Pace o guerra? di Guido Baroni

Pace o guerra? Pace o guerra? Roma, 13 settembre. Lo stalo d'assedio nelle Provincie dei Sudeti, decretato dal signor Uodza, ed una serie di incidenti sanguinosi in cui hanno trovato la morte quattro militi del partito dei Sudeti sono il più recente corollario, triste ed eloquente, della grave situuziotie e della inettitudine del governo di Praga immediatamente dopo il discorso di Hitler. La provocazione, quindi, continua e il disordine aumenta in conseguenza. Praga, centro nevralgico di tutto questo stato d'a¬ nimo di guerra che gravita sull'Europa e che a bella posta da Parigi da Londra da Mosca da tutto il mondo democratico si è voluto montare, minaccia da un momento all'altro di inabissarci nei rabbiosi giri di vite che il suo governo appliéu, con un ritmo che sta a dimostrare tutta la sua impotenza, alle già drastiche é ingiustificabili misure di eccezione prese. Lo sgretolamento politico c morale della Repubblica del signor Benes è più che avanzato. L'artificiosità della sua compagine si rivela ogni giorno più, netta. I popoli si sollevano e non vi sarà forza al mondo che possu arginare, contenere o peggio far indietreggiare queste forze della ragione. Questa è oggi la situazione che grava sulla Cecoslovacchia. Queste le condizioni a cui sono sottoposti i milioni di uomini rei solo di difendere la propria nazionalità, la propria fede, la loro patria. Questo il quadro che i governi di Londra e di Parigi dovrebbero considerare con serenità, con lo stesso sangue freddo, con quella piena sincerità con cui il Fuhrer ha parlato al mondo. Ma a Londra e a Parigi si vuole ancora drammatizzare; i conflitti che quotidianamente avvengono per Io zelantismo iroso dei poliziotti ceki sono, come uh grosso giornale londinese ha scritto, presentati alla opinione pubblica come incidenti provocati dalle popolazioni tedesche. Non si registrano gli sconfinamenti di truppe ceke ma si guarda solo ed unicamente a quelle normali attività militari germaniche che si vogliono ad ogni costo deformare e illustrare come i più organizzati preparativi bellici senza tener conto di quello stato di guerra, di quei provvedimenti che somigliano molto ad una vera e propria mobilitazione, che in Francia ed in altri paesi è già in corso di attuazione, A quelle di Praga sì aggiunge, così, questa lunga serie di provo cazioni che le grandi e piccole de mocrazie commettono ai danni della Germania. Contro questo stato d'allarme il discorso di Hi tler dinanzi alle formazioni brune schierate nella grande spianata Zeppelin di Norinberga è giunto come l'unico raggio di luce nelle tenebre di una diplomazia verbosa incapace a risolvere ed a valutare i problemi dell'ora. Il Fuhrer, contrariamente a quello che si aspettavano certi circoli stranieri, nella sua calma . virile che è quella di tutto il suo popolo, respingendo inesorabilmente tutte le false accuse mosse contro la Germania, ha dato la prova della sua volontà di pace e di giustizia. Forte delle sue opere di pace e di guerra, il Reich non può rimanere inerte al grido che gli giunge dai milioni di tedeschi chiusi nella formula societaria della Cecoslovacchia. Riportata su un piano di veridicità e di chiarezza'la situa zione di questo Paese e gli avve nimenti succedutisi in Europa in queste ultime settimane, Hitler, col riconfermare gli impegni pre si di fronte al mondo, ha svolto con una schiettezza hnpressionan te una disanimo del problema su delieo che dura ormai dal 1919. Nessuna presa di posizione ostile, ma una realistica visione e una precisa indicazione che diritta mena a risolvere la spinosa questione, comportano le parola del Fuhrer. Di fronte a questa serena obiettività, a questa virile affermazione del Capo del popolo germanico suonano come stridenti note le notizie, gli ordini, gli scritti, le voci che qua e là nell'Europa democratica si fondono e si confondono, con le trattative i colloqui le riunioni governative e di stati maggiori che siedono quasi in permanenza da Parigi a Londra, ed anche a Ginevra, dove l'inviato bolscevico ha avuto molto a che fare col Ministro degli Esteri di Francia. Senza dubbio, da qualche parte si giuoca con una irresponsabilità che potrebbe avere le più serie conseguenze. Ma il discorso del Fuhrer ha, inoltre, ben precisato la responsabilità che incombe oggi a ognuno. Non si può più gridare a quella della Germania. Hitler ha lasciato aperte tutte le possibilità per un'intesa, che dia però tutte le garanzie al popolo tedesco. La chiave di volta dì questo doloroso problema non si può, dunque, che ricercare a Praga, unica responsabile, coi grossi e piccoli satelliti della sua politica dell'inasprimento progressivo, oggi al suo culmine, di una situazione che, con un po' di buona volontà, avrebbe potuto essere risolta molto tempo tnnansi secondo quei precisi impegni che Praga stessa assunse alla costituzione del suo .Stato. Oggi l'autodecisione, che le stesse democrazie sbandierarono a suo tempo come suprema giustìzia per i popoli, è la legittima vìa d'uscita che la Germania chiede, ed i Sudetici vogliono provare al mondo. Nessuno potrà negare questo diritto, salvo a tentare invano di tagliare la strada alla giustizia con incalcolabili conseguenze. Dinanzi ad un mondo che paventa della verità, l'Italia fascista, che, non è molto conobbe e stroncò la congiura democratica, indica per la seconda volta la via giusta da seguire. Due soluzioni sono possibili, afferma Z'Informazione Diplomatica: una della pace e l'altra della guerra. Sarà va» possibile che Francia e Inghilterra vogliano scegliere il secondo termine del dilemma contro l'interesse dell'Europa e del mondo? Chi mei vorrà assumersi questa terribile responsabilità dinanzi alla storia Guido Baroni

Persone citate: Benes, Hitler