Un cinese muore a Nuova York

Un cinese muore a Nuova York Un cinese muore a Nuova York NOVEImImA Ul RA.FFA.EImE CAUZINI Dunque, una sera il vecchio Koo Tseng-Tsiang, decano dei cinquemila cinesi riuniti a China Town, la «città cinese» di inuova York, si sentì finalmente malo: male da morire. Tutti i presagi del trapasso si accumularono hi lui creandogli una gran pace, una specie di sorridente letizia che gli taceva parere belle perfino le squallide scenografie di cemento che si. vedevano dalla finestra della sua camera affacciata su Mott Street. Essa lo illudeva che il rombo incessali tu della metropoli fesse il rumo re del fiume; il fiume fangoso e immenso che dalla Bocca di Ti gre si affaccia al mare di Hong Kong, focili chilometri in là di Canton dove Koo era nato ottantasette anni prima. Scorreva sempre, attraverso la immensa terra al di là del Pacifico e ne' suoi ricordi di infanzia, leggeri e frastagliati come gli aquiloni di carta che trasvolano il cielo di Pechino. La morte doveva essere una navigazione silenziosissima e musicale in un paesaggio celeste, lungo le rive fiorite dove i pescatori camminavano con le portiche cariche di cormorani addomesticati le immense giunche dalle vele lacere procedevano senza vento. Koo non era più poeta di altri quattrocento milioni di cinesi, dedicava alla contemplazione soltanto una misurata frazione del suo tempo; per il resto, anche in punto di morte, era un uomo affacendato, laborioso e pratico. Così malgrado i brividi di febbre, il dolore delle giunture e gli ammonimenti dei figli, dei nipoti e dei cugini (le donne lo guardarono spaurite : ma non osarono parlare) uscì di casa. Sgelava; tutta la colossale metropoli fumava di nebbia e aveva un colore tenero di pesca, si udivano anche le sirene dei transatlantici oltre l'immenso mercato di pesce di Fulton. Koo non richiamava certo l'attenzione dei passanti ; uè come cinese nè come moribondo, si beveva in pace quel tramonto trasparente come le gocciole dello sgelo che colavano dalle grondaie; e le sue pantofole erano già fantomatiche sugli asfalti della Mulberry Street gremita di un viavai fragoroso e rombante. Giunse così delicatamente fino a quel « danese Cheung Sang Funerar Parlor » che ha una bella vetrina di feretri, di vecchie vesti da bonzo, di istrumenti musicali, di case, cavalli, mobili minuscoli ritagliati nella carta e destinali ad esser distrutti nell'incendio sulla tomba del defunto. Accanto alla ostentata ricchezza dei feretri, solenni pesantissimi e un poco ricurvi come madie, accanto a quegli arnesi simbolici figurava una chiara tabella coi prezzi « proprio all'americana» scritti in cinese. A quale europeo verrebbe in mente di ricorrere a una agenzia cinese per il proprio funerale? Gli europei hanno fior di «Funeral Parlour » adatti ai loro gusti e anche prezzi più ragionevoli perchè, nel prezzo del funerale cinese (il funerale, appena un poco ragguardevole), doveva intendersi compreso il trasporto della salma dagli Stati Uniti filla Cina. Un bel viaggetto anche per un morto che non consuma i pasti in cambusa e non ha bisogno di cabina ! Adocchiava il tipo di cassa prescelto da anni, crollando il capo e passandosi la mano gialla sulla bocca che mormorava parole e cifre a bassa voce. E stava per entrare nel «Parlour» e pagare l'ultima rata fissata dal contratto, quando un cinese vestito all'europea, non indossante come lui il lunghissimo e tradizionale, gabardine, lo avvicinò. Aveva una spigliata parlantina, un paio di bellissimi occhiali, che ogni tanto si toglieva dal naso e ripuliva col fazzoletto, e una vecchia Ford che fumava dal radiatore, pochi passi lontano. Koo era stato sospettoso e diffidente tutta la vita: ma non lo fu nel momento in cui lo sconosciuto aperse la portiera