Le nostre speranze di Giuseppe Ambrosini

Le nostre speranze Il campionato mondiale su strada Le nostre speranze Possiamo vincere le due prove ma occorrerà lottare contro irriducibili avversari (Dal nostro inviato) Valkenburg, 2 settembre. T campionati su pista ci hanno, dunque, lasciati a mani quasi vuote. Del tutto quello di velocità professionisti, in cui non avevamo un uomo all'altezza: in parte, quello di velocità dei dilettanti, in cui Loatti ha urtato contro la superiorità degli atleti olandesi che, almeno qui, dobbiamo lealmente riconoscere; in parte anche quello degli stayer, in cui Severgnini è rimasto vittima di un sistema di coalizione e di corruzione portato agli estremi e di una cieca inettitudine della giuria. Bilancio magro, quindi, che ci dà quattro punti nella classifica per nazioni dove l'Olanda ne ha presi dieci, la Germania nove, il Belgio tre e la Francia zero. Quest'ultima, come vedete, che pure ha innegabili tradizioni e ben più vasta attività su pista di noi, è quella che da questi campionati esce con le ossa più rotte. Ma mettiamo, per il momento, da parte questa partita, sulla quale mi riservo dt tornare a suo tempo. Invece prendiamo quella che si aprirà domani, dedicata ai campionati su strada. Solo noi contenti Che solo questi sappiano appassionare i nostri sportivi è cosa che sentite voi stessi; che in particolar modo ad essi teniamo è giustificato da un passato di ricordi gloriosi e dalla realtà presente della vitalità e potenza dei nostro ciclisvw su strada. Perciò questa vigilia la viviamo in tensione di spirito e sentiamo l'attesa punta dal tormento delle nostre speranze, delle nostre aspirazioni. Vogliamo vincere perchè sappiamo che lo possiamo. Dobbiamo vincere perchè nulla questa volta ci manca per finirla coi sogni di vittoria e tornare finalmente alla sua realtà. Vi ho già detto che il percorso ci è favorevole. Forse soltanto al Nurburg Ring, a Liegi, a Bocca di Papa — i tre anni di Binda — ci si è presentato così amico. Questo ha pochi punti di contatto con quelli, ma, sia pure sotto altra forma, presenta un complesso di difficoltà familiari al nostro corridore più che a qualsiasi altro. Questa varietà e successione di pendenze, di tranciati e di fondo stradale, non }a si trova che sulle nostre strade; qui è un'eccezione che son venuti a scovare a 250 chilometri di strada da Amsterdam, ed è l'unica in tutta l'Olanda; e credo anche che nessuna grande corsa internazionalsi svolga in Francia e in Belgisu percorsi di questa fatta. Tuttdel resto, hanno arricciato il nasa vedere questo circuito; gli unci a fregarsi le mani sono stagli italiani. Basti questa diversa accoglieza per dimostrare che non potrmo in nessun caso — salvo quelldi incidenti, che scongiuriamo pnoi e per gli altri — dare la colpa questi 10 chilometri se il titolci sfuggirà. Proprio buio pesto ? Quello che sarà disputato domani è il più avvolto nel buio. Conosciamo bene i nostri dilettanti, ma troppo poco i loro avversari per poter fare confronti e imbastire previsioni. Sappiamo che il piccolo De Stefanis è il nostro più agile scattatore in salita; che l'atletico Ardizzoni e il più potente; che Torchio ha di gerbiuno non solo la maglia, ma anche il temperamento; che quel torello di Morifli è il più veloce: riteniamo che i primi tre più del quarto si troveranno a loro agio su questo circuito: speriamo che tutti tengano alla distanza, che non rimangano ssspdqzddurssmnadndmnstdhsmlfpgu invischiati nelle panie degli attacchi e delle sorprese. Ma tutto ciò è giudizio unilaterale, supposizioni, speranze. Non abbiamo in mano elementi di fatto per dire se possediamo o no il ragazzo da campionato del mondo, o se ce l'hanno i belgi, i francesi, gli olandesi, gli svizzeri. Tutt'al più possiamo, per non chiudere li strada all'ottimismo, riandare alle belle tradizioni del nostro dilettantismo, da Ferrarlo a Leoni, ai sci campionati vinti negli ultim dicci anni e tener conto della crescente sanità e robustezza della nostra gioventù, dell'abbondanza de'le nuove leve e della sagace selezione fatta tra esse per rafforzare la fiducia nel quartetto azzurro e giungere a dire che nessuna Nazione può accampare sulla carta maggiori probabilità delle nostre. Non credo che Girardengo abbia scelto un favorito, stabilito una gerarchia di squadra, ideato un piano di corsa. Egli dirigerà la gara dei suoi ragazzi, traendo lo spunto dalle improvvisate e mutevoli situazioni. Tutt'al più consiglierà in principio unità di sforzi e di vigilanza, intervento in ogni azione di attacco. In campo professionistico mi pare di vederci più chiaro. Sopratutto conosciamo gli avversari, e qui non c'è da aspettarsi rivelazioni sensazionali; il campionato del mondo non è mai stato vinto da uno sconosciuto; lo è stato da uno che era ed è più pistard che routier, ma al quale la classe non si può certo negare e la si conosceva. Di « fuori classe » attualmente non ce n'è, né in Francia, nè in