INVECE DI UNA GUERRA UNA PARTITA AL PALONE

INVECE DI UNA GUERRA UNA PARTITA AL PALONE IIm mistero dei maya INVECE DI UNA GUERRA UNA PARTITA AL PALONE (dal nostro inviato speciale) CHICHEN-ITZA, agosto. tccChe lo sport in generale e il\ttlaxtli, giuoco del pallone, in particolare, fosse praticato dai maya fin dai più, remoti tempi, lo ricorda il Popol Vuh, da parecchi definito la bibbia dei maya. « Quando gli uomini abitavano ancora la montagna — leggiamo a pag. SS dell'edizione spagnola ■— e ogni mattina si ponevano alla estremità della valle, fissando insieme lo sguardo dalla parte donde veniva il sole, e il puma e il giaguaro incominciavano a ruggire, l'aquila e gli zopilotes e tutti 'gli uccelli piccoli e grandi a battere le ali e a cantare, gli uomini della tribù degli Xibalba offesero gravemente quegli degli Hubnapu, sostenendo che questi non erano capaci, come loro erano capaci, a correre dietro al pallone saltellante. Gli Hubnapu si dichiararono pronti a sostenere qualunque sfida, cosicché gli Xibalba dovettero accettare. 1 primi vinsero e, avendo vinto, decretarono questa sentenza contro gli Xibalba: il vostro pallone non salterà più, nè voi potrete mai più rincorrerlo! Sd eseguirono la sentenza, massacrando gli avversari fino all'ultimo uomo, comprese le bestie e gli animali della montagna ». Uno stadio monumentale Questa partita, dalla conclusione così radicale, fu, senza dubbio, la prima partita internazionale di giuoco del calcio. No, non proprio di giuoco del calcio, che il pallone c'era, ma non lo si giuocava coi piedi. E nemmeno col pugno e col bracciale. Vi dirò fra poco in qua le modo. Per ora, vi basti sapere che, a parte la favolistica del libro sacro, gli stadi di ChìchénItzà, di Uxmal e di altre « città morte » sono più che sufficienti a ricordare in modo concreto quanto lo sport fosse in onore presso quello strano popolo, adoratore di mostri e di serpenti, forsennato praticante di sacrifici umani Nessuna meraviglia! Nella foresta yucateca ogni cosa non che ombra spessa o chiarezza accecante. E l'anima dei suoi anti chi abitatori doveva essere /attricome la foresta e, cioè, di bruschi passaggi dall'ombra alla luce. Cosi, dolci e violenti, rassegnati | ed appassionati nel tempo stesso, j essi conoscevano lo sfrenato desi- derio e la rinuncia assoluta, l'im-\ violazione fanatica e l'egoismo più gretto; si esaltavano per i sa- orifici umani, per il sangue, per \ cmmdngpmrnpaspgstptfrssqsla morte e si entusiasmavano per lo sport, fonte di vita e di giovinezza. Fra tutti, lo stadio di ChichénItzà è, certo, il più imponente. E' anche il più artistico ed il più perfetto dal punto di vista architettonico. Pensate: due muraglioni paralleli, alti 15 metri, lunghi 120 e spessi 5 alla sommità, due piattaforme interne di un metro e mezzo per gli arbitri, due tribune\a nord e a sud riservate ai partigiani dell'una e dell'altra coorte, con relativi tempietti per le offerte votive; infine, all'inìzio del muragtione orientale, la tribuna — come dire! — ufficiale, costruita con quel tanto di asimmetria, che basta per permettere la visione totale dello stadio sottostante; e tutto questo — le piattaforme in¬ terne, i tempietti e la tribuna ufficiale — ornate di bassorilievi, decorazioni e affreschi. Dimensioni totali: 36£2 per 1J,7,85. istiti i giocatori!! Non certo in ma ghetta e calzoncini carne ai dì no stri. Portano paludamenti piutto | sto pesanti e uno svolazzante ci j miero di piume sul cranio. Due esibiscono collane e