e lo invitò a salire in macchina. La macchina andava velocissima ; o forse la febbre sovrapponeva nella mente di Koo immagini spettrali e le costellazioni degli automatici rossi gialli e verdi e i chiaroscuri dei ponti che tagliavano con la loro ombra la strada e interrompevano la conversazione col fragore dei treni lanciati sui binari della ferrovia elevata. Non ebbe affatto la sensazione della durata di quella gita. Scese e pensava: — Forse sono già morto e questi dannati americani mi «spediscono» com3 uno dei loro. Ecco, questa è la condanna del cinese che h\ vo luto abbandonare l'Impero di mezzo per la Repubblica stellata, che Ha sostituito l'Hudson aJ Fiume giallo e, una volta tanto ascolta le parole di un cinese che si professa graduato all'Univtr sita di Harward. Le parole dell'ignoto accompagnavano l'at trattiva magica di un altro «Fu neral Parlour» che, annesso, ave va uno stabilimento, un niente «ma rigorosamente scientifico • pratico», per la imbalsamazione dei cadaveri. La vetrina era ino! to più attraente e razionale del l'altra con la sua brava illumi nazione al « neou » e un bellissi mo fotomontaggio di corone e feretri e altre fotografie a colori dei diversi clienti che, dopo morti, avevano voluto servirsi di un trattamento «così accurato e ineccepibilmente premuroso No; in Cina non si era ancora mandato uessuno ; ma in Alaska ai ; e anche in Italia: e un avia tore era arri*''"' '•' Russia im balsamato e fresco «come un salinone nel frigidaire ». Le paroleclptpctmpmScbFnMdtvetrpqStcavldddng a e A e i l e o e i a l a a o e e, a o i a , a e i e a i a a e i 3 a o di a, aJ o e r lt u e • e ! l i i eri rn e ra a a m lle che aggiungeva il manager dell'impresa erano così semplici da parer addirittura ciniche e le carte tirate fuori, scritte in inglese parevano co6Ì poco impegnativa che Koo si decise a firmarle. Si trattava appena d'es=er imbalsamato: per il trasporto rimanesse pure al «Chinese Parlour». L'amico incontrato in Mulberry Street non cessò di congratularsi con Koo anche quando, a sera buia lo ricaricò in macchina (la Ford col fresco serale bolliva meno) e lo riportò a China Town. Ma certo, parola di un graduato di Harward, aveva avuto un'ottima, idea o chissà quanti l'avrebbero seguito poi il suo buon esempio! Parlavano l'uno e l'altro della morte come di un affare da risolversi nel miglior modo possibile ; la macchina rimase qualche minuto ferma in Mott tacrsatepotelascbinAdppbsasusoledcdimnStreet, davanti alla sordida por-lata che Koo aveva varcato per de-|dcine e decine di anni attendendo vai suoi varii commerci che ave- pvano incluso l'oppio e le donne, ; vdmdtqdudaacac—pddpamqicoppio le giade e le oche secche La sera era piena di fruscii e di ombre; i! freddo era rincrudito e le grondaie avevano fluito di piangere. Sotto la luce viva di un fanale all'angolo di Mott Street con Doyer St. alcuni cinesi imbaccuccati sostavano a leggere le notizie del giorno scritte a pennellate bianche sul rettangolo nero attaccato al muro. Le stesse che sarebbero apparse, tradotte in inglese, nel Ohinese Xntionalht, il settimanale del distretto, opera di alcuni «graduati» della «Columbia». #*» La morte di Koo ebbe, dopo due giorni l'onore di quella iscrizione geroglifica in bianco su nero. Da parecchie ore sulla casa del decano di China Town era sceso il lutto e tutti se ne erano accorti. 