A Roma

A Roma A Roma II travolgente grido del popolo e le parole del Condottiero all'immensa folla Roma, 30 settembre. Il Duce è tornato a Roma. Quarantotto ore dopo la Sua partenza improvvisa per Monaco, decisa in uno dei momenti più angosciosi che l'Europa abbia attraversato dal giorno dell'armistizio, Egli' è rientrato a Palazzo Venezia, reduce da una missione sovrumana nella quale ancora una volta ha giganteggiato ed è rifulso vittoriosamente il Suo genio di costruttore. ■ • Giubilante gratitudine dell'Urbe Che cosa sono quarantotto ore nella vita di un popolo T Sppure queste due giornate resteranno nella nostra memoria tra le più appassionate e brucianti della no stra' esistenza mortale. L'altro ieri, quando il Duce parti, tuttp pareva perduto. Il popolo italiano, che non ama la guerra ma non la teme, era pronto ad affrontare, ad un Suo cenno, il supremo dei ri-! schi; oggi nel benvenuto che il popolo Oli ha dato vibrava l'esultanza di chi apprezza la pace con giustizia e con onore come il supremo dei beni. Ed il Duce riportava que sta pace: era questo il dono che Egli recava dal convegno di Monaco, alla Sua Patria operosa La pace per oggi, perchè nel convegno monacense era stato sistemato, secondo le esigenze della logica, del diritto, della giustizia, un problema aggrovigliato e aspro; la pace per domani, perchè dall'incontro voluto nel modo e nelle forme che Egli stesso ebbe ad indicare molti anni fa all'Europa disattenta e riottosa, sembra fiorire una speranza di collaborazione e di intese durature. Chi avrebbe potuto trattenere il popolo, colmato di questi doni di inestimabile valore, dall'esprimere al suo Capo con un impeto ed una spontaneità senza pari tutta la sua riconoscenza, 'tutta la sua ammirazione T Quando diciamo spontaneità, non usiamo una parola approssimativa. Nessun apparato speciale, nessuna mobilita zione, nessun invito. / cittadini di Roma, nei giornali che annunciavano stamane a titoli di scatola le conclusioni del convegno dei Quattro, hanno letto un semplice annuncio in quattordici parole ;\ quattordici semplici, nude, disa-\ dome parole che dicevano: « Il Du ce, di ritorno da Monaco, giungerà a Roma questa sera alle ore 18 ». Ma quale proclama, quale manifesto, quale esortazione, quale perorazione, avrebbe potuto giungere più irresistibile al cuore dei romani t In un attimo-è stato festa. I ' negozi, gli uffici, i cantieri, le officine si sono chiusi; le finestre si. sono imbandierate, le vetrine illuminate a giorno si sono adornate di grandi fotografie del Capo tra festoni di alloro, spalliere tricolori, decorazioni di fiori. E nel pomeriggio, nelle primissime ore del pomeriggio, tre, quattro, cinque ore prima che il treno che ri portava il Duce a Roma giungesse alla stazione, già la città risuonava dello strepito immenso di una colossale migrazione di folla che andava incontro a Lui con volto raggiante, con spirito lieto, con atti improntati a giubilante gratitudine. Era con una nota nuova di straripante letizia, lo spettacolo che già conosciamo: lo spettacolo di tutto un popolo che scende in piazza- nelle grandi ore della vita nazionale per esprimere, in una di quelle frementi adunate che sono il segno e l'aspetto di questa età nostra, i suoi traboccanti sentimenti, le sue irresistibili passioni. Schiere e schiere Siamo andati anche noi, piccola goccia nel gran fiume. Abbiamo percorso nella corrente le vie im bandierate, siamo passati tra i clamori, le grida, i canti. Nessun invito, nessuna organizzazione, abbiamo detto; ma ad un certo momento, anche per incanalare quel la straripante fiumana ed un po' forse per quell'istinto di aggregazione che è oggi naturale nell'italiano, gruppi, cortei, colonne si sono formati unendosi i fascisti ai fascisti, i giovani ai giovani, le Donne fasciste alle Donne