Non si accettano uomini soli

Non si accettano uomini soli 1 gondoliere degli innamorati Non si accettano uomini soli La lunga inerzia Palazzo Giustinian il rimprovero del vigile ■ Vicino "a una tavola imbandita, suonando una canzone malinconica Un principio di avventura romantica afei (Dai. nostro Inviato) VENEZIA, agosto. Prima che la « Dogaressa » ospitasse una donna, ci capitò una piccola avventura notturna, un interludio musicale al quale non pensava mo. I giorni passati a Venezia, veslito do gondoliere, trascorrevano per me molto tristi. Per fare il' gondoliere bisogna avere l'anima nubevuta di laguna e allora si .topporta anche l'ozio momentaneo, seditti all'ombra delle viti dei fra-! n'ietti o sulle panche della Rivai de.ait Schiavoni. Chi non ha que-\ st'anima acquatica, lagunare ed è' vestito da marinarcito in attesa di clienti che non vengono, e un uo- I mo perduto. Gli umori di Wagner e le paure di George Sand Consolo la mia solitudine uggia- ■ sa pensando che Riccardo Wagner giungendo per la prima volta a Venezia nel 1858 era molto adegrò ma che poi, percorrendo il Ca nal Grande, diventò improvvisa mente melanconico, annientato duHa bellezza che, poco a poco, gli rimpiccioliva l'anima. Forse senfi Io sguardo della morte discendere su di lui da uno dei palazzi che anigirava passando e che più fardi gondola, viceversa fu fatale a De jtfusset rubandogli l'amore della sua donna. Scrissero Pompeo Molmenti e infatti lo ospitò, per sempre. Giorgio Sand ebbe tanta superstiziosa paura della gondola che, sembrandole essa una bara dondolante, non vi voleva salire. La . Mantovani: * La gondola, te apparenza è in realtà ima e™ccchia amica, sorridente compiacente ,„ quaie> con tutte je sue arie i1lgubri e misteriose, è un asilo di dolci peccati, una per- fetta ausiliatrice di tiepidi amori. jy-on c>e più sicuro nascondiglio nè nido più chiuso: il molle ondeggia mento della barca favorisce il te- nero fantasticare, il silenzio dei ca- nati conferisce al raccogliersi di due anime in una, e il conscio in dotterò voga canterellando a mezza psd«flm é^Tà^"*^Ma. voce, senza fletta e senza nindin per i due felici che affidano i loro amori a lui e alla complice quiete delle acque. A Venezia non si può cslsa -- • —•- -..-.«.»- ,»'"' « certi romanticismi. che son nel vero: e la gondola che guizza tra le vecchie mura c pare guizza tra le vecchie mura c pai un feretro mentre forse è un talamo, può ispirare al più freddo realista i sospiri lirici dei poeti sentimentali ». E ritornando a Wagner, più tardi lo troviamo tutto consolato namorata. come Marta: * lo non ho dormito qu notte; sono rimasto svegliato lini gamente. Meravigliosamente bello è il Canal Grande nella notte. Stelle lucenti, luna al suo ultimo qual¬ ^j^^,^ C(.(j „/(„ s.„„ ,,rande in-[ nn,„n,.„tn „„,„„ r,,.ot."d„ Guidn I ricorda Cuida I n dn«»i#n nurìtn L ^nJ^i U1 j t (o Una gondola scivola davanti al palazzo .Da lontano i gondolieri si | c;„a„,n>10 cantando .È' una scnsa-] ~jone di una bellezza e di una no- ì btUd singolare. Non si cantano più \e ottave del Tasso: ma le melodie ,SOno sempre molto antiche, anti che al pari di Venezia stessa, certo più antiche delle parole, probabilmente poi adattate alle melodie. Così nella melodia si è conser[ vato il vero eterno, laddove le strofe, come un fenomeno passeg- giera, sono stale assorbite da esse per poi sparire ». iE il musicista scontroso, solita-.riamente furioso e prepotente sii/acera servire i pasti frugali ncllaìcamera del palazzo che abiZaua,|attraverso un'upertura praticata nell'uscio sempre chiuso. {'.Quando le gondole!non erano nere -Guardo le righe nere delle gon-dote attraccate alla riva degli]1 8chiavo™' allungarsi dal marmo] biaMC0 dei gradini, nere come i tar*tt'»«f<H un pkuwtwto. 