" Mie-Mie Fagnani

" Mie-Mie Fagnani " Mie-Mie Fagnani Delle due figlie della cantante fCostanza Fagnani, Antonietta «.uu,. e ™„ ìil^i ■ • - lZìfc te Arfte?-U lnVld.la-abile: amata dal Foscolo, essa vive, anella nostra memoria circonfusa Mdi grazia neoclassica, ne vale « j vromper 1incanto la vista del ri- j stratto che le attribuisce poco. teterce fattezze, e il naso appun- Ctito caratteristico della sua fami- nglia Ma la sorella maggiore, di rAntonietta, Maria Lmiha Fa- ignani -— di cui non resta un sol rigo di suo pugno, nò alcuna traccia nel canto dei poeti — ebbe tuia carriera ben più avventurosa, tale da accendere, in altro modo che non il lirico, la nostra fantasia. Sorella di Antonietta, a dire il vero, Maria Emilia lo era solo dzQsnrinlpcr parte di madre, che Costan-.mza Brusati-Fagnani, fosse o non l rfosse Iella facile a Marquisina adi F. » dell'indimenticabile in- pcontro descrittoci da Sterne nel dViuggio sentimentale, era gene-, frosa della, sua persona non meno 1che della sua voce : e altrettanto 1 lgeneroso e accondiscendente, injvquel clima casanoviano, era il ma-j Lrito, che nel 1769, a Londra, la cedette al futuro duca di Queensberry. Costui scriveva all'amico George Selwyn il 25 agosto! 1771: n La notte scorsa Madame Fagnani ha dato aWa luce una! bambina ; avrebbero desideratun maschio; tuttavia eette princesse hérite.ra les bicM ile la famillet. Di quale famiglia? Pensava già fin d'allora l'opulentlord di far sua erede la stranprole? Non è probabile, che, fuoche affidare la bimba alle cure dell'amico Selwyn, poco di lei si interessò dapprincipio. Ma la tutela di Selwyn, bello spirito e famoso eccentrico (la sua mania d'assistere alle esecuzioni capitali è in parte responsabile della leggenda del «sadico » patrizio inglese, che tanta fortuna ebbe nell'Ottocento), dette grande popolarità a Mie-Mie; (come per vezzeggiativo si chiamò Maria Emily) nei circoli eleganti. Pallida è gracile, la bimba diventò l'idolo del vecchio libertino, trasformatosi in tenero balio, il punto che quando l'astuta madre la reclamò da Milano, egli, per riaverla, e riavere insieme il sonno e l'appetito perduti, promise di lasciarle tutta la sua fortuna, e nulla fece per contraddire la voce che la voleva sua figlia, mentre i meglio informati la chiamavano «la figlia del vecchio Q. » (così era designato Queensberry, dal monogramma che decorava le sue carrozze, « così Bernard Falk intitola il volume a lei dedicato, « Ohi Q.'s • Duiiuh ter, edito dal Hutchinson). Divenuta ragazza avvenente, più per gl'intensi occhi italiani che per le fattezze, che un ritratto del Romney ci rappresenta piuttosto pesanti (con quel caratteristico naso appuntito!), Mie-Mie si rivelò! una tiranna pel povero Selwyn,' che le scappate della ragazza tenevano in continua trepidazione. Ora il vecchio libertino era portato a maledire la corruzione del secolo, e, patetico personaggio da opera buffa, vegliava la notte fino al ritorno della sua pupilla dai divertimenti e dalle danze. La Rivoluzione Francese le consentiva il lusso di avere come dui ne io n nientemeno che una raffinata dama come la Duchessa de la Tremouille, e come compagni di svaghi (non sempre innocenti) i giovani patrizi esuli che iIportavano i più bei nomi diFrancia; tra le amiche inglesi, PMie-Mie aveva cara la ballerina Ì^Miss Hart, la futura Lady £Hamilton, tutt'altro che uno * j; ' „(.