Nelle retrovie coi feritidei fronti della Spagna enu

Nelle retrovie coi feritidei fronti della Spagna enu Nelle retrovie coi feritidei fronti della Spagna enu ti » .i. n ìi i •ji-crecuperabili,. - Pallottole intelligen-mmM 1. . . » 1^Medici e crocerossine in prima unea\^r d= - - ~ c VALLADOLID, agosto. I torAnch'io ho veduta la Spagna; amho percorso una tormentata terra prodivenuta il campo di una crociata pr0per la civiltà, di una strenua lotta | quaterconcontro la barbarie rossa. Cosi co me la vedono i generosi legionari che ho incontrati, quelli che ho ammirati nel loro sacrificio di sangue, rattristati da un sol pensiero: quello di non 'poter continuare sino alla vittoria definitiva il combattimento contro i bolscevici dissolvitori della pace e della civiltà. « Non recuperabile... » mi diceva l'uno, mi ripeteva l'altro, con un evidente senso di tristezza, che non tradiva certo una qualsiasi preoccupazione per la gravità delle ferite, ma esprimeva una corrucciata nostalgia per la trincea, per la linea avanzata abbandonata a forza... Spirito di legionari E, intendiamoci bene, si trattava di gente che scendeva dalle aspre insanguinate balze sulla strada di una Sagunto o di una Albentosa; erano legionari che in pochi giorni avevano spinto innanzi la conquista di oltre cinquanta chilometri, ma in una lotta cruenta, furibonda contro la resistenza rossa, che laddove si incontra col legionario vuol farsi più accanita mediante il raduno delle sue più quotate forze. I « recuperabili », anche nel loro dolore d'una ferita da pallottola esplosiva, o da scheggia di granata o di bomba a mano, sorridevano al pensiero di poter tornare a rivendicare i caduti e numeravano i combattimenti ai quali avevano partecipato... per con- trevanbortenIperdalai lettritotrare ferro recdicimpcomLpensanpuòla chinunfral'evtorserso checolcomfrapo stobilSavincere che non erano ancor suf-1 lonfidenti a dar loro diritto ad un ri- digposo definitivo. Così il carrista, | giocol braccio sinistro al collo; cosi | conchsoaagavun giovane ufficiale dei fanti, che, con un malizioso corrugar di mento, confermava di « avergliela fatta al nemico ». E poteva davvero contarla: una pallottola gli era penetrata nella regione zigomatica sinistra ed era uscita dietro l'orecchio... senza lasciargli alcun postumo serio. Così altri combattenti feriti alle gambe ed ai piedi... Il numero di questi feriti agli arti inferiori (io non ho tuttavia fatto alcun censimento) pare discreto, nella percentuale, tra i legionari e si dice, lassù dove si combatte, che ciò (se cosi è) sia dovuto al fatto che forse il nemico « tira in basso », perchè si sarebbe fatto il convincimento che i legionari portino la corazza, tanto è lo stupore che nel nemico infonde la decisione, il coraggio, l'ardimento, la temerarietà addirittura, la rapidità con cui le Camicie Nere vanno all'attacco. E la « leggenda » sotto questo punto di vista si potrebbe anche accreditare, tanto è noto lo sprezzo del pericolo dei nostri; ma purtroppo dobbiamo pur pensare che i feriti al petto, i feriti all'addome sono i più che non tornano, quelli che contano in altre liste che i giornali ci hanno esposte. I casi di « pallottole intelligenti » che frugano torace o ventre od il capo addirittura senza ledere organi vitali si annoverano tuttavia non pochi anche in questa guerra. Ecco il caso di quell'uffi'ciale che ebbe traforato il volto da uno zigomo all'altro da una palla che gli passò sotto le orbita e potè a ragione pronunciare allegramente il motto dannunziano che sta scritto su certi gagliardetti di squadre d'assalto. Ed ecco ancora il caso, che tanto mi fece trepidare, di un comandante di compagnia di