II Giro ciclistico dei tre mari

II Giro ciclistico dei tre mari II Giro ciclistico dei tre mari Za durezza di un percorso a saliscendi e 160 qomme bucate nel più insidioso tratto mettono sossopra la classifica cosuneSesore tor Generati Masarati Deltour Mollo ha vinto in passa al comando arriva in grave penalizzato di 2' volata a Foggia della classified | ritardo e retrocede ; per cambio di ruota (DAL NOSTRO INVIATO) Foggia, 9 settembre. Che fiasco hanno fatto le previsioni di ieri! Avevo pensato detto che la Pescara-Foggia non avrebbe portato grandi spostamenti in classifica e che non avremmo avuto che una corsa veloce, animata si, ma non sconvolta da sensazionali colpi di scena e che, infine, essa non sarebbe sta ta che la continuazione del pre ludio dell'urto italo-belga, la cudecisione si sarebbe dovuta aspet tare nel settore Bari-CatanzaroNiente di tutto questo è avvenuto; anzi tutto il contrario. Allorami direte voi, avete preso un solennissimo granchio. E' vero; ma non ne ho che una minima parte di colpa, che è costituita nel non essermi ricordato più che su una parte di questo percorso si è svolta una tappa del Giro d'Italia de1!)S6, quella che segui la famigerata del Gargano. Se la memoria mi avesse assistito non avrei certo creduto al profilo ufficiale del percorso che lasciava pensare ad una quasi completa assenza di difficoltà e che gli organizzatori avevano tracciato coìlegando con linee rette le quote principali, senza tener conto dei molti e molti dislivelli, alcuni dei quali tutt'altro che trascurabili,' che erano quasi ininterrottamente tra una quota e l'altra. Salite e ghiaia Questo per quanto riguarda le caratteristiche altimetriche del percorso, completamente falsato, ripeto, dal profilo che avevamo sotto Viano. Invece che su strade prevalentemente piane, ci siamo trovali, quindi, nella danza sfiancante di un monta e cala senza respiro, nella quale la resistenza dei concorrenti è stata messa a durissima prova. Più stridente contrasto ancora c'era fra le notizie che ci erano state fomite sulle condizioni del fondo stradale e la realtà. Brano stati annunciati, è vero, una sessantina di chilometri di strada non asfaltata, ma ci era stato assicurato che essi erano in ottime condizioni, rilevate nel sopraluogo dei dirigenti, fatto un mese fa. In questo mese, però, si era proceduto ad un'abbondante inghiaiatura, che cambiò completamente faccia al tratto da San Vito a Termoli. Le conseguenze le potete immaginare; non ricordo, se non risalendo a molti anni !a, una corsa ciclistica in cui si siano forate tante gomme; nessun concorrente si è salvato da tanta strage. Parecchi sono stati appiedati fino cinque e sei volte, come Deltour; non pochi sono rimasti senza gomme, in attesa del camioncino di servizio che non faceva a tempo a rifornire gli appiedati. Si fa un conto di 160 gomme forate, con una media quindi di tre per ciascun corridore. La selezione è avvenuta essenzialmente a base di forature; e chi meno ha forato ha finito per trovarsi in testa; i notevolissimi ritardi sono dovuti, per la maagior parte, a questo fattore estraneo al valore di ognuno; la classifica è stata sconvolta dalla sorte, non dalla lotta fra gli uomini. A pai-te la scelta di simile tratto di percorso, non sarebbe stato male, credo, accertarsi alla vigilia delle sue condizioni e distribuire alle vetture ufficiali una scorta dì gomme. Il provvedimento sarà certo adottato nelle tappe seguenti, specie in quelle degli Appennini, dove è molto probàbile che troveremo strade presso a poco simili a quella di oggi. Intanto, però, la corsa ha avuto un grave colpo; quel che fino a ieri era il suo tema centrale e più appassionante, si può dire deltutto sfumato: il duello itaio-beZ-ga è finito non appena comincia-to. Deltour è stato la prima vitti-ma delle gomme e prima ancoradi entrare nella zona di percorsoincriminato. Appiedata due volte,la maglia azzurra è rimasta in ritardo di quasi sette minuti e, pengiunta, sola; poi il compagno Ghis-quiere e gli altri stranieri che ave-vano fatto un certo accordo coni due belgi, vennero in suo aiutoma ormai era troppo tardi, e tutti gli ospiti hanno terminato la tappa con un carico di svantaggio sul le spalle che non possono più sperare di annullare. Tutti gli ospitisono fin da questo momento eiim'i-nati dalla più lontana possibilitàdi competere per la vittoria finale;questo Giro dei tre mari, che dalla sua internazionalità trae un eie-mento di massimo interesse, nonpotrà essere vinto che da un ita-Han°- ■ nisavvenflire rti IV1fn„r U1 SaVVenture Ol UeltOlir Dopo aver reso omaggio ai C«-duti, i concorrenti lasciarono Pe-scara alle ore 10 precise e subitoChiappini, Leoni e Lazzarini, un-cora