bracciali: i \ capitani, forse, con i segni della partita \ s„cceSsii'o, il costume degli uomi- Per conto mio, la tribuna ufficiale la considero come uno dei migliori edifici maya e forse del mondo. Conosciuta sotto il nome di Casa de los Tigros, per il cornicione superiore ornato di giaguari in marcia, è un parallelepipedo come il Castillo, ma' meno massiccio, intersecato com'è di caratteristiche colonnine. Nell'interno, la cosidelta « camera de las pinturas de los tigros » è tutt'un affresco discretamente ben conservato: piroghe stracariche che potrebbero rappresentare un'emigrazione, guerrieri con lance e spade pronti alla tenzone, sacerdoti intenti a sacrifizi, donne occupate in lavori domestici. Lì dentro, evidentemente, si ritiravano fra « un tempo e l'altro » le autorità per i rinfreschi, i commenti sulla partita e, magari, per le scommesse. Il seggio del re, a quanto pare, si inquadrava fra i due serpenti, le cui code rivoltate servivano da capitello. Ma, domanderete con impazienza, quale gioco si giocava in questo stadio! Si giocava il tlaxtli o tlachco, specie di palla-canestro, in cui il punto della vittoria consisteva nel far passare un pallone di gomma attraverso l'uno o l'altro di quei due anelli, che ancora oggi si vedono nella giusta metà dei muraglioni. E questo, amici miei, è tutto quanto si conosce di preciso del tlaxtli. Perciò, non si sa nemmeno come si giocava, se con i piedi, col bracciale o con la testa ! Come si giuocava al pallone Avviciniamoci, perciò, ai bassorilievi delle piattaforme interne dei muraglioni. E, lì, subito sulla destra, che cosa vediamo? Giocatori che, mani e piedi in avanti, rincorrono la palla rimbalzante sulla spalla di un avversario. Conclusione! Doveva trattarsi di un <e. tlaxtli libero », vale a dire giocato con mani e piedi e la palla poteva rimbalzare su qualsiasi parte del corpo. Ah, come sono ve- gmedmdtsbsglrddadContinuiamo. Nel bassorilievoni è più succinto. A parte il cimiero piumato, le collane dei capitani e uno straccio ai fianchi, i giocatori si possono dire nudi. Ma osservateli bene: sull'anca di ognuno esiste, ben segnata, una corazza, una specie di scudo come pei attutire i colpi e far meglio rimbalzare la pesantissima palla, che appunto si vede contro l'anca sinistra d'un contendente. « Tlaxtli ai- \Vanca », senza dubbio, i rimandi , e e con l'anca soltanto dovendo esse re permessi. Metodo, quindi, assai più difficile del precedente, non essendo cosa di tutti i giorni anche per i predecessori di Piola o di Meazza, riescire con un simile ri-mando a infilzare la palla nell'anello alto quasi H metri da terra Il gioco, comunque, si complica nel bassorilievo successivo. Qui, i e i a - e o n e a à i i i e a i n a i - giocatori sono parimenti in costume succinto, ma lo scudo non lo esibiscono più sull'anca, bensì sul deretano. Tipo di tlaxtli comicissimo, cotesto, almeno a giudicare dalle sghignazzate di alcuni spettatori, che il rilievo abbozza sulla sinistra. Ed io non lo metto in dubbio, domandandomi solo come fosse possibile con rimbalzi e passaggi del genere segnare il punto della vittoria. Ma qualche « Piola » ci riusciva, che, un po' più in là vedremo i nostri giocatori con lo scudetto nella regione indicata, intenti a strappare i vestiti e le collane degli spettatori, questo significando con ogni certezza che, quale premio del mirabolante successo, vincitori avessero il diritto dì spogliare lo spettabile pubblico. Tifosi in silenzio? Sport-, spettacolo, divertimento, il