Belgio, né altrove. Ci sono alcuni buoni corridori, molte mediocrità; nessuno di essi si impone, nessuno ci spaventa con l'eco delle sue imprese. Ciò, intendiamoci, vuole tuit'altro che dire che non tengo in considerazione i nostri avversari. La loro pericolosità non consiste tanto nelle loro doti fisiche, quanto nel loro sistema di corsa. Sistema che i nostri hanno imparato a conoscere, che talvolta applicano in casa loro, ma che non si può ancora dire sia del tutto entrato nella loro mentalità, sia stato assimilato dal loro temperamento, ne abbiano fatto istinto e abitudine. Il comportamento degli azzurri sarà guidato anche questa volta da una precisa direttiva: difendersi dalle aggressività, dalle iniziative degli avversari, mantenersi nelle posizioni di testa per farne pedana di slancio per l'offensiva finale. In vista di ciò Girardengo ha formato la squadra e la dirigerà. Perchè, pur non escludendo la possibilità di vincere con altri uomini, e specialmente con Bizzi, il Commissario tecnico ha in capo l'idea che Bartali sia l'uomo che merita più fiducia. Chi gli potrebbe dar torto T Forse chi conosce la resistenza — di cui bisognerà dar prova sii questo durissimo circuito — del vincitore del « Tour » ? 0 chi non ha dimenticato il suo irresistibile scatto sui colli dei Giri di Fraticia e d'Italia, i suoi confermati titoli di « Re della montagna»? O chi ancora è stupito della sua volata di Treviso dopo un inseguimento in cui si trovò solo contro sei? Come dubitare della classe e della forma superiori di questo atleta, anche se non si è del tutto d'accordo, come non sono io, col signor Desgrange nel dichiararlo « il più {grande corridore che sia mai esistito > ? Tutti per Bartali Ecco perchè Gira ha voluto, prima di concedere l'onore di vestire la maglia azzurra, cioè di difendere i colori d'Italia, tanto da Bini, come da Bizzi s Vicini, il giuramento di fedeltà, l'impegnò di servire la causa in armonia al piano da lui stabilito. Che questo per circostanze impreviste o imposte dagli avversari possa cambiare ilu rante la corsa, non è da esclu dersi; ma con questo la squadra partirà, facendo blocco attorno a un uomo, compagine operante per superare le insidie iniziati e «Mettere alla fine il suo porta bandiera in condizioni di dare con successo la stoccata finale. Questo sarà, per i nostri, il filo della corsa, quello al quale ci dovremo attenere ad ogni costo, quello che gli avversari, consci della minaccia di un Bartali negli ultimi giri, cercheranno di spezzare o ingarbugliare. Pronti al sacrificio, se sarà necessario, del duro lavoro di inseguimento, dovranno essere e saranno prima Bini, poi Vicini, infine Bizzi. Voi mi domanderete la ragione di quest'ordine ed io dirò quelle che penso siano. Bini è il più adatto all'inseguimento iniziale, perchè più veloce ed fdpq è considerato il meno dotato di fondo; Vicini non dà l'impressione di avere ancora ritrovato la sua piena forma; Bizzi, al contrario, in questo momento completamente a posto, dovrebbe più gradire questo percorso ed è uomo di scatto e di velocità, da tenere come « numero due » delta squadra. Se Bartali, con o senza le prestazioni dei suoi compagni, riuscirà a non perdere contatto nelle mischie che contro di lui saranno scatenate, non ho il minimo dubbio sulla sua vittoria. La salita del Cauberg, non lunga, ma dura, alla 27.a volta, se non prima, dovrebbe confermare che, sotto il suo scatto, non c'è avversario che non debba piegare le ginocchia. E basterà che le pieghi per poco, che, persi cinquanta metri, sarà persa la corsa, tanta è la vicinanza dal sommo della salita all'arrivo. Questo mio estremo ottimismo finale è subordinato, ripeto, all'ipotesi che i tentativi avversari di liberarsi di Bartali martellandolo con fughe e con sorprese, falliscano. Qui sta l'incognita, la minaccia per noi, già altre volte provata e scontata. Ad allontanarla deve provvedere la compattezza e la prontezza della squadra; e se cosi sarà fatto, diremo che, come nel Giro di Francia, un uomo ha costruito e conquistato la sua vittoria col fraterno contributo di camerati fascisticamente devoti alla causa dello sport nazionale. Gli avversari Gli ativersari più temibili f Mi sembrano ancora una volta i belgi; quel Kint e quel Neuville, irrequieti e turbolenti, che non aspetteranno ad essere bruciati dallo scatto di Bartali sul Cauberg. Dei francesi mi paiono preferibili il nervoso Frechaut e il solido Laurent; degli svizzeri c'è sempre da temere Amberg; degli olandesi il migliore dovrebbe essere Middelkamp; i tedeschi non possono vantare pretese eccessive, al pari degli spagnoli. Presi uno ad uno non c'è chi possa essere preferito a Bartali; è la loro coalizione che peserà, è il loro succedersi all'offensiva, il loro insistere all'attacco che può sconvolgere i nostri piani. Ma io ho fede che essi non crolleranno. Giuseppe Ambrosini dimsie tocodibide25stleveI LdsisemnpchbFlaaPtomarestCdsel'cfatonpfl FgcctlanseDrb