fasciste. Dalle sedi rionali erano usciti gli alfieri con i gagliardetti e ogni gagliardetto ' aveva raccolto via via nuclei di seguaci. rppssslunpdddfdgpfvbmdsqlcdmdAlcune formazioni giovanili si erano schierate qua e là lungo i marciapiedi improvvisando un servizio d'ordine senza continuità. Altrove, quando già la folla aveva tutto invaso, si cercava di improvvisare alla meglio all'ultima ora un allineamento di transenne. Insomma si è visto questo fatto singolare: il popolo che organizzava, da se stesso il proprio movimen-\ to per le vie e per le piazze, prov- vedendo a farlo svolgere con Za] massima regolarità; spettacolo, veramente eccezionale quello duquest'ordine che scaturiva poco a - poco per generazione spontanea. dal disordine, questo tumulto che.si faceva a un tratto composto schieramento di forze, di organiz-'zazioni, di rappresentanze, sim-\metrica disposizione di colori, di\uniformi, di bandiere, di raggrup-'pamenti nel quadro magnifico sfol-<,gerante che avrebbe accolto tiDuce al Suo giungere fra noi. Come dire tutto il senso di que- [sta grandiosa automobilitazionef Come dare l'impressione che Siriportava dall'atteggiamento di tutto questo popolo che muoveva a salutare nel Duce il salvatore della pace? li pia22«lc della stazione di Ter- [mini era il solo luogo dove appa-j risserò i segni di una qualunque preparazione. Bandiere e fiori e piante adornavano l'accesso alla saletta reale che si intravedeva soffice di tappeti, luminosa di specchi, colma di azalee e di dalie. Fuori il popolo non era che una immensa marèa dilagante fino agli sbocchi delle strade, stipata fino ai grandi palazzi imbandieraci che fiancheggiano il digradante piano di via Cavour. Grida di entusiasmo, bandiere al vento, fanfare canti e su tutto il nome del Duce scandito martellato a gran voce, vera raffica sonora che percuoteva potente l'atmosfera, flagellava le mura delle case, scavalcava i tetti e le terrazze rimbalzava lontano frantumandosi in mille echi. Dentro, sotto l'arco metanico della grande tettoia fumosa, altro spettacolo: una folla di autorità quale mai si era vista pigiarsi nella breve pedana di marciapiede, un campionario di uniformi di lingue di divise: ministri, sottosegretari, marescialli d'Italia, quadrumviri della Marcia su Roma, generali, ammiragli, accademici, alti funzionari dello Stato, senatori, deputati, diplomatici, addetti militari. Impossibile un elenco senza omissioni, anche se limitato ai nomi più rappresentativi. Ricorderemo fra gli altri il Ministro Segretario del Partito, i marescialli qua- sidente dell'Accademia d'Italia e del Senato sen. Federzoni, i ministri Bottai, Thaon di Revél, Alfieri, Guarnieri, i sottosegretari Pariani, Cuvagnari Guidi-Buffarini, Teruzzi, il Governatore di Roma, Von. Delcroix, il gen. Moizo, la Medaglia d'oro on. Amilcare Rossi, il drumviri De Bono e Balbo, il pre, capo della polizia sen. Bocchini, \ i.j- j: rjpnnriiia7Ìnnn H"" ul lltUHWIMtlOHO a] Foltissimo ti gruppo delle rap, presentanze straniere. E' stata veuramente un'adunata generale: dal - l'ambasciatore di Germania von . Mackensen a quello d'Inghilterra e.lord Perth, dall'ambasciatore di o Spagna Garcia Condè all'incarica-'to d'Affari francese Blondel, dal-\l'ambasciatore degli Stati Uniti i\Philips a quello del Giappone Hot-'ta, nessuno dei titolari o dei reg-<,genti le grandi Ambasciate e le i'Legazioni è assente. C'è il Belgio, l'Ungheria, la Svizzera, l'Olanda, - ', la Svezia, il Portogallo, il Brasile, f l'Argentina, il Cile, la Jugoslavia, ila Bulgaria, la Romania e gli adi detti militari e funzionari delle a Ambasciate e delle Legazioni, e Aria dunque di pace, aria di ricon filiazione anche qui, in questi po¬ - chi metri di stazione imbandierata, -j Questa folla di autorità a cui HI Sovrano e il Duce alla stazione di Firenze (Telefoto)-