1 parenti di Koo, molto attaccati alle tradizioni avevano fatto le cose a dovere : così due grandi lanterne bianche furono accese sulla soglia della porta e le strisce rosiu di carta sostituite con strisce bianche. Il morto giaceva nella sua grande cassa di cipresso foderata di zinco e, intorno, seduti per terra stavano la vedova e i figlioli vestiti di bianco; il parentado si era limitato al più leggero lutto dell'abito azzurro. Una cicogna di carta, destinata a trasportare nel regno dell'al-di-là lo spirito del morto, era stata drizzata sopra un'altissima canna di bambù. Erano isolati, i pareuti e gli amici di Koo, su quella vecchia soglia di casa neviorchese, come sopra una giunca alla deriva. L'occidente terribile l'avvolgeva in un colore di fango, in un rombo di ferrovie sotterranee e sopraelevate che àvevano allentato il loro ritmo notturno; ma non cessava mai. Koo stava in pace nel suo pesante cofano; era vestito di una lunga casacca di seta nera ricamata in azzurro ; le gambette tese springavanò come se volessero spinger via le delicate e soffici pantofole, il volto affilato percorso da un sorriso di pipistrello, la fronte ridivenuta liscia erano coronati da un calottino scuro col bottone rosso, dalla falda posteriore si partiva una finta treccia, estremo onore alla tradizione del codino abolito dalla Repubblica di Suu-gat-sen nel novecentoundici. Uno dei figli di Koo, il maggiore stava pennellando un foglio di carta da mettersi davanti alla porta, vi tracciava, per buona guida dello spirito, l'itinerario che esso doveva percorrere per raggiungere al di là del mare il posto adatto a una buona sepoltura. Era l'ora iu cui il vecchio teatro cinese ridotto ora ad asilo notturno si riempie dei più miserabili senza-tetto quando cominciò a piovere. Scro scr; larghi, tendoni, mandati avanti dall'Atlantico. Minacciavano di guastare la cerimonia che era stata organizzata per il mat tino successivo e il figlio di Koo si rattristò perchè le folate già si accanivano furiosamente a distruggere le decorazioni di carta a spegnere le due lanterne, a intirizzire la cicogna nel cielo tem pestoso dei grattacieli. I ragazzi sebbene impigriti dal sonno battevano con vigorìa i timpani e i piatti destinati a tener lontani dal feretro gli spiriti maligni Tutte le case di Mott Street e di Peli Street udivano il frastuono tra il rimbalzo delle acquate sui vetri delle botteghe e sulle tettoie dei ristoranti di ciop suey — Brutto tempo ha scelto il povero Koo per fare il suo trapas-(so! Brutto tempo toccherà a noijdomattina per seguire il feretro fino alla Division Station della Terza Avenue E.! Certamente è lì che gli agenti e i necrofori del Chinese Cheun-Sane Funeral Parlor caricheranno il feretro sul furgone automobile per portarlo direttamente all'imbarco ! L'indomani quando il povero Koo portato a spalla giunse alla Terza Stazione della ferrovia elevata in Mulberry Street, c'era sì il furgoncino del chinese Cheun Sang Funeral Parlor; ma c'erano anche un vecchia Ford e un altro più ricco e monumentale furgone che ostentava il richiamo pubblicitario di un'altra-agenzia americana di pompe funebri. Pioveva, gli scrosci si accanivano di sbieco su un centinaio di cinesi, uomini e donne in pantaloni ; ombrelli leggeri di canna eoa iscrizioni in geroglifico sulla carta oliata capottavano, investiti dalle folate che tentavano di spegnere il piccolo rogo- in cui bruciacchiavano fumacchiando emblemi cartacei delle case, dei palazzi, delle monete, dei cavalli che dovevano seguire il defunto nel regno d'oltretomba. I quattro vagoni verdebottiglia della ferrovia elevata passavano strepitando sulla simbolica funzione ftNc«gnmdrsseb"spgqgantica di duemila anni incrosta- ta di tanta miseria e poesia e decrepitezza della Cina. Era il messaggjo di un mondo infinitamente più forte e più effimero. Due poliziotti si a danna vano a trattenere i curiosi affacciati su quella specie di incomprensibile mascherata in cui i colori gialli e bianchi prevalevano. Vestito di nero era soltanto l'uomo della Agenzia che reclamava la salma di Koo per imbalsamarla ; un impermeabile, trasparente come un preservativo, avvolgeva di una buccia