stomaco che pesava circa sette chili. Orbene, dopo quattro lezioni, il signor De Vincent era riuscito a far « evaporare » questo tumore. Infine il signor De Vincent in persona ci fece l'onore di entrare da una piccola porta laterale. Era un ometto curioso, assai più vecchio di quel che non lo avessero raffigurato quei suoi due lusinghieri ritratti sull'altare, con una lunga criniera bianca e vestito con una tuta di tela incerata. Aveva la pronuncia blesa e si permetteva molte libertà nei riguardi della grammatica. Bastava che si entusiasmasse un po', perchè la sua voce diventasse slmile a quella di una ranocchia. Il signor De Vincent tirò fuori dalla sua borsa un voluminoso Incartamento e lesse il suo sermone per un'ora e mezza. Io non capii che una sola frase: « Le sensazioni non esistono che per l'uomo che le provi » o qualcosa di simile. Predizioni Come ho detto, il discorso durò un'ora e mezza; e quando il signor De Vincent si sedette, visibilmente stanco, la signora vestita di piz- zo nero fece il giro del pubblico con un piattino in mano... Essa poi ci spiegò che se aves simo tenuto a sbarazzarci dèlie I del Maestro [ malattie del corpo e dell'anima, non avevamo altro da fare che iscriverci ad un corso Dartlcolare r„ tJIi^^i P.wi^r£f v nce- era monto'a salare RI™e;n uUè^{ognuno di noi il destino che ci at- \ tendeva, conoscendo soltanto il\ntscitVZLno ^ V ncenfesaa nascita, il signor De Vincent, essa, ci disse, aveva impiegati venticin- que anni a elaborare la sua teoria I chiamata « la cabala moderna del : numeri». Aspettavo con Impazien za... Prima che venisse 'il mio turno, Il Maestro svelò gli alti e bassi che attendevano due vecchie signore e mi parve che quello che diceva fosse giustissimo. Una. delle due vittime, particolarmente, doveva aver passato di molto lasessantina ed aveva una profonda, cicatrice sulla gota destra. Il si- : gnor De Vincent svelò il destino | della vecchia signora con la sua( pronunzia impossibile,.press'apoco! in questi termini: \« VI vedo molto bene quando ( eravate giovane. Slete stata, mol-1 to bella, è vero? Non vi siete mai | sposata; ma si,' vedo, ci sono... Voi avete avuto due occasioni nella vita, ma le avete respinte tutte e due. Possedete facoltà artistiche. Perchè lasciate il vostro talento! isterilire? Dovreste far qualcosa ». : Continuò ancora per un po' su questo tono, sebbene calde lacrime rigassero le gote avvizzite della paziente. « Decisamente — pensai — 11 signor De Vincent è un chiaroveggente. Non gli si può nascondere niente! »... E fu il mio turno. Secondo il Maestro, io appartengo alla categoria 6-7-1. La prima cifra significa, secondo il De Vincent, Dio, ma potrebbe egual- mente significare Materia... non ime ne ricordo bene. In ogni caso, ;egli ha detto, sono un buon com- \merciante. Non era il momento di!discutere e lo lasciai dire. Mi ha ianche informato che dovevo aver}avuta una forte commozione fra !1 nove ed i dodici anni. «Mi ero !rotto una gamba» gli risposi. Non jera vero, ma la sola idea di que-;sto incidente mise il signor De |Vlncent in uno stato di gioiaestatica. « E' ben quel che vi dico » ripetè almeno quattro volte. Poi mi rassicurò dicendomi che eroforte e che non dovevo temere nulla, salvo una certa donna mol- to più vecchia di me, che mi vo- leva male... |Quindi la riunione fini. Era il momento di separarsi. Purtroppo non ebbi il tempo di domandare al stgnór De Vincent se tutti gli americani dal nome di John Smith — tale era il nome che avevo dato entrando — avevano un destino identico ai mio... Sidney Carrel

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