A Roma nel bimillenario di Augusto

A Roma nel bimillenario di Augusto A Roma nel bimillenario di Augusto Roma, 23 settembre. . Quella di oggi è stata una delle giornate culminanti del ciclo delle celebrazioni del Bimillenario Augusteo. L'Italia fascista ha voluto esaltare con una duplice cerimonia improntata a romana semplicità, due aspetti inscindibili della latinità: la forza delle armi e la potenza pacificatrice e assimilatrice della civiltà. La forza delle armi l'abbiamo vista tante volte nell'equipaggiamento, nell'aspetto marziale del passo romano dei Battaglioni che hanno sfilato su via Nazionale dinanzi al Fondatore del rinato Impero di Roma; la capacità pacificatrice di Roma ci è stata evocata dalla visione dell'Aro Paris, il monumento che il Fascismo ha voluto ricomporre in tutta la sua bellezza, con mano amorosa e con attenta ricerca sulle rive del Tevere, in vista degli avanzi gloriosi, anch'essi dissepolti, dopo secoli di abbandono e di incuria, di quello che fu il Mausoleo del primo Imperatore romano. La sfilata delle Legioni si è compiuta in via Nazionale perchè le* formazioni volontarie, adunate da ogni regione d'Italia a comporre il quadro dell'Italia rurale, operaia, artigiana che indossa il grigioverde, in difesa armata della 'Patria, si voleva che rendessero onore a quella Mostra Augustea della Romanità che, proprio fri via Nazionale, eleva.fra tanti edifici del baroccheggiante '800 borghese la sua severa facciata latina. Pertanto le Legioni — diecimila uomini — senza contare le specialità, si sono adunate sul colle del Quirinale, mentre autorità e folla andavano raccogliendosi lungo il magnifico rettifilo ascendente, tra le bandiere che facevano una sola galleria di tele e di sete policrome, dalla piazza dell'Esedra all'erta di Magnanapoli. L'arrivo del Capo Era una mattina lucente ed il quadro brillava sotto il sole in tutta la profusa magnificenza dei suoi colori. L'affollamento era più che mai denso dietro l'allineamento delle transenne presso la Mostra Augustea, agli incroci del Traforo e di via Milano. Qui erano state erette due tribune per gli invitati e dinanzi ad esse, già chiuso nel quadrato dei Moschettieri, il podio per il Duse. Tutte le più alte autorità dello Stato erano già presenti, prima che il Duce giungesse, intorno al podio. La presidenza della Camera e del Senato, i Ministri conte Ciano, Dino Alfieri, Bottai, Cobolli-Gigli, Thaon di Revel, Solmi, il Capo di Stato Maggiore della M.V.S.N. generale Russo, i Sotto segretari Medici del Vascello, Buffarin i-Guidi, Pariani, Cavagnari, Valle, Teruzzi, De Marsa nich, il segretario amministrativo del Partito on. Marinelli e i viceSegretari Serena e Zangara, il Governatore di Roma, il Prefetto, il Federale, le alte magistrature dello Stato, accademici d'Italia, senatori, deputati, ufficiali generali delle varie armi, 1 componenti il Corpo diplomatico, nonché, particolare pieno di significato, un gruppo di trecento studiosi d'ogni paese convenuti per la circostanza a Roma per iniziativa del Ministero dell'Educazione Nazionale e dell'Istituto di studi romani. Mancano pochi minuti alle 11 quando gli squilli di attenti, seguiti dalle note della Marcia Reale e di Giovinezza annunciano l'arrivo del Duce. Subito un clamore altissimo si leva soverchiando ogni altro suono, mentre migliaia di braccia, di mani, di fazzoletti, di cappelli, di bandiere e di gagliardetti accendono un turbinio dì colori sull'immensa distesa della folla: Duce! Duce! Il Capo del Governo, che è giunto accompagnato dal Ministro Segretario del Partito, sale sul podio e di lassù appare, alto e immoto, il braccio teso nel saluto romano, alla moltitudine entusiasta, Indossa la divisa di Comandante della Milizia, il volto fresco e sorridente sul quale invano cerchereste i segni delle tu«nultuose e faticose giornate trascorse tra le genti della Venezia Giulia e della Marca Trevigiana. Per qualche minuto la manifestazione si disfrena possente, mentre un saluto appassionato Lo investe da ogni lato: « Viva il Salva tore della pace! >. Egli sosta qualche minuto cosi, sull'alto del po dio, contro la facciata di bianco travertino della Mostra Augustea, vigilata dai simulacri degli Imperatori Passa ancora qualche istante ed ecco le Legioni. Precede il battaglione della Legione Allievi Carabinieri di Roma, che marcia con marziale allineamento. Segue, veramente magnifico, il gruppo nereggiante dei Moschettieri di Mussolini con l'insegna del Duce, che offrono alla cittadinanza uh vero saggio, e non il primordi perfetta marcia a passo romano di parata.1 Ed ecco il primo gruppo di quadrati Battaglioni: il primo è quello della 112.a Legione di Roma, poi il IO6.0 di Ancona che si intitola a Stàmura, poi il 40.o lo Scaligero di Verona, il 58.o il triestino San Giusto, il 121.0 11 Corìolano di Littoria. I Battaglioni che, attestati, occupano a fermo lo spazio dal Quirinale a via Parma, avanzano a masse di diciotto uomini di fronte e ventidue in profondità, in formazione veramente quadrata. I reparti sono distanziati l'uno dall'altro di cinquanta metri, cosicché il pubblico, apprezzandoli d'un solo colpo d'occhio, può rendersi conto della perfetta efficienza di ognuno. Avanza ora il secondo gruppo: il 27.0 Battaglione « Fanfulla da Lodi », il 36.0 .