tlaxtli lo si giocava a due e a squadre, squadre di società o di confraternite, squadre regionali o nazionali. Ed io sono convinto che servisse, in qualche caso, come antidoto contro la guerra, le divergenze fra città e città, fra tribù e tribù risolvendosi spesso con una bella partita di tlaxtli. In tale caso, tuttavia, i giocatori vinti erano sacrificati. Lo dice il bassorilievo centrale del muragtione di ponente: al di qua e al di là di un disco avente nel centro un teschio umano, si allineano, di fatti, le squadre dei giocatori in alta uniforme. Primo sulla sinistra, ginocchio a terra, vediamo un personaggio decapitato; sulla destra, in piedi, un altro personaggio, la clave a forma di serpente nella destra e, nella sinistra, la testa mozza: senza dubbio, il capitano dei vinti e il capitano dei vincitori. Un momento: il tifo, lo si faceva a quei tempi! Credo di sì. Ma doveva essere un tifo in sordina, a voce bassissima o fatto solo di sospiri, i quali, tuttavia, riempivano lo stadio come il rullio di tamburi ovattati o una carica di cavalleria nella lontananza. Ma questo da che cosa lo arguisci! Dalle proprietà acustiche Si questo sta dio. Ripetete, difatti, con ine: « Vi va il tlaxtli! » e contate. Una, due, tre, quattro, dieci volte, l'eco vi ri'-peterà: «Viva il tlaxtli!». Pro- nunziate una frase di cinque o sei parole Ve la sentirete ripetere in- o] come ululi'di animali da prèda,di stridori, che incrociandosi e in- tera e limpida almeno due volte Per poco che i tifosi avessero gri- dato il loro entusiasmo o il loro disappunto, perciò, lo stadio si sarebbe riempito di clamori lunghi i i e - i i n o e a a i frangendosi gli uni contro t/li al-tri, avrebbero squarciato i timpa- ni degli orecchi più resistenti e cangiato lo stadio in una bolgiainfernale. Per fortuna che gli stadi moderni non sono cosi! E non è tutto per quanto tignarda le proprietà acustiche del campo di gioco di Chichèn-Itzà. Dal la piattaforma interna del mura gliene e dalle tribune nord e sud,arbitri e direttori sportivi potè-vano diriqere la partita o le squa- dre rispettive, appena aprendo bocca. Una prova! Dalla tribu- na sud domando al mio pilota von Schmeling junior, che appena intràvvedo in quella nord: « Che ne dite di questo stadio! ». «E' formidabile! » egli mi risponde, voltandosi. Io ho parlato come si parla al telefono e von Schmeling ini e ta dirà d'aver risposto nell'identico tono. Ci siamo intesi perfettamente. Eppure, ci separavano quasi lóO metri. Perfetti misuratori del tempo Daiiuuti ad un fenomeno del genere, un'osservazione vien subito alla punta della lingua; si tratta d'un caso. Non credo, l'identica cosa ripetendosi ad Uxmal e negli : lagstudi di attre « città morte ». Non ' st0accusatemi, quindi, d'esagerazione, ie allorchè io affermo che i maya i pconoscevano le regole di quella dif- teficile scienza che si chiama acu- ' ietstica, nell'istesso grado con cui co- j nanoscevano le regole dell'astrono- prmia, nella quale, a quanto sembra, teavrebbero sorpassato persino ipacaldei e gli assiri. D'altra parte, chio sono convinto che essi trovava- prno una relazione segreta, un nes- finso, un legame tra la palla del Mtlaxtli e il corso del sole. In im^stbassorilievo, non sono, difatti, rap- ! sepresentati i movimenti del sole, gupulla luminosa, lanciata eterna-'samente nel firmamento da due,pullocatori giganti che si trovano mall'estremità dell'orizzonte! Ma tolsetepal'aunsumchredastudio degli astri e del sole, i maya non lo compivano