Un metodo e un ideale di Alfredo Signoretti

Un metodo e un ideale Un metodo e un ideale Monaco, 29 settembre. Più volte nella giornata odierna ci -sono passati dinanzi i volti di coloro a cui si fissavano gli animi in ansia di centinaia di milioni di uomini; non quali osservatori lontani, ma con occhio appassionato, li iti terroga'vamo per cogliere il segreto da cui dipendevano i destini d'Europa e del mondo. Ondate di speranza si succedevano a interrogativi tormentosi; ma man mano che il negoziato, sia pure interrotto, continuava, si faceva in noi più forte il convincimento che una rottura sarebbe stata evitata. Un brillantissimo quadro E poi tale speranza si alimentava dalla maschia serenità del volto del Duce: Chamberiain poteva talora sembrare un po' stanco pur nella padronanza stilizzata della sua figura; Daladier poteva mostrarsi acceso, corrugato e pensieroso; Hitler appariva nella sua impenetrabilità illuminata, ma Mussolini rifletteva sempre la profonda tranquillità di chi domina il problema e sa, anticipa le logiche soluzioni. Queste alternative si sono trasformate in certezza splendente quando dopo una lunga attesa di ore e ore, usciti prima Chamberiain e Daladier, ci sono apparsi nella sala delle riunioni Hitler e Mussolini circondati da un brillante stato maggiore politico e militare. Il Fuhrer aveva abbandonato l'in¬ flessibilità delle linee in cui ci si era mostrato nella mattina, e più volte egli sorrideva; il nostro Duce rispondeva con affabilità cordiale nell'animazione del quadro. È spesso i due Capi, e talvolta il conte Galeazzo Ciano o il Maresciallo Goering si piegavano ad esaminare un'ampia carta posta sul tavolo, la carta della Cekoslovacchia, con particolare riguardo alla regione sudetica. Quattro zone segnate Quattro zone vi erano contrassegnate in colore diverso : .quattro zone avviluppanti da varie parti il cuore della Boemia. Saranno queste quattro zone a offrire la chiave di volta dell'intesa raggiùnta. L'occupazione tedesca sarà graduale e verrà accompagnata da. commissioni internazionali già previste da;Hitler. Ma dal primo al dieci ottobre tutta l'operazione sarà liquidata; il primitivo termine del memorandum di Godesberg sarà rigidamente osservato, ma esso verrà ampliato in una gradualità che nulla toglie alla totalitarietà degli obbiettivi germanici. Il trionfo delle rivendicazioni tedesche è pieno e completo; non poteva essere diversamente, data la giustizia e l'improrogabilità di quelle rivendicazioni. Ma è anche una vittoria del buon senso. Si poteva ammettere per nefasta ipotesi che Francia e Inghilterra fossero decise a battersi per l'integrità mostruosa della Cekoslovacchia quale fu stabilita a Versaglia; ma il giorno in cui esse erano entrate nel giusto ordine di idee di riconoscere i diritti della Germania sulle popolazioni sudetiche, non si poteva arrivare a una guerra generale per motivi di procedura; qualsiasi obiezione di sostanza era già scartata e scontata. Ma qui era appunto intervenuta l'attività diabolica di Benes e delle forze oscure che lavorano a suo favore; lo sviluppo chiaro e lineare della questione, quale era venuta presentandosi dal convegno di Berchtesgaden al pia¬ no franco-britannico si era intorbidata a profitto esclusivo di Mosca e dei fautori di guerra. Da più parti si è sollevata la obiezione critica all'atteggiamento della. Germania per la volontà precisa di giungere a una soluzione radicale cori termini fissi. Ma non bisogna dimenticare che ogni giorno che passa decine e decine di migliaia di sudetici sono costretti a passar la frontiera riuscendo a mutare perfino i rapporti di popolazione di alcune zone; fra un mese i profughi sudetici, che già raggiungono la rispettabile cifra di 250 mila, sarebbero un milione; d'altra parte quotidianamente da parecchie settimane è uno stillicidio di vite umane, e un grande popolo come quello tedesco non può assistervi passivamente. . L'ora di Mussolini Tuttavia Benès aiutato dai vari Eden dei vari paesi era riuscito a 'creare l'atmosfera densa in cui diventa più difficile scegliere le vie di salvezza anche quando esse siano di una semplicità elementare. Uomini come Chamberiain e Daladier, pur nella loro sincera aspirazione alla pace, vi si ' stavano perdendo e compivano dei gesti dalle conseguenze incalcolabili quali le vaste misure di mobilitazione terrestre navale aerea. E' in questi torbidi momenti che è maturata l'ora del Duce. Egli che aveva compreso il problema in tutta la sua gravità, aveva lanciato moniti su moniti per prevenire l'irreparabile, è intervenuto al momento in cui l'attimo poteva segnare un destino di secoli. Non ci può essere una graduatoria di meriti nell'avere scongiurato la catastrofe; ma è innegabile che il Duce è stato il protagonista della fase decisiva del conflitto. Per il Suo prestigio, per la Sua genialità intuitiva, per la Sua virtù chiarificatrice e semplificatrice, le giornate di ieri e di oggi, la giornata di Roma e la giornata di Monaco, hanno l'impronta del genio del Duce. Le indiscrezioni dalle riunio- ni. odierne non filtrano facilmente come da un qualsiasi comitato ginevrino; tutt'altro; ma ci risulta che il nostro Capo ha guidato le conversazioni verso quelle precisazioni concrete indispensabili per sortire una buona volta da una fluidità di situazione minacciosa allo scadere della data del primo ottobre'. E' proprio su un progetto del Duce che si è aperta ed' è stata condotta la discussione fino al suo felice risultato. E questo risultato Mussolini ha ottenuto con una signorilità che ha trovato consensi e àriimirazione senza lasciare, strascichi. Un aspetto del problema ha atteso più a lungo la sua definizione, quello delle popolazioni : [polacche e ungheresi soggette a Praga. Ma la giustizia non può ! avere diverse facce. Il problema j sarà risolto tra le potenze di-1 rettamente interessate entro un : determinato, breve periodo di tempo. Noi non sappiamo se i quat tro Uomini di Stato sotto l'assillante necessità di risolvere il I conflitto ceko abbiano potuto guardare ad altre questioni e | , I \ ad orizzonti più vasti. Ma l'ave- j re impedito una guerra senza\pari ridonando serenità a cen-ì'tinaia di milioni di rhadri, di spose e di bimbi, non è la dimostrazione migliore della bontà di un metodo di collaborazione fra le quattro Potenze cui la storia dà il diritto e il dovere di presiedere ai destini della civiltà? E il metodo non può trasformarsi in ideale? Alfredo Signoretti