'Una-HOHa- non e">™ cosi, quando nel mille-ìseicento Venezia ne contava die-\e o e cimila. Erano diecimila gioielli, di colori diversi, vivaci e gentili. Sul-]Za prua dorata si alzavano putti]artìsticamente scolpiti e, nella scia della suggestiva e smagliante imbarcazione scendevano e si adagiavano broccati di grande valore. Il gondoliere vestito di seta si Ira, scinava nell'acqua un'aiuola prei :siosumente fiorita. La Repubblica , jsplendeva di.gloria e di ricchezza - Dopo iZ Milleseicento cominciae irono le restrizioni a tanta sfrena-1 tesza ed ostentazione c, poco a po- jpo, decreto sopra decreto, la goti, ' dola prese il suo attuale colore e nero clic non offende, che non rato i trista. i I La gondola mi piace cosi, mi piace il suo nero da strumento mu-lsleale, la parsimonia armoniosadella sua linea, alzata a prua dal«ferro» e a poppa dalla svelta figura del gondoliere senza/ronzo-li, e non posso pensarla nè ini-maginarla diversamente da quello mente adibita allento e lungo ser- che è. Così la amo, e cosi spoglia e discreta amo anche la mia «Dogaressa », anche se non mi dà nè pane nè lavoro nè innamorati. Tutte le altre gondole, una ad una si staccano dagli ormeggi con comitive di passeggeri. La mia cioè quella di Piero Grossi, resta legata al palo, non accettando compagnie in baldoria, uè «omini soli. La «Dogaressa-» è esclusiva- vizio degli innamorati. Un vigile, un giorno, ha rivolto a me e a Grossi un severo rim- protro per la nostra mrrcia. — La gondola è mia e oggi non lavoro. — E allora' perderai anche il turno di domani. — Poco mal, mi basteranno leparate. La parata è Z'ii/limo e più me-schino dei servizi: consiste nel tra- Sbottare semplicemente da unasponda all'altra un cliente fretto-sponda all'altra un cliente fretto- «; UrcMo che gli altri gondo- Uieri non hanno voluto prendere a bordo. Clic il romanticismo sia tramontato* Mi rivolgo disperatamente a Piero. Mulo per avere l'idea di[co™ sia e come si svolga il «roman ticismo ? in gondola — Pirro, tu che sai, dimmi, eo-me. si comportano gli innamoratiin gondola.' — .4. seconda, paron. Gli americani, e. non si direbbe, sono i più sentimentali. Salgono con le boi-figlie, di spumante nei secchiellicolmi di ghiaccio e compongono in«serie» i vari pezzi dell'amore. Lavorano a «catena», col sistema Bcdcau.r. I tedeschi leggono la cercano gli angolucci sto-ma «eaeinix. i ceneroni icyyunuiuguida e cercano gli angolucci sto- ne. Si bacano.davanti al palazzo dov'è morto Wagner o sfiorandoi muri dell'albergo ove abiló GÒetlie, Anche il sentimento ha i suoi punti strategici. Le grandi battaglie decisive, guardi la sto'''"• avvengono quasi sempre sui medesimi e antichi teatri di ope ragione. Passaggi obbligati, siòr.Gli inglesi cercano naturalmentegli itinerari di lord Byron, e si sciolgono di tenerezza sportiva sulpercorso che egli ha compiuto resiando, credo, mezz'ora in acqua. li» record, per quei tempi. C>« ancora, se non sbaglio, la « Coppa Byron ». 