LA REGGIA DEL NANO

LA REGGIA DEL NANO Il mistero dei Maya LA REGGIA DEL NANO C'era una volta... - Una sfida grottesca, due bastonate e chi l'ha dura la vince o o n i l è i , e i a : , o i e e a : i e à gr e (DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE) UXMAL (Yucatàn), settembre. Senza corde, senza chiodi e manco senza scarponi da montagna, stamani ho compiuto una ascensione di quarto o quinto grado. Dove, se al Yucatan non esistono montagne t Ad Uxmal, la « città morta * a 90 chilometri da Merida, che i funzionari del departimento de monumentos de la Secretarla de Educacion Publica stanno ora ricostruendo, la seconda in grandezza delle città maya e, forse, la più interessante dal punto di vista decorativo. Ne ho scalata la piramide e, come scalata, vi ripeto che è stata dura. Quasi verticale come un torrione medioevale, cotesta piramide salta fuori dalla foresta per issare sovra gli alberi, a 30 metri dal suolo, un tempio di pietre bianche, levigate dai venti, dalle piogge e del sole. Quando vi arrivai sotto, come davanti al Castillo di Chichén-Itzà, lo strapiombo, io lo attribuì all'illusione ottica, dovuta appunto ai gradini più alti alla sommità che alla base. Ahimè! La pendenza era vera sul serio. Per di più, nessun restauro è venuto a mettere in sesto gli sconnessi gradini, che corrono a zig-zag lungo la parete, fra crepacci, lastroni di pietra, terra e qualche arbusto rachitico. Ascensione in «scarpette Partito all'assalto con' un paio di scarpette a strisciedi cuoio intrecciate, io incominciai a rendermi conto delle difflcolt& dopo pochi metri. I gradini, larghi una spanna, si muovevano estremavano come dovessero staccarsi da un momento all'altro. Più salivo, più la loro stabilità si faceva incerta e lo strapiombo annientava. Mi aiutavo con le mani, naturalmente, ma, al contatto con le pietre arroventate dal sole dei tropici, le mani si scottavano. Non solo, ma le pietre ì»i soffiavano sul volto ondate di calura, che'-mi toglievano il respiro. A tratti, ^avevo l'impressione di respirare a vuoto. Dopo un po', approflttanSo di una pietra più stabile, mi voltai in giù per misurare il cammino percorso e prendere nuova lena. Per non soffrire le vertigini, dovetti rigirarmi subito. Per contraccolpo, guardai in sù. Sul ntio capo, un mostro dalle fauci aperte sembrava ridesse tacitamente di me e della mia inutile fatica. Inutile? Forse che, giunto alla ci-> ma, il paesaggio non era bello"'{Il tempio, issato a quell'altezza, ipoco interessante? Dio mio, quan- Ado, dopo vertigini e patemi d'animo senza fine, arrivai alla piattaforma superiore, io vidi un cielo di piombo fuso, dove nulla si muoveva, nemmeno uno zopilote, disegnato dall'arco' sottile delle penne maestre dell'ali; vidi il so lito accavallarsi degli alberi come onde di mare immobili, e, vicino, tutta verso nord, .una necropoli bianca, i cui monumenti, almeno a prima vista, mi parvero meno imponenti di quelli di ChichènItzà e anche meno numerosi e, per la maggior parte, ancora prigionieri della vegetazione. Per quanto riguarda il tempio, lo trovai senza grandi particolarità architettoniche: il solito parallelepipedo maya a linee geometriche, a cornicioni rigidi, a capitelli della facciata composta da serpenti col muso a terra e coda rivolta all'insù. Due bassorilievi quasi intatti allineavano file di personaggi, alcuni in paludamenti da cerimonia con tiare 'sul crae vasi in mano, altri in costume guerresco con cimieri di piume, archi, scudi e davi. Cotesti personaggi, io li osservai ad uno ad uno: tutti eguali in altezza e in proporzioni, sembravano regolati con la squadra. Del nano, dunque, manco una traccia. Il nano? Sì, colui che, nei tempi, sarebbe stato precisamente il primo abitatore di questo edificio denominato, appunto, il « Palazzo del nano*. Perchè io mi ero arrampicato fin lassù per trovarne le tracce e confrontare fino a qual punto la realtà storica corrispotida alla leggenda. La bella leggenda La storia del nano, primo abitatore della piramide di Uxmal, me l'aveva raccontata la sera precedente, don