Il piano di Londra comunicato a Praga dopo l'approvazione unanime del Governo francese

Il piano di Londra comunicato a Praga dopo l'approvazione unanime del Governo francese Il piano di Londra comunicato a Praga dopo l'approvazione unanime del Governo francese Esso contempla il passaggio al Reich senza plebiscito dei distretti sudetici a maggioranza tedesca e la garanzia per la Repubblica cecoslovacca neutralizzata Parigi, 19 settembre. Giunti a Parigi poco dopo le 9 del mattino, Daladler e Bonnet hanno preso parte a un Consiglio dei Ministri all'Eliseo. Sebbene il comunicato distribuito alla fine della riunione non faccia il menomo accenno alla natura delle decisioni prese, modellandosi in questo sull'esempio del comunicato del Consiglio del Gabinetto inglese, si conferma ormai che il progetto dei due Governi accoglie la essenziale delle rivendicazioni tedesche e della « lettera aperta a Runciman », e cioè: 1) annessione alla Germania dei distretti, sudetici a popolazione in maggioranza tedesca; l'organizzazione degli altri distretti, con o senza plebiscito, nell'ambito di una Repubblica federale e la neutralizzazione della Repubblica sotto la garanzia degli Stati limitrofi e delle Potenze occidentali Inghilterra, Italia • Francia. La Russia non interviene Calorosamente difeso da Daladier in una esposizione che avrebbe qua e là. rivestito, secondo informazioni ufficiali, un carattere commovente, 11 progetto è stato approvato dai Ministri all'unanimità. Subito dopo la fine del Consiglio il rappresentante diplomatico della Cecoslovacchia, Osuski, venne ricevuto da Bonnet il quale gli illustrò 1 capisaldi dell'accordo di Londra, mise in rilievo l'importanza costituita per Praga dal fatto che d'ora innanzi l'Inghilterra si rende garante dell'Intangibilità delle nuove frontiere della Cecoslovacchia, e fece appello al senso di responsabilità del Governo cèco affinchè il progetto sia accolto senza tergiversazioni che implicherebbero il pericolo di un'entrata in scena dei corpi franqhi del gauleiter Krebs. Osuski usci dal Gabinetto del Ministro visibilmente abbattuto. Al principio del pomeriggio il Ministro di Francia a Praga, Laeroix, si è recato a trasmettere le decisioni franco-inglesi direttamente a Benes. Si ignorano fino a questo momento le reazioni del Governo cèco. Il messaggio di Benes a Chamberlain e il discorso di Hodza declinante la stessa Idea del plebiscito, dovrebbero rappresentare due brutti sintomi. Ma gli ambienti francesi preferiscono Interpretare l'intransigenza del Presidente e del Capo del Governo cèco come un tentativo, ormai superato, per influire sulle decisioni di Londra, piuttosto che come un non possumus categorico posto alle medesime. Evidentemente la pacifica liquidazione della vertenza che ha messo l'Europa a due dita dalla guerra, dipende ormai da Praga. Ma può realmente Praga agire in senso contrario alle vedute di Londra e di Parigi ? La Russia ha dichiarato che se la Francia non interviene militarmente il Governo cèco non deve contare nemmeno sul suo appoggio. Questa dichiarazione ha un'importanza capitale. Se Stalin fosse stato realait-nte disposto a gettarsi nelia mischia per difendere le attuali frontiere della Cecoslovacchia, non è illecito supporre che Francia e Inghilterra avrebbero finito col rtte-1 nere oro interesse generalizzare il conflitto. . Escluso 1 intervento franco-in- j glese e di conseguenza l'interven to russo, le ostilità — se ostilità vi fossero — dovrebbero fatalmente localizzarsi. L'intransigenza di Benes e di Hodza. non potrebbe avere altro risultato fuorché quello di provocare l'entrata in scena dei Corpi franchi e l'urto fra questi e l'esercito cèco. La Germania vi parteciperebbe o non vi parteciperebbe; ma in ambo I casi trattandosi di una azione diretta unicamente a realizzare uno stato di cose preconizzato dalle decisioni di Londra, nè l'Inghilterra nè la Francia potrebbero considerarla una aggressione e nè l'una nè l'altra avrebbero ragione di interve| nire. La sorte della Cecoslovacchia