Vigilia di Monza

Vigilia di Monza Vigilia di Monza Le sorprese d'una stagione senza sorprese netsvEna Noi stessi, nel lungo intervallo tra il gruppo delle grandi corse automobilistiche Internazionali concentrate all'inizio della stagione sportiva, e 11 gruppo delle finali (Livorno, Pescara, Berna, Monza) tentavamo un bilancio agrodolce di mezza -estate, necessariamente scialbo/ Stagione iniziata sotto il segno della monotonia, senza sorprese: Mercedes su tutta la linea, Auto Union in secondo piano, le vetture italiane assenti o battute. Nuvolari in vena di sciupare a tutti i costi il proprio alloro; Varzi fantomatico, perennemente dietro le quinte... Raccogliamo iJ nostro spunto e aggiorniamolo alla realtà, alla vigilia dell'ultima grande corsa dell'anno, che come è noto sarà disputata a Monza 1*11 settembre, su un percorso in parte nuovo e in parte riattato, di Km. 6,993. . Sorprese, grosse sorprese non se ne sono avute, conformemente alle previsioni. La Mercedes ha seguitato, a vincere, la Maserati a esibirsi in spunti velocisti impressionanti per ritirarsi- dopo qualche giro, e i grandi « assi » a lasciare... in asso i loro tifosi (ecco una nuova etimologia per la parola che definisce le stelle del firmamento sportivo). Tuttavia l'insieme di tanti piccoli fatti, -logicamente considerati nel loro complesso, ha finito col determinare una situazione che, con generale sorpresa, permette oggi delle previsioni meno catastrofiche che un mese fa, così nel campo degli uomini come in quello delle macchine. Una promessa, velata per ora, di un non lontano possibile miglioramento. Nel campo delle macchine, più che dalla meteorica presenza della nuova Maserati 8 cilindri, eccellente in velocità, in stabilità, in maneggevolezza, in ripresa e in frenatura, ma decisamente deficiente in fatto di tenuta allo sforzo, le speranze possono appuntarsi sul graduale, metodico, sicuro ritorno dell'Alfa 12 cilindri. E' in sostanza, con la cilindrata ridotta e con numerose modifiche di dettaglio, la stessa macchina comparsa a metà stagione l'anno scorso, e coperta di vituperi per il suo. infelice debutto. L'Alfa-corse non si è scoraggiata, ed ha lavorato intensamente alla messa a punto: Livorno e Pescara dimostrano che il lavoro è stato proficuo in profondità. La macchina oggi « tiene » come la Mercedes, è altrettanto stabile e forse ancor più maneggevole (mentre lo scorso anno era dura e capricciosa) e quasi altrettanto veloce. Non rimane che da colmare queBto « quasi ». A Monza rivedremo la 16 cilindri, che dopo Tripoli è stata oggetto di un analogo certosino lavoro di metodica messa a punto, e che già allora rendeva ima quindicina di cavalli più della « 12 ». Potrebbe essere questo uno spunto (anc\e senza coltivare eccessive illusioni) per giustificare finalmente un bel frego sul brutto « quasi ». E se anche non alla prima ricomparsa, per l'anno venturo. La formula attuale per le vetture da gran premio, buona o cattiva che sia (certo migliore della precedente) durerà altri due anni: il tempo alla nostra perseveranza non manca. Certo da parecchi anni non siamo più stati così vicini alla possibilità di scrivere in buona fede e senza far sorridere i bene informati una parola di fiducia. La serietà d'intenti dell'AlfaCorse, del resto, è comprovata dal trionfale debutto di quella meravigliosa vetturetta che è la nuova 1500: macchina allestita, può dirsi, nei ritagli di tempo, .senza fTancassa, e che quando avrà ulimata la messa a punto sarà praticamente imbattibile. Tutto lascia dunque sperare che la buona via sia stata ritrovata. Quanto ai corridori, eccoci a poter segnalare qualcosa d'interessante. Nessuna rivelazione, se si eccettua forse il fenomeno Villoresi, che già da due anni, del resto, andavamo studiando nei suoi costanti progressi di forma, nel suo graduale adattamento dalle vetture da turismo a quelle sport, da queste alle « corsa » di 1500 e Infine ai bolidi