Il grosso problema della scuola

Il grosso problema della scuola Il grosso problema della scuola Si pensi che due anni fa, all'inizio del sollevamento nazionale, i tre quarti degli insegnanti appartenevano onnaiallamassoneria e ai partiti estremisti (Dal nostro inviato) VITORIA, settembre. «Il problema spagnuole) — ha detto Pedro Sainz Rodriguez — è un problema di educazione ». Nessuno vorrà contestare al ministro dell'Educazione Nazionale della Spagna di Franco il diritto di possedere in materia un'opinione fondata. Impossibile creare una nuova Spagna senza creare dei nuovi Spagnuoli. L'Italia di Mussolini e. la Germania di Hitler, ad onta di precedenti di gran lunga migliori, si sono trovate di fronte allo stesso ostacolo e hanno dovuto superarlo. Ma per superarlo occorrono dei maestri. La Spagna contava, allo scoppio della Rivoluzione, cinquanta mila maestri elementari, un paio di migliaia di insegnanti secondari e un migliaio di professori d'Università, fra ordinari- e straordinari. Sulla carta, la Repubblica aveva inteso dare all'insegnamento uno sviluppo considerevole. A tal fine aveva nominato dei maestri e pagava loro uno stipendio. Il solo inconveniente era che questi maestri non facevano lezione, talora perchè non ne avevano voglia, più spesso perchè mancavia una scuola dove destinarli. Poche situazioni furono più caotiche di quelle della pubblica istruzione nella Spagna di ieri. L'insegnamento elementare delle campagne era rimasto al punto di un secolo prima. Grossi villaggi a poche miglia da Madrid non disponevano se non di un'unica scuola governativa, con un solo maestro per centinaia di alunni. In compenso, il primo perdigiorno venuto poteva aprire un corso privato e sbarcarvi il lunario a spese dei quindici o venti allievi in grado di pagargli un modesto mensile. Il meglio del tempo questi franchi tiratori della pedagogia lo passavano leggendo il giornale e- sbadigliando in classe o traendo&i dietro la scolaresca attraverso i campi, in caccia di more e di grilli. Fu quella, per forza di cose, l'età d'oro dell'insegnamento religioso. Senonchè, prive del pungolo dell'emulazione, le stèsse scuole dei preti lasciavano molto a desiderare e, tutto sommato, la istruzione primaria, fuori delle città, poteva dirsi inesistente. La scuola secondaria era rappresentata da un'ottantina di licei-ginnasi e istituti tecnici, fra governativi e pareggiati, distribuiti nelle città di qualche conto. E qui non si può dire che l'insegnamento restasse lettera morta. Ma nemmeno questa era una ragione per stare allegri, giacchè i ginnasi governativi, meno deficienti degli altri, costituivano un monopolio, confesso o tacito, della Massoneria, e in quanto ai ginnasi degli ordini religiosi, se rispondevano meglio ai requisiti elementari di una buona educazione dell'animo e del carattere, non incarnavano neppur essi l'ideale di una sana formazione civile, e in ogni caso non istruivano se non in modo sommario ed antiquato. Addizioniamo le deficienze, e vedremo che il totale non è imponente. Ma dove le cose andavano peggio era all'Università. Loggie e sedizioni In Spagna la storia della pubblica istruzione e quella della Massoneria si confondono, per sboccare entrambe nella storia della Repubblica. Impossibile parlare di scuole senza occuparsi insieme di loggie e di sedizioni. La prima loggia della penisola vide la luce, non a caso, a Gibilterra nel 172G; e fu, naturalmente, un dono della Gran Loggia d'Inghilterra. Pochi anni dopo, da quell'una n'erano uscite duecento. Ma nel 1809, all'epoca di José Botella, noto al secolo sotto il nome di Giuseppe Bonaparte, nacque a Madrid il Grand'Oriente di marca francese, e fra il 1840 e il 1854, dopo quasi mezzo secolo di lotta col. ramo rivale, il paese fu suo. Un processo della fine dell'Ottocento svelò come sin dal 1891 questi massoni afrancesa dos avessero deliberato l'abbattimento della Monarchia. La Repubblica del 1873, d'altronde, era già stata opera loro. Un interessante libro di Manuel Polo y Peyrolon, Intervenciòn de la Masoneria en los desaatres de Espana, obbliga a chiedersi se la setta e i suoi occulti ispiratori d'oltre Pirenei non abbiano avuto parte nella stessa rovina dell'impero coloniale spagnuola. I principali responsabili della rivolta, delle Antille non eran forse massoni? Massonica, a buon conto, è l'origine dei separatismi che a datare dallo scorcio del secolo scalzarono le basi dell'unità morale della pe nisola. Pi y Margall, l'uomo che vi acclimatò, a profitto delle re giani, la dottrina