Giro d'orizzonte sul panorama tennistico italiano

Giro d'orizzonte sul panorama tennistico italiano Giro d'orizzonte sul panorama tennistico italiano L'annata tennistica italiana può dirsi ufficialmente chiusa: i restanti tornei autunnali non potranno fornire troppa materia di rilievo. La stagione non è stata eccessivamente prodiga di trionfi per il nostro sport, ma neppure può ritenersi deficitaria in si massimo grado da essere giudicata disastrosa. Ecco qua: In « Coppa Davis » abbiamo fatto il cammino che era giusto e prevedibile dovessimo fare; al primo ostacolo veramente duro abbiamo dovuto acconciarci a rimanere eliminati. Meno confortante il bilancio della nostra partecipazione al torneo per la « Coppa dell'Europa Centrale» come, del resto, si può ugualmente affermare per quanto riguarda la disputa per la « Coppa Regina Maria », riservata a squadre femminili. Pareggio con la Francia In definitiva l'unica affermazione della quale possiamo trarre un certo vanto è rappresentata dal lusinghiero pareggio che abbiamo strappato alla forte squadra francese, nell'incontro di Viareggio. Incontro tradizionale, questo, che abbiamo solo potuto concludere equilibrando le sorti in annate buone del nostro tennis. Pareggia* re con i rappresentanti del tennis di Francia, anche adesso che 1 campi non sono più bazzicati dai famosi « moschettieri », può essere ritenuto buon successo. A Merano, come a Venezia, in altri avvenimenti internazionali i cui risultati possono far testo non abbiamo. ugualmente registrato vittorie assolute: le «Targhe Volpi » hanno preso di nuovo la strada della frontiera e, di più, abbia mo anche perduto il « Trofeo Mussolini », al quale, non v'è bisogno di spiegarlo, i nostri tennisti tengono straordinariamente. Nel confronti internazionali, dunque, l'annata non può dirsi, malgrado 11 mezzo successo nell'Incontro con la Francia, soddisfacente. Il bilancio diventa più allarmante se si passa a considerare il livello non eccelso del gioco che attualmente si pratica da noi. Nè vi è fondato motivo per sperare che la situazione debba rapidamente cambiare. Passando, dal panorama generale, a gettare un'occhiata all'attività interna ci si può rallegrare. Il nostro sport tennistico, pur non acquistando decisamente in qualità va espandendosi in quantità. Si gioca parecchio, durante l'anno, in Italia. Sempre nuove zone, per quanto con ritmo lento, vengono conquistate dal tennis; buon numero di tornei si aggiungono ogni anno a quanti già da tempo si andavano ripetendo. Se in qualche centro la buona usanza dei tornei internazionali è andata — speriamo momentaneamente — perduta in molti altri si sono moltiplicate le manifestazioni che, se pure di importanza ridotta, pure sono indice che il lavoro di propaganda si va sempre più sviluppando e dovrebbe un giorno o l'altro dare benefici effetti, Progressi di giovani Intanto si è di recente avuto il cambio della guardia nel titolo di Campione Italiano. Il nostro massimo torneo, svoltosi ancora una volta a Milano, ha veduto Canepele vincitore del girone finale. Taroni, che in tutta la stagione non era apparso in splendenti condizioni, si è visto, cosi, spodestato dal titolo. Il nuovo campione è abbastanza giovane: ha da poco compiuto 1 ventidue anni, un'età che, tennisticamente parlando, può già essere considerata di piena maturità. E il gioco del bolognese è precisamente maturo: di ottima levatura. Non si deve, però, credere che Canepele possa andare molto in alto nella scala dei valori tennistici mondiali. Possediamo in lui un buon rappresentante, degno successore di De Stefani, di Palmieri, dello stesso Taroni — che, malgrado la non buona annata, non si deve considerare come un giocatore finito — ma non dobbiamo illuderci di possedere un elemento con il quale imporci nel difficilissimo campo internazionale, sia pure limitato al solo settore europeo. Tanto più che dietro di lui non si scorgono giovani che possono essere destinati ad un luminoso avvenire. La stagione ha però confermato i progressi di due fra i nostri più giovani elementi di rincalzo. Ma anche qui non ci si deve far troppe illusioni. Vltio , conta ventitre anni, Kucel ventidùe: due giocatori notevoli, per impostazione ma sopratutto per il temperamento, ardente e spericolato; il pareggio contro la Francia è stato parecchio merito di Vido e Kucel, veri galletti da combattimento. Considerando giunti al massimo, o quasi, del loro rendimento i due citati giovani, tra le file di rincalzo appare solo un ragazzo che dà solido affidamento di poter riuscire: Del Bello. Il campione dei junior!, che da qualche anno si era fatto notare e che ad ogni stagione ha registrato un netto passo innanzi, appare la vera speranza del nostro tennis. Spariti, o molto prossimi a definitivamente Bparire, dalla scena agonistica anziani quali De Stefani e Palmieri, tennisti di vera classe internazionale; fermi sulle posizioni raggiunte, e quasi tutti già abbastanza distolti dallo sport attivo da responsabilità di studio e di lavoro, i varii Canepele, Quintavalle, Mangold e lo stesso Taroni, non ci rimane che contare per gli anni più vicini che sui possibili, ma non del tutto probabili, ulteriori progressi di Kucel e Vido e, soprattutto, su quanto vorrà mantenere, del molto già promesso, Del Bello. Il romano, dopo la lieta sorpresa — troppo presto, per cause disgraziate, delusa — fornita da Romanoni, resta la speranza più fondata del nostro tennis. Un ragazzo che gioca da tempo con l'autorità e la perfezione di un navigato campione. Ben dotato fisicamente e, soprattutto, fornito di ottime doti di carattere e temperamento: calmo e combattivo, calcolatore e audace a seconda del genere di avversarlo da affrontare o delle differenti alternative di una partita da portare vittoriosamente a termine. La Federazione Italiana Tennis sa quanto vale e quanto potrà valere Del Bello e vorrà fare di tutto perchè " suo gioco giunga presto al massimo della perfezione; soprattutto vorrà curare che il carattere di questo giovanissimo non abbia a guastarsi, come pur¬ roppo si è dovuto constatare in altri casi di promettenti elementi he non hanno saputo mantenere proprio a causa di influenze deleerie sulle loro qualità morali. Pochi altri ragazzi si fanno, qua e là, notare. Il Campionato dei unior!, svoltosi a Roma ha messo n luce qualche altra possibile promessa. Il problema dei giovani è però strettamente legato alla risoluzione di un altro: quello dell'insegnamento. E' ad esso che si debbono rivolgere attenzione e studio. Pare che Romanoni intenda dedicarsi, giacchè il tennis agonistico è precluso per lui, proprio all'insegnamento. Perchè, allora, non permettere anche a Palmieri — che già molto ha fatto quale dilettante per il nostro prestigio tennistico — di tornare ad una attività già da lui proficuamente svolta. Palmieri e Romanoni, nella loro nuova veste, potrebbero ancora riuscire molto utili al tennis itaiano. Umberto Maggìolì