dentro la citta, tentarono lati, al quale erano andati in aiutoMontesi, Gallien, Benente e Mon-fini. Dopo Ortona (quale splendo-re di panorama ci offri il suo portoprima scappata che, naturalmente, andò a vuoto. Lo stesso esito ebbe un tentativo di Albani, per la pronta reazione dei belgi, che ebbero ragione di una fuga di Got aperto sotto la balconata dei colli, sui quali andavamo ondeggiando) tentarono di andarsene Rogora e Dolfi, ma Gallien e Ghisquiere fecero la parte djel cane da guardia,mentre Deltour cercava di farfronte a questi attacchi. La difesaenergica del belga fu però stron-cala dalla sfortuna: egli forò prò-prìo mentre il grosso andava /ran-tumandosi nell'impeto dell'inseguì-mento, reso ancora più duro dalvento che prendeva di petto. Diquesto elemento, che fu per tutto,la corsa contrario, bisogna tener conto per valutare il peso di queste sette ore e mezza di marcia. Deltour si era gettato alla caccia; nessuno dei suoi compagni aveva rilevato la foratura e ognuno si aiTabattava a inseguire per proprio conto. Poco dopo Deltour forò di nuovo: fu il d'olio della sua posizione. Rimessosi in sella si trovò affiancato a Molinai-; poi, quando questi forò, del tutto solo. Avvertito, Ghisquiere si fermò ad attenderlo; ma intanto gli altri avevano messo le ali ai piedi. Quando i primi furono raggiunti da altri dodici, la pattuglia rallentò, tanto che a Fossacesia in testa c'era di nuovo una trentina di uomini e si pensò che la sopraggiunta calma avrebbe permesso alla « maglia azzurra » di salvarsi dal grave pericolo. Ma si entrò, dopo San Vito, nel tratto di strada inghiaiato e cominciarono le dolenti note delle forature. Non vi sto a elencare tutte quelle che ho viste, che non sarebbero che la minima parte di quelle che mettevano a terra gli staccati. Vi dirò soltanto che poco alla volta il gruppo andò facendosi sempre più piccolo, sino a diventare pattuglia di cinque uomini: Mollo, Generati,]Marabelli, Vignoli e Dolfi. Ma Mol lo figurava ancora coi pruni perché, appiedato, aveva cambiato la ruota con Crippa; cosa die lo rese passibile di penalizzazione. A riassunto di questa fase disordinata della corsa dirò che a Termoli (dove rientrammo sulla strada asfaltata) passarono primi Mollo, Generati, Dolfi, insieme a De Paolis, Gotti, Masarati e Mantini, che erano riusciti a riprendere; a l'55" Montesi; a S'itti" Vignoli, die due chilometri prima aveva dovuto cambiare due gomme; a Ji'55" Chiappini, Guidi, Crippa, Arcanqeli; a 5'10" Benente, a G'15" Marabelli, anche vittima di un paio di gomme; a S'SO" Balli e Leoni; a 9'20" Mara, Mealli, Molinar, Scorticati, D'Amore e Menapace. In ritardo nientemeno che dì 36 minuti era Deltour con i suoi compagni. Qui conoscemmo il ritiro di |Gècchi e di Cafferata, per indisposizione. Negli ultimi 70 km. si ebbero quet-ti spostamenti: Montesi e Vignoli raggiunsero i sette di testa, poi il primo si staccò sulla salita di Serracapriola, andandosi ad aggregare al gruppo degli immediati inseguitori, cioè a Benente, Balli,\Crippa, Mara, Leoni e Guidi, c'iel- passarono' in vetta a S'50". Il fi naie vide l'inseguimento di costoro dare buoni frutti, ma non sufficienti per annullare del tutto il di stacco che si ridusse a San Severo a 3', e a 15 chilometri dall'arrivo a l'SO". Avvertiti del pericolo, i fuggitivi accelerarono e allontanarono la minaccia. La volata fu fatta così da otto uomini e Generati la spuntò per poco su De Paolis e Montini. La classifica generale, dopo la penalizzazione di Mollo, vede tre uomini alla pari, graduati, però, secondo il punteggio negli ordini di arrivo: punteggio che dà la maglia azzurra a Masarati. Così a del sereno è scoppiato un fulmine che ha fatto piazza pulita di molti concorrenti e aspiranti al primato finale; ma non sarà l'ultimo, ]perchè le difficoltà maggiori ri mungono ancora da superare; l'incertézza sulla situazione, elemento primo di interesse per una corsa a tappe,è indubbiamente dimiminuito, ma ne rimane ancora abbastanza per tenerci avvinti a questa corsa, tanto più che neppure la tappa odierna ha offerto il modo di poter giudicare ì concorrenti di primo piano sulla linea del loro valore. Attenderemo quindi le prossime tappe mani dovrebbe davvéro essere rélatinamente facile: il percorso è breve, leggermente ondulato in qualche tratto, il fondo tutto asfaltalo. Questa volta non dovrebbero esserci sorprese! E i 105 chilometri che ci porteranno a Bari saranno una veloce galoppata di avvicinamento alle prime scalate degli Appennini, verso il secondo dei tre mari di questo Giro. Giuseppe Ambrosìnì 333BAtg252•pB1pMl4pM146C15pCQltella di do- Il451pC1ol4v1p4c

Luoghi citati: Bari, Foggia, Fossacesia, Italia, San Severo, Serracapriola, Termoli