« Cristoforo Colombo > di Genova, il 67.o « Volontari del Reno » di Bologna, il 68.o lo « Sforza » d'Imola, il 71.o di Faenza, il 120.0 il romano « Giulio Cesare >, il 90.o di Pisa, il 2.0 l'« Alpino » di Torino. E ancora H'63.o di Udine, il 130.G di Aquila, il 138.0 di Napoli... Il « Canto del confinario » Siamo al termine della superba sfilata. Ecco infatti il battaglione di formazione di cui fa parte la centurià dei Confinari che cele- brarono ieri il dodicesimo annuale di fondazione, e che l'altro giorno ebbero^ l'onore di ^ ricevere dalle * ' "mani del Duce il loro fiammante gagliardetto. Un secco comando di alt arresta la marcia della centuria, che fa fronte al podio del Duce e presenta le armi con un formidabile A noi! Al comando del Capo di Stato Maggiore delta Milizia, i confinari cantano prima il « Canto del confinario », poi quello del volontario con magnifico insieme, applaudìtìssimi dall'eccezionale uditorio, mentre il Duce fa cenni di vivo compiacimento. ■ Agli insistenti applausi del pubblico, e con il cortese assenso del Duce, i confinari ripetono il loro nostalgico e marziale canto, che suscita un senso di vera e pròfonda emozione. Le voci sono vibranti, mtonatissime e l'effetto d'insieme è bellissimo. | Un nuovo presentatami, un i nuovo A Noi! e il terreo battai gliene si rimette in marcia in mezIzo a «uh nuovo scroscio di applau- si, che accompagnano quest'ultimo reparto mentre si allontana e che si confondono con la nuova fragorosa ovazione che saluta il Duce al Suo discendere dal podio. Da Via Nazionale, il Duce, dopo aver visitato ancora una volta la Mostra Augustea della Romanità, si dirige sulle sponde del Tevere presso il Mausoleo d'Augusto per l'inaugurazione della ricomposta Ara pacis. Suonano "gli inni, risuonano i canti patriottici, sventolano berretti fazzoletti bandierine e si le- vano altissime le acclamazioni al |Capo. Il Duce, accompagnato dal Ministro dell'Educazione Nazionale, dal Direttore generale delle Belle Arti prof. Marino Lazzari, dal direttore del Museo romano che ha particolarmente curato il ricupero e la ricostruzione del monumento, dai dirigenti dell'importante lavoro, ascende lentamente, con fermissimo passo, l'agevole breve gradinata e compie il giro del ricomposto altare di cui Gli vengono illustrate le singole par ti che Egli perfettamente cono sceva, ma che rivede in opera convivissimo interesse, soffermandosi a ammirarne i preziosi dettagli, _ . ,. / l i • i iallllO di Un arCheOIOga inglese Dalla folta massa degli studiosi e fra essi gli stranieri rappresentanti ben sedici Nazioni che partecipano al Convegno augusteo, si alza un caloroso applauso mentre ■.tutti salutano romanamente. Il Duce sosta e il presidente dell'Istituto di Studi Romani presenta al Capo gli studiosi, dicendo brevi parole di saluto e di ringrazia mento devoto e riconoscente a no me di tutti gli studiosi italiani, Dopo il prof. Galassi-Paluzzi parla l'archeologa inglese profes soressa Strong, che a nome degli studiosi stranieri cosi si esprime: « Duce, penso che per il mio solo merito di anzianità gli eminenti studiosi stranieri adunati a questo Convegno- augusteo hanno voluto che io Vi saluti in loro nome con fervido e deferente augurio. II. Vostro tempo, Duce, è prezioso; e cosa potrei aggiungere alle nobili parole testé pronunciate dal presidente dell'Istituto di Studi Romani? Basta ricordare che, grazie alle Vostre energiche decisioni, oggi possiamo ammirare, splendidamente ricostruito, l'insigne monumento che l'Imperatore Augusto — quel grande pacificatore che preferì sempre celebrare la pace ristabilita più che la stessa vittoria — Innalzò come perenne ricordo di una saggia politica risvegliata nei giorni nostri sotto i Vostri auspici. Il meraviglioso restauro dell'Ara Pucis sarà a noi tutti nuovo pegno di quello che può compiere un Eletto che, come Voi, Duce, lavora sotto l'inspirazione di quella for,za divina che il Vostro ^pj»o de- finiva: < Immensa romanae pacls majestas t. Le parole della professoressa Strong suscitano vibranti consensi dall'eletta schiera di studiosi italiani e stranieri, mentre il Duce stringe cordialmente la mano alla professoressa Strong, avendo per lei parole di simpatia. Quindi il Duce, dopo avere ripreso e concluso la visita all'Ara, ridiscende per la scalea di via Ripetta accolto dagli onori che. Gli sono resi da una centuria di Balilla moschettieri schierati lungo la scalinata. Il Duce mentre la fanfara suona Giovinezza, passa in rivista la centuria, le Giovani Fasciste coloniali e i reparti armati della GIL e dell'Esercito, percorrendo tutto il lato dell'edificio che guarda su via Ripetta. Allorchè il Duce appare sulla Piazza Augustea, l'applauso della folla Lo saluta con acclamazioni altissime e intensissime. Qui il Duce, mentre le fanfare intonano Giovinezza e un clamore giocondo si alza nel cielo tra un tripudio di voci e di suoni, ossequiato dalle autorità sale in automobile e si allontana tra l'appassionato saluto del popolo. La solenne austera cerimonia è terminata e la ricostituita ' Ara Pacis è riconsegnata, dopo quasi venti secoli, al Popolo dell'Urbe. Duce dinanzi alia Mostra augustea della Romanità assiste allo sfilamento delle Legioni della Milizia