Deltour vince anche a Pescara

Deltour vince anche a Pescara j&g gregojgjgg tepjya del OIjto de/ jyg mari Dlt i h P Deltour vince anche a Pescara Corsa vivace ed interessante, con tentativi, fughe e ricongiungimenti La * maglia azzurra „ ha riconfermato le sue doti di velocista Mollo è stato il protagonista della gara (Dal nostro inviato) Pescara, 8 settembre. Questo Giro dei tre mari non ha lardato a entrare in pieno serrato sviluppo, a impostare un tema centrale, chiaro, rettilineo, interessante che è l'attacco dei nostri alla fragile posizione di Deltour e la difesa disperata del belga e compagni per conservare il possesso della maglia azzurra. Il duello italo-belga st è risolto oggi a completo favore dell'ospite che non solo rimane primo in classifica, ma ha anche infilato la sua seconda vittoria di tappa, con una volata che non lascia dubbio sulla sua assoluta superiorità nelle decisioni sul traguardo. A scorrere l'ordine d'arrivo e a vedere che ben ventun nomini hanno finito la corsa insieme, porrebbe venire il sospetto che essa sia stata condotta in tono minore, senza vicende degne di nota, senza spunti di cotnbattività; che, cioè, sia stata una gara monotona e fredda. La realtà è stata ben diversa; dal principio alla fine, si può dire, il gruppo è stato scosso du tentativi di fuga- L'intensità delle offensive è andata crescendo, fino a culminare con una fuga di Mollo che a un certo momento è sembrata decisiva. Difficoltà notevoli Questo colore vivacissimo della tappa è stato effetto del proposilo dei nostri, come vi ho detto, di togliere il primato a Deltour e della conformazione del percorso, tutfaltro che facile come lasciava credere il profilo ufficiale. I poco più di cento chilometri che ci hanno portato dal cuore dell'Appennino in riva all'Adriatico non presentavano solo la difficoltà della salita di Chieti, ma anche una serie di altri minori dislivelli, che hanno agitato lo svolgimento della corsa. E sul piano ha supplito a questo scopo l'iniziativa di elementi che si alternavano a portare puntate offensive contro la maglia azzurra; la quale, un po' approfittando della reazione degli altri, un po' difendendosi par proprio conto con tenace coraggio, è riuscita a non essere travolta nè dalle piccole nè dalle più pericolose minacce, fino a riportarsi, in vicinanza di Pescara, in gruppo per rinnovare il suo successo di Aquila con la stessa e, forse, con ancora maggiore chiarezza e indiscutibile superiorità. Mollo è stato il protagonista della corsa; per poco non ne è stato il vincitore. Alla partenza egli manifestava il timore di una sorpresa, di un attacco in velocità prima della salita di Chieti. Forse è per questo che, temendo la iniziativa degli altri, ha preferito prenderla lui. Il colpo non gli è riuscito, ripeto, per un'inezia, è fallito proprio in vista di Pescara. Risultato nullo, quindi fatica sciupata, ina indicazione interessante per l'avvenire,' per quando, cioè, riattraverseremo l'Appennino e con ben altre salite, sulle quali, con molta probabilità, il giro assesterà più chiaramente i valori e più saldamente la classifica. Mollo, il migliore arrampicatore — come Deltour è il più veloce — è destinato a giocare la sua carta fra Bari e Reggio, zona centrale e cruciale del giro. Per ora tutto, 0 quasi, è avvolto nell'incerto; anche coloro che figurano in fondo alla classifica, con qualche minuto di ritardo, non si possono escludere dalla possibilità di una riscossa, eliminare senz'altro dal novero dei probabili vincitori. Ben tredici concorrenti si trovano a parità in classifica e nel giro di un minuto; tra questi ci sono almeno dieci uomini che possono vantare le loro proteste alla vittoria finale. Questo fatto e il duello tra i nostri rappresentanti e gli stranieri, tra i quali già corre un certo accordo, danno a questo giro il tono della passionalità, sempre pronta in noi ad accendersi ogni qual volta è in ballo la sensibilità del nostro oiyoglio nazionale. Adunati allo stadio e condotti poi fuori porta, i corridori presero