verdognola la sua maestosa figura vestita in abito a coda; sulla rossiccia faccia di anglosassone sbarbato di fresco stillavano le goccie scivolate dalla grondaia dei cilindro impermeabile; la carta, la sinistra carta firmata due sere innanzi da Koo era là ; impugnata da un paio di guanti neri e riparata anch'essa da un astuccio trasparente di celluloi de. La nuova Agenzia non vole va certo diminuire i compiti o le prebende dell'altra; ma faceva ; valere il « titolo contrattuale ripbcosedtrnvsochul'di quella firma impegnativa. Prima l'imbalsamazione, poi la spedizione per il viaggio di quaranta giorni attraverso il Pacifico e quello, anche più lungo d e 11 'al di-là. Il figlio maggiore di Koo ebbe un momento di esitazione, prima di affidare la salma all'uomo dal'impermeabile ; ma la cassa era ancora scoperchiata e la faccia antichissima del padre incorniciata di rosso aveva assunto una austerità ascetica ma serbava ancora un'imperiosità di comando. — Fa quello che io ho voluto — pareva dire. — Come ti permetti di mettere in dubbio i dettami della mia volontà! I poliziotti avevano fretta; la pioggia continuava a cadere, le automobili che passavano irregimentate in blocchi di trenta, quaranta, alla volta investivano il gruppo miserabile dei cinesi con sventagliate di fango "i'a differenza a e o o i a i a i o e e o à i i i i o i -(chiamare e gli fu mostrata l'ope ijra fluita! Sulle prime, o a è l l l o o a a n n e aaeao na a idi ui o ei li o o rie dncnluts1 mgmpntvetucbirtnadsde zaffate di benzina, tra l'America e la Cina, tra Nuova York e Canton, si tradii ceva in quegli odori e rumori oc «dentali. La nebbia aveva nascosto grattacieli dal quindicesimo pia no in sù, giungeva dalla foce tu multuosa dell'East River carica di chiatte, di piroscafi, di zatte roni, di maone, l'ululare delle sirene che varcavano i giganteschi archi del ponte di Brooklyn e lo scampanìo automatico delle boe galleggianti nel risucchio, tra "acqua dolce del fiume e l'acqua salata dell'oceano. Da quel momento Koo non fu più che un fuscello nelle mani e negli ingranaggi burocratici della spettabile agenzia che si era preso l'impegno di imbalsamarlo. E quell'uomo che aveva mercanteggiato l'oppio e le giade, le ragazzine e le pinne di pescecane, quell'uomo che soleva accendere religiosamente i fiammiferi d'incenso all'altare degli antenati, e che circolava per Mott Street e Peli Street con la gabbia dell'usignolo e che una volta, a Cantori, aveva pagato due dollari un grillo canterino, conobbe la sterilizzazione scientifica con le iniezioni e coi bagni, subì il bisturi dei prosettori in camice bianco e le slegature razionali degli aiutanti chirurghi. Dove sono le lunghe conversazioni davanti alla, tazza di te, gli spettacoli delle ombre, la lettura dei poeti antichissimi? Ore di sala anatomica, attese in anticamere profumate di formalina e di segatura, piccoli viaggi in carrozzelle dalle ruote di gomma e in saliscendi. La. luce elettrica era la norma costante, diurna e notturna, di quella parabola che durò parecchie giornate. Le ampolle Philips avevano sostituito le lanterne di carta ! Gli operatori della spettabile agenzia avevano messo molto impegno nella loro opera d'arte. Si trattava di un « caso » nuovo: (facile d'altronde, perchè si sarebbe detto che il vecchio si era premunito in vita imbalsamando quel suo cuoiaccio con diecine d'anni di fumo di ciài e di sakè). Non avrebbe mai pensato di annerirsi le sopracciglia e di colorare con un velo leggero di carmino la pelle tirata e rugosa delle guancie, e di veder scomparire a furia di massaggi il suo amaro e filosofico sorriso, sostituito da un'immobilità apatica, da una serenità beota della fisonomia come ne hanno le reclute quando posano davanti ai fotografi ambulanti di