1 francesi non ranno per il sozzile e si comportano alla Qior gio Sand; gli Italiani sono i pili discreti E tu Piero, come ti mantieni nei vari frangenti'' — Sospiro, paron. sospiro. — l'i sono nniamoraZi che ri ■.visiono al fascino della gondola' — Per quelli abbiamo la « vogata lunga uno speciale colpo di remo che intenerisci- il cuori. CZic figura fucila io, Piero,dimmelo francamente, che linm" faccio vestito da marinarotto. — A'on vorrete pretender di as-somigliare ad un « tiglio della Lu-/— Alla mia età, riero... un — Insomma, mi sembrate che non ha fortuna, Infatti, più sfortunato di così non potrei essere. La mia inca pacilà morale, la mia deficenzamagnetica mi deprime. Non sciro mai a gettare nella «Do-garessa» due innamorati, anchedi scadente sentimento. sono stati dito e un sarmonica. Siamo quattro ni sprecati, compreso il gondo- liere, per le seduzioni veneziane. Mi allungo sui cusciìii, fumo, Palazzo Giustinian_ . . . Ati Palazzo Levi ! Fin'ora, penso, f miei conipa-gni di passeggiate rowonticfte un caro barbiere eru-cieco suonatore di ,li-iiomi- chiudo gli occhi, ascolto le dotte narrazioni di Dolcetti che siede di fronte a me con la cappellina alla lobbia messa di traverso sul- l'occhio destro. Piero Grossi rema svogliato, senza la «vogata lini- ga », il fatale colpo di remo, quel-'lo che nella scherma si chiame- rebbe il colpo segreto. Ma la laguna mi prende anche così, mi esalta, mi rovescia neisuoi colori e nella sua luce, can- celiandomi ogni pensiero e ogni celiandomi ogni pensiero e ogni rammarico. Venezia è tutto km amore, anche se si è soli. Un ini-\zìo di avventura romantica e re- mito finalmente un giorno a schiarire le mie amarezze. L'n "i-gnore e due signori ci hanno /rimati sulla riva degli Schiavoni ove tengo « posteggio ». — Siete liberi questa sera .' — Come, i colombi, signori. — Venite allora alle nove a palazzo Levi. — Vorrete dir — corregge Piero — Giustinian. — No, Levi. — Scusatemi, ma quello che voi mi indicate sul Canal Grande si chiama Giustinian. — Levi. - CiiisliNiiin. faccio io — Lrri o ' Gj)lstmill„ ,.llc £ - P Verremo, _' „.„„.,<„ tvnml — Signorsì, Còli musica. Alle no'.v i". fiu'ilo io, iZ iniirstra Magniti f- i.' gondoliere Piero Gròssi saliamo in «'i arioso alloggio tisi tj ■ ri> piano del palazzo Giustinian signore e signori sono rinvolti .i banchetto. L'anfitrione i* ■ •< torinese, finissimo in- is'iitZf. i'i conosciamo du gran tempi, ma lui, sotto le mentite spoglie del gondoliere, rii"t riti riconosce. (,';i incitali prendono posZo aZl»;ii!Hniente nella camera da pronto, noi 'ir.' salotto adiacente; ove il padrone di casa, squisitamente ventile, ordina ad ini cameriere di f, n quello clic desideriamo. Z; professore Anafesto Magrini dà fiato alla fisarmonica, io e Grassi fumiamo sigarette nel vano 1Z1 una finestra che guarda il Canal Grande. E' la prima volta che mi capita ' suonatore ambulante. , faccio il possibile per guardare'eon gli occhi di uno che non abbiamai veduto ini banchetto e rifiuto]ciò che. il cameriere lautamenteimi offre per aggiungere aliingan-ifi assistere ad una cena sontuosa in qualità di suonatore ambulanteo di accompagnatore di un cieco p^angg >,r arrivare alla sala daattraversare il salotto in]cui noi siamo — mi passano ainaao sprigionando un'aroma che non avevo ,„ni 0d„r„f0. 0 jeINon sono i/hiotlo, non .. mense ma questa sera mi prende'no fabbricato dagli occhi anche lo stimolo della fame. Le vivande — dovendo i camerieri pe\ jn|s0tt0{ corsa della sua fisarmonica che, par, in tanta trasparenza di luce,', diventata di tjhiaccio. La madre- feroce il desiderio di poter essere anch'io nel ninnerò dai banchet¬ tanti. Piero Grossi, di tanto in tanto, infila nella bocca aperta del cieco bocconcini prelibati e il professore, sentendosi molcerc lo stomaco e iZ palato, sorride nella luce ro nata delle lampade fermando la peWa di cui e intarsiata scintilla/1 ■ bottoni della ricca tastiera riluco-■ P^S^«^X come le decorazioni di un genera-' ;e favolosamente insignito di ono-]rificenze cavalleresche. ! 