I carristi legionari premiati da Franco di Giovanni Artieri

I carristi legionari premiati da Franco I carristi legionari premiati da Franco La medaglia militare al raggruppamento - La lunga storia di sacrificio e di eroismo nelle tappe della guerra in tpagna a e i i A e e n è e e a n i e e a a (dal nostro inviato) Saragozza, 16 settembre. Con un ordine del giorno il Generale comandante il Corpo Truppe Volontarie ha comunicato ai legionari italiani la concessione della medaglia militare a titolo collettivo fatta dal Generale Franco al raggruppamento carristi. E' un riconoscimento per l'opera svolta fin qui dai primissimi giorni della campagna spagnola ad un'unità che per destino e per valore ha occupato nelle battaglie spagnole il posto di punta. Il proclama dice: « Legionari, il Generale Franco ha conferito al raggruppamento carristi la medaglia militare collettiva. I carristi ne porteranno con giusto orgoglio le insegne perchè degnamente le conquistarono con ripetute prove di ardimento, di insuperato valore. Legionari, la ricompensa conferita ai nostri carristi consolida 1 vincoli di cameratismo che ci legano alla Spagna nazionale. Essa onora l legionari tutti — caduti e superstiti — che da Antequera a Malaga, da Algora a Brihuega a Triqueque, sulla via di Bilbao, di Santander, da Rudllla a Alcafiiz a Gandesa" e a Tortosa, da Sarrion a Barracas a Benafer hanno offerto se stessi ad un alto ideale ». Nelle brevi frasi di quest'ordine h racchiusa la lunga storia di guerjra del raggruppamento carristi che sui fronti è più noto col nome del suo comandante, colonnello Bobini. La colonna Babini La « Colónna Babini » l'abbiamo trovata sempre sulle strade del successo e della vittoria, ed erano le sue motoimitragliatrici, le sue autoblinde, i suoi piccoli carri veloci a darcene il segno più sicuro. Quando dai posti di osservazione si diceva: « / carri vanno », si capiva che l'urto era arrivato alla sua fase più acuta, stringente, decisiva. Quando una voce annunziava: «I carri sono passati*, la battaglia poteva considerarsi bene avviata. Il diaframma della resistenza più accanita era rotto, o, come si definisce in gergo: « il buco era fatto ». Le fanterie immediatamente sotto si precipitavano nel varco e mentre ancora i combattimenti si spiegavano clamorosi di bombe, di grida, di raffiche, i carri andavano avanti, ancora avanti a colpire da tergo, ad arginare ritorni controffensivi, a stabilire barriere di sicurezza. Lunghissima la storia di sacrificio ■ e di eroismo dei carristi legionari e vi è chi la farà. Ci basti ricordare che due anni or sono la presa di San Sebastiano fu resa possibile anche per l'intervento di tre carri veloci italiani. Ci basti ricordare che il primo grande urto tra mezzi bellici di nuovo tipo fu sostenuto a Guadalajara dai carri veloci italiani contro i perfezionatissimi ed armatissimi carri sovietici che vennero in numerosi casi nettamente battuti non tanto dal congegno quanto dall'animo e dallo spirito dei nostri itowiini. Il raggruppamento Babini dimostrò nel campo strategico una delle più preziose e originali qualità delle nostre truppe: la velocità aggressiva delle azioni che si concluse nella sorpresa e nello sfruttamento del successo. Nella battaglia per Santander il raggruppamento operava non solo con le divisioni legionarie via n tiene in collaborazione delle truppe navarresi. L'azione di Reinosa e Arija e il taglio netto di imponenti forze basche e asturiane dal grosso dello schieramento nemico, avvenne per virtù, fatica e sacrificio dei nostri carristi. A lungo dovrei parlare, poi, dell'attacco a Puerto dell'Escudo da parte dei «veloci». Fu un osso duro; si vedevano salire uno dietro l'altro, per la erta strada asfaltata in direzione del passo, incassato tra un fianco e l'altro della montagna. I «mineros» asturiani allevano lavorato quella gola come una cava di carbone. Gallerie, spelonche per le piccole artiglierie, trinceroni pullulanti di mitragliatrici, trincee avanzate fin sul margine della « correlerà » per il lancio di bombe a mano, e, per di più, sull'asfalto avevano steso sbarramenti minati, fatti di bombe collegate con fili di intralcio pronte allo scoppio al minimo urto. I nostri carri salivano neri e lenti conte scarabei, combattendo e schivando granate, Tratto tratto si arrestavano e aspettavano i concentra-) menti dell'artiglieria che man-' dava colossali marmitte da 149 sulle bocche da fuoco nemiche.