ROMBO DI CENTO CANNONI in un anfiteatro di granito di Giovanni Artieri

ROMBO DI CENTO CANNONI in un anfiteatro di granito X*'offensiva szM.il'Ehm*o hfè ROMBO DI CENTO CANNONI in un anfiteatro di granito Le fortificazioni rossecontnuamenesmaneaea= l'artiglieria = Gli obbiettivi prefissi quasi tutti raggiunti (Da uno Dei nostri inviati) Fronte dell'Ebro, 9 settembre. Alle otto di mattina, l'artiglieria ha cominciato il suo quotidiano lavoro. Il rombo di centinaia di pezzi, a cui i serventi danno la voce, si arrotonda a mano a mano che una famiglia di cannoni entra nell'unisono, come al tocco del direttore i diversi gruppi di strumenti di un'orchestra. Che la giornata debba cominciare con l'artiglierìa ormai è una consuetudine. La guerra spagnola ci ha abituati a simili preludi, lunghissimi preludi, che durano tre, quattro e anche cinque ore. Nella battaglia dell'Ebro che si sta combattento, il calendario è semplice: dalle otto a mezzogiorno artiglieria, dall'una al tramonto fanteria, quanto dire che se il cannone non ha deciso il nemico ad abbandonare le posizioni nella mattinata, è l'uomo che dovrà sloggiarlo. Scenario granitico Per come si combatte qui, l'ho già detto, non è da pensare a va ste manovre, a movimenti ampi, congegnati o meccanizzati in pre^ cisi concetti strategici. Una volta agganciatasi la battaglia per le montagne, non è più da sognare la bella guerra, fatta d'intelligenza, di fiuto, d'intuizione; quella gran de scherma o partita di scacchi le cui pedine sono i corpi d'armata, le divisioni, le brigate. La battaglia si semplicizza nella rozza tattica dell'assalto frontale, e se al posto degli antichi arieti, che battevano in breccia porte e mura di città e castelli, mettete dei grossi calibri e sostituite coi pezzi medi e leggeri le baliste e le catapulte antiche, avrete fatto di una battaglia montana del nostro secolo un assedio del tempo antico. Nella Sierra di Los Caballos, come già nella conquistata catena di Pandos, come sulle balze di Los Gironeros, in effetti ogni giorno si combatte per espugnare un bastione di roccia, un costone, un picco. Sui fianchi di questi monti di granito cristallino duro e nero, battendo con una furia fìschiante e terribile, le granate da 1J/9 fanno volare in pezzi enormi schegr/ioni che sono altrettanti proiettili mortali. Nè in Temei, nè durante la prima offensiva dell'Ebro, vedemmo cosi colossali e continue valanghe di fuoco abbattersi sul nemico. Ciò che più propriamente chiameremo l'alpe della battaglia, misura a volo d'uccello, da un picco all'altro, cinque chilometri a cominciare da Puig Caballo fino a Puig Moreno. Su questi cinquemila metri di scenario granitico, so¬ no puntate centinaia di batterie. Il calcolo dei proiettili che vi cadono non è più possibile. Si pensi solo che giorno per giorno è necessario demolire fortificazioni che sfruttano non più la solidità dellopera umana, ma la robustezza della montagna slessa. Cinque chilometri di larghezza, per cinque chilometri di profondità, in un tracciato presso a poco quadrilatero, ecco le misure del campo trincerato nemico. L'obbiettivo Come sempre, i rossi non hanno perduto il loro tempo, per scavare fino ai quattro metri di profondità ì ricoveri ed i camminamenti, costruendo una rete semi-sotterranea di trincee, quasi totalmente rivestite di cemento, bastionate ad oriente secondo una tecnica che ha la sua più perfetta espressione nella linea Maginot. L'artiglieria concentra spaventose masse di fuoco sui rifugi, gli effetti terrorizzanti non mancano, ma non sempre le fanterie si trovano di fronte a trincee sguarnite o di facile occupazione. Allora la lotta diventa sanguinosissima ed il prezzo di un metro di terra viene pagato con un uomo abbattuto. La battaglia si è spostata sulla sinistra, di fronte al nodo della strada da Corbera a Ascò. Si è già detto quale è l'oggetto della pressione nazionale. Il bivio della Carretera che mena ad Ascò e a Mora. E' un crocicchio che le carte al centoìnila indicano col nome di Venta de Campesino: trascurabile nodo viario, che però nel quadro della battaglia costituisce la chiave di volta delle comunicazioni e dei rifornimenti marxisti. Una arteria secondaria, però, si inserisce direttamente in questo tronco di strada. E' la via di montagna che proviene da Ascò, raggiunge il villaggio di Fatarella, passando per i monti di Prat de Gardyol e, serpeggiando in fondo valle, si allarga al bivio. E quando si sappia che in Ascò esiste un ponte gettato