Camicie Nere: gli è appena caduto il terzo ufficiale della sua « nidiata » ed ancor ne ode l'invocazione « capitano, dica a mìa madre che ho fatto tutto il mio dovere fino all'ultimo... », quando egli, il « vecio » già provato in altre guerre, col nome del caduto lancia la compagnia ad un nuovo sbalzo... ed è colpito. Una pallottola gli penetra nelle carni, fa breccia sotto la clavicola sinistra e lesta si fa strada nella cavità toracica, da un polmone passa all'altro facendosi varco in un'intricata siepe di arterie, vene, nervi, Senza ledere trachea od esofago, nè la colonna delle vertebre, non si sa come, ed ancora ha forza per fuoruscire nei pressi della scapola di destra. di strsorbitdi eserintevlinegfantrideloriDeretogrmlacochtrfedeUdedocul'AneCa^codi mNCrl9scdesi latu^laSplacosdiGAriCa Dalla trincea all'ospedalel^con^^o^^ che restare sorpreso Be sente dire i ftsorpreso se sente dire che il ferito non muore sul colpo, l'AI mma per quasi un ora anima anco- Lra i suoi arditi che c come belve » .besi lanciano sul nemico e manten- bi<™nn la ,•„»„.., rpretosqloqunoa Det. . gavrà 1 amore dell assistenza dei cposti di soccorso avanzati, che intanto meritano la gratitudine no- Gstra, e magari scherzerà... con gli lospostamenti dell'eria sottocuta-1 tgono la posizione conquistata. Che importa se più tardi l'espettorato sanguigno confermerà la lesione polmonare; se nei giorni successivi il dolore al costato denuncierà un versamento di sangue nel cavo pleurico; se un gonfiore crepitante sotto la cute dirà della comunicazione « aerea » tra gli organi respiratori e la regione del collo e della spalla! Il ferito nea. Ma egli doveva vivere per assolvere il mandato pietoso affidatogli dal suo ercico subalterno. « Oh, fratello — mi è parso di dirgli nel rivederlo su quel lettino ove non voleva esprimere dolore — tu abbraccerai in quella Mamma che il figlio ha perduto tua Madre che ci ha lasciati mentre tu compivi il tuo dovere ed oggi ti ha protetto, perchè nel nome suo mai hai voluto abbandonare' i tuoi arditi ». Ma se la fortuna cosi qualcuno ne salva, molti debbono la vita alla tempestiva cura del nostro Corpo Sanitario, che in -Spagna è etato ottimamente organizzato. Pia i portaferiti, primi soccorri- cdfl'mHdiltfUddlpndnao cri, fanno del loro meglio con Pmore, anche se talvolta non sono poprio militi della Sanità e si im- &0vvisano tali gli stessi fanti, ^ali quelli che credevano di de- trgere le ferite del loro capitano rn l'acqua d'una boraccia... men- ! e ancor meglio la « disinfetta-1 sno» col cognac che in quella traccia inaspettatamente era con- tnuto' imtLe nostre « Sorelle » pI medici sono poi scaglionati I r una profondità che si estende Cl posto di medicazione avanzato,3 nuclei chirurgici, agli ospeda-ti da campo, agli ospedali ter-oriali. Essi in linea sono fantia i fanti e non esitano ad usci oltre la trincea per soccorrere iriti; lo fanno a rischio della lo vita e qualche volta — come cente è il caso del giovane meco torinese — nel loro generoso, pulso di carità e di dovere socmbono essi stessi. Le famiglie dei combattenti nel nsiero che questa assistenza nitaria avanzata e pronta non ò mancare debbono Pritrovare ! r loro serenità. Lo vuol ben dire ■ i, medico, tanto tremò ^«mJ^ncio del grave ferimento del natello e per giorni, pensando al- tventualità di complicazioni, si drmentò nell'impossibilità di es- Sre presso di lui, ma nello stes- tempo si confortò alla notizia.te nell'ospedaletro da campo un I ellega gli stava vicino « non solo ! ime chirurgo, ma anche come!matello ». E seppe e vide poco do- ! quanta abnegazione in ogni po- j so di soccorso, mobile o di sta- le impianto, medici militi di