I Sudeti della II Zona acclamano le truppe liberatrici di Guido Tonella

I Sudeti della II Zona acclamano le truppe liberatrici I Sudeti della II Zona acclamano le truppe liberatrici II IV Corpo d'Armata tedesco è entrato nella regione di Warnsdorf — L'occupazione si svolge senza incidenti (Da uno dei nostri inviati) Friedland, 3 ottobre. Mentre le truppe del generale Bitter von Leeb portavano a termine nella giornata di domenica l'occupazione detta prima zona stabilita nell'accordo di Monaco, oggi raggiungendo il punto estremo di Bóhmer Krummau, nel settore nord, nei dintorni immediati di Dresda, altre truppe sono entrate in azione per occupare la zona « numero due », quella compresa tra l'Elba e i due salienti di Warnsdorf e di Reichenberg. Queste unità, che. appartengono al IV Corpo d'Armata, avente sede a Dresda, sono sotto il comando del generale von Schwedler, un alto ufficiale che si è distinto già nella grande guerra. Nonostante le rigorose misure decretate ieri l'altro primo ottobre dalle autorità militari le quali, per ovviare allo stato di anarchia che dal punto di vista del passaggio della frontiera si era andato verificando nella zona evacuata dai ceki, hanno deciso di vietare temporaneamente l'entrata nel territorio dei Sudeti a tutti indistintamente, fuorché ai rifugiati desiderosi di ritornare alle loro case, ci è stato possibile, grazie all'interessamento del Ministero della Propaganda del Reich, di poter seguire in pieno l'imponente svolgimento di questa seconda fase di occupazione del territorio dei Sudeti. Il cimitero di Weigsdorf ■ Una pioggerella fitta e gelida, preannunciatrice dell'inverno, ha alquanto ostacolato nella mattinata l'avanzata delle truppe, le quali sono arrivate, con qualche ritardo sul previsto,- alla frontiera nel pomeriggio soltanto. I diversi distaccamenti sono penetrati nel territorio dei Sudeti attraverso le tre strade principali di Neustadt-Sebnitz, Schirgiswalde-Schluckenau, Ebersbach-Rumburg, per occupare il saliente che prende appunto il nome di Rumburg e, per il saliente di Reichenberg, dai due valichi di Zittau e di FrieUland. Pochi altri punti del vecchio confine, come questi due salienti possono illustrare il carattere paradossale di questa linea di frontiera, che taglia a metà abitati e case e serpeggia ora in una direzione ora nell'altra, senza il minimo riferimento geografico o meno ancora etnico. A Weigsdorf, la linea di frontiera era stata tracciata in modo così intelligente, che i ragazzi tedeschi per andare alla scuola del Reich, dovevano recarsi sul territorio cekoslovacco. Per andare in chiesa si passava dalla Germania in Cekoslovacchia, salvo poi a .tornare in territorio tedesco prima di sbucare sul sagrato. Se le cose erano complicate per i vivi, peggio ancora era per i poveri morti, i quali riposavano in un cimitero spartito esattamente a metà dalle pietre di frontiera sparse tra le lapidi. Su di una facciata si trova la sigla D (Deutschland); sull'altra la sigla C.S. (Cekoslovensko) ; e, naturalmente, di qua come di là, i nomi incisi sulle pietre tombali sono tutti schiettamente tedeschi. Nè qui poteva valere la storiella che si racconta a Ginevra a proposito del famoso cimitero israelita di Veryes, dove i morti sono sepolti con i piedi in Francia e la testa in Svizzera « per poter speculare più agevolmente sul cambio... ». Ora anche i sassi della frontiera di Weigsdorf, goffo simbolo di una divisione quanto mai arbitraria, sono trapassati per sempre. Gli ultimi martiri . Da Weigsdorf, mentre i primi distaccamenti motorizzati penetrano in territorio sudetico, filiamo diritti, attraverso la bella cittadina di Friedland — la quale non ha niente a che fare con l'omonima località di napoleonica memoria, pur vantando delle rimembranze storiche nel castello di Wallenstein, duca di Friedland — verso il gruppo montagnoso delle Isergebirge, dirimpetto al massiccio del Riesengebirge che si innalza più a ovest. I ceki avevano stabilito delle fortificazioni su queste montagne; forse sono ancora lassù asserragliati, dato che il limite della seconda zona passa appena di là della cresta sommitale. A Weissbach ne domandiamo notizie ai contadini del luogo che ci raccontano una assai triste storia. L'altro ieri sera, una banda di soldati che era penetrata nell'osteria di campagna, incustodita, dando