e consolidato dai rossi, che unisce le due rive dell'Ebro, sì comprende l'importanza del villaggio Fatarella. Tagliare quella strada significa sbarrare uno dei principali condotti di rifornimento nemici provenienti dall'oltre Ebro. L'attacco del corpo d'esercito marocchino, che ha lanciato alcune delle sue unità di avanguardia dopo la preparazione d'artiglieria formidabile, ha raggiunto la quasi totalità degli obiettivi prefissi. Si è proceduto sulle creste a nord di Cusidilla del Palicilon, rocce anonime che più geografi omettono di quotare. La resistenza opposta, benché vivacissima, non è durata a lungo. Il ter- totanl'temcmdutrstiiUural'usvdgcmbcdilf«esrlpnprcmvPèdldtdVbgtindiacprdribilé bombardamento terrestre, all nquale si è sommata l'azione deithtrimotori nazionali e legionari, vaveva empito di cadaveri le trin-\scee e annichilito gran parte deij inuclei difensivi. Tattica francese L'artiglieria marxista, impiegata con criteri d'inequivocabile origine francese, sostiene e solleva adesso la combattività delle truppe nemiche. Si è verificato oggi il fenomeno, già osservato, che durante i concentramenti delle artiglierie nazionali, i cannoni avversari tacciono completamente. Non tentano più il gioco di controbatteria, in vista di essere rapidamente localizzate e distrutte. I pezzi repubblicani etitrano in azione solo al primo apparire delle pattuglie di punta dei battaglioni lanciati all'assalto. Solo in questo momento iniziano il fuoco diretto non sulla truppa già in linea, ma sui contingenti più forti, che immediatamente seguono. Si origina così una fase del combattimento in cui le batterie nazionali sono chiamate a controbattere i rossi, che tirano accanitamente sugli uomini, necessariamente allo scoperto al momento dello slancio verso le posizioni avversarie. Diradandosi fulmineamente sul terreno al riparo di buche, rupi, macigni, i fanti debbono avanzare non solo contro le mitragliatrici, ma sotto la pioggia degli obici, che i nuovi pezzi a ti ro un ritmo tamburegg Solo quando l'azione impareggiabile dei cannoni nostri ha consigliato il silenzio alle batterie avversarie, gli attacchi stringono e si concludono nel definitivo assai- incnidrrmfdnlttbncspoi rapido stranieri rovesciano con:.f , . . . i ritmo tambureggiante. L l to. Anche oggi l'azione è terminata verso sera; i numerosi prigionieri catturati hanno confermato l'entrata in linea sull'Ebro dei veterani rossi. La battaglia consuma le riserve più valide dell'esercito marxista. Se Barcellona non manca di armi e di materiale moderno, presto si troverà a corto di uomini, materiale questo insostituibile. Nè sappiamo quanto i terribili vuoti dell'Ebro potranno essere colmati dal volontariato internazionale. Sta di fatto che per tener duro PcginpsLStaqriii, ^J^n~*i^tìT^irZi^^^^J^^\BiiUtiZTristiornane Ai «««ri buuime riserve umane. Ai «uere-lbrani» non è concesso riposo. Sul- sil'Ebro debitamente inquadrata d«|dufficiali francesi della riserva, è stata mandata la famosa Di visione, che passando in Francia dalla « sacca di Bielsa » fu riorganizzata e armata, secondo dichiarazioni di un prigioniero, prima di ripassare il confine di Cerbère. Sull'Ebro è stata inviata precipitosamente la J,2* Divisione, che dopo la batosta di Mequinenza era in retrovia a rifarsi le ossa; sull'Ebro è la « Lister », che tiene il fronte centrale di Corbera, la « Campesino », la « Carlo Marx » e le due Divisioni internazionali Il crogiuolo della battaglia è scaldato ad altissima temperatura. Quando queste forze di Barcellona saranno liquefatte non si capisce dove la Spagna repubblicana troverà da rifare il nerbo del proprio esercito. Queste considerazioni spiegano, più che non si creda, le voci dì pace che timidamente si levano dalla Catalogna verso Franco. Dopo il discorso di Indulecio Prieto, ecco un ultro sintomo che è forse un approccio. La Spagna degli incendiari di chiese, dei violatori di sepolcri, delle distruzioni di ogni etica e di ogni ordinamento religioso ha emesso una serie di francobolli con l'immagine della Vergine di Monserrat. Un francobollo che può anche costituire un gesto politico, a quel che pare. In tal caso c'è da ricordare che tutti i filatelici del mondo conservano nel loro albo una famosa serie dedicata alla Russia di Stalin, che il governo catalano emise or è un anno, e che ancora si trova in commercio. Giovanni Artieri vcmgrisdsTtaLsMgGttdrlirtl'—csvvmmspnfdcU

Luoghi citati: Ascò, Barcellona, Catalogna, Francia, Russia, Spagna