In volo sulle città morte

In volo sulle città morte il. mistero dei matta In volo sulle città morte ! i Sommerse dalla prepotente e inviolata vegetazione delle foreste, queste città non sono raggiungibili che in aereo e quasi tutte, in questi anni, sono state scoperte dagli aviatori j»~~^■■»■■■^— —^™^—~ —^ j (DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE) MERI DA (Yucatàn), agosto. « Obliquate a destra, mi sem- in fretta le P"°'e «wwr»,e**0 *«"•/«•« ^'V*1 £?ia^™cc*ma ,ot°: £5»?VLTL L*9** T J° *"**»•'*h '"ì*" f?,~ resta yucateca. Sotto il sole ulto ìzenith, che diluisce i colori del cieìo e deììa terra jn una tmtu neutra ed uguale come in una not te di luna, mi è parso di vedere st,ua destra una macchia più o scura, una gobba, una prominen■ ea più marcata del terreno. Nel i Yucatàn, in generale piatto e Ri; velluto come una lavagna, è sot, to prominenze del genere che, \ quasi sempre, si nascondono le « città morte » degli antichi maya. | il pilota dà un'occhiata ai mio biglietto e fa un cenno negativo ' del capo. Le sue pupille sorrido no dietro i grossi occhiali quadra iti. Sembra dirtni: «Mettete il cuo, re in pace, amico, e fate che la i fantasìa non si riscaldi troppo. A i chi vola sulla foresta, come a chi ; co mm ina nel deserto l'illusione ottica, il miraggio e la rifrazione della luce giocano spesso tiri bifboni. Quello, che vedete sulla de \stra e che la nostra carta di na \ vigazione non segna, non è una prominenza del terreno e, perciò, iwon è una « città morta ». Si trat J fa di un gruppo di vegetazione cmmjmdrmVrdnbcunldnmrpcicemllqpiù folta e più scura, probabilmente di un gruppo di sapotes che, solo a causa della vibrazione della luce, appare come sovraelevuto »; i „,m voJta S0,Qj diJatti) prima di | jascjare città del Messico, uomini di studio — professori, archeologi, funzionari del Departimento dos monumento» — mi dissero: Quattromila rovine Veramente, la mia fantasia non ha tutti i torti a riscaldarsi. Non lmilasciato il mondo greco, : Yucatàn, si sono scoperte dl oltre centQ cim g la JHngia j/0,.,»e, ,le Ticopre altrettante. Voi ' traccel'andate du quelle parti? Ebbene, se, percorrendo la foresta, vedrete delle piccole prominenze del terreno, avrete nove probabilità SU dieci che si tratti di antiche città maya. Oramai, chi gira per quella penisola ha l'abitudine di cercare rovine che le carte geografiche o il Baedeker non menzionano. E, sovente, il caso l'aiuta. Cercatele anche voi e buona fortuna Lasciando l'altipiano centrale]i per la piatta penisola, incrinata ]so/o dalla Sierra di Mani, aita e o - 'plano postate a- Villa Hermosa, nemmeno 150 metri al vertice massimo, io avevo un piano ben definito: lasciare il grande aero- capitale dello Stato Tabasco, for-\ mare qui una buona carovana di ramuletti e spingermi attraverso la jungla alla ricerca delle « città morte » conosciute e sconosciute del Yucatàn. A Villa Hermosa, la realtà delle cose e Von Schmeling mi fecero cambiure programma. Von Schmelingf Niente a che flire con il pugilista famoso. E' tedesco, naturalmente, ma non ha ne l'aria nè l'aspetto del tedesco bevitore di birra e fedele seguace di Martin Lutero. Secco come una carrube, da trent'anni vive nel Messico meridionale e per lui le foreste di Tabasco, del C/iupus,| todninrtoctosdi Campeche e del Yucatàn han no pochi segreti. Egli le ama come un fanatico e ne conosce le risorse ed i pericoli. u 2. -, • , j- dIo avevo per lui una lettera di i t\pI presentazione. Al