^ Poi avanti ancora fino a che, al\ culmine della tremenda gola, le montagne dai due lati non si misero a schizzare fuoco come innaffiatoi. Ci sembrò impossibile quella volta che i carri la sfondassero. Passarono lo stesso al termine di tre ore dì combattimento. Il Passo dell'Escudo — baluardo di Santander — era « bucato ». Il resto lo fecero le meravigliose « Camicie Nere » della Divisione « Fiamme » che oggi è la «SS Marzo »; la Littorio fu lanciata allo inseguimento. Episodi di eroismo Z/imaliissimo racconto esigerebbe la gesta dei carri nella prima battaglia dell'Ebro ove un carrista — Ettore Zanardo — conquistò a gloria sua e della sua arma la medaglia d'oro sul campo. I carri che sono parte integrante delle nostre fanterie e ne riassumono materialmente le doti di resistenza e di attività condussero i reparti legionari italiani per duecento chilometri di avanzata da Rudilla ad Alcaniz, conquistata alle quattro del mattino dal raggruppamento Babini con un'azione di sorpresa sulla 61.a divisione. I carri conquistarono a un nemico irreducibile attaccato al terreno Gandesa; e io non dimenticherò mai quel pomeriagio in cui credendo erroneamente la città già occupata da mezz'ora, mi buttai sulla strada e fermato dal colonnello Sabini, gli dissi: «Vado a Gandesa ». Una guardatacela e la risposta: « Vada se crede, ma consideri che se a Gandesa non ci siamo noi c'è sicuramente il nemico». Infatti dopo quattro ore entrammo dietro i carri e per le strade c'era un'ira di Dio. Ricordi, ancora ricordi. Tortosa. La colonna celere partita da Gandesa per risolvere con un colpo di audacia la situazione sulla riva destra dell'Ebro, percorre due cento chilometri in una notte; i carri veloci sono stati trasportati in camion, fuori del villaggio di La Genia vengono messi a terra. E' l'alba. I carristi si affaccendano a mettersi avanti, fanno il pieno di benzina, olio e munizioni e partono. Raggiungono e scavalcano le divisioni di Navarra, attendono a Mas del Barberans. Il nemico ha sentito vagamente la minaccia italiana. I carri che rag giungono e disperdono masse di retroguardia li confermano nel dùbbio. « Gli italiani sono qui »; radiotelegrafa un comandante di battaglione rosso schierato a Roquetas. « Ho sentito parlare dei carri armati fascisti » aggiunge « non ci capisco più niente ». E infatti vi era poco da capirci con una sorpresa simile. Al tramonto il rag gruppamento carristi prese contatto con il nemico a Arrabal de Cristo. Alle 8:!,S di sera era già tutto finito e con un sinistro boato il grande ponte di Tortosa salta va in aria. La consegna: Superarsi Dei combattimenti accaniti a Sarrion, a Barracas, lungo la strada dell'ultima offensiva legionaria ho parlato durante le operazioni. L'opera dei car^i fu dominante 0 difficile. A Sarrion, Babini e i suoi carristi dovettero andare quattro volte, tra il tramonto e l'alba, allo assalto del villaggio e quando ci arrivai, il colonnello era all'imbocco della strada tra un diluvio di pallottole a raccontarmi l'attacco della sera precedente che non avevo visto. Degli episodi di Albentosa scrissi a suo tempo. In quel tragico villaggio dominato da un cimitero, arroccato come un castello medievale i carri si coprirono di gloria e uno rimase avariato un'intera notte in mano del nemico. L'equipaggio si chiuse nella cassaforte e resistette con le mitragliatrici fino alla liberazione, Fuori Barracas una granata feri il colonnello Babini e il console Mantelli del raggruppamento, ma con' questo fatto il furore combattivo dei carristi divenne terribile. Gli assalti di Barracas, le azioni su Benafer dei carri armati italiani, i rossi le ricorderanno per un pezzo. Adesso, sulle linee di combattimento ove ancora si trovano, i carristi italiani sono premiati dal Generale Franco. E' un bell'onore, in questa guerra ove lottando a fianco di un esercito valoroso il rilievo della gesta è più difficile. Ma i carristi, come gli aviatori, le artiglierie, e gli impareggiabili fanti legionari, sono venuti in Spagna con una consegna di Mussolini: superarsi. Hanno obbedito. Giovanni Artieri Le visite di Farinacci a Berlino