formula internazionale. Ma la rondine potrebbe non far primavera, se altri promettenti indizi non aprissero l'animo all'ottimismo. Esclusa dunque ogni sensazionale rivelazione, è doveroso notare come anche in assenza di Nuvolari e di Varzi le corse ricomincino a trovare animazione. E questa volta per merito di un terzet- aammissbssnaadmsltPsbagpnvtn«umccaLmMtvimMapto di campioni torinesi, che "dalla 1terra piemontese hanno assunto la ! tradizionale tenacia, la parola |d'ordine di durare, perseverare arrivare al traguardo. In senso metaforico e in concreto senso sportivo. Il grande asso che compie il giro più veloce, tien la testa per qualche decina di mi- nuti, e poi regolarmente spaccaIla macchina od esce di strada, pò-;tra si, per una stagione, mante-.nersi l'idolo delle fanciulle — ma il suo destino è segnato. Il pubblico ha compreso che è molto più difficile e meritorio arrivare nelle posizioni d'onore ma arrivare sempre, che far la cometa di prima grandezza e scomparire quando la mischia si fa seria. Nino Farina, tempra, d'audace, giovane, animoso, aveva in passato questo difetto. Vederlo giungere a fondo d'una corsa, lunga e d'impegno, era quasi una sorpresa. Lo si diceva lo sfortunato per antonomasia, perchè ora impossibile non riconoscergli uno stile di guida da grandissimo campione; ma è appunto la cosidetta fortuna, cioè l'arte di finire la corsa, l'ingrediente indispensabile perchè il campione diventi « asso ». In questo scorcio di stagione Farina si è finalmente rivelato quale realmente è,.cioè degno del1 epiteto superlativo. A Livorno ha impegnata e intaccata la squadra tedesca; a Pescara ha addirittura sfiancata la coalizione delle due marche, tranne un solo rappresentante, terminando trionfalmente , '1 dVaila scia del superstite; nià ;i Ber-l na. dove per circostanze tecniche e ambientali non era onesto pretendere di più dal suo atto di presenza, ha mancato di cogliere nuove fronde al suo recente lauro. Egli è in testa, per il secondo anno, al campionato italiano assoluto conduttori — ma con ben maggior merito che lo scorso anno. E' un ragazzo che finora ha molto promesso, e che si accinge a molto mantenere. Secondo nel punteggio del campionato è un altro torinese, che nell'arte di arrivare immancabilmente al traguardo non conosce rivali. Vittorio Belmondo, della schiera dei giovani e degli autodidatti, dilettante per eccellenza, corridore per passione e per temperamento, imperturbabile e sorridente, è un eclettico: vittorioso in salita, non si è ritratto davanti alla ponderosa responsabilità dei granai premi. Ignorato dalle grandi Case, e quindi dotato di mezzi meccanici inferiori, è animosamente partito e, sempre, brillantemente arrivato. In coda, dapprima — ma'che importa? Il pubblico ha cominciato a prenderlo in simpatia: ed' egli l'ha compensato migliorando gradatamente le sue classifiche. Son di ieri la sua bella affermazione di Livorno, la sua miracolosa resistenza di Pescara. Quando avrà una macchina degna di lui, Torino conterà un autentico campione di più. Completa il terzetto locale un anziano (come corridore, s'intende) ma sempre giovane, estroso e multiforme campione: Piero Dusio, che ha buon diritto all'appellativo avendo rivestita la maglia tricolore nella categoria dilettanti. Partire e arrivare, anche per Dusio è una sacra consegna. È possibilmente arrivare primo, come gli accade sovente, soprattutto nelle gare in salita: recentissimo esempio la sua netta vittoria assoluta nella tempestosa corsa dello Stelvio, davanti a specialisti come Pintacuda, Severi e Barbieri. Artista e signore del volante, Piero Dusio non è un solitario: anima della « Squadra-Torino », egli porge a un manipolo di buone promesse il modo di affermarsi, e tien duro col buon esempio. Lo spunto della gara monzese ci ha portati a divagar lontano, anche se vicinissimi a casa nostra. Lo riprenderemo a tempo debito. Aldo Farinelli doUVhPbte(chsiPge GAD