all'indomani di un conflitto non sarebbe dunque migliore di quel che j non sia oggi. Vale la pena di versare il sangue di migliaia di uomini al solo scopo di difendere i |puntigli di Benes? Le considerazioni che precedono lasciano sperare a questi ambienti ufficiosi ,che la Cecoslovacchia finirà col L1 disfazìonrmanlie^tatasl a st „ a Varsavia, che la comprendere. Non è escluso che Benes faccia in mancanza di meglio, il gran gesto di dimettersi. Ma alla fine dei conti la scomparsa dalla scena politica di quest'uomo, la cui opera di governo è stata un seguitò di errori, non sarebbe se non giustizia. Il peso dell'Italia Vari osservatori parigini non mancano di notare, del resto, che il discorso di Trieste pronunciato nel momento preciso in cui Daladler e Bonnet giungevano a Downing Street ha reso un grande servigio alla causa della pace, giacchè con la nota dichiarazione che in caso di conflitto generale l'Italia scenderebbe in campo a fianco della Germania, Mussolini ha esercitato sui negoziatori di Londra una pressione decisiva tagliando corto a esitazioni e indugi che non avrebbero potuto se non riaggravare la tensione internazionale,. Fra gli altri commentatori Pierre Dominique scrive nella République che < all'incontro di quanti pretendono vedere nel Duce il cattivo genio di Hitler e l'uomo che spinge il FUhrer alla guerra » egli inclinerebbe volentieri a vedere nel Capo del Governo italiano e più che mai dopo il discorso di Trieste, « un uomo che non desidera la guerra europea e che fa anzi e farà di tutto per scongiurarla ». Il solo appunto che si faccia al discorso del Duce consiste nell'estensione del principio dell'autodecisione anche alle minoranze magiare e polacche incluse nello Stato cecoslovacco. Più di uno riconosce, pigliando atto della sodBudalancia . spezzata da Mussolini in favore j ai quej <jue popoli può concorrere efficacemente ad alimentare l'influenza italiana nell'Europa cen e i i l trale. Ma in generale non si nasconde che se i negoziatori di vgqbsmnsdnItbittliLondra si sono attenuti al partito di assegnare senza plebiscito i Sudeti alla Germania è stato per l'appunto nella speranza che ciò facendo sia possibile eludere il plebiscito a beneficio dei Polacchi e dei Magiari; e risparmiare cosi alla repubblica di Praga il danno di uno sfaldamento su tutte le frontiere. E' questo uno dei punti più spinosi del negoziato da liquidare. Accanto all'atteggiamento degli ambienti ufficiosi e di quasi la totalità della stampa nazionale che, come diclamo, saluta le decisioni di Londra con profondo senso di sollievo, salvo ad esprimere l'augurio che mercoledì a Godesberg Chamberlain riesca a gettare le basi di una conferenza europea atta a ripagare le democrazie occidentali dei sacrifici consentiti alla pace, va preso nota della demoralizzazione tradita dall'estremismo e da una parte delle sinistre francesi. Riconoscenza a Daladier L'uno e le altre dichiarano * in- credibile» che le democrazie delventesimo secolo abbiano ripresa a loro conto la politica di Maria Teresa, di Caterina II e di Federico II e prevedono che il nuovo smembramento urterà contro una resistenza disperata. I socialisti poi, passato il pericolo di una conflagrazione generale, si ritendono in diritto di tornare a una linea di condotta più conforme ai loro interessi di partito, e lo stesso Blum, che gli scorsi giorni aveva fatto di tutto per predicare l'arrendevolezza, scrive essere « insopportabile che due grandi Potenze pretendano disporre della Cecoslovacchia contro la sua volontà ». Queste velleità di rivolta si affermeranno meglio mercoledì in due riunioni del Gruppo socialista e della delegazione delle sinistre. Vedremo allora tornare sul tappeto la questione delle convocazioni delle Camere? Non lo crediamo probabile, ma quello che appare evidente in ogni caso, è che la rinascente effervescenza è un semplice effetto dello scemato allarme internazionale e costituisce pertanto un indice positivo assai più che non un sintomo di complicazioni. Il Paese è riconoscente a Daladier