Il belga Kint campione del mondo

Il belga Kint campione del mondo Inattesa resa di tutti gli azzurri nella prova su strada Il belga Kint campione del mondo Vicini costretto al ritiro da un incidente - Anche Bartali Bini e Bini hanno abbandonato - Corsa durissima: otto soli arrivati - Egli e Amberg ai posti d'onore (Dal nostro inviato) Valkenburg, 5 settembre. Altro che * dulcìs in fundo » come avevo sperato ieri! Nel fondo detla coppa di questi campionati abbiamo dovuto sorbire la più amara e velenosa delle delusioni. Ne siamo ancora inebetiti di fronte a cosi disastrosa disfatta che, se non mi sbaglio, è la più grav^ e umiliante che abbia subito il ciclismo italiano in campo internazionale da quando è stato istituito il campionato professionisti, cioè in dodici anni. Ed essa è venula proprio quando avevamo più ragioni di essere ottimisti, come ero stato io. Non ci sono scuse, badate bene, e non ne cercherò per spiegare questo solenne schiaffo alle previsioni: ci sono però delle spiegazioni che sarà necessario dare, anche mortificando il nostro amor proprio esaltato da recenti, grandi vittorie in corse a tappe, correggendo alcuni giudizi su uomini e sistemi, rilevando errori e deficienze, senza smania, ma con coraggio di critica obiettiva e serena. Verità lampanti I fatti hanno dimostrato una serie di verità lampanti che vi esporrò: 1) Che noi slamo ancora lontani dall'aver assimilato fisicamente e spiritualmente quello stile di corsa, battagliero, vivace, coraggioso, che vìge nelle grandi prove internazionali. Questo stile ha avuto ancora una volta ragione del nostro, più pacato, meno irrequieto, prevalentemente intonato alla lotta rude e materiale in salita, nella quale più i! muscoli che l'intelligenza valgo-] no, più la forza bruta prevale che] 10 spirito. Questa nostra inferiorità era quella che mi aveva fatto mettere una pregiudiziale alla sperata e creduta vittoria di Bartali: « Se non sarà travolto prima dell'ultima parte della corsa — dicevo — Bartali vincerai. Ma lo è stato. 2) Perchè t Anzitutto perchè Gino non sa lavorare a freddo ed è duro al principio di ogni gara. Poi perchè non ha il senso del pericolo, la visione della situazione, la prontezza della ragione; perchè non sa sbrigarsela da sè (pretendeva che lo aiutasse Martin, che aveva i connazionali Egli e Amberg in fuga!); perchè il suo temperamento è troppo mite per buttarsi con violenza nella mischia; perchè, insomma, la sua mentalità e il suo fisico, adatto per una corsa a tappe in cui non sia troppo attaccato in fianco e abbia tutta una squadra a disposizione, non sono fatti per una corsa in linea, nervosa e tempestosa come è stata questo campionato. 3) Basandosi sull' innegabile superiorità di Bartali, Girardengo gli ha sacrificato i tre compagni, credendo, non con tutti i torti, che il loro sacrificio bastasse a salvare Bartali da ogni pericolosa situazione. Invece non è bastato. Bini e Bizzi hanno parato i primi colpi: poi il primo non ha avuto più le forze per parare gli altri e neppure è valsa la maggiore resistenza dell'altro Intanto Vicini teneva brillantemente il suo posto di vedetta: ma 11 suo inizio generoso gli costò caro: il cesenate non era in con dizioni di forma per tenere la di stanza. Quando un incidente di macchina lo eliminò, aveva già dato tutto quel che poteva dare: meno ancora del- presumibile, che il freddo e l'umido intorpidiscono il suo organismo. 4) Bini si è dimostrato inadatto per questo percorso; sarebbe stato preferibile un Martano 0 un Valetti. 