leggerla, il vec chio tedesco mi strinse a sé come i messicani fanno con gli amici carissimi che non vedano da anni ., e, rifilandomi, sempre alla moda \ ;messicana, robusti colpi alla spalla, mi domandò notizie particolareggiate della mia salute, di quellu dei miei parenti vicini e ucdnrti o lontani e degli amici comuni della,rcapitule. Stavo per soffocare nel- mla sua stretta, quand'egli si stac-lecò di colpo da me, non'appena gli\ accennai al mio viaggio ed ai'»miei progetti. — Andare di qui al Yucatànl per via di terra? Impossibile! Fece due passi indietro e, alzando la mano, attenuò la sua categorica affermazione: — Impossibile, a meno che tu, non voglia dedicarvi sette od ottol mesi ed assoldare un centinaio di\JLa strada, te la dovresti\ciIuomini. aprire tutt'intera, prima attraverso fiumi e paludi, poi in una jungla fitta dura e spinosa come un reticolato. — Al/ora... i atLAac{p[vMi riprese la parola dalle lab-;cora: '.c... ■ j_„ d— Allora, vuoi dire, come si so-, elno scoperte le «città morte? ». a'per alcune non fu difficile, tro-PLindfaerg a caccia di templi , l à e r i a vandosi esse nelle vicinanze di acittà o omaggi — come dire? -I coloniali. Parecchie vennero se-'Sgnaìate dagli indios e il governo .'o l'Istituto'Carnegie di Washinq-\™toli, particolarmente dedicatosi'^e]guìto da altri aviatori. Se alle antichità maya, costituirono. squadre di specialisti per raggiun-ìqgerle e studiarle. Le più vennero\Mscoperte e segnalate dagli aero-'Yplani. Lindberg, per primo, si de-j/dico a questa specie di caccia apptempli. Il suo esempio venne se-ÌCa a , non\Ne n - erro, al giorno d'oggi, si posseg-.pgoito i rilievi aerei di 86 città, con\Drelativa documentazione fotogru-icfica. Nota, però, che, a parte .'/-"),'ptutte queste città restano inucces- msibili per via di terra. la — Nessuno ha mai tentato aggiungerle? di — Si, qualcuno... — E... — E, in generale, non è più ornato. — Ucciso da tribù selvaggie f — Pili probabilmente, ucciso dalla foresta. A tua consolazione, nondimeno, posso dirti una cosa; n quasi tutte le «città morte», raggiunte dai membri dell'Istituo Carnegie, esistono rudimentali campi d'atterraggio tenuti appuno con amutaZi incendi della foreta. Se tu... — Ma, a Villa Hermosa, — CiHr datmi, m oneste retnonx si ra da ""'"> 7' r ,. erruppi subito ■— si trovano aeroplani da affittare? — Altroché! Da una diecina , ;°C™J,£"° un punto all'altro più in aeroplanoche a cavallo o in piroga. Si gita- dagna in tempo ed anche in de-naro. Per conto mio, ti consiglioE' più moderno, scna contare che, volando sulle foreste, potresti scoprire anche tu la tua « città morra ». A questo punto, tentai d'intcr- romperlo di nuovo, ma, senza darmene la possibilità, von Schmeling esclamò: — Per l'apparecchio.' Quello di »iio figlio è liberq. Azzardai: L'apparecchio di von Schmeling J»ntor è un monoplano Piccolino, che mi Pare ancora più piccolo — Buono? — Vola da due anni ed atterra n qualche centinaio di metri. l «Colibrì» sulla selva yucateca adesso che ho volato sui giganteschi Douglas dell'America Air Lines e sui Chippers della PanAmerica. Ha la fusoliera dipinta in argento e le ali in giallo-oro. Si chiama Colibrì. E, sicuramente, piccolo e dipinto com'è, quando vola un po' alto deve apparire come uno di quegli uccelli-insetti, che sembrano fatti di un ruggiu di sole. A bordo del Colibrì, dun- T, 0 . „,. , , a",e'e con V°n. S,Ch"'f"t Pllot"' 10 aa V"la »«™»« alla ricerca delle « Città morte >. — E' bent> — "" consigliò