Berlino acclama nel Führer la raggiunta pace con giustizia di Giuseppe Piazza

Berlino acclama nel Führer la raggiunta pace con giustizia Berlino acclama nel Führer la raggiunta pace con giustizia I severi compiti che attendono l'Europa se il seme debba dar frutti Berlino, 1 ottobre. Chi avesse dormito non già settecento anni, ma diciamo soltanto séttantadue ore, tre giorni Interi cioè appena, e dopo avere deposto stanco e disgustato sul proprio tavolo l'ultimo giornale, mettiamo mercoledì 28, ne riprendesse ad un tratto uno In questa sera di sabato primo ottobre, crederebbe, trasognato, che il suo sonno sia durato qualche decennio almeno. «Novus nascitur orilo?» Tutte le agitate parole di odio, di offesa e di difesa, di recriminazione, di accusa e di minaccia, che necessariamente riempivano la stampa tedesca come press'a poco quella di ogni altro paese, tutto lo stile di querimonie, di sarcasmo e di invettiva che pareva avere informato di sé, ormai stabilmente, il linguaggio internazionale, in un tanfo da osteria al sabato sera, sembrando avere trasformato la conversazione internazionale in poco piti che una rissa di avvinazzati nella quale si era ridotti a ripetere da mesi, anzi da anni, le stesse cose, senza riuscire a convincere l'interlocutore ed a fare un passo avanti verso la luce mentane* della ragione; tutto ciò. è ad un tratto, quasi per miracolo, scomparso dalle pagine dei giornali dove sembra annunciarsi una specie di stato di grazia e dove si leggono parole davvero insospettate finora di speranza, anzi, più che di speranza, di certezza, e si parla di una nuova epoca che si apre all'umanità di una vita nuova, di una nuova piattaforma su cui costruire la situazione politica, infine di un nuovo spirito di trattative'internazionali fatto di certezza, di comprensione e di ripresa, la cui principale caratteristica è anzitutto la subitanea felice dimenticanza della tremenda zuffa Ano a ieri durata, che ha rischiato di travolgere l'Europa in un abisso dal quale assai difficilmente si sarebbe più rilevata. E se non ci fosse un giornale che, indubbiamente con opportunità, ricorda che ancora non è tutto finito perchè — non bisogna dimenticarlo —, ci sono ancora al mondo i bolacevichi e molte delle malefatte e delle rovine da essi ammonticchiate e coltivate nel corpo di Europa sono 11 fumiganti accanto a noi, si.sarebbe tentati di credere che da un istante all'altro il secolo d'oro è disceso sul continente. Tutto questo ottimismo di speranza e di fiducia, anche se può apparire alquanto esagerato dalla reazione del primo momento contro la sfiducia che gravava su tutti gli animi ventiquattro ore fa, è però certamente bello e confortevole; e dimostra a ogni modo quanto stanco fosse il mondo della pericolosa, arida e funesta rissa durata, nonché in fine quanto facile anche, in un certo senso, fosse in sostanza avviare a soluzione sicura questioni che parevano o venivano interessatamente prospettate come fatalmente insolubili o quasi. Bastava, i fatti lo hanno dimostrato, che i pochi veri dirigenti dei popoli, senza, si capisce, le mosche nocchiere, si mettessero insieme in un'ora di buona volontà, come hanno fatto. Ed e quello che, in sostanza, da mesi, anzi da anni, andavano predicando invano le diplomazie dei due Stati autoritari dell'Asse ed i loro due grandi Capi, senza per altro riuscire a farsi intendere dagli altri. Che cosa era Infatti la loro lunga predicazione contro le conferenze tipo antico, contro li commissioniamo, contro il parlamentarismo trasferito nel campo internazionale, contro il collettivismo e cose simili che rendevano le conferenze nient'altro che sistemi organizzati per complicare e trascinare in eterno le questioni, per ostruire, pericolosamente, le crisi, riuscendo a moltiplicare anziché risolvere ì problemi? La conferenza di Monaco che in dodici ore ha rovesciato i termini dei problemi mondiali, ha dimostrato all'evidenza quale era l'antidoto a tali malanni. Da questo punto di vista sì potrebbe anche dire, senza minima intenzione di urtare la suscettibilità di nessuno, che la Conferenza di Monaco è stata una rivoluzione « autoritaria » nel campo Internazionale, certo. Nuove difficoltà e nuovi sforziI giornali tedeschi esprimono l'augurio che la prova faccia testo, scuola e precedente. Un lungo e difficile lavoro attende l'Europa; l'ottimismo del primo momento va bene e fa bene, ma non si deve credere che tutto sia di incanto finito, e che quel che finora sembrava un cupo romanzo di appendice che stava per finire con la morte di tutti I personaggi si sia senz'altro — cioè senz'altre doglie e fatiche oltre il solo rischio patito — trasformato in una commedia a lieto fine, in cui tutti, al l'ultimo istante