Sotto le tende nere alla frontiera dell'Hegiaz

Sotto le tende nere alla frontiera dell'Hegiaz LA VOCE DEI BEDUINI Sotto le tende nere alla frontiera dell'Hegiaz (DAL NOSTRO INVIATO) TRANSGIORDANI A, settembre. Il Principotto arabo aveva voluto ricevere il visitatore italiano con tutti gli onori dell'ospitalità nelle forme superlativamente signorili che sono proprie agli abitatori del deserto. Egli attendeva l'ospite salta soglia della tenda nera centrale, la più grande, la più bella del campo beduino. Il serico abbaih delle grandi occasioni, ricamato pesantemente d'oro, gli abbracciava la slanciata figura. Sul capo un doppio cerchio dcìl'hagar gli teneva fermo l'ampio fazzoletto a quadrettini rossi e neri secondo la moda dell'Hegiaz. Dietro al Principotto, ad attendere pure l'ospite, stavano ritti i figli il cui maggiore contava già \5 anni e uno dei minori, non l'ultimo, appariva bambino. Il Principotto aveva infatti 67 anni e da pochi giorni aveva sposato una quattordicenne, forse non ultima delle ss mogli precedenti e tutte trattate profumatamente attraverso una ricca costituzione di dote. «Lo Stato ebraico non sorgerà» L'ospite non s'era fatto attendere. Dopo aver scambiato a lungo i convenevoli d'uso col Capo beduino, era entrato nella tenda tutta tappeti e cuscini. Il Principotto si sedeva su di un cuscino centrale facendo sedere contemporaneamente l'ospite amico su un cuscino vicino. / figli sempre in piedi gli si ponevano alle spalle. Armi da fuoco, più o meno moderne, e armi da taglio finemente lavorate pendevano dalle loro cinture. Il Principotto portava una spada dall'impugnatura d'oro. Fuori dalla tenda alcuni beduini, che formavano la guardia d'onore, stavano accoccolati col fucile sulle ginocchia. Le donne non si vedevano. ■ Dapprima è stato sentito il ciui, una goccia in fondo ad una comune tazzina nella quale, persona per persona, veniva versata la calda bevanda. Poi è stato portato il montone con contorno di riso condito di una salsa gustosa a base di latte acido, che generalmente dà nausea agli europei. Quindi, sempre su un largo vassoio da cui tutti attingevano colle mani, è stata presentata la frutta, tra cui della dolcissima uva di questa terra. L'acqua da bere era torbida. Infine è stato servito ' il caffè, una goccia nella medesima tazzina, e il caffè significava che era giunta l'ora per l'ospite di andarsene. Durante tutto il tempo, oltre due ore, della conversazione, i figli non si erano mossi dalle spalle del padre, né potevano fumare quantunque ne avessero desiderio in quanto il padre quel pomeriggio non ne aveva voglia. Forme lodevoli di rispetto paterno che vanno perdendosi anche tra le popolazioni arabe sotto la spinta occidentalizzante. La conversazione s'era aggirata su molti argomenti, primo quello della Palestina. I giudizi del Principotto arabo erano pacati e solenni. I beduini — egli spiegava — non leggono i giornali ne amano fare della politico alla maniera degli occidentali o degli arabi europeizzati, però avvertono a fondo la natura dei problemi territoria.it economici e politici che li riguardano. Per questo i beduini di Transgiordania, della Siria, della Palestina meridionale, dell'Hegiaz, del Neged e della Mesopotamia non permetteranno mai che uno Stato ebraico venga a costituirsi nelle loro terre. Sarebbe un'offesa ad Allah che a toro ha destinato quei territori su cui vivere; sarebbe mettere, col tempo, gli arabi al servizio degli ebrei; sarebbe nell'ipotesi migliore una continua lotta degli arabi contro lo Stato ebraico. Ma tale Stato non sorgerà. Oli inglesi stessi — affermava il Capo beduino — sono convinti che non sorgerà. Gli inglesi stessi anzi hanno avvertito di ciò confidenzialmente i capi delle tribù e delle cabile e i Sovrani arabi, promettendo che finiranno col far prevalere le ragioni degli arabi su quelle degli ebrei. Per questo i beduini si sono mantenuti sinora calmi. Se non fosse cosi, se si accorgessero cioè veramente di un pericolo ebraico in Palestina, i beduini impugnerebbero le anni che portano liberamente e che nessuna legge può loro vietare di portare, e correrebbero in aiuto dei correligionari che combattono sulle montagne della Gafilea. Il doppio gioco La Transgiordunia è un'oasi di tranquillità. I confini con l'Hegiaz o con le altre terre arabe al nord sono più linee convenzionali segnate sulle carte che non veri limiti del deserto. D'altra parte, come si potrebbe srendere una frontiera praticamente