Gli olandesi Van Vliet e Van de Vijver campioni mondiali di velocità

Gli olandesi Van Vliet e Van de Vijver campioni mondiali di velocità SULLA PISTA DELLO STADIO DI AMSTERDAM Gli olandesi Van Vliet e Van de Vijver campioni mondiali di velocità - 1©MTD ha lottato strenuamente contro /'agguerrita coalizione olandese e si è piazzato al secondo posto in finale (Dal nostro inviato) Amsterdam, 29 agosto. / due campionati di velocità so¬ dmLreno stati la completa beneficiata I ,.jdegli olandesi che con Van de ' Vijver si sono presi il titolo dei dilettanti e con Van Vliet quello dei professionisti. Tripudio, quindi, della folla che, per tre qnarli, occupava lo stadio olimpico c che ha visto pienamente realizzale le tue speranze. Dirò subito che i risultati sono stati dei tutto regolari e che hanno vinto gli uomini che più sé lo meritavano, anche se non sono poche le considerar oni tecniche, che non vogliono diminuire t due successi ac,,li olandesi, ma solo spiegarli, senza «NuffSrarli, nella loro pori.; la. Il fallo che i campionati ti sono svolti ad Amsterdam- è stato indubbiamente un fattore a favore degli atleti dalla maglia arancione, non solo e non tanto per l'atmosfera di simpatia e di incoraggiamento nella quale si sono trovati a lottare (si deve dire, però, clic questo pubblico, pur sostenendo i suoi rappresentanti, è stato anche con gli altri di una sportività esemplare) quanto per la completa conoscenza della pista, che apparentemente perfetta, ha i suoi I segreti e le une particolarità che nessuno, si capisce, conosce meglio degli olandesi. Trionfo di una scuola Questi da anni stanno 'raccogliendo i frutti della loro passione per il ciclismo su pista, al quale allevano le nuo;e generazioni sotto la guida del vecchio Schilling, il velocista Sei tempi di Ellegaard e di Jacquulin. Il trionfatore, ieri, è stato un po' questo maestro di ancora giovanile passione e d'antica sapienza, che ha portato i suoi ragazzi alle più alte vette internazionali. Per questo, la folla ló ha voluto in pista (120 chili pesa l'omone, e pure pedala ancora svelto e diritto) al seguito di Van Vliet incoronato e festante, quando l'inno olandese si è diffuso per la seconda volta sugli spalti della arena. Una passione, dunque, una scuola, un maestro, ecco i germe ueqtrbvevLserichgCsupachOsinvmafereSiltuPhsmhSè cpstoininggLpuamdNpggli da cui sono sbocciate le due] mseriche maglie iridate di cui VO-\ alanda ciclistica può andare fiera.'dSperavamo di prenderne una noi:\ squella dei dilettanti, con Loatti.] inDa quasi un anno facevamo l'oc- lchioano a questo titolo che elìcmancava dal 1926, quando ce lo bprocurò Martinétti. Sapemmo diìbavere l'uomo adatto, l'atleta di'.gclasse, lo avevamo- fermato nettaliglia carriera, che gli si apriva du-'tgvanti luminosa e fruttuosa, per-tache facesse di nuovo sventolare'ala bandiera dello sport fascista \ in questo campo, lo avevamo tenuto alla scuola parigina perchè affinasse le sue qualità, chiamato a quella di Verri perchè le completasse nella preparazione della vigilia; e lo avevamo visto avanzare con facilità tra le insidie della progressiva selezione, intromettersi spavaldamente tra le strette della coalizione olandese, aprirsi, sia pure stringendo i denti, un varco alla finale. Ma qui è caduto: male la prima volta, peggio la Seconda: e. quél che più può parer strano, di ronte all'avversario da lui bat- tato quest'anno otto volte su dieci. Non potrei dire che questo fatto gli abbia dato eccessiva confidenza e che eoli sia stato battuto di sorpresa. Tutte due le volte, in finale, Loatti non ha saputo rimontare Van de Vijvcr, non ostante l'attacco portato da lui da oltre 200 metri. Senza scusanti L'olandese è parso ieri molto otti potente, mentre l'italiano non ha avuto negli ultimi 50 metri la freschezza dello scatto, lo slancio, l'impeto dello scattatore. Evidentemente Van de Vijvcr la pensa come Scherens: tutta la sua stagione deve avere puntato a questo campionato, le sue prove precedènti, compreso il campionato olandese in cui fu battuto da ■ Ooms, sono state un avviamento alla difesa del. suo titolo. Già la rivincifn del campionato nazionale due settimane fa gli era stata favorevole. Ciò non ostante si dava maggior credito e anche maggior simpatia a Derksen. Loatti, però, sì augurava di ohpre Van de Vijvcr come avversa¬ .jo ;„ /j„„/c; ed p così andato a urtare contro l'ostacolo più duro L'« azzurro » non ha commesso errori dì tattica all'infuori di quello di esser partito in testa roppo lontano, che lo ha fatto battere da Ooms in una delle prove di semifinale. Da Van de Vijver è stato rimontato di forza. L'* azzurro * non ha scusanti: si sentiva bene, ha avuto l'avversario che preferiva, ha riconosciuto che questi, ieri, era in giornata di grazia, andava più fohe di lui. Così Van de Vijver riconferma il suo titolo avvicinandosi all'esempio unico di Bailey che dal 1909 al 1911 lo ribadì due volte. Gli olandesi hanno occupato anche il terzo e quarto posto con Ooms e Derksen, due elementi di sicuro avvenire con i quali avranno di nuovo a che fare l'unno venturo i nostri Astolfi e Beinomi: che i due finalisti di ieri sono antivigilia di fare il salto nel professionismo. Il