fondo a diverse bottiglie di Schnaps, si scontrava con alcuni membri del servizio d'ordine del partito di Henlein. I militi avvinazzati facevano fuoco e uccidevano, proprio alla vigilia della Uberazionc, due sudetici, un giovanotto di 22 (inni e un suo zio di cinquanta. Il carro che trasporta le due povere vittime si sta appunto muovendo alla volta del cimitero. Le bandiere hitleriane, che il villaggio ha esposto per la prima volta, sono tutte abbrunate per il lutto che ha colpito questa popolazione, nel giorno stesso del suo più grande tripudio. Ma, ad un tratto, eccoli i ceki! Due regolari dell'esercito di Praga, un soldato e un sottufficiale che qui avevano alloggiato fino a qualche giorno fa, male informati della situazione, sono scesi in paese per far fagotto e si son fatti pescare nel momento che si disponevano a riprendere la via dei monti, con uno scatolone di cartone sotto il braccio. Il sottufficiale — viso duro dello slavo — non appare emozionato, fuma sfrontatamente la sua sigaretta sotto il naso dei franchi tiratori che lo hanno arrestato e dice con voce aspra che gli si renda la sua rivoltella, che lui ha fretta di andarsene. L'altro — languidi occhi da cerbiatto, Piccolino, quasi un ragazzo — set» bra si renda meglio conto della sua situazione. C'è poco da dire: i due sono stati sorpresi armati all'interno della zona che avrebbe dovuto da ieri sera essere completamente evacuata dai ceki e diventano quindi legittimamente prigionieri di guerra. E figurarsi se i franchi tiratori se li lasciano sfuggire. « Avanti, marsch, adesso siamo noi a comandare ». Giù nel paese, intanto, le prime truppe stanno arrivando; una folla fitta fitta grida la sua gioia e lancia fiori a getto continuo ai suoi liberatori. In prima fila sta un frate, che è il più entusiasta di tutti. « Pater Anastasius — dic° la nostra guida — è un cappuccino che è riuscito a nascondere nel suo convento, al momento della mobilitazione più di quindici giovanotti che avrebbero dovuto presentarsi alle autorità militari di Praga ». Sulla grande piazza del mercato di Friedland — « Adolf Hitlerplatz » si legge su di una targa apposta da poche ore, come sulla via accanto si legge « Mareschal Goeringstrasse » — ci si sta frattanto preparando ad assistere alla trionfale entrata dell'86,0 Reggimento fanteria. Dei gendarmi in uniforme cèka, ma in compenso con tanto di bracciale con la croce uncinata, tengono ordinata la folla, che non regge più alla sua passione. Entra primo il distaccamento di testa, con portabandiera e la fanfara, che riempie la piazza delle sue note gioiose. Fiori anche ai nemici Poi, mentre la bandiera si dispone da un lato e la banda segna il tempo con il rullo dei tamburi, sfilano bravamente a passo di parata, malgrado i lunghi chilometri che già hanno nelle gambe, le diverse compagnie. Le campane suonano a distesa. La folla scandisce, a sua volta ritmicamente il suo Sieg, Heil, che vuol dire nello stesso tempo gioia per la libertà conquistata e ammirazione per queste belle truppe del Reich. Passano i cannoncini da 37 millimetri; poi, dopo altre compagnie di fantaccini, i possenti 105, le nuoue mitragliatrici a due canne e a placca automaticamente girevole; quindi i carri delle salmerie, della sussistenza e quelli delle cucine, che fumano dalle ciminiere come tante locomotive: « Peccato che non ci sia il nostro borgomastro a vedere tutto questo » esclamano questi bravi abitanti di Friedland, pensando al loro sindaco, che è stato arrestato dai cèki e trasportato in un campo di concentramento. Ma ad assistere alla sfilata, arrivano sul più bello i due prigionieri cèki. La « Feldgendarmerie », ossia la polizia dell'esercito, li prende in consegna dai franchi tiratori che li hanno arrestati e, via, li trasporta sugli autocarri infiorati dalla folla che in questa giornata di festa dimentica ogni sentimento di odio per gridare soltanto la sua felicità in faccia a tutti, amici e nemici. Friedland, terra di pace. Ma si ha un bell'essere pacifici e dimenticare il « Tschekische terror... ». Sono buoni come ostaggi questi, buoni per cambiarli contro altri ostaggi, quelli che Praga ha preso ai Sudeti quando ancora una volta si era illusa di poter spezzare con la maniera forte la fede di questa gente. Guido Tonella

Persone citate: Bitter, Heil, Leeb, Pater, Wallenstein