si sposano e srappaciano. Sarebbe troppo comodo. La sofferenza morale non è finita, perchè essa deve durare nello sforzo morale e mentale per ricostruire. L'Europa è un campo di rovine morali e statutarie, ridotta in uno stato quasi selvaggio dal dissolvimento di tutti 1 codicc di tutti i vincoli; rovina non meno grave di quella materiale che la guerra avrebbe prodotto se fosse scoppiata e che questa rovina essenzialmente già anticipavaE. l'opera da compiere è immensa ed esigerà certamente sacrifici e recherà con sè difficoltà e pericoli; senza dire che c'è poi sempre da difendersi contro quell'insidia bolscevica, cui accennava il BerUner Tageblat nel momento detripudio e della speranza; vi sono poi le democrazie dalle quali v'è da attendersi da un momento alJaltro che tentino di risollevare le teste, e vi sono poi altri Importanti e gravi problemi sospesi in Europa, senza la soluzione dèi quali non è cèrto da sperare : o da ritenere che l'Europa sia veramente tranquilla. Il respiro di sollievo che il mondo trae oggi è un buon segno. Ed un buon segno sono anche le entusiastiche accoglienze che in tutti i paesi hanno trovato i quattro Uomini di Stato che si sono ieri separati a Monaco, dopo essersi uniti insieme in un primo successo, che sembra capace di redimere il continente. «Questa fine di settimana — cosi scrive il Berìiner Tageblat sintetizzando le proprie impressioni sull'ora che volge — questa fine di settimana sembra davvero preludere ad un'epoca nuova per il solo fatto che da generazioni e generazioni non si era "mai assistito al fenomeno che Berlino, come Roma, come Londra, come Parigi non vedano se non una sola medesima politica costruttiva ». E' il grande fatto che bisognerà tradurre in pratica, da domani. Il trionfo del Fuhrer Questi sentimenti indistinguibilmente commisti di speranza e dcertezza ha manifestati questa mattina la popolazione di Berlino in rappresentanza di tutta quella del Reich, al suo Fuhrer che ritornava da Monaco, in una accoglienza il cui straordinario impeto e calore, di vera esplosione popolare, ha investito certamente insieme la gioia-per la liberazione sudetica come quella per la liberazione d'Europa. Il FUhrer è arrivato alle 10,40 alla stazione dAnhalt e di 11 ha percorso 11 tratto attraverso le Anhalterstrasse e la Wllhelmestrasse, fino alla Can celleria, fra 11 giubilo, il tripudio e addirittura l'ebbrezza di un'im mensa folla che da centinaia dmigliaia di petti gridava il nome del FUhrer liberatore. Poche volte la folla berlinese ha manifestato con tanta foga e tanta veemente passione la sua gioia e il suo amore per il suo grande Capo che in un anno ha riportato al Reich due preziosi lembi di. suolo patrio e in essi dieci milióni di suoi figlioli che ne vivevano separati e derelitti; e questo dono ha saputo arrecare alla Nazione, non soltanto senza rompere la pace, né spargere sangue, né tedesco nè altruima questa volta anzi rafforzando potentemente e rassicurando la pace del mondo. Il FUhrer liberatore e « aumentatore del Reich > — secondo l'antico titolo deglImperatori che accrescevano, però col sangue, il territorio dell'Impero — il FUhrer pacificatore ha così avuto oggi nella capitale deReich un trionfo quale certamente si può credere che folla tedesca mai abbia decretato ad altri buograndi. I cordoni militari hanno veramente stentato a trattenere le masse che anelavano verso iCapo, desiderose di fargli sentire il battito di gioia e di gratitudine del loro cuore, in cui pulsava icuore di tutta la Nazione. Alla stazione tutte le autorità dello Stato, del Partito e delle Forze Armate erano accorse ed accanto al Feldmaresciallo Ministro Presidente Goering ed al Ministro della propaganda Goebbelsera presente anche Corrado Henlein, testimone della lunga lotta durata e della vittoria finalmente raggiunta. Testimoni dell'amicizia, erano poi accorse le autorità italiane di Berlino e il Fascio della capitale, nonché un gran numero di CC. NN. (aumentato da300 ferrovieri anch'essi in orbace, presenti in questo momento a Berlino). Il FUhrer ha passato in rassegna questa rappresentanza italiana. Per la città Imbandierata non è raro del resto di vedere il nostrtricolore commisto alla bandierrossa-croce uncinata a dimostrare quanto spontaneamente ed intimamente la folla berlinese abbia sentito che questa liberazione dEuropa dall'incubo della guerra attraverso l'azione essenziale determinante di Mussolini anch'essa un'altra opera dell'AssRoma-Berlino, e, perciò, un altrdegli anelli che consolidano questformazione politica assicurandolil merito storico della fondaziondell'Europa nuova di cui intantessa è per ora l'unica realtà esistente e funzionante. Giuseppe Piazza

Persone citate: Goering, Mussolini