di Monroe, era massone, come lo era quel Valentin Almirall che doveva rivendicarla in nome della Co tscRpSppcrnmpdNisi dLdlSpdpsdltds«crcabmS2rdldpuvssndtpbma talogna. Massone fu quel Rosendo Arùs che nel 1875, con la creazione della Gran Loggia Regionale Catalana, permise al principio federalista di fare in Spagna le sue prime armi. Impopolare sino al 1900, quando il plutocrate catalanista Cambò confessava di sentirsi « straniero nel proprio paese », l'autonomismo prese brusco incremento durante la guerra europea e soprattutto durante la dittatura di Primo de Rivera. Nel maggio del 1925, dividendo l Grande Oriente di Spagna in sette Grandi Loggie Regionali, « fratelli » Portela Valladares, d* los Rios, de Buen, Estruch e Lopez Ochoa gettarono le basi della ripartizione politica che' la setta meditava imporre allo Stato. L'armatura era pronta per erigere una Repubblica federale che garentisse per sempre alla Francia la Spagna dei suoi sogni: neutrale e accomodante se non addirittura satellite di Parigi. L'imperiale unità sancita dai Re Cattolici e dagli Absburgo era condannata senza appello. Firmato dai « fratelli » Alcalà Zamora, Marcélino Domingo, Lerroux e Azaria il patto di San Sebastiano che vendeva la patria alla II e alla III Internazionale in cambio della Repubblica, tra los montes il grido di « Viva la Spagna! » divenne sedizioso. Il 21 settembre 1932 Samuel Morris, gran Maestro della Loggia del Nord-Est, inviò al « fratello » Macia, eletto presidente della Generalità Catalana, le proprie congratulazioni; e se uno statuto equivalente non venne concesso, in quell'occasione, anche alle Provincie basche fu solo perchè la Massoneria temeva, secondo la frase di Indalecio Prieto, che gli autonomisti se ne valessero per proclamarvi « la Repùblica Libre del Sagrado Corazòn » ! Il colpo a De Rivera Di questa lenta ma continua azione massonica di dissolvimento della Spagna, una delle armi più efficaci fu senza dubbio la scuola. Le prime scuole senza Dio nacquero a Barcellona per iniziativa di Rosendo Arùs. Nel 1908 le destre di Cambò bandirono dalla capitale catalana, in concorrenza con la Scuola Moderna dell'anarchico Ferrer, un programma organi co d'istruzione laica. I tempi d'oro del massonismo scolastico non datano tuttavia se non da quando la presidenza della Instituciòn Libre de Ensefianza, sorta a Madrid nel 1887, passò fra le mani di José Castttlejo Duarte, professore di Diritto Romano in quell'Università. La Junta de Ampliaciòn de Estudios e la Residencia de Estudiantes, filiali della prima, non tardarono a diventare, ad opera di questo intraprendente Venerabile e dei suoi accoliti, due vivai di spirito massonico. Posta, per salvar le apparenze sotto l'egida del duca d'Alba, la Junta de Ampliaciòn inviava all'estero a completare gli studi i giovani di cui il Grande Orien te si riprometteva fare la clas se dirigente dì domani. I soggetti di capacità ordinaria trovavano albergo nella Residencia des Etudiantes madritena. Si costituirono così, di anno in anno, all'ombra della cazzuola e del triangolo, i quadri della futura Repubblica radicale. Md il lavoro procedeva così dissimulato, che lo stesso De Rivera, messo sull'avviso, non volle credere al pericolo. Invincibile candore delle anime nobili! Il giorno della decisione, il colpo più duro dovevano assestarglielo proprio gli studenti. Smascherata, suo malgrado, dallo scandaloso arrembaggio delle cattedre, la penetrazione massonicorepubblicana si dichiarò brutalmente, fra il 1925 e il 1930, nella psicosi rivoluzionaria che dall'Ateneo madrileno proruppe irresistibile attraverso l'intero mondo universitario della penisola. A Madrid, Valle Inclan, Maranon, Ossorio y Gailardo, Ortega y Gasset, Azaria; a Salamanca, Unamuno; a Valenza, Mariano Gomez: tutto icorpo dei professori stava già per la Repubblica. Quando la Federazione Universitaria dette il segnale degli scioperi le sortdel regime erano decise. Un computo autorevole ha permesso di stabilire che ne1936, all'epoca del sollevamento nazionale, i tre quarti deglinsegnanti spagnuoli appartenevano ormai alla Massoneria e ai partiti estremi. Gli sforzi deGrande Oriente erano stati fecondi. Non occorre dir altro per comprendere com'è che la Spagna di Franco manchi oggi dmaestri e tenga chiuse tante scuole, anche dove le scuole csono. 