Raffaele de Begli, discendente del conquistatore Francisco de Montejo ed oste di professione causa la durezza dei tempi. Nel patio della sua casa avita, dove le magnificenze barocche della Spagna coloniale su biscono ti degradante contatto delle tavole da ristorante, egli a veva incominciato la storia cosi: «— Quando Uxmal è già sorta nel cuore della foresta, vive nella più triste solitudine una donna senza figli. Ha pregato e fatto sacrifizi a tutti gli dei, s'è persin concessa a più uomini, ma la gioia della maternità non viene a rallegrarla. Un giorno, disperata, prende un uovo e, avvoltolo in alcuni stracci, lo pone in un angolo della casa. Ogni giorno, appena compare la prima stella o l'ultima se ne va, ella osserva l'uovo con una grande ansia nel cuore, come se, una mattina od una sera, debba apparirle Ve3sere tanto atteso. Ma l'uovo resta sempre uovo. Una mattina, tuttavia, chinando l'orecchio sul bianco involucro, le sembra di sentire un richiamo umano. Lesta, lo rompe e vede quello che tanto desiderava: un minuscolo essere umano che le tende le braccine. Dopo un anno, il bimbo cammina e parla come un uomo. Ma, ad un anno, cessa di crescere. Piissima, la donna consulta gli dei e questi le rispondono che il bimbo, nato dal{l'uovo, diventerà un grande capo, iun grande re. Seguendo i suggeriAmenti degli dei, dopo un po', la donna dice all'omino: «Va dal re e sfidalo in tutti gli esercizi di forza ». E l'omino va dal re. Bonario, questi accoglie sorridente la mirabolante sfida e, tanto per passare il tempo, solleva una pietra di lf arobes, 55 libbre circa, e quindi più pesante del nano, che ha lanciato la sconiìnessa. La pietra, ,la solleva il re e la solleva anelile il nano. Per un'alti a pietra di 5 arobes, capita la stessa cosa e così\per pietre di 6, t, 8, 10 arobes. Tutto quello che solleva il re, lo solleva pure il nano. Il re incominciti ad indispettirsi. E il suo dispettosi cambia in furore, quando il nano riesce senza sforzo apparente a sollevare una pietra di .',(> arobesie lui, no. « Vedi — esc/ama il re — quel bastone di coyaiol? Ce lo daremo sulla testa a vicenda e vedremo chi l'ha più dura ». « U-n momento, — osserva l'omino — chi darà il primo colpo ? ». « Io, naturalmente, che sono il re! ». Stavolta, il nano considerandosi perduto, chiede ed ottiene di recarsi dalla madre per consiglio. Questa gli mette una tortilla fritta sulla testa e lo rimanda dal re con la sua benedizione. La provai viene fatta nella pubblica piazza davanti alla corte e al popolo. Dopo averlo fatto roteare più volte, il re lascia ca dere il bastone. .Risultato? Esso rimbalza talmente sulla testa dura del nano, che gli salta via dalle mani. Davanti ad un risultato del genere, il re comprende d'es sere andato troppo avanti nella sfida e tenta di tornare indietro Impossibile, perchè la corte ed il blèsaMvfqdbdaasapnGCdtslevdOpvcpsdpopolo sono presenW Giocoforza, subire la prova. Così sotto la maz-\-afa del nano, il suo ,cranio salta in frantumi. Gridando al miracolo, la corte e il poputo osannano al vincitore e lo proclamano re. E, nell'istante stesso de\'la proclamazione, una nuova reagia sorge dalla terra, si eleva a poco a poco, facendo del nano l'uomo più alto della contrada ». Questa, la leggenda chv. non e scritta e che don Raffaele assicura d'aver raccolto dalla, boccastessa di indios-maya. E'^proba- a l bile che Uxmal abbia avuto nei lontani seco/i un re Piccolino ed è pure probabile che dal contrasto fra il re Piccolino e la reggia alta sia nata la strana leggenda. Ma la pietra con i suoi bassorilievi e le sue sculture, non la conferma. Anzi, essa direbbe che quella, chiamata ora « la reggia del nano », non era una reggia, bensì un tempio come il Castillo di Chichén-Itzà. La pietra dice, altresì, che Uxmal è la più vicina a noi fra tutte le città maya. Forse, è la meglio conservata? Sì, anche per questo, ma soprattutto perchè le decorazioni dei suoi monumenti, quelle del palazzo del Governatore, del Convento, della Casa delle Colombe, ditnostrano di appartenere ad un periodo molto progredito, ad