5) Sorpreso il capitano, esauriti i gregari, la squadra è crollata per intero. Perchè hanno abbandonato? Ma queste spiegazioni tecniche nulla tolgono all'impressione che 1 nostri uomini (salvo per Vicini, obbligato al ritiro) non abbiano capito la gravità della sconfitta e non abbiano almeno cercato di limitarla, facendo figurare un nome — uno solo — nell'elenco degli arrivati. Battuti, pazienza, purché dopo aver dato quello ogni atleta fascista deve dare alla causa dello sport nazionale. Ultimi, avrei preferito vederli arrivare, che scomparire quando non potevano dire che il fiato loro si mozzava in gola. Alla frusta li avrei messi, ma non sulla via dell'abbandono... se è vero che anche nello sport si può e si deve dimostrare che cosa vuol dire essere fascisti. La corsa è stata, come previsto, estremamente dura: lo dimostrano i soli otto arrivati: lo confermano la media elevatissima, in relazione alle difficoltà del percorso, e gli episodi di combattività che hanno selezionato, eliminato, sfiancato i concorrenti. II titolo rimane in Belgio, terra fertile di buoni corridori, anche se non di « fuori classe ». Ha vinto Kint, che avevo pronosticato il più pericoloso dei nostri avversari. Atleta completo per una corsa in linea: intelligente, svelto, resxtente, veloce. Ma Vissers non è stato da meno di lui nel finale compiuto da solo; e Neuville completa la triade che ha dominato questa prova. Poi va citato Egli, migliore di Amberg, magnifico, duro, pieno di iniziativa, solido, vivacissimo. E sorprendente è sta ta la prova di Van Neck, il più resistente degli olandesi. Dei nostri corridori il più mattiniero era stato Bartali, che aveva voluto compiere i suoi doveri religiosi e poi fare una passeggiata sulta salita del Cauberg, quasi volesse conoscerne meglio i più minuti e reconditi segreti. Mentre gli azzurri facevano colazione hanno sentito un coro di bambini intonare € Giovinezza» e « L'inno del Piave ». Brano i figli degli italiani di Heerlen, accompagnati dal signor Rosa, rappresentante del vice-console, che venivano a portare il loro soluto e il loro augurio ai campioni della Patria i quali, come a far sentire ai piccoli la voce della gran.de madre lontana intonarono .-Sul dmcsda cappello che noi portiamo - c'è una lunga penna nera - che ci serve da bandiera - su pei monti a guerreggiar ». Alle maschie voci degli atleti si unirono quelle dei piccoli fratelli e tutti sentimmo in quel momento l'affetto che ci univa nel sangue e nell'idealità. Il quadro del circuito, quale si presentava ieri mattina dalla nostra tribuna, era a tinta rigidamente autunnale; cielo color latte sporco, campagna umida e smorta, svanente all' orizzonte sotto un velo di nebbia, incerta minaccia di pioggia. Neppureieri c'era molta gente sul rettilineo di arrivo: essa era sparsa in abbondanza, invece, lungo il circuito dove si paga meno e si vede di più. Una dozzina di naziorr., con 36 atleti, aspirava al titolo, n piccolo gruppo, fior fiore del ciclismo europeo, cominciò ad adunarsi poco dopo te 11; alle 11,30 precise echeggiò il colpo di pistola. I giri iniziali I tre giri inizia» furono di prudenti assaggi e di vani tentativi. Il primo vide subito Vicini all'opera: fu lui a scattare primo in discesa e fu lui che parò una puntata di Litschi sul piano, e primo in testa alla salita. Ma il gruppo rimase intatto: perse solo Monterò, messo fuori gara dai comjnissari perchè portava una iscrizione pubblicitaria sulla maglia. Ma quei signori non potevano accorgersene alla partenza? Al secondo, giro, discesa velocissima, che mise in difficoltà Amberg e gli olandesi; scatti di Meulenberg e Maya in piano, di Mersch e Bizzi in salita: ma alla ruota di Bizzi si agganciavano ancora tutti al secondo passaggio e fecero con molta calma il terzo giro, tanto che ripresero Arents, 'che aveva forato, e Holland, che era caduto. Toccò a Vicini, Cosson e Laurent smorzare prima del ri¬ fbsPtVprtecpcpclccblsdappspttneg1 tnlttcpdpsiqssstad\d fornimento lo slancio di Meulenberg. Dai 37 tnteiaZi si era già scesi ai 35 di media. La corsa sembrò poi animarsi. Prima, della discesa Fréchaut saltò via prendendo 50 metri; Bini, Vicini e Neuville lo andarono a prendere, seguiti poi dagli altri: rallentamento e quindi nuovo attacco di Fréchaut, Meulenberg e Vicini, prima del paese: alla caccia dei primi partirono Braspennix e Egli, e tutti e cinque ci passarono davanti dicci secondi pnma di Litschi e ventidue secondi prima del gruppo, nel quale erano gli altri tre italiani. Litschi riuscì ad unirsi ai primi, al cui inseguimento si buttò Amberg. Come vedete gli svizzeri prevalevano nelle migliori posizioni