„ ,rstinco di santo. _ ìzAl momento giuste, quando Mie-Mie cominciò ad essere avan-, nti cogli anni, intervenne il vec- chio Queensberry, e, colla prò- messa di farla sua erede, la detto sin moglie al Conte di Yarmouth, ■ edi cui già era l'amante. Mie-Mie i aveva ventisett'anni, il conte ; ventuno : la ragazza portava alle , uozze la sua scapigliata esperie»- \ za e la cospicua sostanza di due vecchi satiri (Queensberry, meno | raffinato di Selwyn, non aveva bisogno di esecuzióni capitali.per ' stimolarsi; gli bastava la vista, dalla sua finestra in Piccadilly, idi qualche formosa passante, e, quella mandava a chiamare dal i suo maggiordomo) ; lo sposino, i sedotto dalle esperte.-grazie, e più ; dalle ricchezze di Mie-Mie, non tardò a prendersi la rivincita, fino a divenire personaggio leg-gendario negli annali del vizio: \sarà lui il modello di 'Lord \ Steyne di Vaniti/ Fuir. Stabili- tisi a Parigi dopo la pace diiAmiens, i coniugi seguirono, eia- J scuno per suo conto, gli estri della voluttuosa natura; e MieMie, mescolatasi con la società dei parvenus napoleonici, ebbe per amanti il pazzo Junot, il bel Conte Casimirde Montrond, anima dannata di Talleyrand, e il frande sciabolatore Duroc, Gfran .laresciallo del Palazzo. Di Montrond, piuttosto che di Junot, fu idono il secondo dei maschi della |Contessa di Yarmouth, colui che, mal tollerato dal marito, doveva divenire Lord Henry Seymour, il famoso ^Mylord l'Arsoli F Come ui -j-r— ""—Lord Hertford, seguiva la snia carriera, parte, politica grazie al- dell" l'influenza della madre .Lady Hertford, favorita di Giorgio IV, parte erotica grazie alla resistenza della sua fibra (e delle sue prodezze galanti furon testimoni intorno al 1830 «la più felice e tranquilla capitale d'Europa », com'egli chiamava Napoli, che lo vide in compagnia di jjady Strachan e delle sue allegre figlie ; e tra il 1835 e il 1841 Milano, emula di Parigi in eleganza e libera vita), Mie-Mie formava nella sua casa sul Boulevard des Ita lit OUCa i.uum " ~- - * % liens il centro di una delle pili eccezionali famiglie che siano mai esistite. Vivevano con Mie-Mie, e le trihiitavan tutte l'affetto dovuto llXòsTmadre.i due figli, Ri- hard Sermoni- - C'onway, poi uarto Lord Hertford, natole al marito, e Henry Seymour, he di sangue inglese non aveva elle vene ohe quel poco che, atraverso la madre, gli discendeva a. « old Q. e un attraente fi™"6"0 ehé. nel ^24' ,t'uan,d10 '2 f? PT/f' "ella lamiglia per dar la soddisfazione airoFamai attempata nobildonna a-^,. ohia.mataH , Tante Mks. Mie ma che „„„ fi ( volevano alcuni) non era, bensì suo nipole, frlltt'0 d>uil „iòvanile trascorso di Richard SeymourConway con mia Agile* Jackson, nata WanacP, sorta di « figlia del reggimento, del decimo ossari, incontrata, a Brighton nel 1817 dall'appena diciassettenne patri zio mossosi sulle orme paterne. Quel giovinetto, Richard Jackson, poi Wallace, doveva coronare d'un inatteso significato spirituale, la storia d'una famiglia in cui, certo, l'elemento materialistico era stato preponderante. Trattato dall'alto in basso co- me un intruso dai parenti, Hen ry Seymour non fu che due volte al di là della Manica; famoso pei suoi cavalli, primo presidente del Jockey Club francese (trionfò sul turf parigino dal 1835 al 1842). non meno famoso pei suoi lunghi sigari e per le sue stravaganze, vere o attribuitegli, Lord Henry Seymour fu accia mate dalle folle carnevalesche col grido di «Vive Mylord l'Arsouille!» — chù la fantasia popolare lo vedeva presente dovunque fosse baccano e bagordo, il mylord spilungone, nasuto e sogghignante all'ombra dell'ampia tuba grigia e delle lenti nere, quale ci appare in un grottesco e sinistro ritratto