Von Schmeling padre — mettere quur''ere generale a Merida e ricomm™are dalle città in parte ricostrui^: Chxchén-Itza, Uxmal... Ora, stiamo appunto seguendoquesto consiglio. Per raggiungereMerida capitale dello Stato delYucatàn, il Colibrì non percorre/a strada litoranea dei grandi ap-parecchi postali. L'ha lasciata aChampton. Per farla più corta? No. ma perchè io abbia un saggiapreventivo della foresta yucateca.Durnate le due prime ore di voìo,così sfilu sotto il Colibrì i( solitopaesaggio delle terras calientes messicane: qualche tratto di mare, attatene estuario dal letto inccrto, feuna jungla disordinata, ineguale, chiazzata qua e là dal verde cupo dei campi di banane, ravvivata a tratti da case, villaggi, solcata da [msentieri e du strade sottili come un Idfilo di ragno. ! sII paesaggio cambia dopo \ rChampton. Una grossa bandiera : tisul campanile sembra farci gesti dd'addio, che ogni traccia di vita\afinisce a pochi chilometri dopo taircittadina cinquecentesca. Non vii Psono più strade, non vi sono più \ lavillaggi e nemmeno fiumi e paludi. !mSotto di noi interminabile e semppre fuggente, senza che una col-,clina, uno spazio libero e una »iac-nchiù argentea ne smorzino la con-Ittinnita, si estende la selva yucu-1 teca che. nella sua impassibile mo- «notonia, rassomiglia ad un deser- Hto — e la chiamano difatti el de- s*™ — eia cmamano aijatti ei oe-^ sierto ~deser/° senza dl<ne> ' s\iove ■» ™a>care la vita non c'è u"" vapore grigiastro, che sale fi , , - n dagli alberi, danza a tratti in uno rscintillio abbacinante e nel quale ,ugli indigeni vedono l'alito dei mor- ; pti, di tutti coloro che nei secoli abitarono questa jungla e vi ricostruiscono templi favolosi e città allucinanti. In mezzo a tanta uniforme solitudine, lu strada dell'aeroplano è appunto segnata dalle « città morte » degli antichi maya. In volo, i piloti si regolano così: — Sono a Macachi. Fra mez- mcisto \resta ^la la foresta, che le ha die \ atrutte e soffocate, ne ha conserlvat0i anzi ne ha aumentato il mie \stero Ed è questo ;oro mistero che - mi attira come tutte le cose e a J morfe c vive nej tempo stesso, mi ? attira e mi spinge a chinarmi giù sz'ora sarò a Chuchulton. Se tutto iva bene fra SO minuti sorvolerò ! dLabnà. Di lontano, queste città — Nohpat, Zayil, Labnà, Sabacchè, Sacnictè, Kiuic, Kichmò, Dzulù, Chachulton, Mottchich, ecc. — appaiono come una tnucchia più scura nel verde — scuro della foresta. Da vicino, sono piccole gobbe di terreno ricoperte da una vegetazione fittissima. Le liane e le radici le hanno invuse tutte a poco a poco, si sono insinuate nelle strade, fra i blocchi delle muru, rodendone le fondamenta e disgregandole in un'opera lenta, paziente e metodica. Sorvolandovi a bassissima quota, io cerco attraverso l'opacità del cimitero foglioso i segni della magnificenza passata. Nulla, non trovo nulla. Oramai, ?ion sono che un'entità geografica, una macchia, un punto di rilievo o di riferimento. Create dal popolo maya, come questo, esse sono state inghiottite dalla fo- spinge aci pju possìbile per 91 vedere, scru- . \ (are e afferrare, mentre il Colibrì ,\ continua la sua strada ed il suo o' motore pulsa col battito regolare e s , ,[ preciso di un cuore. Paolo Zappa ! ' Una veduta dall'aereo: le « città morte » nella foresta yuoatecacapitale dello Stato Tabasco for\ Nessuno ha mai tentato d

Persone citate: Carnegie, Lindberg, Martin Lutero, Paolo Zappa, Pili, Schmeling, Von Schmeling

Luoghi citati: America, Messico