e si distinguevano per attività e decisione. Infatti anche Amberg andò nella pattuglia di testa, il pericolo si faceva serio: il gruppo cominciò a reagire, ne scappò sulla salita Cosson, che al sesto passaggio aveva 25 secondi di ritardo; poi il trio Martin (il quarto svizzero), Neuens e Schil, che ne aveva 33"; allora Bini, Bizzi e Bartali presero il comando del grosso che era a 57", cioè indic treggiava, C'era da temere che gli italiani non riuscissero a fronteggiare la coalizione degli otto uomini di testa che, al settimo giro, diventarono undici, avendo ripreso anche Martin, Neuens e Schild. Il passaggio successivo ci avrebbe dato una risposta di grande importanza, ci avrebbe detto, cioè, se la spuntavano i fuggitivi o gli inseguitori. Tirammo il respiro quando vedemmo che, impegnatisi Bizzi e Bartali sulla salita, essi guadagnavano terreno con Maye, Schulte e Vissers; il distacco, infatti, era ridotto a trentacinqiie secondi dai primi, che avevano perduto Schild, raccolto dagli azzurri. Bizzi trascinava impetuosamente Bartali aiutan\dolo a superare questo momen¬ z to, difficile per lui, come ogni inizio di gara. Sulla salita Amberg era scattato con Vicini, mettendo in difficoltà gli altri che, però, si erano riuniti prima delle tribune. Bini era nel grosso, a quasi un minuto. L'inseguimento Bizzi-Bartali prosegui nell'ottavo giro e -andò riducendo il distacco a 18 secondi, facendo prevedere prossimo il ricongiungimento ai dieci uomini al comando. Invece la situazione andò inaarbuaJiandosi.' entrati nel gruppo di Bartali, Van Neck, Majerus e Clemens. lo lasciarono e andarono a prendere i primi. L'avanguardia risultava così di 13 uomini fra i quali Vicini e Litschi balzarono via sulla salita per passare la nona volta alle tribune con la" di vantaggio sugli altri undici e 44" sul gruppo di Bartali e Bizzi. Si annunciò il ritiro di Grundahì, Hermansen, Holland e Maye, caduto. Vicini si distingue Tornavamo, dunque, a trepidare per i due azzurri staccati, che tornavano a indietreggiare. Ma ogni preoccupazione svani quando' al successivo passaggio vedemmo avanzare un gruppo di 24 corridori nel quale mancava solo Bini, caduto sopra Maye e in ritardo di 35 secondi, presto ricuperati dato che il plotone si mise a marciare con calma. Dopo dieci giri, dunque, dei quali sette agitati e per nei emozionanti, avevamo ancora Ntutte le carte da giuocare: la sele-\zione era stata minima, la situa- ìzione rimaneva più che mai in-! certa. Prese un'altra piega al giro isuccessivo, quando Egli, Vicini e Neuville staccarono tutti sul pia- no e passarono con 55 secondi di vantaggio sul gruppo. All'inizio di questa nuova offensiva fece eco lo scatenarsi di un temporale furioso che mise in fuga la gente e i cor- ridori, spopolando le tribune sco-.perte, spezzando il grosso. Da que-\sto partirono nella discesa al- l'inseguimento Fréchaut, KintJ Neuens, Van Neck, Middelkamp e Schulte, che al dodicesimo giro se guivano i tre primi a 58 secondi; poi Majerus e Clemens, che erano a l'io"; quindi Cosson a V30"; a l'BO" rimanevano Bartali, Bini, Bizzi con altri dieci. Altro scompiglio al tredicesimo giro, fatto sotto la pioggia dirotta. Egli riusci a rimanere solo e precedette al 13° passaggio Vicini, Neuens, Neuville, Kint, Schulte, Van Neck, Braspennix e Fréchaut di 54", Cosson di l'40", Vissers, Amberg, Majerus, Middelkamp di 2'19"; Bartali, Bizzi, Martin, Mersch, Magnani, Laurent, Litschi di S'SO"; Bini di 2'55". Ancora una volta, dunque, si profilava la minaccia svizzera, il pericolo per Bartali di rimanere impaniato tra i meno accaniti inseguitori e si ammirava la bella e coraggiosa tenuta di Vicini. Lo svizzero Egli portò al 14" giro il suo vantaggio a l'29" sugli otto, a 2'5" ipiello su Cosson; a 2 40" quello sul gruppo di Bartali, che aveva dovuto cambiare la macchina per salto di gomma. Ormai fuori zona di oyn possibilità era Bini, u 4'46". Pei, mentre gli otto più immediati inseguitori riducevano il loro, ritardc su Egli a un minuto, Cosson, sfinito, mollava, Middelkamp e Mersch. staccatisi dal gruppo di