Central Park. Il figlio di Koo fu mandato a e gli I ! Sulle prime, rimase molto confuso, e rideva aspiran do la saliva dall'angolo del]e labbra. Quello era il vecchio? Quello era il «suo» vecchio ! Ma veramente lo avevano ringiovanito ! Diavolo di occidentali ! Ringraziava. Si inchinava, davanti al « manager » della casa e davanti alla salma, stringendosi nelle spalle, accarezzando i pochi dollari che aveva potuto ragranella re tra i pareuti e quelli che si era fatto prestare dal vecchio Cion Lung il padrone del ristorante Porta Arthur. Il rictus sorriden te della bocca senza labbra non si cancellò anche quando il « ma nager » della agenzia gli presentò il conto tenendolo con due dita, come una pinza. Il conto « favoloso », iperbolico, di mille dollari. La differenza tra quelli che il figlio di Koo accartocciava nervosamente nella mano e la somma che gli veniva richiesta così brutalmente era tale che non osò nemmeno presentarli. Alla faccia dura, rossastra, del nutiuiytr raso di fresco rispondeva ancora con un sorriso, e con la promessa sorridente che sarebbe ritornato. Il « maganer » senza lasciargli il tempo di esprimere la domanda che vedeva spuntare sulle sue labbra, gli fe- murClsaartdualcvovcslma-ice capire che la salma sarebbe rimasta nello stabilimento fino a pagamento avvenuto. Stesse buon animo ; il « vecchio » era co qujj|insezise proprio cosi — e, nel « frigidaire », era al sicuro anche con tro il morso delle tarme ! nciato come un guanto - dis- glsaPovera, desolata China Town, non gli era mai sembrata così povera e così desolata ! Si era illuso di trovare tra i parenti qualche altro dollaro, di realizzarne una buona parte mandando all'asta le miserabili suppellettili elfivemNulu— a e , o i a e della casa, sperava che il padro- pne del « Port Arthur » avrebbe otcompletato la somma con un lànuovo prestito, garantito da qua- rilunque cosa, anche da un con-> cetratto di lavoro a vita. Era di- fisposto a tutto. Il « vecchio » dal-1 tr1 al-di-là gli imponeva, decisa-\e mente di dargli sepoltura: più ijLgiorni passavano e più quel co-inmando ideale si rinvigoriva. Ilji periodo di sette volte sette gior-;nni, ritualmente fissato per il hit- rto, era trascorso. Il nome del tvecchio era stato scritto con la Itetà sulla tavoletta degli antena-1gti; il figlio di Koo spendeva gli qultimi risparmi per tenervi ac-jfccbo davanti, notte e giorno, i cbastoncini di incenso. La lucevincandescente delle prime auro- ure estive lo trovava addormenta-; tto nella sordida camera, proster-Idnato davanti alla tavoletta degli!iantenati. Dai profondi corridoi, pdelle paurose tradizioni la super-! gstizione millenaria si faceva stra-1sda in lui che pur era nato in A-1 (a a e n e a a u e a . , e e e n ri e e e ia, e ce . odi cira so a » ro an e na ro omuo ia, ote ok. a se n blao ! aal ti le la ra on te n on a niaolhe va la ta on el eon a » riva e- merica e aveva sempre ostentato una indifferenza incredula per i riti e le costumanze della antica Cina. Sapeva che, delle tre anime lasciate sulla terra da Koo. una sola era placata. Quella.che si aggirava intorno all'altare degli antenati; l'altra, secondo i meriti di Koo sarebbe riapparsa sotto forma di un dio, di un uomo, di un animale, di un uccello di un rettile; la terza, quella che avrebbe dovuto trovar riposo nella grassa terra bagnata di una campagna di Canton, quella diveniva ogni giorno esigente e più ossessionante. Non gli importava che le figlie avessero cominciato a prostituirsi per vivere e ctKlldlinltstlCsalma dYl padre non aveva trovato ancora sepoltura ! Neanche le poche fumate d'oppio nella Fumeria clandestina, riuscivano a liberarlo dal rimorso. Invano aveva provato a passar la giornata nelle ferrovie sotterranee e nelle elevate, sperando che gli