lungo il nero tavolato senza fine o su e giù attraverso il sali 3 scendi degli altipiani desertici? Quindi è inutile parlare di controllo del traffico di armi e degli spostamenti di bande amiate nel territorio ad oriente dei Giordano. Se il grido dell'insurrezione risuonasse ai Amman n a Maan, altra voci risponderebbero dal Neged, dall'Hegiaz, dall'Irak e il deserio ■ sarebbe in fiamme. Gli inglesi sanno che in tal caso sarebbero costretti a ritirarsi al mare. Questa è la convinzione dei beduini Perciò gli inglesi finiranno sempre coll'acconUntare il mondo arubo, specie yli abitanti del deserto Il Principotto arabo che parl'iva non era uffatto animato di simpatia verso gli inglesi, però affermava che questi, tra tutti i dominatori eurcpA, sono i preferiti dalle popolazioni arabe come quelli dalla mano che meno pesa. Ora se gli inglesi manterranno la promessa, che i loro agenti hanno fatto ai Capi beduini, lo Stato ebraico di Palestina non sorgerà, ma sorge, j invece uno Stato arabo. Tale Stato si legherà con un palio d'alleanza all'Inghilterra e la quale lo difend^à contro la bramosia di altri. Abbiano pazienza pertanto gli abitatori del deserto perchè il doppio giuoco che Londra conduce — affermava il Principotto — richiede tempo e guerriglia. Si tratta per gli inglesi di fare convinti gli ebrei che una u:itria ebraica in Palestina è impossibile, in quanto sarebbe bagnata dal sangue d'una guerriglia senza termine. Ma se un ordine venisse dall'alto (allusione a Ibn Saud) allora noi beduini condurremmo ,lu guerra santa e vinceremmo, ripeteva con risolutezza, il Principotto toccando l'impugnatura d'oro della spada. La base di Acaba La conversazione s'era anche dilungata sull'Emiro Abdallah, sulla questione di Acaba, su Ibn Saud. Tanto i beduini di Transgiordania odiano il loro Emiro, l'hascemita Abdallah, pieno di debiti persino col sarto, quanto invece amano ed esaltano il Sovrano wahabita. Questo è un saggio e un prediletto di Allah, spiegava il Capo beduino; quell'altro invece è un « figlio di cane ». Se si dovesse indire un plebiscito, tutta la popolazione di qua dal Giordan-i, da Maan a Deraa, da Gerash a Petra sarebbe per Ibn Saud. Il Principotto arabo si dichiarava pienamente convinto che i distretti di Maan e Acaba in un primo tempo, tutta la Transgiordania iti un secondo tempo finiranno col passare sotto la sovranità del Monarca della Mecca. Anche qui bisogna aver pazienza. Ma, e gli inglesi in tal caso1} Ecco, il Principotto sviluppava la sua tesi secondo la quale arabi ed inglesi finiranno sempre col mettersi d'accordo per concessioni di quest'ultimi. Del lesto perchè noti sarà possibile un compromesso per Acaba"! Acaba non è tutto il golfo. Alla fin fine gli inglesi si accontenteranno di un punto nel golfo che possa servire loro da base navale e aerea. Dovranno accontentarsi, poiché più che della base essi hanno e avranno bisogno dell'amicizia dei popoli arabi che tate base circondano. Ecco perchè gli inglesi secondo il Capo beduino, finiranno col dare soddisfazione a Ibn Saud anche sulla questione di Acaba. In quanto alla federazione araba, il Capo beduino aveva idee precise. Per lui l'unione o la confederazione dei paesi arabi sarà possibile e fruttuosa se uno, il più degno e il più potente, comanderà e gli altri si dichiareranno d'accordo. Il Capo beduino sa bene che tra Monarchi, Emiri • Sceicchi arabi esistono grandi rivalità, deplorevoli e odiose di fini della causa araba, ma purtroppo persistenti e acuite talvolta da asventi esterni* I principi» dei politicanti di Damasco al riguardo, sulla falsariga democratica occidentale, sono disprezzati dall'arabo del deserto e dei villaggi, fedele ai precetti del Corano, ai propri usi e ai pio prii costumi. Il beduino — concludeva il Principotto — non sa fare la politica nei parlamenti, ma sa imbracciare il fucile e vincere. Dopo i lunghi convenevoli del commiato, l'ospite lasciava la tenda portdndo seco alcuni doni offertigli. La sua macchina veniva accompagnata sulla scia polverosa della pista da una lussuosa vettura di recentissimo modello americano dove la modernità meccanica faceva strano contrasto con le tradizionali foggie del vestire delle persone sedute dentro: l'autista, un autentico cavaliere del deserto, e il Capo beduino. Ai lati i figli del Capo cavalcavano in scorta d'onore, avanti a tutti il figlio ancor ragazzo. Antonio Lovato L Mt ll s

Persone citate: Abdallah, Antonio Lovato, Ibn Saud, Monarca