il « via » dal Segretario Federale, dopo che questi ebbe fatto indossare a Deltour la maglia azzurra. Dopo una volata giù per le svolte della discesa, i belgi assunsero il comando in piano e lo tennero, a scanso di sorprese, finché si cominciò a salire lentamente verso Poggio Picenze. Qui Mantini e Rogora 'diedero il primo strappo alla formazione, ma, raggiunti, lasciarono condurre a Gallien, al quale scapparono di mano Mealli, Generati, Succi e Benente. Ma il quartetto si ruppe a un'ultra tirata di Mealli e poi fu riassorbito dal grosso per iniziativa di Magni e di' Cafferata. L'attacco di Mollo Andarono allora all'attacco Marabelli e Antonioli, che misero circa trecento metri fra sé e gli altri, che Deltour si ostinava a riportare sotto. Anche questo tentativo andò a monte, giù per la discesa su Popoli, cosicché si potrebbe dire che la prima metà della corsa era passata liscia. Poco Uopo, però, Mollo, Landi e Toccaceli gettarono, con uno scatto violento, le basi della fase più brillante e interessante della tappa. Quando 1 tre ebbero messo al loro attico un paio di centinaia di metri, par- . ti anc/ie Generati, che andò a rafforzare l'avanguardia, che prendeva sempre più andazzo. La reazione del gruppo, infatti, dal anale dovettero staccarsi Cecchi e Menapace, per foratura, Cazzulani e Scorticati per caduta, era nervosa più che decisa, e non riusciva a trovare l'impegno a fondo per regolare i quattro che si alternavano al comando. Deltour, Hartman, Cafferata erano i più laboriosi in guasti tentativi di riscossa, ma non potevano nulla contro il perfetto accordo di quelli che fuggivano. Si fece un giro tortuoso entro Scafa Igli abitanti per veder passare i corridori avevano spostato le frecce di segnalazione!) e poi si fu ai piedi della salita di Chieti dove Mollo, Generati, Landx e Toccaceli avevano un minuto di vantaggio sul grosso. Dopo che Landi ebbe tirato i tre compagni di fuga per un paio di chilometri, *ntrò in scena Mol¬ a a i e e l i e a n o a i a , , a i o à a o a o , a o i n a e o a ' i è è lo, aumentando progressivamente; al suo tiro non ressero gli altri tre e il piemontese cominciò ad andarsene solo. A metà salita egli precedeva i tre di 25" e la fila tirata da Hartman di 50". Lo svizzero ebbe il maggior merito dell' inseguimento, del quale rimase prima vittima Toccaceli, poi Generati e Landi, Alla fine fece la sua buona parte anche Benente. Il passaggio in salita, a Chieti, assegnò a Mollo l'25" di vantaggio su, Benente, Masarati, Leoni, Deltour, Gallien e Magni, alle cui ruote seguivano tutti gli altri sparpagliati. Nella lunga e diffìcile discésa forò Wiss. Le sorti della giornata erano ancora incerte; mancavano 11 chilometri all'afrivo e non si poteva dire se Mollo avrebbe resistito all'incalzare della coalizione avversaria; alla quale si unì il vento contrario, che fu quello che demoralizzò il fuggitivo. Il grigio-rosso tentò da prima di difendersi, ebbe poi qualche incertezza e alla fine cedette e a cingue chilometri da Pescara si vide arrivare addosso la massa degli inseguitori. Naufragava così il suo piano, svaniva il suo sogno. La corsa sarebbe stata decisa in velocità. Non ci illudemmo che i nostri Mara, Masarati, Leoni, Cinelli, che aveva una gomma a terra, potessero far fronte allo spunto bruciante di Deltour. Il belga a duecento m,etri era già in testa, con tre lunghezze di vantaggio; la lotta si limitò, si può dire, per i posti d'onore. La spuntò Chiappini su Crippa, Arcangeli, Mara e Leoni, che ebbero modo sul magnifico rettilineo perfettamente sgombro di essere graduati secondo il loro valore. Come ho detto, la tappa non ha avuto notevole influenza sulla classifica. Domani sarà ripreso il tema sul quale è ora imperniata la corsa. La Pescara-Foggia, di 220 chilometri, comprende la lun.aa ma lieve salita ai Serracapriola, a sessanta chilometri dall'arrivo. La distanza, più che il dislivello, farà sentire i suoi effetti. Ma credo che neppure a Foggia la rosa dei favoriti sarà di gran che ridotta. Giuseppe Ambrasini i