spiriti del male lo abbandonassero, invano, con rischio della vita aveva più volte attraversata la strada davanti a un'automobile in corsa nella fiducia che lo spirito inseguitore rimanesse tagliato fuori, smarrito nel viavai di Nuova York lo abbandonasse. Ormai era una cosa sola con lui ; un viluppo di vita e di dannazione. Il figlio di Koo era irriconoscibile. Gli occhi sporgevano dalle piccole orbite oblique; le mani tremavano, una arsura costante lo tormeutava, la bocca era sempre amara e fetida, i tormenti, i digiuni lo avevano ridotto magro e spettrale come un diavolo. Dalla casa era stato sloggiato ; passava le giornate nei piccoli giardini e negli «square» o sdraiato coi negri disoccupati lungo i docks di Baltery Place. Andava a dormire la notte, per carità, nell'antico teatro cinese trasformato anni innanzi dalla Rescue Mission in un asilo notturno. E molte volte i senza casta che giacevano con lui sulle tavole dell'antico palcoscenico lo sentivano urlare nel sonno e dovevano risvegliarlo, o lo vedevano raggomitolato nella coperta come uno scimmio- ne furioso. La deutro egli vedeva (ì più schifosi ammali, ì pai qrri- pitanti emblemi: ì rombanti fra- gori delle ferrovie sotterranee eUdelle ferrovie elevate che perco-'-Mtevano .la carcassa del vecchioUteatro, lungi dal distrarlo, dal ri-!condurlo alla realtà assumevano; per lui il suono e la voce di mi-,naccie solitamente silenziose.-Quella materia acciaio-cemento- imorta della mattone rame ouèHa materia Nuova York, componeva il piùIadatto palcoscenico per gli ìncon- tri e le persecuzioni dei suoi fan-: tas.n11' . . . . „,jEra un labirinto immenso, ma a lui pareva esiguo perche non [riusciva a liberarsi dalla piovra-|che lo seguiva dappertutto ed era invisibile al flusso e riflusso del- pareva esiguo perchè non [to a dito come il «pessimo figlio!di Koo »; ma aveva sempre evi-!tato di aggirarsi nei paraggi del- \l'agenzia funebre. Finche un :giorno, il quinto di quel settimo ;mese che il calendario cinese con - !la marèa umana che lo urtava lungo i marciapiedi d'asfalto e davanti ai negozi. Aveva lasciato China Town dove gli pareva di essere segna sacra al morti e alle loro tombe.,il figlio di Koo decise di affrontare il «manager» dell'agenzia. be Si sarebbe buttato ai suoi piedi, gli avrebbe consegnato in mano la propria vita, si sarebbe venduto a lui come uno schiavo, sarebbe scomparso dalla terra se egli lo avesse richiesto; ma prima doveva dare sepoltura, una sepoltura, qualunque, in un lembo qualunque della Cina alla sai- ma di Koo. Egli non poteva vio-' • |PI-p lp lpp-„i divine e iniMiie ia.leie le leggi divine e umane la sciar vagare per Nuova \ork lo spirito insonne e implacabile del vecchio venditore di oppio e di giade, di ragazzine e di pinne di pescecane. Quando fu alla presenza del «manager» aggiuuse a questi argomenti che aveva pre-parato da un pezzo 1 gesti, i bai- zi, le frenetiche risate c le amor- fie atterrite. Egli non era che un povero, un cencioso cinese nel burò razionale di un americano; non era che un orientale alle prese con i sillogismi, le leggi, le credenze di un'altra razza. Il «manager» lo guardava còme si guarda un numero di caffè concerto, attraverso il funyi di uno zigaro e con una bottiglia di soda p. un wiski davanti, sulla tavola. I<a pronuncia inglese del figlio di Koo era già buffonesca, come quella di un pagliaccio. Quella inconcepibile frenesìa doveva essere una finzione, tutta una finzione. Di che cosa si lamentava " . L"e ':osa, » Rzzava gli occhi cerulei dentro la faccia sanguigna depilata dal rasoio elettrico. Si alzò, prese per un braccio il figlio di Koo, e lo accompagnò, voleva rassicurarlo: dargli una emozione, una grande emozione. Nel sotterraneo della casa c'era una. spaziosa vetrina circolare illuminata al neon, una vetrina pubblicitaria per reclame degli ottimi servigi della ditta. Ebbene; là dentro, in una luce di acqua-; rio. tra uno scintillare di fiori di > celluloide e un pallido ardere di finte candele c'era anche lui Koo,: 1 tra un uomo di mezza età in frak \e una ragazza vestita da sposa, jL'ambiente puzzava di formaliina. di underground: si udivano ji sordi gemiti dell'acqua forzata ;nei tubi e il ronzìo dei ventilato ri come in una pasticceria. Nien-j te di macabro o di raccapricciali-: Ite. Un museo; sì, ecco, un fri-! 