Bartali, si portavano a )'20", Visters a 2', Amberg e Martin a S'SO". Così Bartali rimase solo con Bizzi, Meulenberg e Laurent, a ': 45". Subito dopo fu an nunciato il ritiro di Litschi e Cossnn. Col sedicesimo giro Egli finiva, esaurito, la sua fuga: lo raggiun sero gli otto che inseguivano, più Middelkamp, che era andato a unirsi ad essi. Bartali, in ritardo di S'2" lasciò sulla salita del 16" giro Bizzi Meulenberg e Laurent e si mise a dare la caccia da solo, Vicini fu leggermente staccato e apparre ir difficoltà. Intervenne Girardengo, che credette opportu no far„> rallentare, in aiuto del Jt,-scano: infatti il cesenate, pas¬ e ; o a , o e , , , , ; ; i l e e o l , " e , ù o l a e .tato diivanti alle tribune per la diciassettesima volta con Braspennix a un minuto da Kint, rallentò per umrs' a Bartali che inseguiva con Mjrtm a S'SO", mentre Bizzi era a 4 minuti; si seppe poi del ritiro di Bini e Meulenberg. Crollo di ogni speranza Al 18" giro avvenne il crollo completo delle nostre speranze: attendevamo con ansia il primo risultato dell'inseguimento BartaliVicini: fu un disastro: i due, con Martin sempre passivo, persero ancora un minuto e diciassette secondi: per dì più quando i tre giunsero duvanti alle tribune, si vide Vicmj scendere di bicicletta e risalirvi solo per tornare indietro: abbandonava. Egli aveva constatato un irrimediabile guasto alla macchir.d. Il rifornimento era lontano: non c'era più nulla da fare. Era ormai umanamente impossibile che Bartali potesse ricuperare da solo più di quattro minuti. Tanto più. che Neuville e Egli avevano iniziato una ennesima fuga proseguita poi con Van Neck: questi tre al 19" giro passarono due minuti prima di Schulte, Middelkamp, Kint, Amberg, Fréchaut e Vissers; tre minuti prima di Mersch e Neuens; 5'55" prima di Bartali e Martin; T15" prima di Bizzi. Per noi era finita! La corsa si poteva considerare limitata al trio di testa e al quintetto che lo inseguiva a quasi 35 all'ora e dal quale al 20" giro si staccarono Kinì e Amberg, in ritardo dì 2'45". Al 21" giro Van Neck fu staccato di 12" sul Cauberg dall'inesauribile, impetuoso Egli, al quale faceva fronte la insistente resi' stenza di Amberg e Kint a l'5" sparsi da 3 a 7 minuti erano Middelkamp, Vissers, Schulte, Fréchaut, Neuens e Mersch. inseguiti a quasi otto minuti da Bartali, che rimaneva in campo per salvare l'onore della bandiera. Bizzi, invece, non ripassava più. Van Neck era raccolto da Am berg e Kint, che al 22" giro erano solo più a un minuto: Vissers era a 2'20"; abbandonavano Neuens, Middelkamp e Schulte. Bartali era a T40" in ottava posizione. I corridori crollavano man mano sotto il peso sfiancante della fatica. Al 23" giro Egli cede di 11 secondi sul Cauberg, venne lasciato da Neuville e raggiunto da Kint, mentre Amberg passò a IT'; Van Neck a SO"; Vissers a l'50"; Bartali a T25", settimo sui nove superstiti, che anche Fréchaut era sparito. Chiudevano la marcia Mersch e Martin. Il sogno di Neuville fu breve: un gua.ito al pedale lo attardava di 11 secondi e veniva raggiunto e passato da Kint, Egli, Amberg e Van Neck, che è riuscito a riportarsi in testa: incalza Vissers a l'22", indietreggia Bartali a 8'20 GTriFB(BB(VtoArassgmsruptmcrsdaliclzestcNei tre ultimi giri la lotta si re-\sstringe fra i primi quattro e ci è'.mtolta' l'ultima illusione, quella che, aBartali volesse riabilitarsi con un\Cfinale da campione. L'azzurro in- vvece si fa raggiungere da Mersch]Be Martin, in ritardo di 10'25". Le \pinsistenze del generale Antonelliìsper farlo continuare a nulla vai-\vgono. Al penultimo giro non lo si \ Avede più. {aLa corsa 6 decisa sulla salita del\rCauberg, dove Amberg e Van|mNeck terminano leggermente stac- \ dcati e in volata, dove Kint prende\zquattro macchine a Egli. cLasciamo il circuito che già im- brunisce; ma c'è molto più buio snei nostri cuori che nel cielo di ciid] Valkenbu rg.. Giuseppe Ambrosini Kint e compagni se ne sono andati. E' ancora con loro anche Vicini che poi dovrà abbandonare. (Telefoto da Valkenburg).

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