cui scettro, dopo sei anni di regno ininterrotto, è passato da Scherens a Van Vliet. In realtà l belga non è parso padrone di tutti i suoi mezzi: la caduta di Parigi e l'ascesso all'orecchio hanno avuto le loro conseguenze sul suo fisico, che pure in certi momenti ha dato sprazzi che ci hanno fatto ricordare il gtande Scherens. Ma iU>ce egli è mancato è slato nella fiducia in sé e nella condotta di gara. Egli aveva già pronosticalo in Van Vliet il suo successore, lo ha temuto, si è fato dominare spiritualmente. Non n diverso modo si spiegherebbe n tale artista della velocità i due grossolani errori di tattica che gli hanno costato la vittoria. L'uno fu quello di lasciarsi sorprendere nella prima prova colile un principiante: l'altro quello di attaccare in testa, lui essenzialmente uomo di punta, prima dei duecento metri, anzi trecento. Nella seconda, invece, sembrò riprendersi con uno dei suoi prodigiosi scatti. 11 momento di Van Vliet Lungi dal raccogliere le voci maligne e infondate di un certo accordo fra i due per il trapasso del titolo e la ragione sarebbe stato un certo ravvivamento di interesse delle gare nei variì velodromi europei, ormai soggiacenti alla continua superiorità del belga, dal quale entrambi avrebbero potuto ottenere un vantaggio, penso che anche in questa iategoria abbia trionfato il migliore. Van Vliet non è un grande atleta, come fu Moeskops, nò un agile scattatore, come è Scherens. iA e i i . i o o e i l a e n . Ma è intelligentissimo, pronto, resistente nella volata. Non credo che dominerà in campo internazionale come ha fatto v forse ancora farà il suo predecessore; ma questo era il suo momento ed egli ha saputo afferrarlo per aggiungere al titolo di campione del mondo dei dilettanti conquistato nel 1936, quello di campione dei professionisti. Richter, come era previsto, è stato un duro avversario anche per Van Vliet: anzi si deve dire che egli si è difeso meglio di Scherens di fronte al nuovo campione del mondo. Ma da Ini. ormai, non c'è più da aspettarsi nulla di nuovo e di migliore. Nettamente inferiore è stato Gerardin. Nella seconda eliminatoria Adeqli stayer (quella di ieri, ricordate, aveva fortunosamente qualificato Lohmann dopo la caduta di Kraus, che correrà martedì il ricupero, mentre Meulemun ha già ripreso la via di Anversa, tulio fasciato, ma senza preoccupazioni di sorta) Mctzc non ha avuti* avversari degni di lui. Il vec<mio Sutcr, il non pericoloso Lemoine e i modesti, per quanto volonterosi Groenewegen e Szekeres. sono di classe nettamente inferiore. La terza eliminatoria ci ha ri- cQtdsnsFstsgfgiPldcgpsarspMBrnposmservato una amara e immeritatajmdelusione, delusione dovuta alla\qscorrettezza di un concorrente, tl'olandese Wals, in evidente com-\dbutta col francese Paillard, e alla {inettitudine dei Commissari, che non hanno saputo far rispettare ! il regolamento. I L'avventura di Severgnini Severgnini, come dirà la cronaca, aveva già corsa vinta a 7 I giri dalla fine, con uno e mezzo idi vantaggio su Paillard e ben 5 su Wals. Quest'ultimo, che ha i ragioni di animosità con l'italiano, contrariamente al regolamenI to che stabilisce che il concorren; te con due o più giri di ritardo non può ostacolare la marcia dell'uomo di testa, si ostinava a asqmrps chiufiere la via a Severgnini. Questi fece cenno parecchie volte, passando davanti al tan-olo della giuria, della irregolarità che si lasciava compiere ai suoi danni: ma nessuno dei tre commissari vi fece caso e intervenne. Ferretti, che era uno dei tre, disse poi che non aveva interpretato i cenni dell'< azzurro ». Ma sarebbe bastuto conoscere il regolamento e vedere quello che faceva Wals ai danni di Severgnini per intervenire di autorità. Il fatto sta che Severgnini si innervosì. Per colmo di sfortuna Pasquier si accani a portarlo all'attacco dell'olundese che rispondeva sempre. L'« azzurro » cominciò a calare paurosamente. A due giri Paillard lo passò e gliene prese ancora uno. Severgnini scese di macchina imbestialito, sali al palco della giuriaPurlò le sue ragioni, scoppiò in pianto. « E' il secondo campionato che perdo per colpa di qualche mascalzone*. Ma non c'era più niente da fare. Bisognava rassegnarsi. Una vera ingiustizia della sorte, solenne porcheria di un concorrente e palmare noncuranza o ignoranza o partigianeria di chi era preposto all'osservanza della legge.. Cosi Severgnini, che si era dimostrato di gran lunga l'uomo pVtslcccmtsntcRmpdtdtlsmigliore di questa batteria, nella quu]e fH reanZzaf0 miglior tempo, dovrà sobbarcarsi il peso dei ricupero. Il che, anche se gli andrà bene, non potrà non costargli caro per la finale. Nella quale sono - entrati immeritatamente tanto Paillard, uscito fuori inaspettatamente da questo pasticcio finale, quanto Lohman, salvato dalla caduta di Kraus e Meulemann. In quanto a regolarità e sportività, non si può dire che questo campionato sia un bell'esempio. Non abbiamo, però, perduto la speranza che Severgnini, con la superiorità che questa sera ha dimostrato, possa ancora riportarsi a galla martedì e trionfare giovedì prossimo. Giuseppe Ambrosini VAN VLIET RECOLA LOATTI (Teleloto da Amsterdam a «La Stampa »).

Luoghi citati: Amsterdam, Parigi