1gidaire un poco più grande di quelli che. nei grandi ristoranti, jfaiiuo reclame alle vivande. Che cosa rivoleva indietro quel sordivo cinese giallo; quando mai un uomo della sua razza aveva avu; to un «trattamento» così granIdioso e tanto gratuito? Perchè !il dilemma era molto semplice: o , pagare i! debito o lasciare quella ! garanzia — Per sempre? — Sì, 1sì, per sempre; l'imbalsamazione 1 (a prestar fede ai capoversi del i , i e a ù e contratto) era garantita per ven ticinque anni. — E poi? chiese il figlio di Koo con la sua ingenuità fanciullesca? E poi ripassasse... rispose l'altro dubitando che la domanda fosso fatta in tono ironico. Venticinque anni ! Egli aveva la mentalità calcolatrice di tutti i cinesi: tante giornate tante lune. La facciata di un grattacielo non assomigliava a un gigantesco pallottoliere, di quelli che servono ai mercanti di riso e di tè'per fare i loro conti in un lampo? Pubblicità: Borrii, Ford, Chevrollet, ancora Borrii, C'hevrollet. Ford; richiami per linai e a o e i a o i . ; o e a n o i i n e o o e ro - . "s? laigpioggia quei caratteri rossi gialli iazzurri, vedeva attraverso la l'pioggia che e faceva luccicare a5?5?Sm^A*Z?nldJJiS?,£l?*'':vgetti da toilette di bottiglie ini- amani che tenevano l'intera fac- Iciata di una casa, o facevano da;Fparavento alla scala di una fer- irovia elevata che accompagnava- dno, ripetute all'infinito, una sì. duna no. l'impalcatura d'acciaio di sun grattacielo in costruzione. La dfolla era piccina, grigia sotto quel Qtempio di divinità colossali, così, Fdiverse da quelle crepuscolari del ncielo di Pechino. Giù pioggia, giù lpioggia: le automobili schizzava- dno, di fianco ai pneumatici, veti- lgrattacieli scorrevano rivoletti ineri di polvere di carbone e i tfanali automatici riflettevano i dbaleni delle loro pupille entro rspecchi affumicati, d' asfalto, lPioggia: pioggia della Cina: cpioggia che inonda le risaie del- zla Cina: pioggia che gonfia gli immensi fiumi della Cina — Fa- qj Ti. il if «-ind. jrd mdre! Padre! Non posso far più nniente ner te E sé notessi tra plper te. hi se pot venticinque anni, aspetterei ven ticinque anni: ti direi di pazien tare venticinque anni ! Non posso che «correre al fiume». Correre al fiume come le ragazze tradite, i giocatori spogliati, i banchieri falliti. (Borrii, Ford, Chevrollet. Dieci fiioriii a Cuba. Otto i/ioriii a Miami). Sì: basta: se è questo che vuoi non calpestarmi i piedi non farmi inciampare non passarmi davanti. Vuoi rdvRtcnlaa (cne prima. riveda la nostra vec- chùi casa di China Town? La ca- 3a dei TsioiK' Tsiang? Devo, aneUarv; a piedi. la Sotterranea o -'-M'Elevata sono care per il figlio oUj Koo. Nessuno abita più la ca-!sa dei Tsieng Tsiang. o; Quanta pace ora che tutto era -,deciso Arrivò a China Town aeactdCdlqle.-mentre si anrjendeva all'angolo - ^ Mott Street «" Dover Streéfla kf,„„iofL j;^;.,* y°>eT bir.avrtlorra rli ni 111 -j in noi'n au hun. ,a * yuyer oireei la bùIte. E il fiume; al fiume un'ora - dopo. Stelle, punte. Pioveva: -: fa,i e fari di navi si scioglievano j^lle a,ùque, ™"e,1"eIdel,'Ea"t. ^a River che dall alto del ponte di en [Brooklyn a-|cammiuo a tslHn [Brooklyn pareva una eternità in viRaffaele Calzini t