del Dorè. Si disse che, formidabile pugilista (il Sue pensava a lui ideando il Prince Rodolphe dei SIi/stères i/e Pari»), rendesse malconci i propri servitori ; che, falso amico, si divertisse a far puntare su cavalli perdenti i suoi amici più poveri che chiedevano il suo consiglio ; che, blando plagiario del Marchese di Sade, desse dolciuriii lassativi ai bimbi dei conoscenti, e. infliggesse alle amanti la tortura della veglia. Morì odiando gli uomini, e lasciando parecchi bastardi, nel 1859, e all'asta delle sue proprietà, la jeiini'sse dorée 'si disputò le sue famose scatole di sigari. Richard Seymour-Conway, l'erede del titolo, fu corteggiato come uno dei più ricchi partiti di Inghilterra dalla società anglofrancese, ma rifiutò ogni vincolo di famiglia e ogni dovere verso il proprio paese. Invano invitato a prender parte alla vita politi-] ca, esigette da Peel l'Ordine della Giarrettiera per nessun altro servizio che quello di recarsi avivere per cinque settimane nei suoi immensi possessi d'Irlanda, e a chi gli diceva: «Fin dove il vostro occhio si spinge, voi vedete terre che son vostre », dava questa risposta: « Ebbene, io le vedo per la prima volta, e grazie a Dio, per l'ultima! ». Taccagno oi suoi dipendenti, al punto di dtWscsCrqbnon offrire un soldo durante lai tspaventosa carestia irlandese de-1 gli anni dopo il 1840, timoroso di esser privato delle sue immense rendite da una rivoluzione, il l dquarto Lord Hertford dal 1843 | lin poi soddisfece la sua avidità! di lucrosi investimenti e insieme'sil suo gusto artistico mettendo in- dsieme una superba collezione 'li cquadri. Ed è appunto qui che LI ssecolare libertinaggio della fami-Idglia trovò la sua sublimazione..\RNon eran più orgie nei castelli sbaronali o nelle città di piacere vdel sud, non più ragazze agogna- j dte e ottenute da un vecchio che. ; dspiava dietro le finestre d'un pa lazzo in Piccadilly, ma feste galanti di Watteau, forosette di Greuze, pastorellerie di Lancret e di Boucher, che Lord Hertford disputava alle aste all'altro gran collezionista, il barone de Rothschild. Così i capolavori si acou- mutarono in Manchester House a Londra e nell'appartamento di rue Laffitte, e vennero infine nelle mani di Richard Wallace, il bastardo dai gusti artistici e dalle tendenze filantropiche. La Ve¬ sdpbsdptcp dova di costui (tanto per non far torto alla tradizione familiare, Wallace aspettò trent'anni a sposare la commessa di profumiere ) la llact che era stata la sua amante sciò all'Inghilterra la Wallace Collection, e al segretario del marito. Sir John Murray Scott, i questi tesori toccarono poi a Lady baokviIle-West, figlia illegittima tesori d'arte della casa di rue liaftìtte. Per un curioso caso, d'un patrizio inglese e d'una bai lerina spagnola, Pepita, Forse di quest'ultimo destino si sarebbe compiaciuta la figlia della cantante italiana, la veccbia Mie-Mie. che, del resto, non si curava d'arte, ma solo di spedilazioni finanziarie nella petite Rourse. de! Café de Paris situato sotto il suo appartamento. Lavecchia nasuta, dai grandi pie-di e dalle lunghe inani, curvadall'età, riceveva i conoscenti ve stita di raso giallo, con un uccel di paradiso in capo, e aveva per iniiche soddisfazioni nella vita lapasseggiata pel Boulevard al |braccio del nipote, e lo stare a !spiare dalle sue finestre i clienti del famoso ristorante sotto i suoi piedi. Quando nel 1856 morì, ot- tantacinquenne, i giornali della jcapitale in cui aveva vissuto per più di cinquant'anni non ebbero una parola di rimpianto. Mario Praz