NON SI ARRESTA L'INEVITABILE

NON SI ARRESTA L'INEVITABILE NON SI ARRESTA L'INEVITABILE Platoniche manifestazioni delle sinistre contro il Governo di Daladier Parigi, 21 settembre. Il tempo prezioso fatto perdere all'Europa da Praga mediante le innegabilmente drammatiche ma altrettanto innegabilmente inutili tergiversazioni della notte scorsa, ha determinato a Parigi come a Londra un mal celato senso di ir- | tdtnlcnrltazione. Lo stesso Temps, an-1 qcorchè incline ad accordare al Go- j averno cecoslovacco il beneficio del- sla maggior indulgenza, scrive che j ein un momento come l'attuale ten-1 atare di destreggiarsi invocando il j Otrattato di arbitrato céco-germa- \ bnico del 1925 urta contro ogni apprezzamento realistico della situazione. pvno i e e i - e i a e o o n el a a- L'accettazione definitiva strap- j ppata a Bènes dopo un ultimo in-1 itervento diplomatico anglo-fran-j icese a carattere quasi commina- ctorio, viene a sedare il nervosismo rdi Parigi. La Delegazione delle si-j unistre, riunitasi nel pomeriggio, hajidovuto esaminare una proposta! sdel deputati comunisti in favore i pa o i, na, oa edell'invio di un indirizzo di soli darietà a Praga, del voto di una mozione per l'integrità del territorio cecoslovacco e della convocazione delle Camere, ma l'ha respinta senz'altro. In serata, i socialisti, dopo una lunga discussione rivata, hanno votato un ordine el giorno più moderato nel quale i limitano a scindere la loro reponsabilità da quella del Govero ed a reclamare la riunione del arlamento. Evidentemente quete botte contro Daladier vorrebero preparare un bis del colpo he nel 1936 ebbe per risultato le imissioni di Lavai. Ma i radicali, Ispirati dalla massoneria e soprattutto dall'Inghilterra, fanno blocco per scongiurare 11 pericolo che potrebbe far cotrere al Paese una crisi ministeriale aperta in queste condizioni, e non sembra quindi verosimile che gli azzeccagarbugli possano avere causa vinta. Le smanie degli estremisti non ottengono più altro effetto fuorché quello di aggravare l'esasperazione generale e provocare amari sarcasmi all'indirizzo della Russia. Il giornale di Doriot rivela che giorni or sono il Ministro di Cecoslovacchia a Mosca aveva chiesto di parlare personalmente a Stalin per fare appello a lui, ma che Potiemkine gli rispose essere cosa totalmente inutile e che l'udienza non fu concessa. Litvinof ha cercato di scaricare oggi le responsabilità del suo Governo sulla Lega delle Nazioni e sulla Francia, ma sono astuzie e schermaglie che qui non impressionano più nessuno. L'attenzione è ormai concentrata unicamente sull'incontro Chamberlain-Hitler a Godesberg e le sfere ufficiose sono del parere che il problema sudeto sia ora virtualmente superato, mentre nuovi problemi si impongono e in particolare quello delle altre minoranze cecoslovacche. I contatti odierni fra la Cancelleria tedesca e i rappresentanti di Varsavia e di Budapest lasciano infatti prevedere che le rivendicazioni lanciate da Mussolini, ed entusiasticamente accolte da quelle due Capitali, stiano per raccogliere anche l'ap poggio del Reich; ed è questa una impressione che tiene gli ambien- p ti ufficiosi sulle spine, prospettando già loro il pericolo di un totale smembramento della ventenne figlia di Versailles e facendoloro più che mai deplorare in pectore la lentezza posta da Bene» nell'arrendersi all'inevitabile. L'illusione degli ambienti in questione, è infatti che se Praga avesse detto di si la settimana, scorsa, le rivendicazioni magiare e polacche e oggi anche rutene 1 avrebbero potuto essere evitate, j Ora che il vino è spillato bisogna, \ berlo. Ma il Temps, obbedendo presumibilmente a consegne ricevute, tenta ancora una timida manovra minacciando Imredi di un j possibile intervento della Piccola, 1 intesa qualora l'Ungheria ardisse j intervenire militarmente insieme con la Germania e la Polonia per. riprendersi i propri connazionali, j u giornale vorrebbe anzi che Dajiadier e Chamberlain si concertas! sero d'urgenza su questo nuove i problema delle minoranze secon- e e e n i e i o l i l o n e e e i e a e i, a n- darie prima che il Premier inglese prenda l'aeroplano per Godesberg. Ma qual senso ha tirare in ballo la Piccola Intesa, quando la Cecoslovacchia, che ne era il motore principale, si trova nei frangenti che sappiamo e la Jugoslavia, col proprio rigoroso riserbo, confermato dalla cordialità dei rapporti con l'Italia di cui ci ha fornito nuovo esempio l'altro giorno la sosta di Mussolini sulla comune frontiera, dà prova di tutt'altra. intenzione, che di prendere le armi per una causa perduta? La Piccola Intesa, cui accenna, il Temps, non si compone ormai più se non della sola Romania. Una campagna di stampa viene infatti iniziata qui e a Londra per spingere Bucarest a prendere una. posizione energica e i recenti colloqui fra Bonnet e il ministre Comneno non sono forse senza rapporto con tali sforzi. Ma che cosa pretendere dalla Romania, quando la stessa Francia e la stessa Inghilterra ritengono preferibile, nell'interesse della pace, mettere dell'acqua nel loro vino e quando perfino la Russia si astiene ? Secondo le impressioni dominanti in questi ambienti, il tema principale delle conversazioni di Godesberg non sarà d'altronde nemmeno il problema delle minoranze secondarie cecoslovacche: sarà il problema della sistemazione generale dell'Europa. Chamberlain e Hitler esamineranno, di preferenza ad ogni altra cosa, la possibilità di affrontare finalmente l'insieme delle questioni che dividono il Continente e gli vTetano di trovare la pace e la prosperità. Se l'esito dell'esame sarà positivo — e bisognerà pure che lo sia se non si vuole che lo sforzo immane fatto in questi giorni per salvare la pace non sia stato fatto Invano — si getteranno le basi di una conferenza fra le Grandi Potenze. Non senza motivo Litvinof a Ginevra ha parlato oggi anch'egli di conferenza internazionale: lo scaltro Commissario ha voluto mettere le mani avanti, nella speranza che, essendo stato lui uno dei primi a toccare il tasto, sarà meno facile lasciarlo fuori daV l'uscio.