'pjero fuma, inattiva e bei'*.! guardando tratto tratto in giù liei canale, or re dondola la s- ■ "~ ' garessa ». j0 perdo nell'oro di u sua « Do-■ ca-! pigliatura femminile. Sulla laro-| ;a imbandita e ricca di cristalli c! ;n imbandita e ricca di cristalli e' di argenti settecenteschi sciroZano' agttardi azzurri. di più veneziano, in fatto di dame, poZera /locare. La molle dolcissima cadenza veneta si impiglia qualche volta con Za dura rore maschia e forte dì un signore genovese. L'anfitrione ha radunato ciò cHelI motivi tristi aguzzano l'appetito ! Non sento quello che dicono ma panni che i discorsi siano ariosi e leggeri : o forse li rende così la brezza che vien dalle finestre, la gentilezza quasi mistica del cielo, di un ciclo chiaro, l'ansia lunare del canale che non si vede ma che è presente. Anafesto Magrini suona una sua melanconica composizione « Venezia dorme Egli sa che i motivi tristi aguzzano l'appetito. E' diventato psicologo' suonando nelle osterie. Il pranzo continua e iZ mio appetito cresce. Il vino biondeggia nei bicchieri e nell'aria. C'è adesso un profumo dolce, come se i '-ommensali mangiassero petali di rose. Che i poveri si figurino così i banchetti dei ricchi? I primi a lasciare la mensa sono un giovanotto e ima signorina fragile e azzurra, quasi trasparente come un vetro di Murano. Forse me la fa vedere cosi l'appetito. Che si vada nelle nuvole quando sì ha fame? Piero Grossi, volpone, si fa avantì e propone quello che io non aurei mai osato di proporre, ma che sarebbe stato mio desiderio I due vorrebbero dire disi; log- \go nei loro occhi la seduzione di una simile, proposta. Ci sono però le conventense da salvare. Arriva . in ritardo una vecchia signora che isi lancia andare sii un dicano, dl- che avvenisse. ' — Una passeggiata in gondola signori! latandosi e spampanandosi tutta] quantu per lo sforzo compiuto nell salire le scale. Il padrone di casa\Si prodiga. —■ Ho già pranzalo ni Lido Un bicchiere di spumante? si, grazie, per il mio povero,cuore. Ah! il mio cuore. |E se lo cerca sotto il grasso ohe za fascia con una mano gonfia e Lxngioiellata, ,Dev'essere una donna molto co-fi nosciuta perchè tutti le dicono fra si senza significato che ella acc.o\glie come fiori gettati nel suo grembo ansimante. Il cieco guarda nel vuoto e sorride. ' • Il padrone di casa gli ha messoin mano una ricompensa che egli non attendeva cos'i generosa. Piero Grossi lo Ubèra dalla fisar- «ionica die poi ripone cautamente nella cassa i, / camerieri servono caffè e Ziqtio-'[ri. Resto in ombra nel vano della 'finestra. Il giuoco è finito, il pian- '., zo consumato; le bellissime treccie d'oro della sianola che ho sempre guardato si elettrizzano vicino alla aìa!",n" -venta, n] Fra Poco Venezia e scentc nei suoi colori: tutta in eIlenia rincora a modellarsi, dai fre e'sc!" /"cd' >"<""ln fi» o n| fra poco Venezia coni inderà a 0{respirare nell'alba, non ancora co slruita, ma appena appena na finestra sulla quale, in pieno, bàtto lu luna. Ce ne andiamo, tutti e tre composta fila, uno dopo l'altro. Bice-comi nella « Dogaressa » che addirittura mi abbraccia. Al-mene, ho questa impressione. Piero «on ha sonno. Lui ha mangiàto e bevuto e si sente invena. | .Rido in poppa, preme sul renioe fin quasi all'alba ci dondoliamoe ¬ , o cupole cr. mpa sole. alle sue doro, per .degnamenteri-c al cospetto glorioso delErnesto Quadrone ..Siamo quattro uomini sprecati, compreso il gondoliere, per le seduzioni veneziane..