qui, allo stadio. L'osservatorio, dal quale i loro astronomi, come i caldei, elaboravano l'arte infinitamente complicata di misurare il tempo secondo le rotazioni degli astri, è più in là, ad un chilometro circa. Andiamo a visitarlo. Lo so: la calura è insopportabile, pesa sulla schiena come se fosse diventata materia o ubbia preso consistenza. Se, poi, si guardano le rostru- lazioni, i riflessi delle pietre bian- nache scorticano gli occhi. Ma obi- sutuarsi è necessario per vedere nquanto resta di tutto un mondo 'mantico. Abituarsi all'atmosfera pe- dasante, alla luce vitrea sotto il soie ; coimmobtie e abituarsi altresì a non Jrisenfire attorno nessuna presenza glviva, abituarsi, cioè, ul grande si- dZenzio delle «città morte.'». For- ] tase, più della calura, è questo si- vlenzio che dà. il senso di oppres- dsione, che si accusa tanto. Come tanel deserto giallo, come in quello d I bianco, esso è qui qualcosa di tan- v\aioile- !orza naturale e fisi- p \ca all'identica guisa del caldo e del b 'freddo, dell'elettricità e del peso, in I Ma forza e andiamo! La galle- b'ria vegetale, che incomincia al di lalà del Castillo, ci darà un po' di sosollievo, a meno che non si abbiu mla disgrazia di capitare in una di rquelle nubi di moscerini che po- r\polano tutti i luoghi d'ombra. Ahi-1 c *<>n siamo fortunati. Nubi di.emoscerini ne incontriamo non una, M | | \ , I »«« dieci e, purtroppo, la gioia di m\nuovo rende i minuscoli insetti tre avere incontrato un nutrimento vcmendi e voraci. Consoliamoci: non cdanno la febbre. E il Caracol è (à. tCaracol vuol dire lumaca e Vos- cservatorio maya l'han battezzato ecosi per la forma a spirale della msttu scala interna. rg,\ Unico nel suo genere in terra .»"1!!0- esso, dtfatti, è un edilizio - [rotondo, elevantesi al di sopra di o ; i piramide tronca a due terraz- n e i e. Il tempo ne ha sgretolati i cornicioni, rovinate le sovrastrutture e intaccata qua e là la scala interna. La piattaforma superiore, la specola propriamente detta, non è che un mucchio di pietre e per a,- »* r .qgnt—dmrtvarvi e rimanervi noi dovremo compiere non pochi equilibrismi. Eppure, quassù, quanto tempo gli astronomi maya passarono per adattare il computo dei giorni alla varietà infinita dei movimenti quasi invisibili degli astri! Anni, fibnrrpttò uno dei calendari più esatti del mondo e perfetto al punto di trovare senza possibilità d'errori un giorno qualunque su di un periodo di migliaia e migliaia d'anni. Esiste al Caracol una copia di questo calendario! Al Caracol no, per quanto gli scienziati l'abbiano esplorato in tutti i sensi. Ma i segni dei giorni fasti e nefasti, i se- "•>'hsecoli. E dalle lunghe veqlie risai- no°ssrapdmgni dei 18 mesi, del Kun, anno, dei £'C" e.deÌ,J!"indÌ 1'";!':°''' s!!'d'°V\adli hunno letti su steli trovati nella foresta. Perchè i geroglifici indicanti i giorni, i mesi, gli anni ed i cicli sono gli unici finora deci- rni/rati. Tutti gli altri, quelli che ho "....i; ..„..„„ mcocDisto ugli ungoli superiori delle c|Mil Columnas, specie di ceri spenti ;attorno al Tempio de los guerrej ros o sin cornicioni del Akab-Dzib, ila cosidetta casa della scrittura ignota, quelli che vedrò ad Uxmal e nelle altre.città morte e che. forse, raccontano le leggende vere di questo popolo astronomo c "portivo, restano ancora oscuri r. nuli. Paolo Zappa bdtlmd• Lo stadio di Chichén-Itzà dove i Maya giocavano al pallone

Persone citate: Castillo, Meazza, Paolo Zappa, Piola, Schmeling

Luoghi citati: L'aquila, Uxmal