una civiltà quasi al declino, poiché alla'naturalezza è già subentrata la maniera e alla semplicità, la ricercatezza. Uxmal significa: «costruita tre volte ». La città venne tre volte distrutta e tre volte ricostruita? Oppure, il suo piano regolatore, per usare un termine moderno, venne eseguito in tre epoche successive? Quest'ultima ipotesi appare la più probabile, dalla diversità architettoniche e decorative dei suoi monumenti potendosi arguire ch'essa venne costruita in due secoli, fra il 1100 e 1300, in quel periodo che gli storici chiamano di Mayapan, quando, cioè, la città formava una federazione con Mayapan, ora del tutto scomparsa, e con Chichèn-Itzà. Il Castillo A proposito, a che epoca risale Chichèn-Itzà? Ecco, questa, si che venne edificata parecchie volte. La prima volta, i maya la costruirono appena arrivati da queste parti, un 550-600 dopo Cristo. Della prima Chichèn, tuttavia, io non ho veduto che l'architrave di un tempio e qualche pietra ad un chilometro dalle attuali rovine, sulla strada di Valladolid. Delle successive, rimangono templi, palazzi, monumenti. Dunque, a Chichèn-Itzà, abbiamo edifizi di epoche molto diverse? Sì, ma a parie naturalmente gli ultimi in ordine di tempo, gli altri non si vedono, nessuno di essi trovandosi alla luce del sole. Il Castillo, il tempio dei Guerrieri, il Caracol li coprono sotto le loro moli imponenti. Oli è che le tribù maya, in generale, non distruggevano tutti i monumenti delle tribù riva/i e sconfitte. I principali, quelli sacri specialmente, esse li seppellivano sotto gli edifizi, che si affrettavano a tirare su, prendendo in fa/modo due piccioni con una fami sola: acceleravano i lavori e rendevano i loro templi più maestosi in cospetto della divinità e del po a, polo. Io li ho visti questi templi-\sepolti. Volete vederli anche voi? Si. Allora, rifacciamo insieme unacapatina a Chichèn-Itzà. Ma nonborbottate se dovete inoltrarvi peia o . e ù e certe gallerie oscure, dove, invecedi un po' di fresco, si troverà una temperatura da forno. Visitiamo aapprima il Castillo. La porticina sul fianco sinistro del serpente a piume, che scivola giù dall'alto a guisa di balaustra, ci porterà, dopo pochi metri, davnn una a-ti allo scalone di una piramide, -icì.e si potrebbe datare Ira il 900 e il 1000. Ne vediamo subito i primi gradini di pietra liscia. In se guito, si sale su lungo un corri doio largo 80 centimetri, i restauratori essendosi limitati ad aprire una breccia così ristretta per evi tare franamenti, dato che, come ho detto altra volta, gli edifizi maya sono fatti di terra battuta, rivestita di pietra. Dopo una sessantina di gradini, arriveremo ad una piattaforma e, lì, la facciata dell'antico tempio appare in tutta la semplicità arcaica delle sue li nee e delle sue decorazioni. Trove remo anche il sacrario e, nel sacrario, un ferocissimo giaguaro di pietra dipinto in rosso e tichettato di scaglie di giada ad indicare le maculazioni della pelle, nonché un Chac-mool, diierso da^/i altri Chac-mool, rannicc/iiato com'è e con i piedi unghiati. Nel tempio dei guerrieri, le sottostrutture sono due, che noi vedremo calandoci giù da una scala di ferro: una piramide simile a quella del Castillo, benché di proporzioni più ridotte, e la cosidetta Càmara das pinturas, dove i colori originali degli affreschi brillano ancora di tutto il loro splendore. A che periodo appartengono le due sottostrutture? Al periodo della federazione con Tihoo, l'attuale Merida e con Champoton, periodo che va dal 550 al 1100, quando, appunto, Chichèn-Itzà venne abbandonata due volte e due volte rioccupata, da quali tribù non si sa e per quali cause neppure. Anche il nome dei costruttori dei primi come degli ultimi monumenti resta ignoto. Si sa soltanto che verso il WiO, prima che dall'oriente apparissero le caravelle di Francesco de Montejo, gli abitanti abbandonarono Chichèn ancora una volta e, inoltrandosi nella foresta, ripresero la via della montagna. II palazzo dal Nano di Uxmal

Persone citate: Castillo, Montejo, Raffaele De Begli

Luoghi citati: Spagna, Uxmal