11 programma di Franco E' una delle lacune più gravi del nuovo Stato, per non dir la più grave. Alfonso Gar a i e a a i i e l , e e l o , e a ; l à a e i a l i e el r di e ci n ¬ cia Valdecasas, che di questa linda e gaia Vitoria tutta scintillante di nitidi miradores ha fatto, con Sainz Rodriguez, la sede del più delicato e influente fra i ministeri del regime, non mi ha nascosto che almeno per un certo tempo il mantenimento della scuola libera, cioè dell'istruzione religiosa, rappresenterà per il paese una necessità ineluttabile. 'Tutto quanto il governo nazional-sindacalista potrà fare sarà vigilare ch'essa non si allontani dalle direttive impartitele. La compilazione dei libri di testo per l'istruzione primaria, sul modello di quelli italiani, è stata affidata, sotto l'egida dell'Istituto di Spagnaa una commissione di cui iValdecasas, sottosegretario deministero dell'Educazione, presidente. Per le scuole secondarie i libri di testo non saranno obbligatori, ma la commissione dovrà avere approvatquelli che sì vorranno adottareObbligatori saranno invece programmi, ed eguali per tutti gli istituti, governativi o pareggiati che siano. Ginnasi e licei apparterranno al tipo classico, e classica sarà anche l'istruzione preparatoria ai licei scientifici. Una serie di scuole tecniche e professionali adattate ai diversi bisogni delle regioni servirà di scorta a questi ultimi. In quanto alle dodici Università esistenti, si medita di specializzarle, per restituire lustro e prestigio anche alle più decadute: si studierà, cioè, filologia a Granata, umanistica a Salamanca, scienze a Valladolid, storia a Saragozza, e così via. Corsi premilitari di vario grado accompagneranno, come in Italia e in Germania, lo svolgersi degli studi. L'istruzione femmi nile verrà orientata di preferen za verso le attività pratiche aUatte alla donna. Questo il piano della riforma scolastica. Per quel che riguarda il fine della medesima, superfluo dire ch'esso consisterà nello stroncare la mala pianta dell'individualismo utilitario di tipo massonico per restituire la Spagna al culto della patria, del dovere, della religione e della famiglia. Un aureo libretto di José Maria Salaverrìa, El muchacho espanol, ci offre un saggio confortante dell'elevato tono spirituale che i riformatori di Vitoria vogliono conferire al carattere e al sentimento delle giovani generazioni. Andrea Amado, accorto gestore delle finanze dello Stato, saprà trovare i fondi occorrenti per dar mano a quest'altra grande restaurazione. I primi ostacoli finanziari della riforma verranno, d'altronde, appianati facendo appello alla borsa dei vari gruppi sociali che questa o quella branca dell'istruzione interessa particolarmente: gli industriali per gli istituti tecnici, gli agricoltori per le scuole agrarie ecc. Ma la maggior difficoltà da vincere non starà nel trovare i quattrini: starà nel mantenere la rotta deliberata. Il 3 aprile 1938, inevitàbile concessione alla pace interna, sono stati riammessi in Spagna e reintegrati nei beni i Gesuiti. Vorranno questo e gli altri ordini religiosi, soli, pel momento, a disporre di un personale insegnante ortodosso, astenersi dallo sfruttare la situazione a esclusivo profitto di un loro antico e sfortunato ideale: il monopolio clericale dell'istruzione? Valdecasas promette che « contro lo Stato non sarà ammessa nessuna libertà ». / raggiri delle vecchie consorterie sono tuttavia inesauribili. E i pretesti cercati per ritardare l'attuazione della riforma non risponderebbero, per caso, al segreto scopo d'intralciare la formazione di un nuovo corpo d'insegnanti statali, nella speranza di costringere il governo a servirsi unicamente di quelli fornitigli dal clero? E' questo, in attesa di meglio, un altro campo in cui Roma potrebbe rendere alla Spagna di Franco servigi preziosi, creando in Italia a intenzione dei futuri educatori della vicina penisola una o più scuole di magistero, nella cui serena atmosfera quei neofiti avessero modo di prepararsi al non facile apostolato che restituirà al loro popolo l'ansia e la forza di risalire le rovinose vie dove l'avevano smarrito, insieme con le Loggie massoniche, l'hegelianesimo di Pi y Margall, il krausismo di Canalejas, di Salmeroti e di Sanz del Rio, il razionalismo di Azcarate e di Volerà. Concetto Pettinato L'oro rincara a Londra Londra, 12 settembre. Oggi sul mercato di Londra sono state vendute un milione e 'duecentonovantotto sterline, contro oro e dollari. L'oro ha raggiunto il prezzo di 144,7 e mezzo , scellini per oncia, ossia il prezzo ipiù alto registrato dal 1935. a Artiglierie nipponiche in azione sul fronte settentrionale della Cina nesi in ritirata di fronte all'offensiva imperiale battono le forze ci-