ganità e coraggiose infermiere vo-1 pntarie della Croce Rossa si prò-1 fghino per lenire ferite e, nelle 1 aornate delle grandi azioni, non ' fnoscano riposo e quasi non toc- j lino cibo. sDame della Croce Rossa: com'è ave — mi diceva un legionario, gitando un braccio bendato — ! vere, quasi in linea, il conforto s una voce femminile della no I ra terra che ci ricordi le nostre i relle, la nostra famiglia cui su- to corre il nostro pensiero dopo essere stati feriti! Perchè non nominarne una, ad empio la Angiono-Foglietti, tonese, decorata al valore, carita- vole ed esperta infermiera nelle! nee avanzate di Spagna, con ia] guale passione con cui, recluta e!nciulla, un giorno fu soccorri-!ice dei combattenti del Carso e el Grappa e più tardi alleviò do-! ri sulle navi-ospedale in servizioier l'A. O.? Le ho viste queste nostre « soelle » anche negli ospedali terrioriali agli ordini della « caporuppo », disciplinate con serietà militare; le ho viste dividersi il avoro con le sorelle di Spagna e on le « suore della carità », anh'esse buone, serene conforta rici di questi rostri magnanimi |eriti per la causa della civiltà. ella fede, della cristianità. Angelo Viziano na stele al Campo Mussolini edicata ai Caduti per la Spagna Roma, 5 settembre. Sull'alto del Campo Mussolini, ove la duplice fila dei pini si in- urva sulla distesa immensa del- Agro, è stato inaugurato starna- e un monumento in memoria dei aduti per l'unità, la libertà e la ^nSmlntoSrWuce^np^ mon.um,e^°,,nPrOQUce m.P'c■ ole dimensioni il solenne obelisco ii Burgos, ricordo imperituro del [martirio e della gloria di Spagna. \ ella sua parte frontale, sotto la: roce, è scritto a caratteri neri: 9sÌOSpr7sentes!la ' * Intorno alla stele candida erano chierate tutte le rappresentanze el Campo Mussolini. In prima fila allineavano 1 giovani delle Fa- angi in pantaloni scuri e camicia urchina. Presso il monumento, ^^^Al^Sìi^^^a e alcune famiglie di Caduti In pagna. ! All'arrivo dell'Ambasciatore del- a Spagna nazionale, che era ac-jompagnato dall'addetto navale, |ssMttmi Sii Giovinezza; e una centuria di iiovanl Fascisti e una centuria di ;Avanguardisti hanno reso gli ono-ii. Ricevuto dal comandante del ampo Mussolini, console generale , 0 |^H^ÌX J^ft1"*»" al CamP° Mussolini, Ambasciatore si è appressato simonumento. Subito il domenicano Lopez ha proceduto al rito della enedizione, pronunciando poi no- il.'ssimo parole e auspicando alla prien*inn£ rlollo KnQO-rfo o olla „,1 edenzione della Spagna e alla va- oria delle armi dìFranco. Fra gliquilli delle trombe, il vessillo gial- o-rosso della Spagna nazionale e uello rosso-nero delle Falangi so-o stati issati sulle antenne poste lato dell'obelisco. Una grandio-Quindi ha parlato il marchese Defajas, che ha esaltato la gloria terna dei Caduti per la causa spa- gnola, che è la causa stessa della iviltà europea e mediterranea; enflne l'Ambasciatore di Spagna, Garcia Condé, ha rievocato i^a-ori profondi della guerra libera rlce concludendo con entusiasti he parole per l'opera immortaledei Duce Il triplice saluto falangista hafatto eco alle vibranti parole del-'Ambasciatore, e dallo schiera-mento è sgorgato all'unisono il gri-Hn oonlt-inlù nan 11 T~li,r,a a r.^,do esultante per il Duce e per l Caudillo. Sulla base del monumento è stata posta una corona di alloro offerta dagli Spagnuoli d'AmericaUna giovane donna italiana, madrina di un Caduto in Spagna, hadeposto accanto alla corona di al-loro un fascio di rose. E' seguito poi un minuto di silenzio. Di nuovo hanno echeggiato le note dell'inno falangista; subito dopo le schiere degli spagnoli hanno cantato Giovinezza, cui si èaccompagnalo il canto del Carto sol