L'Africa tenebrosa in un cortile di Torino

L'Africa tenebrosa in un cortile di Torino CATTURA DI ANIMALI VIVI L'Africa tenebrosa in un cortile di Torino Le 3000 bestie giunte dalle terre dell'Impero cercano alloggio - Provvisorio accampamento di leoni, ieneghepardi, istrici, scimmie, struzzi, dromedari, tartarughe e di una infinità di uccelli mai visti in Europa Alba di agnazione vivissima, ieri mattina in via Goldoni. E' una via questa, non molto lunga (in corso Regina Margherita, in faccia ai Giardini Reali) e l'arrivo di due potentissimi « Camera > l'ha senz'altro riempita. I due « Carnera » avevano rimorchio: un treno, dunque di quattro giganteschi vagoni montati su ruote gommate. E ciò, alle cinque del mattino, con i motori potenti è già bastato a svegliare gli abitanti della via e a costringerli alla curiosità. Ma non era nulla. Il bello è venuto dopo, quando gli autocarri si sono fermati ed hanno incominciato a scaricare. Immediatamente la signora mattiniera sul balcone ha dato l'av viso alla vicina e velocemente i balconi e le finestre si sono adornati di facce assonnate e curiosissime. E a ben giusta ragione. Dai due autocarri cominciarono ad essere scaricate casse con contenuti strani: leoni, dromedari, uccelli, testuggini, scimmie e simili Erano giunti da Genova gli animali catturati dalla spedizione Molinar neU'A.O.I. Alle cinque è stato l'arrivo e alle undici soltanto tutte le numerose bestie erano scaricate e allo gate nel cortile della casa nume ro due. Di colpo i balconi interni della casa sciabordarono di folla Sveglia prestissimo ieri mattina in via Goldoni. Giù dal letto velocemente per vedere i leoni. Tre sono i re della foresta arrivati a Torino. Uno è morto durante il viaggio. Hanno cinque mesi e un aspetto benevolissimo. Accanto, in gabbie strette e alte due dro medari osservano con aria filosofi ca. Poi ci sono i ficoceri, specie di cinghiali con denti lunghissimi, che però non li hanno ancora messi fuori: sono giovanissimi anche loro. Gli struzzi stanno accanto. Il cortile, e il pianterreno" rigurgita di animali. Alcuni dei quali mai avevano visto l'Europa. Osservano il cielo con preoccu pazione e le scimmie gridano in una maniera veramente allarmante. Si sono forse accorte che nei paraggi c'è un negozio di pellicce? Le tartarughe sono a tonnellate. Così infatti si vendono le tartarughe sui mercati. Una tonnellata è stata venduta ad un commerciante di Londra. Queste rimaste se ne andranno sicuramente in Germania. Così pure buona parte delle scimmie urlanti il cui vero nome (precisione scientifica, perbacco) è amadriadi e il cui definitivo destino è quello di finire bsidsetddsui tavoli operatori o in fialette!tsono produttrici anche di importanti e quotati sieri gli amadriadi), in botticini; sotto etichette. Ieri mattina il buon papà Moli i'-.iir è andato a far la spesa al vicino mercato di Porta Palazzo. Ventiquattro chili di carne, otto i dozzine di uova, sei chili di banane, venti litri di latte. Una sporta gigantesca. Senza contare la frutta e la verdura poi, che viene ordinata a carretti. Le uova servono, assieme ai fichi secchi, e al riso cotto a preparare un pastone ricco di vitamine indispensabile per quei golosoni di uccelli aristocraticissimi che vanno sotto l'adattissima qualifica di « uccelli dal becco tenero », che anche loro sono i primi di questa specie che giungono in Europa. Il formichiere è morto a Gibuti: il caldo I ghepardi anche. Una vera perdita questa perchè i ghepardi sono mercanzia quotatissiIma sul mercato delle bestie. Sem- brano dei leopardi, cioè delle bestie feroci, e non lo sono. Qui sta il vantaggio; il trucco. Mancano di artigli; hanno unghie comunissime, senza importanza. I circhi equestri ne chiedono continuamente. Adesso poi è venuta la moda di andare a spasso con il ghepardo. Senza scherzi. Le signore eleganti d'Africa se ne vanno a passeggio con il ghepardo a guinzaglio. Una moda che il cavalier Molinar spera possa attecchire anche da noi. Un ghepardo costa infatti quattromila lire. Metà dei settemila animali catturati in otto mesi di fatica dai due fratelli Augusto e Guido Molinar nelle terre dell'A.O.I. furono venduti ancora in Africa ad un commerciante piombato da Marsiglia a Massaua, appena finita la caccia. A giorni verrà a vedere gli animali, per procedere ad acquisti il direttore del Giardino zoologico di Roma, che ha la precedenza di scelta. Poi hanno scritto, mettendo le mani avanti, commercianti di Olanda, della Germania, del Belgio. I seicento pappagalli sono i più difficili da vendere, perchè in alcuni paesi non li lasciano entrare; nel Belgio e in Germania, per esempio; paesi dove si sono già verificati casi di psitacos che sa rebbe la famosa malattia dei pap pagalli. In Italia, invece, possono restare. E pare si trovino bene. Sono i primi infatti che si sono acclimatati. Nelle loro gabbie, hanno già iniziato le animatissime conversazioni. Bambini e ragazzetti che papà Molinar lascia entrare liberamente, dopo la rituale e doverosa visita al re desìi animali, si fermano davanti alla gabbia dei pappagalli. Avvengono, naturalmente, 1 primi tentativi di insegnare ai linguacciuti uccelli alcune classiche espressioni piemontesi. I più pronti — assicurano i ragazzi — dicono già benissimo « cerea ». rptoe levatelioqarpsquadtutinrtoaL

Persone citate: Carnera, Europa Alba, Molinar