e Bonnet del buon senso dimostrato, ed è questo quello che conta. Londra attende con ansia la risposta di Praga Londra, 19 settembre. Londra attende stasera con vivissima ansia la risposta di Praga, perchè senza il consenso di quest'ultima non sarà forse possibile evitare un conflitto anche se sarà possibile assegnare giustamente le responsabilità. Quale nuovo grave problema, infatti, solleverebbe un rifiuto praghese di accettare il piano elaborato ieri nella conferenza anglo-francese? Il nodo gordiano dovrebbe essere tagliato con la spada? Entrerebbero in scena altre spade oppure il fatto compiuto sarebbe accettato da tutti? Quale sarebbe l'atteggiamento della Russia che silenziosamente ma indefessamente istiga i Cèchi a resistere? Angosciosi interrogativi Interrogativi come questi non sono tali da incoraggiare l'ottimismo nei circoli politici londinesi dove perciò stasera si incontrano facce lunghe. Ma il piano di sistemazione, il famoso piano concretato nelle otto ore di discussione fra Chamberlain, Daladier e gli altri Ministri delle due nazioni, non ò noto ancora con vera precisione a nessuno. Si possono considerare tuttavia attendibili nelle linee generali le indiscrezioni pubblicate dalla stampa mattutina di oggi, secondo le quali Inghilterra e Francia hanno aderito alle richieste fatte da Hitler a Chamberlain e cioè che le terre abitate in prevalenza da Tedeschi sudetici siano cedute senza plebiscito. Per le altre, dove la popolazione tedesca è solo la metà della popolazione totale si indirebbero del plebisciti; e in ogni modo queste province sarebbero organizzate autonomamente se dovessero rimanere a far parte dello Stato cecoslovacco. Questo ultimo rinunzierebbe alle sue al- leanze attuali, a quella con la . i , i i g e Francia e a quella con la Russia e In compenso riceverebbe la garanzia delle grandi potenze e dalle potenze grandi e piccole con cui è confinante. Le informazioni dei redattori diplomatici variano però nel dire quali territori sarebbero ceduti senz'altro e quali, invece, dovrebbero sottostare alla prova plebiscitaria. Alcuni giornali dicevano che la Germania otterrebbe immediatamente le province in cui i Tedeschi sono più del 75 per cento e che l'autonomia entro la Repubblica cecoslovacca verrebbe data a quelle province in cui i Tedeschi sono dal 50 al 75 per cento. Ma stasera il redattore diplomatico del Daily Telegraph afferma essere queste cifre sbagliate e pronostica, che quando il piano sarà reso noto pubblicamente si vedrà che alla Germania vengono ofEerte subito le terre in cui 1 Tedeschi sono la metà della popolazione. Il giornalista è di opinione I che si sia poi errato nell'annunjciare come cosa fatta la conces: sione di garanzie: Inghilterra e - Francia si sarebbero dichiarate liS°ltanto pronte a prendere in a o a i o a o o a a n a . i o e e ù e considerazione questo problema. Sembra accertato che i Ministri inglesi da principio volevano offrire a Praga esclusivamente una garanzia indiretta e cioè che l'Inghilterra entrerebbe in guerra se la Francia, per accorrere in aiuto della Cecoslovacchia, vedesse minacciata la sua sicurezza. Ma Daladier e Bonnet avrebbero insistito che Chamberlain e Halifax si fossero impegnati a fare una garanzia identica a quella francese; e dopo due ore di discussione fra loro, in una stanza separata, gli Inglesi sarebbero rientrati nel salotto della conferenza e avrebbero assentito. Cosicché se 11 piano di ieri sarà accettato da tutti e applicato, si avrà questo fatto nuovo: l'Inghilterra assumerà impegni automatici nell'Europa centrale, una cosa che fino a poche settimane fa, anzi fino a pochi giorni fa, nessuno avrebbe osato pronosticare. il decisivo intervento del Duce Oggi il Consiglio del Ministri ha approvato le decisioni prese ieri nella conferenza anglo-francese a immediatamente il piano è stato comunicato in forma ufficiale al Governo di Praga che stasera lo discute. E' facile comprendere che 1 ondra eserciterà sulla Cecoslo» I Ministri Ciano e Alfieri in auto al seguito del Duce