Reazione tedesca alle ultime misure di Praga di Giuseppe Piazza

Reazione tedesca alle ultime misure di Praga Reazione tedesca alle ultime misure di Praga L' autonomia non basta piùi ci vuole l'autodecisione, ossia il plebiscito - Il Governo ceko « ha passato il Rubicone della pace » Berlino, 13 settembre. Il discorso di Norinberga è presentato in tutta la stampa del Reich anzitutto per un chiarimento assoluto e definitivo della condotta tedesca nella questione cecoslovacca, chiarimento dopo il quale non è più possibile porre in dubbio o farsi illusioni sulla decisa volontà e determinazione del governo del Reich di non transigere e di non retrocedere di un passo, sulla linea di ciò che il nazional socialismo per sua dottrina e natura ritiene come suo assiomatico dovere: accordare cioè la sua protezione al proprio gruppo nazionalitario che vive nel territorio sudetico esposto alla tirannia, alla sopraffazione, alla vessazione illegale e incontrattuale di un piccolo Stato egemonico il quale, venendo meno alle sue promesse costitutive, è venuto meno prima di tutto a se stesso. Opera ed atto di pace Questo chiarimento definitivo risulta da tutto il contenuto ed emana da tutte le parti del discorso, nella maniera più indubitabile, perchè si possa ancora logicamente credere che non sia per essere inteso colà dove sarebbe bene che inteso fosse: in questa speranza il discorso viene definito un'opera e un atto di pace, in quanto che in certe situazioni quello che alla pace non gioverebbe e mai non giova non è già la chiarezza del linguaggio, bensì le involutezze e le reticenze, malintesamente diplomatiche, le quali sarebbero le più adatte a creare equivoci eventualmente fatali. Chiarezza per chiarezza, qualche giornale, come la Nachtausgabe, ricorda questa sera a proposito del discorso del Ftihrer, come, mentre il capo del terzo Reich parlava, il mondo occidentale risonava ancora di minacce semidiplomatiche contro la Germania per il caso di quello che esso chiama « attacco non provocato alla Cecoslovacchia », e giudica severamente la strana mentalità di queste minacce le quali pretendono di salvare la pace e invece la rovinano. <• Esse significano in sostanza — cosi scrive 11 giornale ■— niente altro che questo, e cioè che il signor Benes può a man salva fare delle popolazioni sudetiche il più i infelice e tormentato popolo della | terra, ed ha tutto il diritto di usar loro violenza, mentre a noi dovrebbe invece rimanere negato il diritto di usare la forza per la difesa, e dobbiamo soltanto lasciarci impigliare nella rete degli intrighi diplomatici, che il signor Benes dirige ». Come tale, il discorso è stato anche, come doveva essere, una non meno definitiva resa di conti direttamente con la Cecoslovacchia, a cui il Ftihrer ha contestato il tradimento flagrante della sua parola e del suo impegno, e la cattiva volontà evidente di rimediare, che ha reso impossibili gli accordi; le a cui per conseguenza va peren1 tortamente posta, davanti al mon- do, l'esigenza assoluta della Germania nazionalsocialista, che finalmente e urgentemente sia posto fine al permanente stato di « senza diritto », cui sono ridotti dalla egemonia cecoslovacca i sudetici, non meno chiaramente e perentoriamente ponendo ancora davanti al mondo stesso, la domanda che al posto di questo stato di privazione di diritti, subentri finalmente la restaurazione di ciò che ai Sudeti è stato in maniera precisa e concreta indebitamente tolto e I negato, e cioè: il loro diritto di autodecisione. mvpaspsgsgsa Il plebiscito Che cosa con questa espressione il FUhrer abbia inteso, non tocca a noi di interpretare, se pure di interpretazioni speciali la parola abbisogni; quello che si può recare a chiarimento è la circostanza che la parola appare nel discorso del FUhrer, come in tutti i commenti della stampa, totalmente sostituita alla precedente parola di <. autonomia », e che la sostituzione ne appare dedotta nel discorso stesso dalla constatazione del. falli- i | mento già avvenuto, per la cattiva volontà di Praga, di tutte le precedenti trattative che appunto all'autonomia miravano. Che cosa si deve dunque fare per salvare la pace, se la pace deve ancora essere salvata? L'impressione che si raccoglie evidente in questi circoli giornalistici, e che si può desumere anche dal tono di tutta la stampa, confermando così un orientamento che, anche nei circoli del congresso, sembrò sempre più precisarsi durante tutta la settimana della grande assise, è che il punto di vista tedesco vede una sola possibilità per salvare la pace: quella del plebiscito ai Sudetici. I giornali commentano questo punto. « Quello che ciò significhi — scrive la Nachtausgabe — è chiaro; la libera decisione cioè del Sudetici della loro volontà politica, e la piena garanzia inoltre che essi, dopo questa decisione, potram no in avvenire veramente vivere secondo ia propria volontà, nell'interesse della pace, ugualmente cóme tutti gli altri gruppi nazionali della Cecoslovacchia, la quale intanto, come Stato, ha già cessato di esistere ». La Boersen Zeitung nota In proposito quanto, al riguardo del diritto di autodecisione, la Cecoslovacchia sia stata sempre sorda, trovando in ciò l'appoggio pratico delle potenze democratiche, le quali peraltro — dice — * Comicamente sostenevano di avere combattuto la guerra mondiale appunto per la conquista del diritto di autodecisione ». . La Frankfurter Zeitung scrivo che sul diritto di autodecisione per l sudetici « il Ftihrer e Cancelliere ripeta la sua dichiarazione del 22 febbraio, che il Reich in caso di ne* cessltà sarebbe accanto ai sudetici nella loro lotta; e ammonisce Io democrazie che quelle dichiarazioni non erano delle frasi >. Gravissima intanto è in tala stato di tensione la ripercussione non solo dei sempre nuovi incidenti sanguinosi, che in parecchi punti del territorio sudetico si sono prodotti nelle ultime ventiquattro ore, ma più ancora, se possibile, la notizia della misura di stato di assedio, decretata dal signor Benes. nel territorio sudetico. Per tutta la stampa tedesca questa misura costituisce l'eloquente risposta di Praga al discorso del FUhrer, mentre il sangue tedesco scorre, e dice troppo chiaramente: qual'è la volontà che ormai definitivamente a Praga ha prevalso: « Una nuova situazione è creata cosi — dice il Berliner Tageblatt. — Praga ha dato un «contributo»' cne giustifica le previsioni peggiori. I morti gridano: alt». II giornale osserva che la misura è la risposta del signor Benes all'invettiva mossa Ieri sera dal Fuhrer, contro il signor Benes, come personalmente responsabile) della creazione dello Stato cecoslovacco e della sua forma attuale, così nociva alla pace; ecco chd il signor Benes risponde, rincarando la dose e decretando lo sta« to d'assedio contro i sudetici. «Chi chiude la porta? Chi reca la responsabilità della tensione che sempre più cresce in Europa? Chi sostituisce la forza al diritto ? ». E VAngriff commentando il fatto dell'immediato provvedimento subito dopo il discorso del FUhrer, osserva che indubbiamente mentre il Fuhrer parlava Praga « aveva già saltato il Rubicone della pace ». Giuseppe Piazza

Persone citate: Benes, Rubicone